E’ Bossi il vero nemico mortale di Berlusconi
E’ Bossi il vero nemico mortale di Berlusconi
di Rocco Pellegrini
Il rapporto tra Bossi e Berlusconi è sempre stato un classico matrimonio d’interesse. Ciascuno dei due coniugi e le loro multiformi corti ci hanno sempre raccontato la favola del grande rispetto, della grande stima, del valore strategico innovativo ma i cittadini italiani ben sanno che questi due “amanti”, in realtà, perseguono interessi diversi, qui e li convergenti, ma sostanzialmente divaricati. Il papi ed il suo partito azienda stanno facendo il sacco dell’Italia, accaparrandosi tutto quello che possono mentre il bel paese deperisce e soffre, l’uomo delle caverne vuole semplicemente “liberare il Nord” , cioè separare la contabilità e la raccolta del risorse onde a ciascuno spetti il suo. Berlusconi ritiene Bossi un prezzo da pagare per realizzare il suo piano e viceversa. Questa è la realtà le altre essendo chiacchiere di bar. E’ evidente che una simile intesa dipende molto dalla salute di ciascuno dei contraenti, dalla “potenza” che ognuno esprime qui ed ora. Come in natura la debolezza di un animale lo espone all’aggressione dei predatori così in questo “bel rapporto” l’idillio dipende dai rapporti di forza. Si da il caso che il papi sia un pò indebolito: l’uomo del “fare” appare un pò cagionevole, con la febbre alta.
E’ saltato il rapporto con Fini. Berlusconi ogni volta che ha vinto le elezioni, il buon risultato ottenuto è stato sempre il frutto di un lavoro di aggregazione perché il partito azienda (Forza Italia) è sempre oscillata tra il 20 ed il 25%. Si tratta, come è evidente, di un partito forte ma non capace, da solo, di arrivare al potere. I tanti coriferi del potere carismatico ci descrivono un papi che calamita i voti, che ammalia i cuori, che incanta i votanti quasi fosse il pifferaio magico o il mago Merlino ma questa è propaganda anche un pò dozzinale e di cattivo gusto. Berlusconi ama presentarsi come un non politico, come un “imprenditore prestato alla politica” ma, al contrario, è sempre stato un vero politico capace di aggregare, di mettere insieme forze diverse: quando ha vinto è sempre stato così. Fin dal suo debutto, quando “sdoganò” il Movimento Sociale Italiano escluso fino a quel momento da qualsiasi gioco di governo, dimostrò queste virtù politiche essenziali per arrivare a quantità spendibili per il governo del paese.
La rottura con Fini lo indebolisce moltissimo e gli fa rivedere i tempi tristi (per lui) delle vittorie di Prodi. Berlusconi ha ben chiaro che senza creare un sistema di alleanze ha poche speranze di mantenere il potere. Per lui si tratta di una questione di “vita o di morte” perché sappiamo, gli italiani sanno, che ha qualche scheletro nell’armadio e che, senza scudi legittimi o illegittimi, potrebbe essere tolto dal gioco della politica molto presto non da una magistratura ostile ma dai suoi errori. Deve dare una rinfrescata alla sua rete di alleanze perché da solo non va da nessuna parte, né i colonnelli ex AN rappresentano una soluzione vera alla rottura con Fini. I giornali parlano di serrati tentativi di corteggiamento di un suo vecchio nemico Casini, di disperati tentativi di trovare qualche parlamentare disponibile a scambiare consenso per potere, di negoziati con gli odiati finiani, ecc ecc: insomma il papi si da da fare e prende tempo perché la sua situazione è molto ma molto difficile. Fateci caso: l’uomo del fare non parla più al suo adorato pubblico. Ringhiano, minacciando elezioni e prendendosi in tutta risposta belle pernacchie, i Cicchitto, i Bondi, gli ascari come Minzolini, Feltri, Belpietro, ma lui, l’uomo del “ghe pensi mi” decide di sparire, di minimizzarsi, di riflettere. E’ difficile spiegare agli italiani come abbia fatto a sperperare una maggioranza bulgara, senza precedenti, come abbia potuto dissipare un capitale politico così rilevante come quello che italiani gli hanno consegnato nell’aprile del 2008. L’arma delle elezioni è un coltello spuntato perché senza alleanze sa bene che non ha possibilità credibili ed, infatti, lascia che a brandirla siano i suoi uomini, lui se ne guarda bene. Ammesso e non concesso che riuscisse a vincere alla camera sembra proprio che al senato non ci sarebbero i numeri e, dunque, lui, il papi sarebbe il sacrifico necessario per un governo di larghe intese in un quadro parlamentare diviso. C’è da non dormire e le rare immagini che si vedono del grand’uomo lo mostrano molto, molto preoccupato.
Il problema fondamentale, quasi che quelli descritti fossero bazzecole, però, è che il cavernicolo dal dito medio eretto sente il sangue, sente la crisi del suo caro amico e si eccita. Lui si che ha interesse ad andare alle elezioni. Tutti gli osservatori parlano di forti smottamenti nell’elettorato del Nord verso la Lega e questi sarebbero voti del PDL perché chi vota a sinistra non ama gli animali preistorici, un pò impresentabili. Tra l’altro per il disegno di Bossi un eventuale parlamento dimezzato con la Lega più forte sarebbe perfetto per imporre il suo federalismo, cioè la tragedia finale per questo sventurato paese: un quadro politico che porterebbe rapidamente verso il superamento dell’unità d’Italia aprendo una crisi rispetto alla quale questa che viviamo sarebbe descritta come ‘età dell’oro. Dunque Bossi minaccia elezioni, va dritto verso lo scopo anche se sa bene che c’è un ostacolo pesante al quale Fini ha alluso nel suo discorso di Mirabello.Se Berlusconi si dimettesse il presidente Napolitano, nel rispetto della costituzione vigente, avrebbe il dovere di cercare una qualsivoglia maggioranza parlamentare che garantisse la continuità della legislatura ed allora sarebbero guai grossi, per il gatto e la volpe. Ecco perché ieri sera, mentre ancora rullavano i tamburi di guerra propagandistici, il papi ha detto: “Ho il dovere di governare”. La montagna ha partorito il topolino: ma tant’è. Di più non si può.
Corri, corri Berlusconi… Mala tempora currunt. In tanti si sono distaccati da te ed il tuo migliore amico è il tuo peggior nemico come nella società dei babbuini dove il leader beta, nell’80% dei casi, uccide il leader alfa. D’altra parte chi semina vento raccoglie tempesta .
In tutti i matrimoni di interesse, non e’ certo l’amore che si trova al centro degli interessi dei due coniugi.
L’interesse e’ al centro e fa ovviamente compiere tutto cio’ che porta interesse alla coppia a patto che ci sia al centro un interesse per il singolo.
Quando uno dei due sposi non e’ piu’ in grado di fornire i beni oggetto di interesse nella quantita’ stabilita come “utile” dall’altro, il matrimonio cessa o, in alternativa (sempre se per gli interessi individuali cio’ e’ comunque utile) la coppia resta formalmente unita ma ognuno opera senza alcuna attenzione all’altro, ma solo al proprio esclusivo interesse.
Quindi il matrimonio di interesse ha due fasi distinte: quella in cui la coppia opera unitariamente e quella in cui la coppia e’ in via di “sbilanciamento” e, in attesa di sciogliersi, c’e’ l'”arraffa-arraffa” individuale. Perche’ ovviamente e’ un matrimonio di interessi, quindi di fatto e’ come fosse una societa’ con due soci, con tutti gli annessi e i connessi (in questo caso c’e’ tanto di “rogito”….
Da un matrimonio di interessi che ci si puo’ attendere? Nulla, se non si e’ uno dei due sposi. E’ una ditta che sta puntando sull’accaparramento.
Fini era l’amante comune dei due e, fino ad un po’ di tempo fa’, di fatto nessuno dei due sposi la teneva in grande attenzione. Ma, per motivi vari, il “terzo incomodo” ha incominciato a sgomitare, lamentandosi della posizione subalterna e, tra l’altro, sostenendo che si deve ridiscutere “il trio”.
Pertanto (mi dispiace per la “toppata” di alcuni del pd che si dimostrano sempre poco “politichesi”) non c’e’ nessunissima “sbandata” di fini verso la sinistra (sarebbe una cosa al di fuori del mondo, come si fa a pensare ad una cosa del genere!!!) e non c’e’ nemmeno nessun allontanamento ideologico del “terzo” dal rapporto di coppia.
C’e’ solo una ricontrattazione, sta a vedere se su basi ideologico-moraliste come sembra (e tanto di cappello) o se la questione e’ semplicemente di una riconfigurazione dei pesi e dei valori individuali all’interno della coalizione, come sostengono i piu’ maliziosi.
Io penso che Fini in questo momento si stia distinguendo dalla coppia, mettendo in campo una serie di osservazioni “di spessore”, sulle quali dice che facevano parte del bagaglio culturale di AN e che erano importanti nel progetto del PDL.
Su questo ovviamente le reazioni della coppia sono state “di bassa lega” (scusate il gioco di parole). In cinque minuti la coppia ha evidenziato di avere uno spessore politico praticamente ridicolo, evidenziando peraltro di non avere nemmeno la piu’ pallida idea di come funzionano le istituzioni, minacciando “colloqui col quirinale” che non avrebbero avuto ne’ capo ne’ coda.
Inoltre la coppia si evidenzia scoordinata ed in netta contrapposizione interna sul “da farsi”, uno dice “no-elezioni”, l’altro dice “si-elezioni”.
Ma, alla fine, l’unico che ha fatto la figura di persona seria e’ Fini, dato che innanzitutto ha saputo gestire la situazione, sottolineando con forza che lui non si sta gettando in mano all’opposizione, anzi, tutt’altro, lui sta mantenendo una posizione iniziale ideologica su cui invece e’ la coppia a latitare pesantemente.
Fini si sta quindi appellando a tutto cio’ che di sensato e intelligente c’e’ da dire e da valutare, mentre la coppia sta reagendo in modo scomposto e assolutamente “da quindicenni”.
Morale: Fini sta guadagnando punti a palate presso tutti coloro che pensano che la morale e la legalita’ non siano elementi privi di importanza nella vita politica (e sono tanti, direi). La coppia Berlusconi/Bossi sta perdendo fortemente punti. E ne perderanno sempre di piu’ perche’ hanno dimostrato che il loro e’ semplicemente un matrimonio di interessi senza alcun “interesse” verso la nazione ma solo verso le loro specifiche attenzioni personali (salvarsi per uno, portarsi a casa un potere locale in padania per l’altro).