Possibile che i giovani siano disoccupati per colpa loro?
Servono provvedimenti sistemici per fronteggiare l’emergenza occupazionale
di Marco Simoni (Italia Futura)
Registriamo che in un momento di gravissima crisi economica, che pesa soprattutto sulle generazioni giovani, i ministri Gelmini, Meloni e Sacconi pensano sia opportuno indire una conferenza stampa dove, al di là della rimasticatura di provvedimenti già in atto e che nella condizione data possono essere al massimo considerati come dei palliativi, pensano giusto sostenere che i giovani hanno una “inattitudine all’umiltà” e quindi – perché questo è il messaggio, neanche tanto sottointeso – se sono disoccupati è colpa loro.
Non so in quale dimensione vivano questi ministri. In Italia i quattro-cinque (perché il numero esatto non si sa, tanto poco contano che neanche vengono contati) milioni di lavoratori precari, in larga parte sotto i 35 anni, da anni stanno tenendo a galla l’economia italiana. I loro sacrifici – di opportunità, di reddito, di prospettive – hanno supplito all’incapacità della politica di mettere in atto provvedimenti strutturali che rimettessero il paese sui binari della crescita economica. Questo governo, come è evidente dalla completa assenza perfino di discussioni sul tema, non considera la precarietà del lavoro e la distruzione di competenze e risorse che comporta – per tacere delle conseguenze individuali per milioni di giovani – come un problema. Si tratta di una interpretazione legittima, che è utile tuttavia rendere esplicita.
Non considerano un problema neanche il fatto che le pensioni prospettate a questi lavoratori siano talmente basse da non lasciare loro l’idea di un futuro economicamente dignitoso. Similmente, non abbiamo sentito alcun accenno, e dunque anche questo non è evidentemente considerato un problema, al fatto che la biennale indagine sui bilanci delle famiglie, recentemente pubblicata dalla Banca d’Italia, ha mostrato come il reddito delle persone fino a 44 anni di età sia in picchiata. Dal 2006 al 2008, prima della crisi, è diminuito dell’8%: non sappiamo di quanti altri punti percentuali sia diminuito negli ultimi tre anni, a seguito del fatto che le persone che perdono il lavoro, senza alcuna cassa integrazione a proteggerli, sono soprattutto giovani con contratti precari. Infatti, la disoccupazione giovanile, anche questo mese, ha fatto segnare un nuovo record, ma anche questo è un dato che non è stato citato, probabilmente non abbastanza importante.
Ci sono due riflessioni da fare su questo quadro. La prima, è che questi dati economici, che solo in parte sono determinati dalla crisi, sono anche – non solo, ma certamente anche – il portato sociale della gestione di questo governo, che dovrebbe sentirne la responsabilità. Secondo, le dimensioni del problema, appena richiamate e descritte più precisamente nel rapporto di Italia Futura, mostrano come la condizione giovanile sia oggi in Italia la più seria emergenza sociale, ma non solo perché la profonda frustrazione degli individui può trasbordare in comportamenti socialmente inaccettabili, ma soprattutto perché la sofferenza delle giovani generazioni coincide con la sofferenza del nostro futuro. Per questa ragione, affrontare il tema come se si trattasse di una questione parziale e settoriale, un tema da conferenza stampa in cui si presenta una lista della spesa di provvedimenti piccoli, non sistemici, che non affrontano alcuno dei problemi strutturali alla base della stagnazione economica, ed alla base della grande sofferenza occupazionale dei giovani, significa continuare ad alimentare lo stato corrente della nostra economia e della nostra società.
Una società in cui i “giovani” con meno di quarant’anni mostrano un grande senso di responsabilità ogni giorno, sostenendo col loro lavoro, svolto spessissimo in condizioni difficilissime, le nostre aziende, le nostre università, le nostre istituzioni. Da un governo inefficiente e paralizzato da se stesso, meriterebbero perlomeno un po’ di rispetto.
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