La Pallottola d’argento (di Paolino Madotto)
Nelle storie di vampiri c’è il mito della pallottola d’argento che riesce ad uccidere definitivamente il vampiro. Il dibattito intorno al leader del PD mi da la stessa impressione. Si cerca il leader che possa essere la pallottola d’argento per sconfiggere un Berlusconi che disturba i sonni del PD.
Eppure, se fosse così, che bastasse un leader, potremmo mandare qualche brillante “giovane” a studiare all’estero, magari da Obama o da qualche altro mago della vittoria. Ma Obama non ha vinto perchè è un leader, è un leader perchè ha vinto. La sua leadership l’ha conquistata sul campo, il rispetto l’ha conquistato con la fatica di una storia personale unica. Il PD ce l’ha qualcuno così “abbronzato”?
Io credo che il leader emerge dal contesto nel momento in cui esiste un terreno fertile. Il grande lavoro del PD non deve essere quello di cercare un leader ma quello di cercare una missione, di comprendere le dinamiche di una società che cambia e che cambierà sempre più velocemente. Oggi le cose cambiano con una velocità molto più alta di appena dieci anni fa ed è necessario avere antenne ottime per recepire i segnali, togliere il rumore di fondo e raccogliere le sfide. Non è detto che tutta la realtà stia dentro le categorie in nostro possesso, è più facile che le categorie debbano cambiare, aprirsi e mettersi al passo con i tempi. La crisi della socialdemocrazia europea dovrebbe farci pensare qualcosa, perché sicuramente la prospettiva del PD è quella di stare in quell’area ma portando con sé la scommessa insita nella sua nascita.
Se pensiamo al momento attuale dell’economia mondiale ci troviamo di fronte alla più sonora sconfitta delle teorie neoliberiste degli ultimi trenta anni, eppure la risposta non sarà il keynesismo degli anni ‘30. Sarà probabilmente un modello che tenga conto di un nuovo ruolo dello Stato in un rapporto diverso e più ricco con il mercato, l’economia politica tradizionale e classica è ormai piena di eccezioni alla regola che forse sarà ora di pensare che le regole vanno cambiate, che c’è bisogno di una nuova economia legata ad una nuova società ormai sotto i nostri occhi.
Il PD dove è, di che discute? Di riforme istituzionali? La risposta alla bassa crescita italiana può venire dalla riforma delle pensioni o da meno deputati dopo che quelle precedenti non hanno prodotto un granchè. Alcune cose andranno fatte ma non vedo bacchette magiche. Può il PD semplicemente inseguire la corrente delle teorie neoliberiste o quella dello statalismo? In giro per il mondo, nei centri di elaborazione culturale più importanti, ci si chiede, per esempio, sul senso dell’indicatore “PIL” e la politica italiana sono quindici anni che parla delle stesse soluzioni a problemi che nel frattempo magari cambiano. Domande che meritano risposte e risposte fatte di azioni concrete.
Se bastasse un fuoriclasse che, smarcando la PDL, ci facesse vincere potremmo provare a cercarlo all’estero, magari un brasiliano pieno di estro (i brasiliani hanno sempre fatto bene nei nostri campionati). Oppure ingaggiamo Lippi o Capello. Temo che non basti e tutta questa divisione tra tizio e caio è del tutto inutile e improduttiva. Rischia perfino di far “bruciare” persone in gamba buttandole nella mischia senza un obiettivo, una squadra, una missione solo per far scudo ad eserciti ormai stanchi e demotivati che dovrebbero decidere di mettersi nella “riserva” lasciando alle energie fresche il campo.
Temo che non esista un vampiro in circolazione ma sia la paura di dover cambiare veramente lo spettro che si agita nel PD. La paura di confrontarsi con la storia, con il Paese, con una prospettiva da darci da qui a dieci anni. Qualcosa che trascende la prossima lista da fare o il prossimo convegno da riempire. Il PD è il vampiro di se stesso perchè non ha saputo leggere adeguatamente ciò che accade nella società, talvolta è riuscito a sommare partiti e ad arrivare al governo per poi rimanere ingabbiato nella incapacità di articolare una stagione di riforme necessarie. Oppure ha deciso di concentrare tutto nel leader disperdendo le energie della squadra, una squadra diffusa nel territorio che è spesso una grande risorsa di competenza e capacità.
Il PD ha grandi energie e capacità, persone competenti che mettono la passione in quello che fanno. Certo persone competenti esistono anche dall’altra parte ma lì manca il coraggio di costruire una prospettiva progressiva. Lo schieramento moderato governa l’esistente, il PD, se vuole avere senso, deve andare oltre l’esistente deve costruire il futuro.
Forse per il PD c’è bisogno di un progetto e una visione condivisa, c’è bisogno di riorganizzare la macchina e motivare le persone riconoscendo impegno e merito, c’è bisogno di un CT autorevole in grado di raccogliere intorno i talenti e trasformarli in fuoriclasse. Il PD è un partito con molti brillanti giocatori, qualche “cassano” ma poco senso della squadra e poche idee su cosa significa un campionato.
Per cominciare bisogna partire da una proposta di visione da condividere con tutta la base. E’ su questa visione che deve ritrovarsi la base per sentire la voglia di misurarsi con la sfida, l’entusiasmo di un lavoro comune. Penso che la base capisca anche poco delle divisioni di vertice e del totonomi di questi giorni.
Poi, una pallottola d’argento, la troveremo e sarà più semplice di quello che sembra.
Ben detto.