Italia 2018: gli Innovatori Europei nella “Terza Repubblica”
Torniamo “live” dopo un paio di mesi, a causa di un brutto attacco informatico.
Anche se era già da gennaio scorso e il mio post su La brevissima campagna elettorale e l’importanza di progetti, programmi e visioni politiche che ci eravamo fermati, dopo aver verificato che niente di quello che auspicavamo era successo. Abbiamo così approfittato per una pausa di riflessione abbastanza lunga. Ci risvegliamo in questo maggio 2018, in un’Italia evidentemente cambiata, all’alba di una possibile e auspicabile Terza Repubblica.
Il Partito Democratico – per cui ci siamo spesi per un decennio almeno, fino alla triste esperienza della Commissione nazionale sulla Forma Partito (2014 – 2016), in cui provammo a portare le nostre idee sulla necessità di un Dipartimento Progetti e di un “filiera progettuale” (idea condivisa con il forte Fabrizio Barca, che ha coniato il termine) – si è resettato a marzo. E, cosa incredibile, continua a testare minimi assoluti, con una leadership ormai annullata, che continua a pretendere protagonismo assoluto.
Siamo nell’Italia del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord. E in questo week end potrebbe nascere un governo, abbastanza strano e originale (per le differenze di elettorato e di programmi), tra i due protagonisti della scena politica italiana. Un tentativo rischioso, che però è giusto tentare di avviare, per provare poi a rompere gli schemi, in Italia ed in Europa. In ogni caso, speriamo davvero che tutti gli altri Partiti, a cominciare dal PD, colgano questa crisi / opportunità per riformarsi e cambiare drammaticamente.
Tornando a noi, Innovatori Europei ha lavorato per più di un decennio per provare a portare un contributo di riforma e di innovazione al sistema politico italiano ed europeo.
In alcuni casi il cambiamento è poi arrivato, in molti altri no. Soprattutto, questo ci rammarica, dieci anni dopo non vediamo alcuna sostanziale innovazione nella forma organizzativa e nella modalità di selezione di classe dirigente politica.
Unico esempio che abbiamo visto all’opera è quello di M5S, con le prime forme di E Democracy. Il Movimento ha così dato opportunità a tantissimi comuni cittadini di provare a cimentarsi nella Politica, senza intermediazioni, anche se ha così prodotto una classe dirigente di qualità a volte non eccezionale.
Negli ultimi anni, la nostra iniziativa da indipendenti si è connotata sempre meno in termini di partecipazione alle elezioni (come abbiamo fatto nel passato in varie realtà, supportando nostri candidati) e sempre più nello sviluppo di progetti complessi, regionali e nazionali. Ed è’ su questa linea che vogliamo continuare. Perché fin dai tempi dell’impegno nelle Associazioni per il Partito Democratico (2006-7) crediamo che una seria progettualità sviluppata in maniera libera da appartenenze sia la principale motrice del cambiamento innovativo.
Continuiamo altresì a sperare nella nascita dei Dipartimenti Progetto in tutte le organizzazioni politiche, che diano il via a quella “cultura di progetto”, che in tanti della mia generazione hanno studiato sui libri, che tarda fortemente ad arrivare nel Paese.
Vogliamo prima di tutto indagare meglio sugli impatti (culturali, economici e politici) delle innovazioni tecnologiche sullo sviluppo sostenibile delle società moderne. Anche perché, fin dal 2009 (quando ci rivolgemmo al candidato segretario del PD Pierluigi Bersani, che nel 2013 avrebbe voluto realizzarlo al governo ), continuiamo a sperare nella nascita di un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile che divenga protagonista di una nuova fase di sviluppo per il Paese.
In questa nuova fase contiamo sicuramente sul supporto delle centinaia di Innovatori Europei presenti in tutta Italia e all’Estero, ma speriamo anche nell’apporto di nuove competenze e talenti. Per costruire nuovi progetti e benessere condiviso, in collaborazione con organizzazioni politiche ed istituzioni. Vi aspettiamo.
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