La politica è anche un Gran Torino
di Michele Mezza
Siamo alla pausa estiva. L’Italia è alla vigilia di un rimbalzo che potrebbe essere non marginale, anzi potrebbe richiamare le suggestioni che propongo nel mio libro Avevamo la Luna.
da dove ricavo questo auspicio? da un’infinità di segnali deboli , di cui è costellata l’attualità economica e culturale. Ve ne propongo qui uno solo, l’ultimo in ordine di tempo.
Leggiamo da giorni le notizie da Detroit.
La città simbolo dell’impero americano dell’auto è in sfacelo: si riduce drasticamente la popolazione e decade la struttura urbana e civile. Cade letteralmente a pezzi. In pochi anni gli addetti al ciclo dell’auto sono passati da 180.000 a poco più di 20.000 nell’area metropolitana.Auto e comunità simul stabunt simul cadent.
Nessuna altra risorsa ha frenato il rapido declino.
Torino che per molti versi è sempre stata accostata a Detroit, vive invece una parabola completamente diversa. In pochi anni gli addetti all’industria automobilistica a Mirafiori sono passati da 65 mila e solo 8 mila, eppure la città ha imboccato una strada luminosissima che la sta proponendo come una delle città turistiche più attraenti del paese.
Dall’auto siamo passati al ciclo della telefonia mobile, del software e dell’industria audiovisiva.Nulla decade a Torino. Lo stesso si può dire a Terni a a Sesto S Giovanni, e credo che la stessa Taranto sia alla cigilia di imboccare un itinerario certo rischioso e non indolore ma forse ancora più sorprendente.
Come mai quello che inesorabilmente accade nella vitalissima America, in Italia invece non succede? perchè le comunità territoriali sono centri di autoprogettazione del proprio futuro? Credo che la risposta stia proprio nella tipicità del modello italiano.
Non tanto quello riassunto dal facile slogan piccolo è bello, ma quello che si riassumeva nell’idea che il territorio era una fabbrica di per sè.
Un territorio dove si continua a progettare soluzioni e produzioni sulla base della sempre più pregiata materia prima che sono le relazioni: relazioni umane, isitituzionale, scientifiche culturali. Quel fenomeno che assume i colori del puro folk che sono i festival che ormai in ogni abitato italiano attivano competenze e saperi, ne sono l’emblema:l’immaginazione è la macchina produttiva più potente, come ricorda oggi su Repubblica Maurizio Ferraris. Sopratutto le mille forme di implementazione della rete, con il suo indotto collaborativo, sta sbloccando il sistema italia, liberandolo dai lacci e lacciuoli tipici del rigido modello fordista. Quel miracolo sfiorato di 50 anni fa, con la coincidenza di personaggi come Adriano Olivetti, Buzzati Traverso, Luigi Broglio, Felice Ippolito, aveva alle spalle la straordinaria esperienza nell’uso della potenza di calcolo dei ragazzi di via Panisperna guidati da Enrico Fermi. Ma quell’esperienza divenne uno straordinario artigianaqto creativo.
Come allora anche oggi a guidare il processo di innovazione sono proprio le comunità locali:comuni, regioni, consorzi, fondazioni. nel 53 fu la provincia di Pisa, insieme a Lucca e Livorno ad inventare il progetto di sincrotone che poi si tramutò nella base per il computer Olivetti, dopo che Fermi disse: fate una calcolatrice.
Oggi sono ancora i mille cespugli territoriali a guidare di slancio la ripresa: l’Italia nel suo peggio semestre è stato il paese che ha esportato di più in Giappone +28%. E nei prossimi anni si attende l’esplosione di India, Indonesia e dell’Africa australe.
Oggi alle spalle del pulviscolo di creatività che sta producendo un milione di app digitali, o sta remportando nel nostro paese i laboratorio di sviluppo software, c’è l’attitudine ha trasformare un idea in una cultura, un oggetto in una relazione,l un sistema commerciale in un dialogo.
Ovviamente siamo ancora ai podromi di questo possibile nuovo miracolo, ma qualcosa di importante si sta muovendo. E la politica come al solito segue e si adegua: PD e PDL sono ormai ai rantoli dei precedenti modelli. Berlusconi da una parte e l’ingabbiante cultura del PCI dall’altra si stanno biologicamente esaurendo.Siamo ad un giro di Boa. Società civile e rappresentanza politica stanno mutando insieme.
Non a caso, spiegava Aldo Schiavone, l’Italia è stato l’unico paese europeo ha vedere riorganizzata completamente la sua struttura politica con l’avvento della rete: in 20 anni partiti ed istituzioni sono cambiate radicalmente. A volte in bene, molte volte in male. Ma il paziente reagisce e mostra temperamento. Il Gran Torino ne è un esempio.
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