La Troika va superata – Intervista di Milano Finanza a Gianni Pittella
intervista di Francesco Ninfole – “Milano Finanza” a Gianni Pittella – 10 febbraio 2015
Domani i ministri delle Finanze dell’Eurozona si confronteranno sul piano greco e sulle richieste del premier Alexis Tsipras. Gianni Pittella, presidente dei socialisti e democratici europei, si schiera a favore di possibili concessioni ad Atene e chiede di superare la Troika.
Domanda. Presidente Pittella, Tsipras non vuole cambiare il programma elettorale e la Germania non vuole fare troppe concessioni ad Atene. Che cosa si aspetta dal prossimo Eurogruppo?
Risposta. Dobbiamo sforzarci di trovare un accordo con Atene. Noto con piacere che il governo Tsipras sembra avere rinunciato all’idea di un taglio del valore nominale del debito. Noi siamo sempre stati chiari: gli obblighi assunti vanno rispettati. Poi possiamo ragionare sul come. Certo, alcune dichiarazioni di certi ministri greci non aiutano affatto. Bisogna gettare acqua sul fuoco.
D. Quale soluzione crede sarà raggiunta alla fine sulla Grecia? Che cosa potrà ottenere Tsipras e a che cosa invece dovrebbe rinunciare?
R. L’urgenza ora è quella di trovare le risorse per far andare avanti la Grecia e coprire i vuoti di bilancio per i prossimi mesi. Nel lungo periodo credo si debba lavorare lungo due strade: un riscadenzamento e una riduzione ulteriore degli interessi. Si può inoltre pensare ad un periodo di moratorio per quanto riguarda il rimborso del debito.
D. Che cosa pensa della mossa Bce di non accettare più i titoli greci come collaterale per i rifinanziamenti alla banca centrale?
R. Di certo non mi convince chi cerca di tirare Draghi per la giacchetta: alcuni ritengono che sia troppo morbido con la Grecia, altri troppo duro. La Bce non è un’istituzione politica e quindi le sue mosse non vanno interpretate in maniera abusiva. Il sistema bancario greco ha bisogno di liquidità ed è fondamentale che la Bce continui a sostenerlo. Ora lo fa soltanto attraverso la liquidità di emergenza. Mi auguro che in futuro la Bce accetti nuovamente i titoli di Stato greci come collaterale. Sarebbe un gesto utile per l’economia greca.
D. Vede un rischio di uscita dall’euro della Grecia?
R. La penso come Draghi: l’euro è irreversibile; una volta che si aderisce, non si può più tornare indietro. Innanzitutto perché non converrebbe ai greci tornare alla dracma. La Grecia è e resterà nell’euro. Non esistono piani B.
D. Fa bene Tsipras a chiedere meno austerità? I leader socialisti Ue, tra cui Renzi, si sono mostrati comprensivi ma anche attenti a non avvicinarsi troppo alle posizioni del leader greco.
R. Siamo stati i primi a chiedere con forza il superamento dell’austerità. Per anni abbiamo combattuto contro le politiche di rigore cieco. Finalmente ora iniziamo a vedere i frutti, per esempio con la nuova intonazione della politica monetaria della Bce e con il piano d’investimenti da 315 miliardi di euro. Un piano da migliorare ma che costituisce un importante passo in avanti.
D. Quale ruolo dovrà avere la Troika (Fmi-Bce-Ue) nelle trattative con la Grecia e in futuro?
R. La Troika va superata. La sua cura ha fallito in Grecia anche perché lo strumento della Troika non funziona. Non è abbastanza democratico e trasparente. Tra le condizioni del nostro sostegno alla Commissione Juncker c’era anche quella di superare la troika con un nuovo meccanismo incentrato sul Consiglio, la Commissione e sotto il controllo del Parlamento. È ora di mettere in pratica questo nuovo meccanismo. La trattativa tra Atene e Bruxelles deve essere condotta dalle istituzioni europee, Commissione e Parlamento in primis.
D. È soddisfatto delle nuove linee guida Ue sulla flessibilità in materia di deficit strutturale?
R. Le linee guida sulla flessibilità rendono il Patto di stabilità meno stupido. Per la prima volta si introduce una clausola delle riforme strutturali che permetterà ai Paesi che fanno riforme di avere più margine di manovra di bilancio. Abbiamo inoltre ottenuto una nuova clausola degli investimenti, grazie alla quale i Paesi come l’Italia che hanno un deficit sotto al 3% potranno scomputare dal Patto di stabilità il cofinanziamento dei fondi strutturali e di coesione. Solo per l’Italia questo potrebbe liberare 5 miliardi aggiuntivi di risorse per gli investimenti. Per la prima volta si riesce ad infrangere il tabù dell’inviolabilità del Patto di stabilità. È un punto di svolta.
D. Lei è stato a Washington nei giorni scorsi per il Tttip, l’accordo di libero scambio in negoziazione tra Ue e Usa. Quali sono i nodi? È vero che ci sono divergenze di opinione, con Renzi e il Pd che spingerebbero in maniera più decisa per un’intesa rispetto a quanto vorrebbero i socialisti europei?
R. La nostra posizione sul Ttip è costruttiva, come quella del governo italiano. Un accordo ambizioso sul Ttip potrebbe portare a enormi e reciproci benefici per le pmi, non solo per le multinazionali, e per lavoratori e consumatori. È chiaro però che ci sono ancora nodi da sciogliere, su cui manterremo l’attenzione, perché non basta avere un accordo, serve un buon accordo che promuova e innalzi gli standard dei lavoratori, ambientali e della sicurezza alimentare. Sintetizzando con uno slogan potremmo dire: no agli Ogm o carni agli ormoni, preferiamo tenerci la nostra dieta mediterranea.
D. All’interno del Ttip qual è la sua posizione sull’Isds, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra multinazionali e Stati attraverso arbitri scelti dalle parti?
R. Sull’Isds ribadiamo le perplessità rispetto ad uno strumento che, così com’è pensato oggi, non ci convince sul piano della trasparenza e dell’efficacia. Due grandi aree politico-economiche avanzate come gli Usa e l’Unione europea hanno sistemi giuridici adeguati per far fronte alle possibili dispute. La protezione degli investitori potrebbe essere garantita attraverso i sistemi nazionali o meccanismi State-to-State. È necessario quindi trovare soluzioni diverse che garantiscano più trasparenza perché si possa trovare un compromesso.
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