Parliamo di Sanità – II
Viene sempre meno il rapporto di fiducia tra chi governa e il cittadino senza dimenticare che le politiche di austerità hanno regalato all’Europa sei anni di stagnazione e tanti europeisti pentiti. Si pensa di colpire gli sprechi ma si continuano a fare tagli sui servizi. Si alle ferie solidali, si a industrie che espatriano e al Tfr volontario in busta paga, si alla fiducia di emendamenti inusuali mentre paradossalmente un Patto di stabilità impedisce a enti locali e istituzioni di spendere tanto che, le Regioni che non si adegueranno a fare i compiti a casa, verranno commissariate. In questo caos volere tornare a progettare seriamente, con dati e statistiche alla mano una stagione più felice per la nostra gente ripartendo dalla salute e dalle buone pratiche, con uno sguardo lungo ai Paesi europei e con il duplice obiettivo di comprendere quali elementi caratterizzino i modelli di cooperazione con la UE, appare prioritario. Ciò anche per delineare possibili scenari di evoluzione dei modelli sanitari in preparazione di quella Conferenza socio-sanitaria dal basso a partire dagli Stati Generali che la Rete la Fenice propone a chi volesse seriamente aprirsi ad una nuova epoca dialogante , nella consapevolezza che esistono adeguamenti normativi imprescindibili dai fabbisogni locali.
Secondo una stima della Commissione Europea, supportata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Europa prevede entro il 2020 una carenza di 1.000.000 operatori sanitari. La creazione di una piattaforma di scambio e collaborazione tra gli Stati Membri Europei per preparare il futuro della pianificazione delle Professioni Sanitarie sarà importantissima. Sul concetto di cooperazione tra Stati Membri al fine di migliorare la pianificazione di forza lavoro in ambito sanitario nazionale e quindi locale, dobbiamo soffermarci a riflettere. L’internazionalizzazione dei sistemi sanitari partono dalla messa in atto di cantieri aperti con uno sguardo attento ai finanziamenti di attività di progettazione qualificate finalizzate che passano dai governi regionali per supportare l’incremento di competitività e attrattività, intesi come sistemi capaci di introdurre innovazione e crescita. Rimane prioritario avviare un percorso che miri a raggiungere, con il contributo di tutti, alcuni risultati fondamentali quali la tutela delle parti più vulnerabili della popolazione, il miglioramento delle cure primarie e del rapporto ospedale-territorio. Nel fare ciò, si dovrà tenere conto degli importanti mutamenti demografici, sociali, economici e comportamentali della nostra società, dell’incremento delle malattie croniche, dello sviluppo tecnologico che offre nuove opportunità di diagnosi e cura, delle aspettative dei pazienti e della esigenza di sostenibilità dei sistemi sanitari stratificati per territorio.
Nel programma a Sindaco Indipendente della sottoscritta per “Frosinone piccola capitale” emergeva l’urgenza di considerare Frosinone hub del Mediterraneo tanto più oggi che la salute nell’area del Mediterraneo diviene linea prioritaria di investimenti e di percorsi sanitari moderni. Favorendo lo scambio di esperienze con i Paesi della sponda meridionale si sarebbe potuto fare parte questo percorso che riguarda le attuali e principali tematiche comuni di sanità pubblica ( lotta alle malattie infettive e ai relativi sistemi di sorveglianza, migrazioni e aspetti sanitari inerenti la sua gestione). L’Evoluzione dei modelli di erogazione dei servizi sanitari diviene sempre più problematica a partire dal rapporto domanda/capacità che impone lunghi tempi di attesa per l’accesso ai servizi. Per contrastare queste resistenze e i lunghi tempi di attesa sono necessarie risposte sistemiche collaborative e proattive come la messa in funzione degli ospedali aperti ai rapporti con le università e all’avanzamento delle bio- tecnologie, proiettandoli in un contesto di area vasta. La risoluzione richiede uno sforzo di collaborazione congiunto da parte di tutti gli “stakeholder” della sanità: strategie assistenziali proattive, quali la prevenzione personalizzata, la previsione, la diagnosi/terapia precoce e la gestione delle patologie complesse può contribuire a creare e mantenere più sana la popolazione ad un costo sociale minore. Qualità professionali e senso di appartenenza sono le dimensioni che accomunano, ad oggi, i nostri operatori e la nostra utenza nella costruzione di quegli Ospedali di rete, con funzioni per acuti, e di quelle strutture riabilitative per le post acuzie (luoghi questi che potranno divenire sede di verifica di modelli organizzativi ciociari innovativi da estendere all’intera regione).
L’ oggetto di sperimentazione gestionale di ‘area vasta’ richiesto dalle Regioni per ottimizzare, tra Aziende limitrofe, l’impiego di risorse migliorando efficienza, efficacia e appropriatezza degli interventi, dia vita a partire da Frosinone ai dipartimenti transmurali, trasversali, interaziendali super specialistici di eccellenza rispetto alle Strutture Operative rigide per il raggiungimento di specifici obiettivi comuni a più aziende sanitarie pubbliche, in una dimensione sovra aziendale che ci veda primi attori proponenti. Qui la nostra sanità potrà risplendere di luce propria. Proponendo un piano sanitario, condiviso con i bisogni e le proposte dei cittadini unici reali protagonisti, che ci porti alla costruzione di una organizzazione sanitaria modello ciociaro saremo riconosciuti oltre i cosiddetti Dea di II livello, divenendo seriamente competitivi .
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