Innovatori Europei

Significativamente Oltre

MARIANNA MADIA CI SCRIVE

L’Onorevole Marianna Madia risponde al nostro Post “L’Occidente non va a Sinistra” con una Lettera pubblicata sul suo Blog dal titolo “L’Occidente va a destra? in risposta agli Innovatori Europei”.

Leggo con piacere che Marianna condivide la Tesi di un allontanamento Europeo dai valori della Sinistra, anche perchè sicuro che lei sarà tra i portatori di un messaggio politico innovativo all’interno del Partito Democratico, anche e soprattutto su temi “culturali-complessi” come questi.

Buon lavoro, Onorevole.

Massimo Preziuso

L’OCCIDENTE NON VA A SINISTRA

Queste settimane sono state davvero intense e particolari.

Stiamo assistendo ad un’ondata di cambiamento che non mi sarei proprio aspettato.

Qualche mese fa, devo ammetterlo, scrissi sul fatto che il Mondo stesse andando verso Sinistra.

Lo scrivevo soprattutto a seguito della crisi dei Mercati Finanziari americani, della emergenza di nuove economie e culture (la Cina e l’India) e della prorompente forza dell’ondata Democratica (Obama e Clinton) che cominciava con le Primarie degli Stati Uniti.

Mi sembrava chiaro che l’Occidente, dopo aver creduto troppo nell’economia di mercato e nella competizione globale, a seguito di questi fenomeni di scala vasta avrebbe (pensavo) cambiato strada e ritrovato, anche con la politica, un nuovo (vecchio) modo di stare insieme sul pianeta, in maniera solidale, per affrontare cambiamenti epocali e difficili che si avvicinavano sempre più.

Bene, a seguito delle elezioni politiche italiane di Aprile e del risultato romano, e oggi di quello inglese, con la sconfitta dei Labour a livello Paese e nella città di Londra, devo dirmi che avevo proprio torto.
Quello che oggi vedo è invece un’Europa (l’Occidente?) che va decisamente a Destra!
Vi consiglio di leggere a riguardo un libro scritto dal Professor Simone dell’Università Roma Tre, dal titolo “IL MOSTRO MITE: Perché l’Occidente non va a sinistra”.
L’autore analizza, prima che gli ultimi fatti avvenissero, i motivi dell’allontanamento dai valori della sinistra e dell’avvicinamento a quello che lui definisce il “Mostro Mite” della Destra moderna.

Davvero un’interessante lettura, su cui sarebbe interessante avviare un dibattito.

Massimo

OSSERVAZIONI SUL PARTITO DEMOCRATICO

Riporto qui un commento scritto all’amico Mario Adinolfi che sintetizza quello che penso, dopo averne riflettuto, sul risultato del Partito Democratico in queste elezioni.

Bene, penso quello che pensavo il giorno dopo le elezioni politiche, ovvero che il PD ha comunque raggiunto il suo scopo principale.

“Ciao Mario.

Leggo con piacere queste tue riflessioni sincere e forti.

Anche se a primo sguardo potrei condividerle pienamente, se poi ci penso bene, devo dissentirne. Ti dico perchè.

Io, nel mio piccolo, e tu, in maniera più intensa, abbiamo supportato questo progetto – Partito Democratico con entusiasmo e passione, vedendone (si veda la Mission di Innovatori Europei) il potenziale contenitore di Innovazione politica e culturale per l’Italia.

Io, aldilà dei non esaltanti risultati delle politiche nazionali e locali di questo mese, dico che l’innovazione politica e culturale, direttamente o indirettamente, implicitamente o esplicitamente, il Partito Democratico la sta portando.

Le stesse bocciature di candidature “non nuove” in situazioni “difficili” sono segno di innovazione culturale e politica per il nostro Paese, il cui popolo (e quella è la cosa importante) sa valutare, e son sicuro che valuterà in maniera crescente il Partito Democratico.

Per concludere: non credo che Veltroni sia l’artefice di una sconfitta del PD.

Credo, invece, che il Partito Democratico abbia raggiunto l’obiettivo che poteva (e forse voleva) raggiungere: avviare, appunto, un processo di innovazione politica e culturale che, appena cominciato con queste elezioni politiche, andrà avanti, a mio avviso, per i prossimi decenni, nella politica (sia nel centro sinistra che nel centro destra italiani) e nella società.

E questo è il dato importante.

Il resto, per me cittadino, è secondario.

Io sono e rimango fiducioso per il futuro del Paese.

Un abbraccio.

Massimo Preziuso”

POLITICHE ENERGETICHE: OLTRE LE BUONE INTENZIONI

di Enzo Tripaldi

Il nostro Paese è sempre stato fra i più accesi sostenitori del protocollo di Kyoto. Il nostro Paese è tuttavia quello che in concreto ha mostrato irrilevanti progressi in materia di emissioni di CO2.

Contraddizioni italiche. Le medesime contraddizioni che si registrano nelle azioni da mettere in campo per fronteggiare l’aumento preoccupante del prezzo del petrolio e della conseguente bolletta energetica, dell’efficientamento del nostro sistema di distribuzione e produzione dell’energia.

Si susseguono proposte, richieste, buone intenzioni ma in realtà siamo troppo distanti dagli altri paesi più sviluppati.
La nostra è ormai divenuta una società energivora, il che di per sé non significa molto, dato che nella storia tutti i sistemi che hanno cercato di assicurare benessere e sviluppo lo hanno dovuto fare senza badare troppo ai costi energetici (vedi anche le tigri asiatiche).

Si pone tuttavia oggi una duplice sfida quella dell’efficienza e della diversificazione, laddove per la prima occorre ottenere, a costi invariati, di più, in considerazione del fatto che le società evolute ben difficilmente sarebbero disposte (senza considerare le esigenze del comparto produttivo) a rinunciare al loro tenore di vita.

In linea generale tuttavia è bene non eludere una serie d’ostacoli che ancora si frappongono all’impostazione di un processo che viri verso una maggiore efficienza e diversificazione.

Sul tema in Italia ci sarebbe bisogno di una vera “offensiva culturale”, sarebbe ipocrita non ammettere che a fronte di una sensibilità poco sviluppata delle classi dirigenti si associa quella della maggioranza dei nostri connazionali, che ancora spesso perseverano in comportamenti troppo disinvolti.

Un po’ quello che si registra con le percentuali della raccolta differenziata, ai soliti buoni propositi non seguono sempre comportamenti virtuosi da parte degli utenti. Basta farsi un giro sui cassonetti della “spazzatura tal quale” per verificare quante materie prime secondarie vengono non avviate, mediante i conferimenti differenziati, al riciclo.

L’offensiva dovrebbe porsi obiettivi pratici: convincere i cittadini a monitorare la temperatura all’interno delle abitazioni, spingerli a preferire le modalità collettive di trasporto rispetto all’auto spesso occupata dal solo conducente, evitare sprechi d’acqua, corrente elettrica (perché ci sono insegne ancora accese all’una di notte?), anche mediante un sistema combinato d’incentivi / disincentivi. Si potrebbe continuare, resta il problema di diffondere una sensibilità che oggi pare essere patrimonio di poche élite.

Vi è poi l’ostacolo economico. Occorrono ingenti investimenti, sia infrastrutturali sia in incentivi, (questi in una prima fase) e si sa come in Italia, con buona pace dei tesoretti, le risorse finanziare sono spesso una montagna troppo alta da scalare per i buoni propositi. Oltretutto andrebbe definito un grande piano energetico moderno e ben coordinato, onde evitare opere ed iniziative poco utili e ridondanti.

Dal che si può passare al terzo ostacolo direttamente collegato ad importanti investimenti. Qui balza subito all’attenzione l’esempio dei rigassificatori.

Esiste, non senza qualche ragione, una diffusa diffidenza delle popolazioni verso la realizzazione di infrastrutture medio / grandi.

Questo, a nostro giudizio, è proprio il vincolo maggiore, cui tuttavia non è possibile operare dall’alto “motu proprio”. Molte vicende hanno dimostrato fallimentare questa strategia.

La diffidenza popolare d’altra parte è legata a comportamenti non sempre virtuosi della P. A. nella realizzazione di grandi infrastrutture, che hanno visto in passato concretizzarsi impatti ambientali e sociali maggiori di quelli promessi nelle fasi di progettazione, che non sempre hanno tenuto conto della salubrità dei territori e delle bellezze naturali.

L’Italia tuttavia è una sorta d’area protetta e di un museo a cielo aperto, ma anche la valorizzazione di questo patrimonio deve passare da interventi infrastrutturali, occorre essere bravi a privilegiare in un ottica costi – benefici quelli utili, funzionali, ben dimensionati e che considerino fra i costi anche quelli ambientali.

Tenuto conto di questa situazione non sarebbe inopportuno prevedere ex lege nei gruppi di progettazione un professionista espressamente nominato dai cittadini, comitati, ecc.

Ci sembra che se non si parte da questo, si continuerà oltre che a marciare a scartamento ridotto (e perdere ulteriore terreno nella competizione planetaria) anche ad operare con iniziative episodiche e mal collegate.

Sul piano del fare si potrebbe iniziare (a costi molto contenuti) a diffondere più capillarmente le tecniche del telelavoro, a patto tuttavia di superare una vetusta logica in base alla quale è fondamentale essere presenti e visibili, sempre e comunque, invece di lavorare per obiettivi.

Meno spostamenti equivalgono a meno code, meno incidenti e soprattutto meno consumi di carburante, oltre che di emissioni. Spesso, soprattutto i giovani maggiormente scolarizzati, riconoscono che potrebbero lavorare tranquillamente da casa.

Sulla mobilità oggi è poco realistico abbattere quella che è l’utilità del mezzo privato che assicura la massima penetrazione nelle città e sul territorio e garantisce piena flessibilità d’orari. Su questo servirebbe un’azione (tuttavia costosa) sulle tratte ferrate (in passato abbandonate), sull’efficienza dei servizi, sui collegamenti intermodali.

Per la mobilità urbana e paraurbana si dovrebbe fare maggiore ricorso alle tecniche della cosiddetta finanza di progetto (project financing), laddove la redditività della gestione garantirebbe il rientro dei capitali investiti per la realizzazione o l’ammodernamento.

Sul fronte del riscaldamento domestico e della dispersione di calore operare con consistenti aiuti, magari con un accordo con gli istituti di credito (una sorta di mutui energia), mentre per il raffreddamento, i sempre più diffusi condizionatori, si dovrebbe favorire il passaggio a sistemi quanto meno condominiali, una centralizzazione come per gli impianti di riscaldamento.

Sembrerà poi banale ma alcuni studiosi hanno evidenziato come lo sviluppo di aree verdi in zone fortemente urbanizzate incide, seppur di poco, sul risparmio da condizionamento domestico.

Senza arretrare sulla normativa, per i nuovi edifici, volta al risparmio energetico.

Per le fonti non convenzionali, rispetto alle quali oggettivamente ci sono dei progressi, c’è ancora spazio per un impulso del fotovoltaico e dell’utilizzo delle biomasse in ambito rurale, derivanti da residui agricoli (anche reflui) e forestali, purché disponibili entro un breve raggio (20/25 Km), altrimenti i costi di spostamento vanificherebbero il tutto.

Sull’utilizzo dei biocarburanti l’attualità mostra come vada utilizzato con acume, giacché in alcuni paesi ha “stressato” i costi dei “prodotti food” con conseguenze pericolose.

Una piccola rivoluzione per il pagamento delle utenze. A parità di consumo di un single e di una famiglia di quattro persone, appare naturale che i secondi paghino meno, se non altro per invogliare il primo a comportamenti più virtuosi.

Il quadro non è, e neanche voleva essere esaustivo, si potrà obiettare che di questo se ne parla da tempo ma, appunto, se ne parla.

ASPETTANDO IL VOTO DI ROMA!

In questi giorni non si parla che di Roma e dell’importanza del voto della Capitale sugli equilibri politici e sociali, presenti e futuri, del Paese.

Nel mio piccolo credo una sola cosa: comunque vada Domenica e Lunedì, la Capitale è pronta (lo sono i suoi cittadini – tra cui il sottoscritto, onorato di vivere in questa bellissima città), per una RIPRESA, che riparte dalla LEGALITA’ e dalla SICUREZZA, e che può dare il via alla RIPRESA del PAESE INTERO.

A proposito di questo tema devo dire che, sebbene io sia dichiaratemente un Democrat, leggendo l’analisi di Pansa su L’Espresso di ieri, mi son ritrovato con lui.

Il famoso giornalista scrive del persistere di un atteggiamento presente nel Centro Sinistra italiano, e in molti suoi protagonisti, che non vede (o non vuole vedere) i problemi concreti dei cittadini, riferendosi in particolare alla percepita (e reale) MANCANZA di SICUREZZA e LEGALITA’ che si avverte da tempo in una città come Roma, acuita dopo gli ultimi fatti di questi mesi.

Bene, io spero che Lunedì Rutelli vinca le elezioni e diventi Sindaco della Capitale, perchè ho stima della persona e perchè credo che sia importante che Roma, capitale di Italia, venga governata da un Partito nuovo e innovativo – il Partito Democratico, che son convinto non potrà che crescere e far bene nei prossimi anni.

Spero altresì che, chiunque sia il vincitore, si dedichi, prima di tutto, al PROBLEMA SICUREZZA e LEGALITA’: dalla sua risoluzione passa la ripresa del Paese, che è in declino, a mio avviso, principalmente per motivi legati alla perdita di Capitale Sociale, che nasce solo laddove vi è un clima sereno, di sicurezza e collaborazione.

In bocca al lupo, Roma!

Massimo Preziuso

COSTRUENDO INNOVATORI EUROPEI

Ciao a tutti.

Solo per dirvi che il motivo per cui sono un po’ assente in questo periodo è il seguente: stiamo per dare formalizzazione alla Associazione-Centro Studi di Innovatori Europei, e vita alle prime 3 sedi fisiche in cui incontrarci e discutere su Temi e Progetti comuni (a Roma, Napoli e Milano).

I contributi di tutti (di idee e di risorse) sono chiaramente i benvenuti.

Grazie,
Massimo Preziuso

LETTERA A VELTRONI

Pubblicata sul sito degli amici di PD Londra: http://pdlondra.wordpress.com

Roma, 16 aprile 2008

Caro Walter,

oggi dopo la sconfitta, io sono tranquillo, se penso che il Partito Democratico chiude un secolo di storia molto discutibile.

Un secolo pieno di difficoltà, che iniziava con la caduta della destra – sconfitta nel 1905/1910 con Giolitti, mai più ricostruita come forza vera moralmente accettabile, chiusa più che mai nel suo impegno neo-industriale e priva ormai del vero spirito morale di una destra-guida – per continuare con la lotta di Aldo Moro e della sua corrente, nella difficile marcia tra Vaticano e sinistra social-comunista.

Io ho vissuto tutto il dramma, ma “ad latere”, chiuso in forma ossessiva nella mia Neuropsichiatria infantile: dal 1945 non l’ho mai abbandonata. Ma, sul piano politico, potevo liberamente pensare, attendere, soffrire, e sperare.

Il tuo partito per me risolve dunque un’epoca e raggiungerà quella sintesi in cui speravo, ma che mi sembrava troppo coraggiosa in un’Italia che trattiene ancora in sé due anime positive controverse e una destra vera. Ecco perché ha vinto una destra che non è una destra!

E ha perso una sinistra che non è una sinistra armonica; intelligente sì, ma a cui i propri ideali non sono del tutto chiari.

Conclusione: Il Pd per la nazione Italia, che ha in sé due grandi verità in contrapposizione politica più che ideale, doveva ancora progredire.

Il Pd è il vero partito che vince e porta alla vittoria quella ricchezza contraddittoria italiana, rispetto agli altri Paesi, stretta tra Vaticano e mondo del lavoro. Vaticano e spirito di attività e di volontà di dare, che è proprio del mondo impiegatizio-operaio. Ma che la destra italiana non ha mai saputo capire nel suo lato positivo.

Medita anche tu su quanto ti ho detto, su ciò che è stato il dramma della mia vita, che ho saputo sublimare in me stesso solo nel dare al mondo scientifico della Neuropsichiatria infantile.

Ti sono molto vicino e dai miei 95 anni vedo una prossima vittoria tua e del tuo partito, se sarà capace di comprendere meglio il dramma positivo e negativo del secolo passato.

Ti prego di meditare dieci minuti al giorno su questo mio sfogo e prenditi tutti i pensieri, la volontà, le speranze e la sicurezza di tutta la mia vita.

La morale, per me, è nelle parole di mio padre che, portandomi a vedere a 8 anni la casa del Lavoro di Torino, che i fascisti avevano bruciato, gridava: “Giovanni, ricorda! Giovanni, ricorda! Giovanni, ricorda!”.

Da quel tragico fuoco è nata tutta la mia lotta psicologica e politica, che ha determinato il desiderio di darmi al mio popolo, nel limite delle mie possibilità.

Dai miei 95 anni ti mando tutti i più trepidi e commossi auguri. Sei ancora molto giovane. Lotta e non cedere mai ai tuoi ideali. Sei riuscito a ridurre l’enorme frammentazione a 2-3 partiti. Hai fatto un lavoro straordinario e stupendo.

Ricordo ancora il tuo discorso nei giorni in cui eri diventato Sindaco di Roma: “…Ma io rimarrò in questo settore”, quando ti risposi: “Sei troppo giovane per decidere della tua vita”. La frase che forse ti sembrò molto sibillina voleva dire: vai avanti e credi in quello che fai cocciutamente, ogni volta che decidi qualcosa.
Sono sicuro che le tue idee, come supporto al tuo coraggio di costruire e prendere la guida del Partito Democratico, saranno la tua grande vittoria: un irrinunciabile plus valore per il nostro Paese.

Un giorno, scherzando, ho detto a Fassino che volevo essere il numero 12 del Partito, perché lasciavo il posto agli altri undici molto più importanti di me! Ed ora, a parte le battute, mantengo in forma ideale questo mio desiderio. E avendo avuto la grande fortuna di captare le verità essenziali dei tuoi discorsi, ti dico: continua.

Il Pd, come inizio di un’armonica costruzione fra le necessità e gli ideali italiani in una visione europea, deve continuare perché l’Italia è la nazione più ricca di contrasti, ma è depositaria di un vastissimo bacino di insospettabili, costruttive qualità caratteriali e culturali.

La sconfitta deve quindi insegnare a capire molto di più di quanto è giusto, per discutere, costruire e proporre il giusto all’Italia che tutt’ora si interroga.

Buon lavoro.

Giovanni Bollea

POLITICHE ENERGETICHE – ITALIA

Efficienza e rinnovabili: quali aspettative col nuovo Governo?

QUALENERGIA.IT – 17 APRILE 2008 di Gianni Silvestrini

Riflessioni in ordine sparso in vista del Governo che opererà dal mese di maggio. Per capire l’indirizzo che verrà dato alle politiche sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica sarà importante osservare quali saranno le persone scelte per i ministeri decisivi e le loro prime dichiarazioni. Certo, ci sono gli obiettivi europei al 2020 (legalmente vincolanti per le fonti rinnovabili) che rappresentano un punto di riferimento a cui l’Italia non si potrà sottrarre. Ma è evidente che ci può essere più o meno convinzione nella definizione delle politiche di promozione necessarie, e le scelte che verranno effettuate potranno cambiare il quadro nel medio periodo. Il fatto che si stia assistendo a una fioritura di iniziative imprenditoriali sul fronte delle rinnovabili, con molte nuove imprese impegnate nella produzione di tecnologie solari radicate nel nord del Paese, fa ritenere che si stia creando una massa critica di interessi che spingerà per la prosecuzione di politiche di incentivazione. Ogni giorno che passa rafforza, infatti, il numero di progettisti, installatori, operatori, utenti coinvolti. Basti pensare che nel solo fotovoltaico vengono ormai collegati in rete più di 1.000 impianti ogni mese. Le rinnovabili peraltro sono, da sempre, al primo posto nel gradimento dell’opinione pubblica. Resta, comunque, una preoccupazione sulla possibilità di una revisione degli incentivi. Il settore dove invece il mercato non potrà che crescere è quello della efficienza energetica. Da un lato i prezzi dell’energia sono elevati e continueranno a esserlo. Si riscontrano record dei prezzi non solo per il greggio e il gas ma anche per il carbone. Dall’altro siamo di fronte a un quadro normativo molto favorevole, come dimostra l’obbligo sui certificati bianchi recentemente esteso al 2012, le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici estese al 2010, i requisiti sempre più stringenti per la nuova edilizia a partire dal 2010. Si tratta peraltro di norme destinate a portare benefici netti al sistema-Paese (minori importazioni energetiche), oltre che agli utenti finali e, quindi, meno soggette a cambiamenti. Per finire, come dicevamo all’inizio, ci sono i vincoli internazionali destinati a influenzare in maniera decisiva le scelte energetiche dei singoli Paesi. A gennaio sono iniziati i conteggi relativi alle emissioni climalteranti previsti dal Protocollo di Kyoto. L’Italia è in grave ritardo (si veda contatore sul sito del Kyoto Club), ma gli ultimi due anni hanno visto una prima inversione di tendenza con una riduzione delle emissioni. Continuare in questa direzione comporterà una minore necessità di ricorrere a crediti di carbonio dall’estero o di pagare sanzioni. E poi ci sono gli impegni europei del 2020 che tracciano un percorso ineludibile nei prossimi anni. Una strategia intelligente, peraltro, è destinata a pagare. La Germania, in pochi anni ha creato un industria delle rinnovabili con 250.000 addetti (quante Fiat?), con investimenti che nel solo 2007 hanno sorpassato i 10 miliardi di euro e con una quota di energia verde raddoppiata tra il 2002 e il 2007 (dal 3,0% al 6,7% di energia primaria), dimostrando che una politica seria può indurre in tempi rapidi ricadute occupazionali, industriali e innovazione.

PRODI LASCIA, BERLUSCONI APRE?

Oggi è una giornata particolare.

Il Premier uscente Prodi, ideatore del Partito Democratico, con un ulteriore gesto nobile, lascia la Presidenza del Partito, per dare spazio ad una nuova classe dirigente.

Nello stesso giorno, Berlusconi, il nuovo Premier, apre al Partito Democratico per ruoli di Governo.

Qualcosa è cambiato davvero?

LA PICCOLA SVOLTA COMINCIATA!?

Io credo che la svolta sia cominciata per l’Italia: non nella maniera migliore, ma è cominciata.

Il PD ha raggiunto il suo vero obiettivo principale: creare una Forza politica riformista in Italia, ed eliminare i mille partiti (forse fin troppo) che creavano solo problemi ultimamente.

E’ chiaro altresì che, in un momento di grande rischio/opportunità, l’italiano ha scelto di rifugiarsi per proteggersi dal rischio e non ha tentato di cogliere l’opportunità insita nel PD.

Il problema è che “questa è l’Italia”, e semmai su questo bisognerà riflettere e agire nei prossimi anni.

Comunque ieri, si è fatto un primo passo avanti in Italia.

Si sono manifestati i pochi gruppi politici italiani, che formano la destra e la sinistra: PD, I.d.V., UDC, PDL, LEGA

Sono solo 5 partiti: forse addirittura troppo pochi!

Credo, poi, che UDC abbia dimostrato di essere più di Sinistra (in senso lato) che di Destra, e Veltroni dovrà avvicinarsi a lui.

Dobbiamo ora sperare che Berlusconi governi con discontinuità rispetto al passato (come ha ripetuto diverse volte in Tv ieri): aperto verso scelte condivise, e ATTENTO al PAESE che CROLLA sotto gli occhi di tutti, attuando le varie Riforme importanti che il Paese attende.

Massimo

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