Nella crisi la centralità dei piccoli comuni
di Roberto Speranza su Europa Quotidiano
Servono crescita e utilizzo delle potenzialità di questi territori che consenta di superare una tendenza alla marginalità, un rischio vero di spopolamento e al tempo stesso assicuri un maggiore riequilibrio del territorio
«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Lo scriveva più di mezzo secolo fa, un grande scrittore, un grande osservatore della realtà come fu Cesare Pavese. Lui stesso era nato in un piccolo borgo delle Langhe: ne conosceva virtù e grandezze, limiti e risorse. Da allora il mondo è cambiato.
Sono cambiate le dimensioni del vivere quotidiano, le possibilità di movimento e le dinamiche della produzione e della comunicazione. Ma il piccolo comune rimane una dimensione importante – direi fondante – del paese Italia, forse una delle principali caratteristiche della nostra struttura demografica e sociale. Italia: paese dei mille campanili, dei quasi 5700 comuni con meno di 5000 abitanti, dove vivono in totale oltre 10 milioni di persone.
È a loro che pensiamo quando diciamo che vogliamo “ristrutturare” il paese valorizzando le sue caratteristiche, potenziando territori e comunità per rispondere oggi alla crisi e domani ai cambiamenti che verranno.
Lo fa con intelligenza e coraggio la proposta di legge sulla valorizzazione dei piccoli comuni presentata dal Partito democratico, sotto la spinta promotrice del nostro deputato Ermete Realacci. È un’iniziativa condivisa con gli altri partiti della maggioranza e dell’opposizione perché aiutare territori e comunità non ha colore politico, è solo “buona politica”.
I piccoli centri rappresentano in moltissimi casi luoghi di eccellenza per la qualità dell’agroalimentare e della tecnologia moderna, accanto a realtà turistiche che il mondo ci invidia.
Per primi, i piccoli comuni hanno accolto la non più rinviabile necessità di ricorrere a fonti di energia rinnovabile e smaltimento intelligente dei rifiuti. Hanno fatto della creazione di prodotti eccellenti in tutti i settori un volano dell’export nazionale.
Per difendere la ricchezza – spesso nascosta – dei nostri borghi, dei nostri paesaggi, di gran parte del nostro paese, e allo stesso tempo rilanciare la qualità della vita delle comunità locali, occorre valorizzare il ruolo che anche le aree piccole e interne possono avere per immaginare un nuovo modello di sviluppo che contribuisca al superamento della crisi attuale.
Per ragionare su tutto questo, per dare respiro e carattere a una proposta di legge che vogliamo far crescere nel paese, abbiamo promosso un incontro con amministratori e esponenti dell’associazionismo e dell’economia che si terrà nella sala della Regina della camera dei deputati nella mattina di venerdì 10 ottobre.
Vogliamo una buona legge per aprire una nuova fase culturale, ma anche politica, di crescita e utilizzo delle potenzialità di questi territori che consenta di superare una tendenza alla marginalità, un rischio vero di spopolamento e al tempo stesso assicuri un maggiore riequilibrio del territorio. L’obiettivo è ambizioso: consentire a tutti, ovunque si viva, si lavori e si produca di concorrere alla modernizzazione dell’intero paese.
@robersperanza
Lascia un commento