SULLA COMPASSIONE
di Giuseppina Bonaviri
E’ attualissimo il dibattito sulla “compassione”.
Una compassione che va oltre la retorica o la bioetica come razionale consapevolezza dell’irreversibilità di un evento. Forse nuovo fronte concettuale che coniuga l’uomo alla pratica: sia essa medica, giuridica, religiosa, estrema. Forse un sentimento radicato nel nostro patrimonio biologico, imprescindibile, immutabile che ci rende vulnerabili, di alto valore morale.
Neutralità o partecipazione oggettiva alla sofferenza di un altro.
La dimensione si può ritrovare nel relazionale, nella dialettica tra scienze esatte e scienze umane, tra soggettività ed osservazione. L’oscillazione è tra “avere di fronte qualchuno o essere con qualcuno”. L’assenza di una dimensione forte di ricerca critica obiettiva sarà, dunque, sostituibile con la posizione di poteri tra buoni e cattivi, tra politicamente corretti e non, strutturazione che rimane precaria ed ideologica.
Così, lo spazio della sofferenza -sacra ed universale- continuerà solo a produrre algide applicazioni procedurali di ambigue leggine e normative. Ahimè!
Lascia un commento