Pd/ Roma : un congresso di organigrammi ma avaro di idee
di Pierluigi Sorti
Il congresso romano del Pd ha realizzato quanto gli era stato chiesto. Il suo impianto organizzativo, a livello comunale, municipale e di circolo, immutato dal tempo della fondazione del partito, aveva i segni di quattro brucianti sconfitte, e la perdita conseguente del Comune e della Regione.
La consapevolezza di tale stato di cose, ben chiara agli iscritti romani del Pd, era passata nell’ impotenza della direzione cittadina, cioè di una città dove vivono e operano, almeno indirettamente, alcuni massimi dirigenti nazionali del partito.
L’eletto, nettamente da oltre il 70 % dei votanti, è risultato Marco Miccoli, cui è stata risparmiata, come funzionario della segreteria organizzativa cittadina, una non trascurabile corresponsabilità nel naufragio dell’ ultimo triennio.
Dai resoconti dei circoli della città e dalla rete notificati a tempo reale, emerge un consuntivo assai avaro di spunti politici e in grado di illuminare, al di là dei dati elettorali interni di partito, sulle cause del divorzio del partito dal pubblico sentire.
Il dibattito è rimasto silente, forse addirittura ignaro, di fronte al ben noto rapporto della corte dei conti che, con spietata crudezza, ha messo a nudo un settennio di conduzione amministrativa con cifre assai prossime alla dichiarazione di fallimento della città tutta.
Ma dalle cronache interne ( leggi le centinaia di email provenienti da ognuno dei 19 municipi della città ) emerge la chiara circostanza, per l’ amarezza dei dati, della scarsissima capacità di recupero del partito nell’ ambito della realtà cittadina.
Dati che parlano infatti di un calo degli iscritti sceso di oltre il 60% rispetto agli oltre trentamila cittadini accorsi a dare fiducia al Pd, al momento della sua fondazione, e di quasi il 50% rispetto a quelli dello scorso anno. Con l’ aggiunta ulteriore che registra, degli iscritti attuali, una presenza di votanti non superiore al 70% degli aventi diritto.
La stessa netta vittoria di Miccoli, di incontestabile merito personale, è stata largamente propiziata da un meccanismo elettorale che legava le piccole ambizioni dell’ iscritto votante al candidato segretario cittadino prescelto.
Molti iscritti hanno espresso le loro propensioni a favore di quel candidato che li poteva maggiormente garantire nell’ inclusione negli organigrammi di partito, a livello comunale, municipale o del circolo come unità organizzativa di base.
Forse non esisteva altra strada che questa, ormai, ma è saggio auspicare una diffusa consapevolezza di ciò e che i responsabili di partito, vecchi o nuovi che siano, abbandonino la politica politicante e sappiano assumere iniziative adeguate nel territorio e nelle istituzioni.
Caro Massimo,
la tua è una buona idea. A me piace. Ma ti sei già risposto da solo. L’iniziativa è “out of the market” e quindi irrealizzabile. Finché non si avrà il coraggio di imboccare una “terza via” (se esiste) tra l’attualmente dominante capitalismo mercantilistico, che ha posto il “Dio Mercato” al di sopra del consesso umano, ed un ideale socialista/comunista, che pur mettendo al centro l’individuo tende a sottovalutarne la complessità interiore demotivandolo, solo allora si tornerà forse a pensare in termini ideali, sognanti, immaginando per i luoghi e i territori un destino diverso, migliore.
Un treno che sfreccia attraverso la Lucania, dritto verso il mare. Sfiora le colline, si infila come una freccia dentro la montagna per uscire fuori nella luce azzurra dello Ionio. Un bel sogno per te e per i tuoi conterranei.