Le bugie: via maestra della politica
Quello della menzogna, quindi dell’ingiustizia, come parte integrante della politica è un problema antico avendo a che fare con la potenza meglio con l’oggetto intrinseco della politica. Nessuna forma di governo é estranea a questo problema. Le decisioni, in uno Stato democratico, devono essere vagliate e votate dal popolo. La decisione tuttavia è un momento, l’ultimo, e non il solo. “ Per giungervi l’attore -individuale o collettivo – deve disporre di conoscenze e quindi poter contare sulla certezza delle sue fonti. Diversamente la sua decisione sarà manipolata e la sua libertà condizionata”.
Chi mente secondo Kant pensa di potere gestire il futuro degli altri. Con la menzogna si pone l’Io in una condizione di onnipotenza perché mentendo per il bene dell’altro si ritiene di poter dominare gli eventi quindi di avere un potere assoluto su quelli possibili che determineranno l’esistenza altrui. Questo potere assoluto – che nessun uomo può e deve avere – è la ragione fondamentale per cui, secondo Kant, la bugia in politica (meglio la “ragion di stato”) è da respingere.
La menzogna non può essere condizione di dialogo perché non può essere condizione di giustizia né di convivenza. Questa dimensione nella politica è la non-moralità.
Con il pareggio di bilancio introdotto in costituzione, è stata respinta ogni opportunità che lo Stata spenda per il benessere dei cittadini e delle imprese, in quanto non in grado di immettere liquidità nel sistema finanziando ricerca, innovazione, competitività e stato sociale.
Viene naturale chiedere ai partiti e alle grandi coalizioni nascenti come alla politica internazionale quali verità ci raccontano o quali bugie ci nascondono dentro patti-compromessi-accordi super partes. Il popolo italiano ha enormi risorse critiche e saprà, comunque, trarne le più giuste conclusioni tenendo a cuore solo il bene futuro dell’intera Nazione.
Giuseppina Bonaviri
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