Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili
di Giuseppina Bonaviri
Il 6 febbraio 2014 è stata la Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, istituita dall’OMS nel 2003. Queste pratiche, che ovviamente non comportano benefici per la salute, sono internazionalmente riconosciute come una violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne bloccando le loro facoltà alla salute, alla sicurezza e alla integrità fisica. Riflettono disuguaglianze profonde di genere e rappresentano una forma estrema di discriminazione contro le donne. Essendo poi praticate sulle bambine costituiscono una grave violazione dei diritti dell’infanzia ed una forma di abuso sui minori. Si tratta di un fenomeno globale che lede lo stato più profondo dell’uomo.
Basti ricordare la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw), la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, la Convenzione europea per la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali approvata dal Consiglio d’Europa nel 1950 entrata in vigore nel 1953 e la Carta sociale europea approvata dal Consiglio d’Europa nel 1961 entrata in vigore nel 1965 affinché ognuno di noi si possa sentire coinvolto, in prima persona, in una battaglia che oggi vede più di 140 milioni di bambine e di donne mutilate nelle parti più intime del loro corpo, di cui 500 000 nella sola UE. Anche in Italia, secondo l’ISTAT, ogni anno circa 35.000 donne e bambine immigrate sono vittime di mutilazioni genitali femminili.
Il 20 dicembre del 2012 l’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato una risoluzione per un bando universale delle mutilazioni genitali femminili, riconoscendo la pratica come violazioni dei diritti umani. Queste pratiche sono riconosciute come il modo più crudele, violento, umiliante, per avere il controllo totale sul corpo femminile e, proprio, su quell’organo da cui “scaturisce la vita”. La Commissione europea ha ribadito anche quest’anno, in un documento programmatico, la ferma intenzione dell’UE di lottare contro le mutilazioni genitali femminili (MGF) nell’Unione europea e oltre i suoi confini. In Italia per tutto l’anno 2014 si continueranno a promuovere iniziative di azione estrema per eliminare le MGF.
Per capire meglio il problema in collaborazione con l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) e con le istituzioni nazionali, si sono messe a punto indicatori che permetteranno stime più precise del numero di vittime reali e potenziali delle mutilazioni sulla popolazione di donne e ragazze. Anche l’Italia sta favorendo l’applicazione delle normative nazionali che vietano le mutilazioni per proteggere le donne a rischio sul territorio monitorandone il processo. Ne emerge un chiaro quadro sociale allarmante che sarà valutato da studiose e studiosi internazionali.
I migliori risultati finora riscontrati emergono tra quelli che hanno utilizzato forme di collaborazione-cooperazione tra istituzioni nazionali e locali, società civile, apparati giuridici, mezzi di informazione che favoriscono la creazione di una rete ed una cultura favorevole all’eliminazione di queste terribile pratiche.
Al fine di realizzare uno strumento coordinato per il raggiungimento degli obiettivi di pari opportunità previsti in Europa, Il Tavolo provinciale del Patto di solidarietà sociale sarà presente alla Tavola rotonda” Non chiamateci rose per infliggerci spine” che in settimana prossima si terrà presso L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma assieme a partner quali Amnesty International, Cuamm Medici con l’Africa, Sism-Ifmsa (Segretariato Italiano degli Studenti di Medicina membro della Federazione internazionale delle associazioni degli studenti di medicina) con la certezza che il nostro entroterra debba ripartire qualitativamente tramite progetti scientifici e protocolli innovativi che al centro vedano equità e stato di diritto, unici strumenti che ci consentiranno di andare oltre i limiti imposti dagli standard che politici locali e nazionali hanno voluto imporci in questo ultimo ventennio. Con la ferma certezza che anche la Ciociaria, tra le prime provincie della regione Lazio, possa finalmente diventare un posto ospitale per tutte quelle donne privilegiate perché eccellenti e, dunque, libere di pensare e di agire senza sottomissioni alcune.
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