Un popolo rosso di rabbia reazionaria
di Michele Mezza
Una talpa inedita riprende a scavare sotto i nostri piedi. sembra proprio che s’avanzi uno strano soldato. E non è un amico.
Le cronaca ci rimandano annunci di ribellismo sociali nelle banlieu delle grandi metropoli.
Povertà ed esasperazioni anti elites mettono in movimento un popolo dell’intolleranza. le gaffes di Marino a Roma, i mutismi a Milano della sinistra culturale, l’assenza a Napoli, Bari e Palermo di una presenza territoriale di un progetto di trasformazione, fa rifluire protesta sociale e rivolta esistenziale in una La lega di Salvini si candida a contenitore di questa nuova Italia Italia senza pietà, e soprattutto senza speranza. Non era mai accaduto che la destra trovasse un popolo diffuso e metropolitano. Già le lancette dei sondaggi segnalano gli effetti: si logora lo scintillante , successo solitario di Renzi, si gonfia la vela della destra lepenista.
Certo fiammate populista non sono mancate, dall’Uomo Qualunque del dopo guerra, al Bossismo della fine anni 80, fino al berlusconismo sorridente. Ma sempre la spina dorsale era la media borghesia provinciale.
Oggi la protesta gonfia la pancia popolare e permette ad una possibile destra conservatrice di radicarsi nei quartieri metropolitani, così come si è radicata nelle curve degli stadi. ma con una torsione ancora più preoccupante. Dove andrà la protesta operaia bianca, senza ambizione politica e con la frustrazione di trovarsi sola in un territorio senza r5tappresentanza? dove andrà il popolo di questa CGIL senza partito? dove si rifugerà alla fine la rude razza pagana dei metalmeccanici di Landini se non trovasse un approdo a sinistra?
La convergenza annunciata dalla Camusso del primo sindacato italiano con la Lega per il referendum sulla riforma previdenziale Fornero indica una direzione: con un fronte popolare difensivista. Per la prima volta si configura in Italia quella base sociale tipica della destra popolare americana, composta da borghesia rapace, produttori frustrati, e operai minacciati. E’ la destra bianca degli anni 60 e 70, quella degli operai di Chicago che picchiavano gli studenti anti Vietnam, quella della difesa dell’industria americana contro l’ondata gialla, quella del muto della casa da pagare a tutti i costi.
Prove generali di questo nuovo mosaico sociale già ce ne sono state: Gli operai brianzoli o veneti, da tempo senza rivoluzioni da inseguire, sono inevitabilmente schiacciati sotto l’alleanza con il proprio padrone per cercare una via di emancipazione almeno nel successo della propria azienda.
Ma ora si va oltre: Europa, stato fiscale, immigrazione sono i tre nemici che spostano a destra il popolo senza rivoluzione. Dopo 30 anni a lamentarci di un ceto rivoluzionario che non ha mai trovato un popolo per dare forma alle proprie ambizioni, ora ci troviamo muti di fronte ad un popolo che senza rivoluzioni scivola a destra.
Il Renzismo non sembra sufficientemente tondo per dare una alternativa. Nasce come linguaggio neo borghese e non sa ora parlare a ceti esterni alla competizione. La vecchia sinistra è anch’essa senza voce. Il suo popolo era disciplinato e auto munito di identità rivoluzionaria. La sinistra doveva solo amministrarlo e usarlo come spauracchio, per spostare equilibri e concertazioni.
Siamo ad un vero bivio. paradossalmente dopo aver guardato fuori dalla finestra per cercare di leggere l’orizzonte e ‘ alle nostra spalle che è cresciuto un mostro che non domiamo. Come sempre le trasformazioni non possono rimanere a mezz’aria, pena rovesciarsi nel proprio contrario. Già Machiavelli ci ricordava ne Il Principe che ” Non c’è niente di più difficile da prendere in mano, ne di più pericoloso da guidare, e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine delle cose. Perché l’innovazione ha nemici in tutti quelli che hanno operato bene nelle vecchie condizioni e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che potranno essere avvantaggiati dal nuovo”.
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