Il popolo sovrano al centro dell’innovazione della Rete
di Giuseppina Bonaviri
Tra Landini e Papa Francesco c’è il popolo sovrano che ritorna, un popolo che per noi della Rete da sempre rappresenta lo Stato Innovatore. Da anni lavoriamo, in questa terra complessa e ostile, perché avvenga la trasformazione auspicata. Partiti, politici, rappresentanti eletti continuano ad oscurare progettualità dal basso osteggiando la nostra gente e costringendola a convivere con malaffare e microcriminalità, lontana da un percorso innovativo condiviso su progetti e status sociale equo, lontana dal bene comune. Questo plotone di “ esecutori” ha azzoppato merito e talento penalizzando le eccelenze per dare spazio solo a collusi e potentati. Cultura civica, identità, appartenenza sono stati azzerati da chi detiene l’economia ma non le idee, in un territorio martoriato e dissacrato dalla mala politica. La gente deve potersi riappropriare dell’agorà politica locale e giovarne come di un benessere normalizzatore. Una battaglia comune contro solitudine e personalismo, contro inadeguatezze e sottocultura obbligate da chi asservito, invece di assicurare spazi di democrazia partecipativa pulsante come cuore della coscienza critica di un luogo, custodisce veleni e tempeste distruttive senza contradditorio, su derive.
Siamo stanche-i di subire. Una alternativa possibile c’è, anche nella nostra provincia: agire sul senso comune con forme solidaristiche e di aiuto reciproco lavorando a favore dei principi non negoziabili. Lo stato sociale nacque da una alleanza tra ceti popolari e medi che divenne paradigma di civiltà e progetto politico. Dopo anni si ritorna a parlare di “misericordia” (meglio dire di come riconoscere il proprio e altrui male) via maestra per passare alla liberazione di chi, diventato schiavo di una non morale, necessita di azioni riformistiche sull’etica e sui diritti. L’economia uccide, la società esclude, la globalizzazione crea indifferenza degli sfruttati e degli oppressi. Favorire un percorso preferenziale, una marcia dei diritti negati, la caduta di frontiere mentali per una reciproca accoglienza che vada oltre ogni forma di barriera, è obbligo morale per noi della Rete. Non permetteremo più aggressioni da parte di una classe politica inqualificabile che abbassa lo sguardo a danno di chi voce non ha.
Ecco allora che nasce la Piattaforma condivisa 2.0. Una dimensione sociale che va nella direzione di agevolare e far prendere coscienza del potere reale d’azione che il cittadino ha, al cittadino stesso nel proprio contesto di appartenenza. Un progetto di analisi del rapporto tra territorio e collettività quale performance pubblica per la creazione di una nuova memoria. La Rete intende proseguire il percorso, intrapreso da anni, sulle buone pratiche nella trasformazione del sociale diventando quel ricercatore sociale – un melting-pot di relazioni, appartenenze, esperienze, culture, tradizioni, saperi – che studia la Comunità. E’ possibile rispondere ai bisogni che vanno oltre le necessità materiali per contestualizzare nuove esigenze legate alla qualità del tempo libero, all’identità, alla libera espressione delle proprie capacità. Raffigurare le dinamiche interne ai gruppi, alle organizzazioni, alle istituzioni, ai cittadini cercando di interpretare i rispettivi bisogni ed aspettative è partecipazione. La Piattaforma da, così, il via alla creazione di un laboratorio sperimentale di metodi e processi corali partecipativi all’interno della comunità locale. Gli strumenti utilizzati corrisponderanno ai metodi della ricerca di azione potenziati dalla attivazione all’unisono dei cittadini, unico mezzo di conoscenza e apprendimento delle pratiche di Innovazione sociale. Dare forma alle idee permetterà di leggere da una nuova angolazione il contesto osservato. Ne discuteremo insieme agendo sulle realtà locali a partire dal capoluogo.
Con una visione proiettata all’impegno e al sentimento di potere/possibilità percepita a partire dal singolo si promuoveranno cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti collettivi. Non ci sentiamo vittime predeterminate di una società liquida bensì i fruitori di questa nuova dimensione. Dimensione che consentirà, nell’immediato, l’ evoluzione del Popolo a Stato Innovatore.
Lascia un commento