Economia sociale di mercato? A Bagnoli si potrebbe
di Osvaldo Cammarota* per Repubblica Napoli – pubblicato il 12/12/2012
Nella contraddizione tra fabbisogno abitativo -stimato a Napoli in almeno 100.000 unità-, aree da riqualificare e crisi del settore edilizio, vanno ricercate soluzioni innovative in grado di far ripartire l’economia, non solo del settore.
La formula è l’economia sociale di mercato, indicata di recente anche da Mario Monti. Si è ormai compreso che i grandi investitori preferiscono speculare sui debiti degli Stati piuttosto che affrontare il rischio di intraprendere. Ma che ne sarà delle imprese, dei lavoratori e delle persone che hanno bisogno di beni e servizi? Come valorizzare queste energie sociali?
Nel corso del 2012, abbiamo assistito all’aggravarsi di una crisi che, nel settore immobiliare e delle costruzioni, sta producendo situazioni drammatiche. La stretta creditizia fa registrare un forte calo delle compravendite. Assistiamo, quotidianamente, alla chiusura o al fallimento di imprese di costruzioni soffocate dalla mancanza di appalti e dalla crisi della finanza pubblica. Sono segni evidenti che le strade tradizionali non sono percorribili. E’ una crisi di sistema, di non breve durata.
Ma come si declina, nel concreto, la formula del’economia sociale di mercato?
Il 14 dicembre il movimento cooperativo presenterà una proposta che, seppur riferita alla complessa opportunità offerta con la vendita dei suoli ex Italsider di Bagnoli, costituisce una traccia di lavoro di più ampio significato e valenza. L’obiettivo è di corrispondere alla domanda di beni e servizi con un’offerta, sostenibile per la produzione e compatibile con i vincoli e le condizioni date.
Il progetto radica profondamente nei principi e nella cultura imprenditoriale cooperativa, ma fa i conti con il mercato, cioè con i costi, del suolo e della produzione, e le effettive capacità finanziarie di chi esprime il fabbisogno abitativo. Ci sembra un modo per dare senso e concretezza alla formula dell’economia sociale di mercato.
I quesiti su cui sono stati invitati a confrontarsi istituzioni, parti sociali e cittadini, riguardano l’effettiva possibilità di praticare questa formula nel contesto locale. Le imprese sono in grado di produrre a prezzo di costo e di contenere in un giusto equilibrio il profitto monetario? I cittadini avranno la forza e il coraggio di investire per soddisfare i propri bisogni primari? Le Banche sosterranno questo sforzo? Le istituzioni di governo daranno le necessarie garanzie sull’affidabilità di tempi e procedure?
L’ottimismo della volontà porta a credere che siano possibili risposte positive. Ben si conoscono i motivi di un comprensibile pessimismo della ragione, ma quali potrebbero essere le alternative? Se ci sono abbiamo fiducia che si esprimano nel confronto.
Continuiamo ostinatamente a ritenere che l’impresa sociale e di mercato sia possibile. L’ingrediente critico di successo è il bene immateriale della fiducia. Per questo, a moderare il confronto, è stato chiamato il Presidente della Banca Risorse Immateriali (Francesco Saverio Coppola).
Ci auguriamo che il dibattito registri alti livelli di consapevolezza e responsabilità.
* Coordinatore della Banca Risorse Immateriali e Innovatori Europei Campania
Lieto che l’ingrediente critico di successo caro Osvaldo sia la fiducia come correttamente sottolinei, anche senza citarmi o farmi sapere nulla! Almeno qualche idea circola, è che nell’asfittico e morente panorama napoletano non si è quasi mai capaci di attribuire a chi di dovere qualche idea rilevante. Si vede che almeno il mio libro sulla fiducia di cui ti ho fatto dono (mica lo faccio con tutti!) devi averlo sfogliato! A buon rendere Massimo. Con l’occasione segnalo a chi interesserebbe una nuova ed originale riflessone sulla fiducia “Fiducia 2.0 Legami sociali nella modernità e postmodernità” Giannini editore Napoli