GIOVANI E DONNE PER LA RICERCA
Giovani e donne per migliorare il mondo della ricerca (di Rita Levi Montalcini)
Un mondo migliore ”e’ possibile solo grazie ai giovani e nell’assoluta parita’ tra uomo e donna” . Ad affermarlo e’ il Premio Nobel Rita levi Montalcini che, intervistata da Maurizio Costanzo nella trasmissione ‘Il diario’, si racconta parlando dei suoi grandi affetti e del futuro e lanciando un appello ai giovani e alle donne.
”Ritengo che il futuro dell’umanita’ – afferma la scienziata – sia soprattutto nelle mani dei giovani, che da spettatori devono diventare attori nell’arena della vita. Se noi diamo ai giovani la possibilita’
di utilizzare le enormi conoscenze dell’informatica – ha aggiunto – noi possiamo salvare il genere umano”. Ed un forte richiamo arriva dalla Montalcini anche in favore del ruolo della donna nella societa’ moderna: ”Il giorno che si dara’ alle donne la piena parita’, il mondo vedra’ una nuova speranza”. Il ”50% dell’umanita’ spiega riferendosi al genere femminile – non ha avuto pieno accesso alla conoscenza, perché gli e’ stato impedito in nome di una minore forza fisica.
Ma la forza fisica non ha niente a che vedere con le capacita’ mentali.
Oggi noi sappiamo per certo che la donna ha pari capacita’ mentali rispetto ai coetanei di genere maschile. Io giro l’Italia visitando molti luoghi e incontrando molte persone; sono ricevuta molto calorosamente dai giovani che sentono la verita’ di quanto io dico, in particolare mi rivolgo alle donne.
Da quando io ero bambina la donna ha fatto notevoli progressi nei nostri paesi – commenta la scienziata – oggi pero’ la donna gode di una parita’ apparente, non ancora completa nei confronti dell’altro sesso”.
Montalcini ha anche raccontato delle difficolta’ incontrate, in quanto donna, nell’intraprendere la carriera universitaria: ”Amavo mio padre, avevo rispetto e temevo il suo giudizio cattivo verso di me. Era l’epoca vittoriana ed era logico – afferma – che mio fratello andasse all’universita’ e noi tre sorelle ci dedicassimo a studi prettamente femminili, che io odiavo. Ma quando chiesi a mio padre il permesso di continuare a studiare, mi disse ‘Non approvo, ma non posso impedirti di tornare a studiare’. Avevo 18 anni, presi la licenza media superiore e mi iscrissi a medicina. Con mia madre – ricorda il Nobel – avevo un ottimo rapporto di rispetto e devozione, ma non condividevamo le stesse idee: a tre anni decisi che non avrei mai voluto essere ne’ moglie ne’ madre come lo era stata mia madre, che io adoravo”. Qualche rimpianto?
”Non c’e’ dubbio che in questo modo abbia perso qualcosa – risponde – ma questa e’ stata la mia scelta e sono lieta di averla fatta”.
Sempre vivo, poi, il dolore per la perdita della sorella gemella Paola, scomparsa sei anni fa: ”Mia sorella Paola – racconta la Montalcini – e’ stata una grandissima artista e una persona formidabile, sia dal punto di vista morale che da quello delle capacita’ creative. Avevamo un rapporto stupendo da quando siamo nate fino al giorno in cui il suo polso si e’ fermato sotto la mia mano. Non ho mai amato e stimato nessuno come mia sorella gemella Paola. Un artista, non dal punto di vista scientifico, perché per quello non nutriva nessun interesse, ma dal punto di vista della produzione creativa. Non saprei dire in una parola cosa era per me, perché rappresentava, e rappresenta ancora oggi, tutto, nonostante siano passati ormai quasi sei anni dalla sua scomparsa”.
Un accenno, infine, al suo ultimo libro ‘I nuovi magellani nell’era digitale’: ”I nuovi magellani – spiega – sono i giovani di ambo i sessi, cioe’ coloro che hanno accesso ai sistemi dell’informatica e possono, se si riuniscono, cercare di intervenire e correggere quelle tragiche situazioni del mondo del sud o delle popolazioni dell’oriente in via di sviluppo. Io ritengo che oggi, grazie all’informatica, i giovani abbiano accesso – conclude il Nobel per la Medicina – anche laddove i loro genitori non riescono ad arrivare”.
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