Innovatori Europei

Significativamente Oltre

BORSE DI DOTTORATO E RICERCA

Ecco il contributo che ho lasciato sul blog dell’On. Marianna Madia, all’interno di una discussione incentrata sui temi del Sapere e del Talento generazionale, dal quale è nato un suo interessamento al lavoro dell’ADI (Associazione Dottorati Italiani) riguardante l’aumento (in numero e valore) delle Borse di Studio dei Dottorati italiani.

Spero che questo momento sia l’avvio di un interesse congiunto al tema, più generale e fondamentale, della necessità di avvio di percorsi di “valutazione della ricerca” e dei suoi finanziamenti, a partire dai Dottorati, e della costruzione di solide “partnerships Università-Impresa-Territorio”, che sono, come insegnavano già 10 anni fa a Napoli i Professori Nicolais e Corti, la conditio-sine-qua-non per l’avvio di percorsi virtuosi di crescita per l’economia e le società moderne, e quindi dell’Italia.

Speriamo che altri gruppi e persone, che conoscono l’importanza di tali temi, si uniranno a questo importante lavoro di normalizzazione e modernizzazione del Sapere e della Ricerca, che è, a mio modesto avviso, strettamente connesso al Tema del Merito e del Talento.

Chissà che non si cominci ad innovare davvero nel nostro Paese: io sento che, adesso, ce ne sono le possibilità!

– Ecco il mio commento:

Contento di leggere un altro interessante dibattito su questo Blog.

Lasciami però dire una cosa: ma perchè Tu, Marianna, la Meloni, la Mosca, e i tanti giovani parlamentari preparati di cui il Parlamento inizia, pian piano, a riempirsi, non vi occupate dello scandalo SIMBOLO del nostro Paese, sul tema della ricerca, conoscenza, innovazione..

Parlo della perenne lotta, senza successo (con una brutta figura, a mio avviso, fatta dallo scorso governo Prodi e il suo Ministro Mussi), svolta dalla Associazione Dottorati Italiani, per l’innalzamento della Borsa di Studio,la copertura di tutti i posti di dottorato con Borsa, e altre.

Voi direte, ma questo invece di parlare dell’argomento in maniera complessa, parla della borsa di studio del dottorato:

il fatto è che in quella Borsa di Studio (e nei modi in cui molto spesso essa viene gestita e attribuita dalle Università), e nei contributi per la Ricerca, in genere, a mio avviso risiede TUTTO il complicato e negativo rapporto che il nostro Paese ha con il mondo del “Sapere, Innovazione, Merito, Talento..”

Per questo chiedo: perchè, Marianna, non vi iniziate ad occupare di questo scandalo tutto italiano??

Sono molto d’accordo sull’approccio “Bottom Up e Caotico” alla risoluzione dei problemi come quello generazionale, ma riguardo al vasto problema del SAPERE e del MERITO, io credo esso si possa approcciare solo attraverso la Leva di alcuni Parametri di Rottura di tipo politico: incentivi economici, investimenti privati, long-life learning, etc.

Questa è la mia opinione a riguardo.

Massimo

– Ed ecco la risposta della Madia:

…. Soltanto un’informazione per Massimo Preziuso e l’ADI: uno dei miei primissimi atti di “sindacato ispettivo” sarà chiedere conto al governo del sinora mancato aumento delle borse di dottorato, votato con la finanziaria 2008. Attendo di conoscere gli importi della borsa di maggio per inviare l’interrogazione.

CRIMINALITA’ E RELATIVISMO!

L’AGGRAVANTE DI CLANDESTINITÀ E IL RELATIVISMO CULTURALE

di Ainhoa Agullò

Nel “pacchetto sicurezza” che è stato approvato oggi dal CdM a Napoli, si include una misura molto grave, per quanto riguarda l’immigrazione, ovvero il fatto che la clandestinità possa essere considerata come aggravante in un reato, permettendo di aumentare così la pena di un terzo.

Secondo i princìpi del diritto penale, l’ultima ratio delle circostanze aggravanti e attenuanti in un reato è quella di permettere di ridurre il divario tra il reato commesso e le circostanze in cui tale reato è stato commesso, tenendo anche conto dell’intenzionalità nell’azione del soggetto attivo, oltre che alle circostanza oggettive in cui tale reato è stato commesso.

Il fatto però di considerare come circostanza aggravante (penso, a questo punto, oggettiva) la condizione di irregolarità nel soggiorno di una persona, reputo vada oltre quelle che possono essere considerate circostanze che, in qualche modo, possano incidere in maniera particolare sul reato stesso (mi viene pure il dubbio – e questa non è che una provocazione – che la finalità ultima di tutto ciò non sia altra che quella di andare incontro ad un’altra delle misure previste nel Pacchetto, ovvero quella che prevede che il giudice possa ordinare l’espulsione dello straniero o l’allontanamento dal territorio italiano di colui che sia condannato alla reclusione per un periodo superiore ai due anni…?).

Questa misura sembra di voler mettere fine all’atteggiamento di relativismo culturale a cui abbiamo assistito (e partecipato) in Occidente negli ultimi anni, nella cd “era della Globalizzazione”, ovvero ad una accettazione del “tutto vale” (o quasi tutto).

Ma, di fatto, cade nell’ errore opposto, ovvero una visione unilaterale del problema, favorendo, in un clima già “alterato” di per sé (dovuto agli ultimi avvenimenti), atteggiamenti che vanno oltre la tolleranza zero e rischiano di cadere (se non lo hanno già fatto) in violazioni dei diritti dell’Uomo, legittimate (o quanto meno “istigate”) dall’alto (se si approvasse alla fine tale misura).

Il superamento del relativismo culturale va fatto. Va superata l’idea del “politicamente corretto”, ma non va fatto ricadendo nell’errore contrario.

Non bisogna confondere autorità con autorevolezza.

Aristotele disse che è nel punto medio che sta la virtù.

Rimbocchiamoci le maniche, allora.

NUOVA POLITICA E AMBIENTE

Per una nuova generazione di politici attenti all’ambiente

Ho letto l’intervista di Marianna Madia ad Ecologisti Democratici, una Associazione nata all’interno del Partito Democratico, da cui evince la conoscenza e l’attenzione di Marianna verso i temi ambientali.

E questo è importante e positivo, secondo me: è molto importante infatti che, in Italia e in Europa, nasca e cresca una generazione di politici, come Marianna, che abbia background nel gestire la complessità e la potenzialità che il Tema ambientale raggiungerà nei prossimi anni.

E’ fondamentale allora che PD e PDL diano spazio a discussioni e proposte Bottom Up sui temi delle politiche ambientali che, ormai è evidente a tutti, rappresentano il futuro sentiero di crescita sostenibile per le economie avanzate come la nostra.

Che nasca l’insegnamento di questi temi nelle Scuole Primarie, e che nascono Scuole di Formazione politica attorno al Tema della Sostenibilità ambientale: questo è il mio auspicio.

Innovatori Europei proverà a dare un contributo, nel suo piccolo, in questo senso.

Intanto, buon lavoro a Marianna Madia e agli Ecologisti Democratici.

Massimo Preziuso

A BOCCE FERME

di Aldo Perotti

E’ trascorso quasi un mese dalle elezioni poltiche ed è forse solo ora possibile tentare un’analisi degli eventi. Il risultato elettorale ha confermato (sarà
stata la prima volta) quanto i sondaggi andavano proclamando da tempo: malcontento nella popolazione nei confronti del governo Prodi; il centrodestra in vantaggio
sul centro sinistra di 5, 6 ..10 punti percentuali
.

Pur trattandosi di una morte annunciata moltissimi di noi hanno creduto che anche questa volta le urne avrebbero smentito i sondaggi, che anche questa volta
gli elettori sarebbero rimasti fedeli al loro voto e avremmo visto riproporsi lo scenario di due anni fa, un pareggio, o anche una sconfitta.. ma piccola piccola.
“Si può fare …. a salvarsi…. e forse anche a vincere … chissà”. Questo è quello che pensavamo tutti noi elettori di centrosinistra. E’ invece no. E’ arrivata
la mazzata. Il “voto utile” di Berlusconi ha fatto presa sugli elettori e, per la maggioranza degli italiani, il voto utile era quello dato alla destra.
Tralasciando le alchimie (o l’idraulica) dei flussi di voto il paese – tutto insieme – ha scelto di fare un passo verso destra. La scomparsa di alcuni partiti dal panorama parlamentare e la concentrazione del voto sul Popolo delle Libertà (su Berlusconi) e sulla Lega  è il risultato di un ragionamento semplice dell’elettore italiano che ha deciso di votare chi aveva i numeri per contare davvero e nel dubbio di votare un po’ più a destra. E’ come se in questo strano biliardo della politica italiana che vedeva le biglie (i gruppi sociali) distribuite in maniera quanto mai articolata, all’improvviso le biglie abbiano deciso  di raccogliersi in pochi gruppi su un tavolo (il paese) che
improvvisamente pende a destra.

Il Partito Democratico ha lavorato per questa semplificazione ed in questo ha avuto successo ma l’inclinazione del tavolo è tale che basta poco, veramente poco, e le biglie rotolano dalla parte sbagliata. Le amministrative romane parlano chiaro: in una situazione di sostanziale equilibrio destra-sinistra è bastato poco e molti voti sono finiti nelle buche alla destra del tavolo (Rutelli ha perso in quanto ex Ministro del governo Prodi e quindi mediaticamente “antipatico” ;  è valsa quindi la formula: nel dubbio a destra).

Ci si deve rendere purtroppo conto che in questo momento storico la sinistra si trova a combattere le sue battaglie su un piano inclinato che tende a spostare
le aggregazioni sociali, le famiglie, le imprese, su posizioni conservative, di chiusura, per certi versi antistoriche.

E più questo spostamento avviene e più il paese, sotto il suo peso, corre il rischio di inclinarsi a destra. E’ il rischio della deriva autoritaria già sperimentata nel corso della storia. Spero di sbagliare ma l’opposizione collaborativa che promette Casini e la scelta di Di Pietro di non confluire nel gruppo del PD sembrano già dei segnali di scivolamento verso destra di queste formazioni politiche. Esistono, è vero, delle “incompatibilità” strettamente personali (Berlusconi vs Di Pietro ad esempio), ma la politica è l’ arte del compromesso.

Elemento anomalo in questo sistema dinamico è costituito dalla Lega Nord. La Lega gioca solo su una parte del tavolo e non ha una posizione definita. Non è interessata alle buche di destra o a quelle di sinistra. Non ha una sua visione del mondo ne progressista ne conservatrice e vuole solo un tavolo ordinato secondo un disegno non troppo distante (e non molto più grande) da quello di una terrazzo o di un piccolo giardino.

Piccolo, curato, anche con piante di pregio, fiori, e tutto il resto fuori.

La Lega possiede un suo magnetismo sulle istanze “semplici” e da qui la capacità di attrarre voti provenienti in tutte le classi sociali. In questo è un partito interclassista (come i grandi partiti della prima Repubblica), questo in controtendenza con quello che gli ultimi 15 anni hanno rappresentato per l’Italia, quindici anni in cui il bipolarismo  tendeva sempre più a presentarsi come scontro tra classi economico-sociali, essenzialmente ricchi contro poveri.

I grandi partiti  DC  e PCI si sono disgregati nel confilitto tra democristiani ricchi (professionisti, industriali) e democristiani poveri (operai, impiegati,
volontariato), come anche tra comunisti ricchi (quadri aziendali, gruppi colti ed agiati) e comunisti poveri (operai e gruppi massimalisti). L’obiettivo del
Partito Democratico sembrerebbe quella di voler essere, e la composizione delle liste voluta da Veltroni ne da conferma con l’inserimento della grande industria
(Colaninno) e del mondo operaio (Boccuzzi – ex Thyssen), un grande partito interclassista.

Questa scelta potrebbe a lungo termine rivelarsi vincente solo affiancandola ad altre scelte strategiche. Una di queste sembrerebbe già stata presa nella ricerca di un dialogo maggioranza-opposizione sulle istanze “semplici”. Le istanze “semplici” sono quelle che provengono dalla stragrande  maggioranza del paese e sono sicurezza, governabilità, strade pulite, servizi efficienti, giustizia rapida.

E’ (ed è stato) un atteggiamento suicida quello di tralasciare questi temi per occuparsi di temi minoritari nel paese, temi che spesso vanno a sbattere contro
la coscienza individuale, contro principi etici e religiosi, argomenti che sono in grado di dividere non solo i partiti al loro interno ma pure le singole famiglie (mariti contro mogli, padri contro figli).

Si tratta di temi letteralmente “laceranti” (si pensi ai Dico) che vanno certo mantenuti nel campo della politica ma solo in termini teorici e possono essere affrontati
solo quando la coscienza del paese li abbia “maturati”.

Purtroppo la sinistra spesso abbraccia donchisciottescamente queste battaglie che sono essenzialmente culturali. Il Partito Radicale, che ha sempre fatto di
queste battaglie il centro della sua attività, non è mai riuscito a raccogliere attorno a se un consenso significativo (fino quasi a scomparire). In questo la destra è sempre stata più cinica ed opportunista e si è raramente impegnata in battaglie che rischia di perdere (si pensi al recente silenzio assordante del Popolo delle Liberta sulla questione dell’aborto – con l’isolamento di Giuliano Ferrara lasciato solo dalla sua parte politica).

Un’altra scelta strategica per il PD dovrà essere quella di costruire un propria visione del mondo, un’idea del futuro originale ed in grado di dare riposte non sul presente (le istanze “semplici”) ma sul futuro lontano. Non possiamo pensare solo ai nostri figli ma dovremmo pensare ai nostri nipoti e se
possibile ai loro figli.

Il PD deve immaginare il mondo tra cento anni e progettarlo nelle sue fasi realizzative. Le scelte, gli indirizzi politici di oggi non sono che le premesse del mondo
che verrà, ma è su quelle premesse che prenderà forma il futuro di tutti noi.

Questa visione d’insieme potrà caratterizzare il PD e renderlo una forza propulsiva per il paese travolgendo quella visione miope, conservativa , per
certi versi un po’ nostalgica dei partiti dell’attuale maggioranza.

Tra cento anni come sarà il mondo ? Ci saranno ancora i ricchi e i poveri ?  Esiteranno ancora le automobili ? Roma e Inter giocheranno ancora la Coppa Italia ?
Esisteranno ancora i campi di calcio o sarà tutto virtuale ? La prostituzione – il mestiere più antico del mondo – esisterà ancora ? Per innamorarsi bisognerà
aver superato un esame e comunicarlo via e-mail all’interessata prima di dirle “mi sembra (non è vero) di averti già incontrata”?

NASCE IL GOVERNO OMBRA

A poche ore dalla nascita del Governo Berlusconi IV, la replica del Partito Democratico, con una novità per la politica italiana: il ritorno del Governo Ombra.

Buon lavoro

IL MASTER IN FINANZA ISLAMICA

Sono felice per questa notizia.
E’ partito il Master in Finanza Islamica, ideato da ISME , di cui ho il piacere di far parte come Direttore del neonato Centro Studi, insieme ad altri amici Innovatori Europei.
Un augurio particolare al Presidente Ermanno Mantova di cui ho avuto modo di apprezzare l’impegno e la passione messa in questa attività, da lui ideata e portata avanti.
Massimo Preziuso

Roma, al via Master sulla finanza Islamica (Isme) – 08/05/2008 11.00
Crescono le dimensioni e l’interesse verso la finanza islamica e anche il mondo della formazione inizia ad adeguarsi: da questo autunno partirà a Roma un Master in «Mediterranean and Arab Finance and Banking», organizzato dall’università La Sapienza di Roma in collaborazione con l’Istituto per gli studi economici e finanziari per lo sviluppo del Mediterraneo (ISME).
L’iniziativa è patrocinata dall’Associazione bancaria italiana (Abi) e dall’Union of Arab Banks (Uab) e si inserisce nell’ambito del memorandum d’intesa siglato dalle due organizzazioni a settembre scorso per promuovere le relazioni tra le banche italiane e quelle del mondo arabo.
Il master, si legge sul Sole 24 ore di oggi, sarà internazionale, con lezioni esclusivamente in inglese tenute da professori dell’università, manager, professionisti e esperti di finanza rispettosa della sharia.
Il corso, spiega Domenico Santececca, direttore dell’area corporate di Abi, «intende formare una particolare figura professionale che sarà sempre più richiesta dalle banche, in Italia ma soprattutto nell’intero sistema economico del Mediterraneo».

FRANCESCO GRILLO CI SCRIVE

Dopo Marianna Madia, giovane e donna parlamentare del Partito Democratico, Francesco Grillo, Direttore di VISION, risponde al nostro Post “L’Occidente non va a Sinistra” con un Post pubblicato sul suo Blog dal titolo “L’Occidente va a destra? Risposta a Innovatori Europei”

Caro Massimo,

ti mando le stesse riflessioni che ho inviato a Marianna, ieri sera, sulla questione dell’allontanamento dell’Europa (nel frattempo, rispetto a ieri sera, Obama ha fatto, però, un passo avanti abbastanza decisivo verso la nomination e non mi sembra più il caso di parlare di “occidente” nel suo complesso) dai valori della sinistra e sulla globalizzazione come variabile che spiegherebbe il fenomeno.

Mi sembra un dibattito che è potenzialmente vitale ma che rischia anche di diventare sterile se non andiamo oltre le etichette con le quali cerchiamo di imprigionare, semplificare la realtà.

a) Non c’è dubbio che i concetti di sinistra e destra vanno profondamente reinterpretati. E dunque dire che l’Europa va a destra perchè perde il Labour (cosa peraltro fisiologica dopo quindici anni di governo che fanno, comunque, del new labour una delle più grandi storie di successo politico in Europa) o che sterza al contrario perchè i sondaggi danno Sarkozy in caduta è un esercizio che produce poco.

b) La necessità di riorganizzare il concetto di destra – sinistra è particolarmente importante per un partito come il partito democratico. Che è il primo partito di massa europeo che esplicitamente supera la divisione..che si mette, anzi, a cavallo dello steccato. Il PD, del resto, proprio per queto motivo, si è ritrovato senza collocazione nelle grandi famiglie europee ed anzi ha timidamente proposto (agli altri) che quelle famiglie vadano riorganizzate

c) Tuttavia, il partito democratico questo sforzo (che è sforzo intellettuale ma anche politico) di rielaborazione non l’ha neppure cominciato (a questo proposito il mio post – che leggete di seguito in questo blog e sul Vision WebMagazine – individuava proprio nella assenza di idee e, anzi, di meccanismi di produzione di idee il motivo della sconfitta).

Inoltre sulla globalizzazione:

d) Mi pare che stiamo assumendo che la globalizzazione produce sofferenze (come diceva ieri Bersani) e che quindi per vincere bisogna fare a gara a ridurre la globalizzazione stessa. L’assunto è falso. Dal 1990 (anno in cui crolla con l’Unione Sovietica l’ultimo muro e comincia la globalizzazione moderna) la percentuale della popolazione mondiale che vive con meno di un dollaro al giorno (definizione di estrema povertà) è caduta dal 31,6% al 19,2% (fonte UN). La povertà estrema si è ridotta dovunque (sta scomparendo nell’Asia Orientale dove fino a dieci anni fa un terzo della popolazione ne soffriva e si riduce anche in Africa) e ciò equivale a dire che centinaia di milioni di persone sono passate dalla carestia a condizioni di “classe media”.

e) Il problema è, però, senz’altro che la globalizzazione non è governata. Non c’è più quasi nessun problema (dalla tutela del risparmio alla difesa della privacy, passando per il cambiamento climatico) che possa essere gestito a livello nazionale. E però a livello internazionale non c’è quasi nulla. O perlomeno non ci sono strumenti di governo sufficientemente veloci come quelli che c’erano a livello nazionale (neppure quando si tratta di rispondere ad un’emergenza umanitaria come il tifone che si è abbattuto sulla Birmania). Ciò ci riporta ai temi del “futuro dell’europa”, della “riforma delle nazioni unite”. Temi che – per tornare al punto c) precedente – dovrebbero essere parte integrante dell’agenda del PD (e che invece sono quasi inesistenti o comunque del tutto non comunicati)

Sono riflessioni veloci. Ma se chi crede nella innovazione, percepisce quanto siano entusiasmanti, serie e vitali queste questioni (non solo per il PD, ma per chiunque voglia provare a governare una società complessa) vale la pena di tornarci.

E’ su questo terreno che i “giovani” dovrebbero con le idee, le competenze, il talento, le proprie reti di relazioni internazionali proporsi come nuova classe dirigente.

Ed invece c’è ancora chi crede che sia solo questione di carta di identità. Ma questa è un’altra storia, un’altra delle storie sulle quali torneremo presto a parlare.

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