Primato dell’economia e stato di diritto incompatibili tra loro
di Salvatore Viglia
Il potere dell’economia sull’uomo è una distorsione del concetto di benessere e di impresa. Essa non permette indugi e neanche interruzioni nel suo progettarsi. Dunque il diritto altro non è che un impedimento, un continuo proporre riflessioni ed atteggiamenti che impongono al denaro stop ed oneri che ne danneggiano i programmi. Dedurre, pertanto, che l’economia ed il diritto sono in antitesi tra loro non è errato stanti agli equilibri attuali nel mondo del lavoro e del costo del denaro. Il diritto costa, esige il rispetto di canoni e di leggi universali, giuridiche, religiose, etiche e quindi anche costituzionali ed il mercato con i suoi meccanismi non può permettersi di pagare. Si pensi al costo del lavoro, alla concorrenza dello sfruttamento dell’ uomo sull’uomo a vantaggio del mercato. In Cina, non essendoci diritti, statuti dei lavoratori e neanche una cultura che salvaguardi l’uomo su tutto, la logica del mercato funziona benissimo. Dove è assente il diritto, in questo caso quello dei lavoratori, c’è il predominio ed il successo dell’economia con le sue logiche. Stiamo assistendo al completo asservimento del diritto all’economia e questo, a catena, produce conseguenze aberranti ed inaspettate per le quali soluzioni politiche non sono approntate né studiate per farvi fronte. La completa impreparazione della politica al cospetto di questo problema è disarmante e tutti i rimedi che vengono utilizzati si dimostrano inadeguati e, spesso, peggiori dei mali. L’economia, il dio denaro, esige il sacrificio continuo e silente del lavoratore progettato per produrre. L’unico diritto di cui é titolare deve essere il dovere di immolare le proprie energie, che non costano niente, nel lavoro per la causa globale. In tutto questo, cadono come mele marce tutti quei propositi di lungo periodo che invece il diritto impone con una visione globale anch’essa ma che viene focalizzata sull’uomo piuttosto che sull’ economia. Salute, vita dignitosa, studio, ricerca, sono e restano canoni solo secondari perché se non funziona l’economia, non può funzionare null’altro.
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