Risposta a Michele Mezza: i problemi dell’Italicum, il metodo Renzi
di Francesco Grillo
Non faccio parte del PD e mi innervosisco quando qualcuno prova ad associarmi ad una qualche famiglia politica. Ma devo dire che il dibattito nel PD e attorno al PD è importante. Che tale dibattito, però, è alle volte un po’ deludente. E con assoluta sincerità devo, per esempio, dire che semplicemente non capisco quello che l’amico Michele Mezza scrive a proposito di Brenno e Matteo Renzi. Non si può non essere d’accordo con l’urgenza di darci – come sistema – una mossa. Non si può non provare a dare una mano a chi si metta in testa di dover mandare in soffitta mummie putride rottamando una classe dirigente. Non si può non apprezzare il metodo di stilare un programma di governo come se fosse un file Excel con tanto di impegni, responsabilità e date. E, tuttavia, se è vero bisogna muoversi, è altrettanto vero che bisognerebbe tentare di farlo nella direzione giusta. Discutendo del merito dei problemi da affrontare. Cercando, anzi costruendo i meccanismi diffusi di selezione della classe dirigente (si tratta di centinaia di migliaia di persone – nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, negli ospedali, nelle scuole, nelle grandi imprese a partecipazione statale – e, non soltanto, di una decina di dirigenti di Partito) che dovrà sostituite quella vecchia. E allora costa dirlo ma le prime mosse di Renzi sembrano approssimative e rischiose. Se proviamo a scendere nel merito. E prescindiamo per un momento dalla discussione sugli incontri tra Renzi e Berlusconi. La proposta di legge elettorale, ad esempio, è rischiosa per la credibilità del Parlamento. Per il Paese e per quella che, una volta, si definiva con un termine retorico, la sua “tenuta democratica”, perché essa è legata alla conservazione di quel poco di credibilità che rimane al Parlamento. Per lo stesso Partito Democratico, perché questa legge rischia di essere – per motivi opposti – un regalo proprio ai due concorrenti – M5S e Forza Italia – con i quali Renzi si vuole giocare la possibilità di governare senza contrasti per cinque anni. Fatto sta che appare assai discutibile partire dall’assunto di voler ridurre – a forza di premi di maggioranza e sbarramenti – l’offerta politica italiana a due poli – quando ce ne abbiamo tre di dimensioni uguali. O, addirittura, a due partiti – eliminando magari proprio quello che alle ultime elezioni ha avuto più voti e quando per i due che si vogliono far sopravvivere alle ultime due elezioni hanno votato meno di un terzo degli elettori. Certamente non abbiamo ulteriore tempo da perdere con la legge elettorale ed, anzi, è certamente vero che essa doveva essere fatta dieci mesi fa come atto preliminare alla nascita del Governo e ha fatto bene Renzi a “stanare” tutti. Tuttavia, un senso di responsabilità minima dice che non possiamo assolutamente permetterci il rischio che questo Parlamento – eletto con una legge ritenuta non costituzionale – faccia una legge ritenuta nuovamente non costituzionale dalla Corte, se non vogliamo mandare definitivamente in frantumi la legittimità delle istituzioni democratiche. E allora perché non ricorrere ad una legge che ha già funzionato per i primi dieci anni di questa cosiddetta seconda repubblica (si chiamava Mattarellum) senza che nessuno ne invocasse la illegittimità e che sembrava non dispiacere né al PD, né a Forza Italia e neppure al Movimento Cinque Stelle? Perché non prendere – verificate le compatibilità istituzionali minime – senza nessuna modifica la legge di un qualsiasi altro Paese normale europeo nel quale le leggi elettorali durano da decenni? Perché arrivare a concepire questo “italicum” per il quale il rischio di bocciatura da parte della Corte esiste, ma che presenta anche – per il PD – il rischio di una vittoria definitiva di Berlusconi? E, comunque, per chiunque governi il rischio di farlo contro la volontà o l’indifferenza di due terzi degli elettori? L’errore più grosso è, però l’idea della legge elettorale come uno strumento per forzare esiti che non esistono nel Paese. La tentazione di voler – a tutti i costi – far vincere chi non riesce a vincere politicamente nel Paese. La convinzione che tutti i problemi si riducano a dare a qualcuno – a costo di sceglierlo a sorte – tutte le leve del potere. Non c’è nulla di nuovo in questo atteggiamento: è il riflesso condizionato di una società in grave difficoltà e che non sa più a quali santi votarsi; lontanissima dalla percezione del cambiamento come progetto che coinvolge tutti e del leader come soggetto che convince molti a mettersi in gioco. Di questo – aldilà degli incontri, degli slogan, delle metafore – dovrebbe parlare il PD e il Paese. Di contenuti e non di intenzioni. In maniera veloce ma focalizzata. Nell’interesse anche di Matteo Renzi.
non penso che passerà nessuna riforma e al punto in cui siamo un parlamento che non ha nessuna intenzione di andarsene a casa i tre maggiori esponenti dei tre maggiori partiti fuori dal Parlamento la crisi che sembra mollare la sua presa e dare un poco di respiro, forse la palude è il nostro futuro immediato e il discretito della politica aumenterà sempre di più. Forse per non lasciare solo tutto in mano aNapolitano e ai mestatori l’unica strada è invitare il popolo e i lavoratori alla massima vigilanza e a costituire ovunque dei comitati per la difesa della Repubblica e della democrazia.
Non capisco proprio le supposte critiche di Francesco grillo. deve essere il sortilegio del cognome che mi fa velo all’evidenza, si potrebbe dire con una battutaccia. Io non celebravo le magnifiche sorti e progressive del Renzismo, prendevo atto che Renzi ha vinto, con una realtà di 2 milioni e mezzo, e che questa vittoria lo porta ad esercitare in maniera robusta la responsabilità del vincitore, proprio come il richiamo a Brenno indica.Poi sul merito mi pare difficile dire che la legge detta Italicum comporterà la vittoria di Berlusconi quando è noto che è stata mal digerita da Forza Italia che si vede costretta a mettere all’asta, nei picvcoli collegi, i suoi candidati non proprio attraenti.Così come appare singolare lamentarsi di perchè Renzi non abbia scelto il Mattarellum.Semplicemente perchè gli altri non ci stavano e perchè con il mattarellum non si governa, come si è visto con Prodi.InfineSul maggioritario concordo che bisognerebbe discutere sul perchè la politica che non decide delega ai poteri meno limpidi il governo reale per cui è oggi indispensabile recuperare la competitività della decisione sulla completezza della rappresentanza. Detto questo concordo con la considerazione che bisogna discutere di contenuti enon intenzioni. Ma lo dicono tutti e temo che non sia una bella formula.
Caro Michele, l’argomento che vince Forza Italia era assolutamente secondario nel mio ragionamento. Esso varrebbe anche se vincesse il PD e Renzi. Ed il cuore di ciò che dicevo era che – entrando nel merito cosa che, sono d’accordo con te, pochissimi fanno. 1) questa legge assomiglia molto al porcellum (l’unica vera differenza è che introduce una soglia per acquisire il premio di maggioranza e però rimanda ad un secondo turno la sua assegnazione se nessuno la raggiunge); 2) bisognava fare non già in fretta oggi, ma prima anche dell’attribuzione di qualsiasi incarico di presidente del consiglio un anno fa chiedendo in maniera trasparente ai parlamentari (non ai “capi” di partito) se intendevano tornare al mattarellum che almeno nessuno aveva mai sospettato di incostizionalità (e che, peraltro, ti sembrerà strano, ma se fai una ricerca semplice troverai che è la legge elettorale che ha prodotto le legislature di durata media più lunga di tutta la storia repubblicana) . Il punto vero è che Paese vogliamo? IO voglio un Paese normale ed un Paese con una legge elettorale come il porcellum o l’italicum non ce l’ha nessuno (da nessuna parte in Europa esistono i premi di maggioranza); io voglio un Paese normale dove un leader si conquista il consenso facendo le cose (spero che Renzi ci riesca ma non ci ha neppure cominciato a provare .. a livello nazionale) e non cercando scorciatoie per far vincere in Parlamento chi non riesce a vincere politicamente nel Paese. Tutto qua. COn affetto e sperando che ciò sia percepita come una critica costruttiva laddove se Renzi vuole davvero provare a governare un Paese così difficile dovrebbe lavorare gomito a gomito con chi non ha problemi a muovere appunto una cirtic costruttiva.