Intervista a Carmine Pacente, innovatore europeo, candidato forte del PD al Comune di Milano
di Massimo Preziuso
Carmine, quali i tuoi principali progetti e visioni per la Milano del 2020, nel Post Expo?
Expo si è rilevata una straordinaria opportunità di sviluppo anzitutto per Milano e la sua area metropolitana oltre che per l’intero Paese. Una occasione per esportare le eccellenze italiane nel mondo proiettando, peraltro, il nostro territorio al centro delle grandi questioni che caratterizzano il Pianeta. L’eredità lasciata dall’Esposizione universale è un patrimonio di tutti. Tocca alla politica, adesso, valorizzare questo bagaglio di esperienze. Grazie alla manifestazione, Milano ha sperimentato concretamente la Città metropolitana. Expo ha, in qualche modo, segnato una tappa decisiva per la definizione amministrativa e territoriale della Grande Milano. Penso ai servizi offerti – in chiave metropolitana – per sostenere i milioni di visitatori giunti in Lombardia. Adesso, con più forza, dobbiamo continuare questo lavoro per rendere la Grande Milano un sistema reticolare che preluda allo sviluppo della Città metropolitana. Il territorio avverte, peraltro, la necessità di adottare politiche di area vasta per dare maggiore sostegno all’economia locale, al lavoro, alla mobilità, all’ambiente, alla pianificazione territoriale e alle infrastrutture. Io, in questo solco, desidero contribuire alla crescita di Milano in chiave globale, proiettando la nostra area metropolitana verso la dimensione europea che le compete. Lo strumento cardine sarà l’attrazione e la gestione di risorse umane e finanziarie europee. Del resto, per crescere Milano ha bisogno di confrontarsi con le grandi realtà europee: Parigi, Barcellona, Lione, Vienna, Monaco, Stoccarda, imponendosi su alcuni temi centrali. Penso alla rigenerazione urbana, al trasporto pubblico, alla gestione degli strumenti e delle risorse europee, al sostegno ai giovani talenti e alle imprese innovative, culturali e creative.
Mezzogiorno tra Europa e Mediterraneo. Quale il tuo punto di vista di innovatore, che vive a Milano ma mantiene forti rapporti con la Campania e con Brussels?
Per il Mezzogiorno, ma anche per l’Italia tutta e per gli altri Paesi del Vecchio Continente, la strada europea rappresenta l’unica via praticabile per garantire un futuro di prosperità e di benessere alle nostre comunità. Dobbiamo, però, riflettere bene su come coniugare le esigenze dei territori con le opportunità fornite dall’Ue. Io penso che il tema delle grandi opere e dei grandi progetti strategici sia il primo argomento che, oggi, merita di essere affrontato in quest’ottica. Mi riferisco alla creazione di «reti» sempre più capillari capaci di dar seguito a un’integrazione europea concreta anche nel Mezzogiorno. Dobbiamo, infatti, contrastare il gap infrastrutturale che mortifica la capacità produttiva di alcune aree del nostro Paese. Dobbiamo concentrare le risorse europee su pochi grandi progetti che possano fare la differenza per lo sviluppo dei nostri territori. Basta “gettare” a pioggia soldi pubblici per raccattare facile ma inutile consenso. Continueremo soltanto a perpetrare logiche e dinamiche di sottosviluppo. Più in generale ritengo che l’Europa debba dare vita a politiche going local, capaci cioè di conferire un ruolo centrale alle realtà territoriali – come peraltro già previsto dalle politiche strutturali dell’Ue. Certo, allo stesso modo, dobbiamo evitare di ritrarci nella nostra dimensione localistica, seguendo alcune realtà politiche che alzano i toni per ottenere solo facile consenso.
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