Per l’Ucraina, Europa e Russia insieme
I settanta anni di libertà e di pace che abbiamo alle spalle li dobbiamo in buona parte al processo di unificazione europea. Un tesoro che oggi, più di sempre, dobbiamo saper condividere con i nostri vicini, Ucraina e Federazione Russa in primis. Perché in Europa non si ripeta la tragedia vista nell’ex-Jugoslavia.
Con un grande Paese alle porte dell’Ue, come l’Ucraina, sull’orlo di una guerra civile, le istituzioni europee e i governi degli Stati membri non possono limitarsi ad un mero sostegno di principio ai movimenti più filo-europei e moderati, come quello di Vitalij Klycko e di Yulia Tymoshenko, che pure – chi scrive ne è testimone diretto – meritano.
L’Europa deve fare qualcosa di più e di diverso. L’Unione europea deve farsi carico di un ruolo da protagonista come agente di pace, attraverso l’istituzione di un tavolo negoziale con il governo di Kiev, le opposizioni e la Russia.
Ecco perché la presenza di Enrico Letta a Sochi – uno dei pochissimi leader occidentali che incontrerà sia il presidente russo Vladimr Putin, che quello ucraino Viktor Yanukovych, all’inaugurazione delle olimpiadi invernali venerdì 7 febbraio – può, da questo punto di vista, rivelarsi più utile di quanto molti non credano.
Un tavolo negoziale fra Europa, Ucraina e Federazione Russa, senza precondizioni, senza pregiudizi, con l’obiettivo di sostenersi l’un altro, come partner a favore della libertà, della pace, delle riforme e dello sviluppo.
Un tale vertice trilaterale potrebbe propiziare la rapida fine di ogni violenza di Stato contro cittadini inermi, il varo di una vasta amnistia e di riforme costituzionali, colloqui più costruttivi fra le autorità centrali e quelle periferiche.
L’Ucraina non è solo Leopoli e Kiev, ci sono anche la multietnica provincia di Odessa, la repubblica autonoma russo-tartara di Crimea, la città autonoma di Sebastopoli – storica base logistica, quest’ultima, della marina prima sovietica poi russa.
L’Ucraina, il paese più esteso e più centrale del continente, è la naturale cerniera fra Europa e mondo russo, e proprio insieme a Europa e Russia, Kiev può raggiungere risultati storici, nel campo delle libertà politiche e civili, del riscatto dalla povertà dei suoi quarantacinque milioni di abitanti – oltre un terzo dei quali sono russofoni.
Pur avendo personalmente preso parte a Kiev alle manifestazioni a favore dell’avvicinamento dell’Ucraina ai principi e ai valori di democrazia dell’Europa, non si possono dimenticare le condizioni di vita dei ceti popolari russofoni, nell’immenso est del Paese, la cui economia e sentimento identitario sono strettamente legati a Mosca.
Siamo nel 2014, non nel 1914. Non ci servono vecchi o nuovi nazionalismi, né giochi di potere. I nostri interessi strategici di lungo termine, come italiani e europei, sono chiari: libertà civili, forti democrazie locali e nazionali, libera circolazione, innovazione e cultura. Siamo convinti che essi siano convergenti con le aspirazioni più autentiche e profonde di Ucraini e Russi.
*Vicepresidente vicario del Parlamento europeo
Lascia un commento