Alternanza e innovazione
Il passaggio dal centrosinistra al centrodestra non ha ridotto l’incapacità del sistema pubblico della Campania a praticare le politiche comunitarie per la coesione e lo sviluppo.
Caldoro accusa Bassolino per i tagli che l’Unione Europea minaccia su alcuni progetti del 2000-2006, ma, al tempo stesso, oggi, l’avanzamento della spesa del 2007-2013 è inferiore al 40% dei fondi disponibili.
Se il centrosinistra è stato poco attento alla qualità della programmazione e dei progetti, si potrebbe dire che il centrodestra non li spende proprio. Sta di fatto che l’inefficacia con cui si utilizzano i Fondi Comunitari è il dato di deprimente continuità, per l’economia e le comunità regionali della Campania.
Volendo trarne qualche insegnamento di valenza sovralocale, dobbiamo necessariamente esplorare le cause più profonde di tutto ciò, andando oltre la banalizzazione personalistica di un dibattito politico sempre più superficiale, litigioso e inconcludente.
Diciamo subito che i fatti richiamati manifestano plasticamente gli effetti della mancata innovazione, nella politica e nell’amministrazione non solo locale. Vediamo perché.
È noto a tutti che l’efficacia delle politiche comunitarie dipende molto dalla qualità con cui i decisori politici compiono le scelte di propria competenza. Quanto più sono partecipate, condivise e fondate sui principi di decentramento e sussidiarietà, tanto più concorrono e contribuiscono al processo di unificazione europea.
Fin quando la politica italiana rimane gravata da vizi di autoreferenzialità, di centralismo dirigista, di contrattazione delle risorse in cambio di consensi, si rimarrà ai margini di quell’Europa che tutti –a parole- vogliono costruire. La questione non riguarda solo la politica locale, investe il sistema politico nel suo insieme. Da questo punto di vista andrebbero meglio esaminate le “chiavi di successo” della breve esperienza di Fabrizio Barca che, in poco più di un anno, ha fatto registrare un consistente incremento, qualitativo e quantitativo, nell’uso dei Fondi a livello nazionale. A ben guardare c’è stato l’accenno di una innovazione di sistema.
Ma “una rondine non fa primavera”. Ne sono consapevoli alcuni autorevoli dirigenti politici (come ad esempio Gianni Pittella e lo stesso Barca), ma non tutti sembrano aver capito che l’innovazione è efficace quando cammina sulle gambe e nella testa di tante persone.
Anche sul piano più strettamente amministrativo serve una radicale e profonda innovazione. Non c’è chi non veda la pesantezza, la farraginosità, la duplicazione di funzioni, gli sprechi di risorse finanziarie, umane e professionali che si registrano in apparati e procedure pubbliche nazionali, regionali e locali. Di questo diremo poco. Se n’è resa conto persino l’Unione Europea, tant’è che un Obiettivo tematico comune della programmazione 2014-2020 è: “Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un’amministrazione pubblica efficiente”. Ma bisogna farlo presto. E ancora una volta il passaggio dalle parole ai fatti è compito della politica e della sua capacità di innovare davvero.
L’aspettativa della nostra Associazione -non a caso “Innovatori Europei”- è che nel travagliato percorso evolutivo del Partito Democratico e di altre forze che si richiamano alle culture riformatrici di sinistra, prevalgano, finalmente, le ragioni di profondi cambiamenti. Senza un adeguato esercizio delle culture comunitarie, l’Italia difficilmente potrà risollevarsi.
È la nostra “ragion d’essere”. Ne faremo oggetto di un rinnovato e libero impegno civile.
Sono perfettamente d’accordo con quanto afferma Osvaldo Cammarota. Aggiungo solo che alcuna speranza può essere riposta sull’attuale classe dirigente, se non per poche individuali eccezioni. Essa va cambiata, senza altri indugi.
Benvenuto. Permettici di invitarti ad una prossima iniziativa su Bagnoli.