R-Innovamenti italiani
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Ero tra quelli che nel 2009 – quando sembrava che l’Italia avrebbe pagato di meno la crisi “americana” di quanto stavano andando a pagare paesi ad economia più finanziaria della nostra – dicevano che il rischio era invece che il Belpaese avrebbe scontato come gli altri quell’anno e poi addirittura vissuto – insieme a pochi compagni di sventura – una ricaduta di febbre, entrando nella cosiddetta “crisi a doppia V”.
Ebbene, il 2012 – dopo un 2009 disastroso e un 2010-2011 di bassissima crescita – sta nei fatti avverando quel pensiero, con una recessione seria in atto e in aumento.
Improvvisamente oggi è chiaro un po’ a tutti che siamo arrivati a quell’anno zero italiano, che in tanti pensavano fosse già passato qualche anno fa, ma che invece arriva solo nel 2012.
E in tutto questo la politica di puro rigore finora attuata dal Governo Monti non aiuta affatto, andando semplicemente ad indebolire un tessuto socio – economico già fortemente lacerato.
Laddove le varie riforme attuate o in via di discussione siano – nella teoria – in gran parte condivisibili, esse risultano incomprensibili per questioni di “contesto” in cui vanno a essere imposte ai cittadini.
Ancora di più se si pensa alla contestuale assenza di politiche redistributive e di azioni di sviluppo, uniche vere leve di rilancio di un Paese immobilizzato.
Tranne virate primaverili, l’attuale esecutivo sarà servito fondamentalmente per renderci conto di quanto urgente fosse, in Italia, ripartire – da zero – con energie nuove e progetti di innovazione, che nascono solo dal ritorno di una politica più autorevole, rispettosa degli elettori e dei territori, mancata per troppi anni.
Il Paese è oggi nei fatti paralizzato su tutto. Si deve ora tutti insieme rimboccarsi le maniche e lavorare per una vigorosa ripartenza, come fu nel secondo dopo guerra. Le elezioni del 2013 devono essere l’inizio di tutto questo.
Sono stati davvero tanti i cambiamenti radicali che questa globalizzazione accelerata di un tratto ci ha sbattuto davanti agli occhi. In primo, quello di aver trasformato l’Italia da potenza globale in attore di secondo livello. Già questo fatto da solo manderebbe in crisi una popolazione. Figuriamoci allora quanto ci si possa sentire smarriti ad essere italiani nel 2012.
E’ da questo smarrimento che dobbiamo uscire rapidamente per poter ripartire. Per farlo il Paese deve affidarsi a nuovi talenti e nuove progettualità, che – aldilà della tanta retorica che circola da tempo sul tema – nei fatti ancora oggi (il sottoscritto lo diceva già nel 2006) rimangono confinati nella testa dei Giovani e delle Donne, prima che in altri luoghi.
Il tempo per ripartire è pochissimo, ma sento che noi italiani ancora una volta (ci) imporremo un cambiamento epocale che non è più possibile posticipare, proprio perché – restando fermi ancora – tutto continuerà rovinosamente a crollare.
Apro dunque questo spazio di discussione per dire la mia sui tanti “R-innovamenti” di cui credo questo Paese abbia urgentemente bisogno, e che già in molti stanno provando a mettere in campo nei territori e in alcuni settori dell’economia e della società.
Mi occuperò principalmente di quei temi che ritengo da sempre prioritari per il nostro Paese, come appunto quello generazionale e di genere, quello del merito nella società italiana, dell’Europa dei popoli, delle nuove tecnologie e del loro impatto su una società cambiata, di una nuova politica energetica e industriale sostenibile, della necessaria centralità del Mezzogiorno nel progetto Euro – Mediterraneo e – last but not least – dunque dell’esigenza di una rinascita della Politica in Italia.
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