La Rai in Taxi a banda larga
Cosa hanno in comune il conflitto fra Uber e i tassisti a Milano, il rinnovo della convenzione Rai e la net neutrality? Tutto o niente si potrebbe dire .Sappiamo che oggi tutto converge con tutto e sarebbe davvero imprudente fermarsi all’ apparente estraneità fra i temi proposti. In realtà le connessioni sono davvero forti e sarebbe bene che la politica, ma anche i centri di competenza professionale che lavorano nei settori coinvolti, cominciassero a ragionare non più per compartimenti stagni.
Uber è una società che sta lanciando un servizio di trasporto sussidiario, si potrebbe dire, con una piattaforma che rende rintracciabile sempre un’auto disponibile a portarci dove vogliamo.nel suo capitale azionario c’è anche Google. La stessa Google sta lanciando una campagna per difendere la net neutrality dagli attacchi delle grandi corporation delle telecomunicazioni, come Verizon, Att&T o in Italia Telecom.
Google è anche quel gigante che si appresta a guidarer il processo di internettizzazione della Tv, con la sua proposta di connect television.
Dunque potremmo dire che il filo che lega tassisti, Rai e connettività sia Google. In realtà è molto di più per il nostro paese: è una nuova idea di comunità che sta emergendo e che non trova ne rappresentanti politici, ne istituzioni attente ne professionisti interessati.
Infatti a legare la nuova filosofia della mobilità individuale in una grande città con una nuova idea di servizio pubblico multimediale con i diritti di uso ed accesso paritario alla risorsa connettività, è proprio una diversa cultura dello stare assieme.
Come possia pensare di ridurre l’offerta di Uber, che si aggiunge a quella di almeno 150 piattaforme collaborativa che in Italia propongono servizi sussidiari e condivisi, dal car sharing, al baratto momentaneo di accessori per la casa, alla condivisione di abitazioni e vestiti, ecc, ad un furbesco tentativo di aggoirare alcuni articoli di una legge del 92? sarebbe come dire che il motore a scoppio sia servito per risparmiare il fieno ai cavalli.
E’ stato davvero sconsolante vedere in Tv alcuni personaggi che guidano la cosa pubblica come il ministro Lupi, che si riempiva la bocca di sussidiarietà fino a ieri, o il presidente della regione lombardia Maroni che si proclamava sacerdote della iniziativa privato o il sindaco di Milano Pisapia che inneggiava alla cooperazione fra cittadini, piegarsi al diktat di una congrega parassitaria come i tassisti solo perchè di lì a qualche giorno si sarebbe votato. Uber, insieme alle altre soluzione di car sharing oggi rispondono e non eccitano una pretesa sociale di uso momentaneo di un mezzo a motore nelle condizioni di massima semplicità , disponibilità e risparmio. L’idea che , cvome accade a roma con Cartogo, il rifornimento delle auto sparpagliate per la città, sia affidato spontaneamente all’impegno della cittadinanza che ne cura il rifornimento in cambio di 30 minuti di uso dell’auto è una formula di straordinaria civiltà, che prescinde persino dalla sua finalizzazione.
Si diventa comunità, si costruisce un’etica dello stato, facendo il pieno di un’auto non propria e lasciarla in ordine a disposizione del prossimo utente.Ce lo spiegavano all’inizio del ‘900 gli apostoli del cooperativismo come Massarenti e Prampolini, padri fondatori del socialismo padano.
Ma i tassisti come vedono invece il servizio pubblico radiotelevisivo? Lo considerano forse un insopportabile balzello al quale giustamente il governo ha tolto 150 milioni. Per un utente di Uber cosa rappresenta un’azienda che non lo supporta con sistemi di mobilità intelligente,o soluzioni di informazioni mobile georeferenziata, o notizie hyperlocal, quartiere per quartiere, come invece fa BBC ? Anche qui si consuma una cerimonia delle corporazioni. L’idea di servizio pubblico si trasforma,si evolve, e si adatta ai profili di ogni singolo individuo, lungo le varie fasi della giornata.Un taxi subito dietro l’angolo di casa, un flusso di news ora sulle condizioni del traffico sulla paullese, un accesso totale alla rete sempre. La net neutrality è forse l’imbuto di tutte queste nuove pretese sociali. E non a caso che l’attacco più duro si annuncia proprio su quel versante. Ogni start up, ogni artigiano, ogni professionista, ogni cittadino potrebbe da domani non avere via libera nel momento in cui si connette alla rete frenando progetti d’impresa, adattamenti tecnologici, richieste civili.
Quanto sono separabile queste ragnatele d0interessi? È possibile una battaglia per la trasparenza d’informazione senza Uber? È possibile modernizzare lo stato con una Rai tripartita? È possibile svilupparci e lavorare senza la net neutrality? E queste domande non sono forse politica concentrata? Chi le raccoglie e le rappresenta? Basta il giudizio del presidente del consiglio Renzi che ha definito straordinario il servizio di Uber? O forse non è necessario una strategia integrata ,articolata, completa che metta questa paese dai tax, alla Tv alla connettività, al centro di un progetto complessivo di nuova civiltà dei diritti e delle ambizioni?
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