La brevissima campagna elettorale e l’importanza di progetti, programmi e visioni politiche
di Massimo Preziuso
Dalla settimana prossima, con la presentazione delle liste elettorali, comincia una rapidissima e, si spera, appassionante campagna elettorale per le elezioni di Marzo.
Una occasione storica per ridare progetti, programmi e visioni politiche chiare ad un Paese che ha fame di partecipazione e speranze condivise.
La partenza non è delle migliori, anzi.
Sia per una selezione delle candidature che – tranne il caso (comunque non brillante) delle parlamentarie online del Movimento Cinque Stelle – è tornata (ma forse non si era mai troppo allontanata) nelle stanze delle segreterie dei partiti politici, che partoriranno liste piene di “fedelissimi” a discapito della qualità e dell’indipendenza di azione dei parlamentari, che per un dibattito oggi più centrato sulle “fake news” o la “querelle” quotidiana su una gaffe del politico di turno, che sulla necessaria costruzione di un ricco futuro per l’Italia, attraverso la partecipata discussione su programmi e idee solide e innovative.
Si spera davvero che, tra qualche giorno, si entri dunque in una fase totalmente nuova.
Queste elezioni sono – forse più che mai – cruciali per il Bel Paese, per vari motivi.
Con una ripresa trainata in questi anni da una crescita internazionale, oggi sostenuta, ma comunque vulnerabile su vari fronti, e supportata, in maniera forse eccessiva, dalla politica monetaria della BCE di Mario Draghi, che prima o poi servirà il conto proprio a noi, l’Italia non potrà vivere di rendite alcune, ma dovrà focalizzarsi su grandi progetti e riforme di medio – lungo periodo.
Sarà fondamentale, dunque, puntare su:
- Un nuovo protagonismo italiano tra Europa e Mediterraneo, che metta al centro il nostro Mezzogiorno, oggi visto a Brussels quale punto dolente ma, allo stesso tempo, potenziale protagonista di un futuro prospero per tutta Europa, lavorando da subito ad un piano speciale per lo sviluppo sostenibile (come da noi IE suggerito al PD e non solo) dell’area.
- Una politica lungimirante, “win – win”, per lo sviluppo sostenibile del continente Africano, oggi visto come esportatore di umanità sofferente (che l’Europa non riesce realmente ad aiutare, rischiando anzi di venirne sopraffatta), ma in realtà naturale centro di sviluppo Mondiale dei prossimi decenni.
- Un aggressivo piano di investimenti per la ricerca e l’istruzione, perché oggi larga parte del Paese è ancora evidentemente non attrezzata a “competere” con l’accelerazione esponenziale dell’economia digitale di questo decennio e dei prossimi.
- Una rivoluzione della Forma dei Partiti Politici e delle Istituzioni attorno alla centralità del Progetto, quale luogo di aggregazione di competenze, visioni, luoghi e sensibilità diverse per il raggiungimento di sviluppo sostenibile.
E’ quindi attorno alla Sostenibilità dello Sviluppo che si gioca la partita dei prossimi decenni. Sostenibilità che non è più solamente ambientale, ma anche sociale e tecnologica.
L’impatto della automazione tecnologica con l’evoluzione della intelligenza artificiale che, prima o poi, competerà anche sul piano delle emozioni con l’individuo, richiede uno sforzo sistemico su questo tema, per evitare le drastiche conseguenze di una lunga “jobless economy and society”.
Dopo alcuni anni, quasi dieci (era infatti il 2009 quando, per la prima volta lo proponemmo a Pierluigi Bersani candidato segretario del PD), tocca dunque tornare sulla importanza della costituzione di quel Ministero per lo Sviluppo Sostenibile (che metta oggi insieme Ambiente, Sviluppo Economico e Innovazione Tecnologica) che traini il Paese verso un futuro ricco di opportunità soprattutto per l’Italia, proprio perché oggi è al centro di tantissima complessità e rischi.
Lascia un commento