ARTICOLO DI GIANNI PITTELLA PER LETTA
Libertà, natalità e mobilità: sono le parole chiave del programma di Enrico Letta per la corsa alla leadership del partito democratico. E vale la pena riflettere sul loro significato politico, soprattutto se riferite al Mezzogiorno.
Lo sviluppo è libertà, ricorda il titolo di un volume ormai famoso di Amartya Sen, premio Nobel per l’economia. Dunque il tema dello sviluppo del Mezzogiorno è molto più legato di quanto possa sembrare al concetto di libertà. Perché lo sviluppo è da considerarsi un processo di espansione delle libertà reali godute dai cittadini. L’espansione delle libertà rende più ricca e meno soggetta a vincoli la vita dei singoli individui, ma permette loro anche di essere in modo più completo individui sociali, che interagiscono col mondo ed influiscono su di esso.
Dunque, sempre seguendo Sen nel suo ragionamento sulla stretta relazione tra sviluppo e libertà, le libertà strumentali sono quelle che afferiscono alle infrastrutture economiche, alle occasioni sociali, alle garanzie di trasparenza, alla sicurezza protettiva che tuteli i diritti fondamentali delle persone più vulnerabili attraverso un sistema di welfare efficace. Ma l’esercizio delle libertà individuali dipende in maniera sostanziale dagli assetti sociali ed economici, come il sistema scolastico o sanitario e la regolazione del mercato. Così come dipende anche dall’effettività dei diritti civili e politici, attraverso la partecipazione. Tuttavia queste condizioni sono rese possibili proprio dall’esercizio delle libertà.
L’esercizio socialmente responsabile delle libertà individuali è una condizione importante per generare sviluppo. Le risorse finanziarie sono uno strumento necessario ma forse non sufficiente. Nel Sud occorre ricreare quegli spazi di partecipazione che possano rendere efficaci gli interventi pur fondamentali perché l’esercizio delle libertà individuali diventi effettivo.
Ad esempio con l’istruzione. Se nel mondo oggi l’istruzione è un punto determinante per creare condizioni di sviluppo duraturo, non si può non tenere in debito conto la situazione di grave ritardo degli studenti meridionali, evidenziata dall’indagine triennale dell’OCSE, denominata PISA, all’interno di un quadro nel quale l’Italia è già fanalino di coda rispetto ai principali paesi industrializzati di area OCSE.
D’altro canto il ritardo del Mezzogiorno in quelle attività proprie di esercizio delle libertà individuali deve far riflettere. Ad esempio rispetto al numero dei quotidiani letti ed alla media di partecipazione alle elezioni, il SUD accusa ritardi rispetto al resto dell’Italia, così come evidenziato da una recente ricerca sulla diffusione del capitale sociale in Italia realizzata da Roberto Cartocci.
Sviluppo e libertà sono quindi due parole inscindibili. L’utilizzo strumentale di questa parola fatto negli ultimi anni da chi ha inteso cavalcarla contro l’organizzazione e la regolazione sociale che sole possono garantire pari opportunità di esercizio della libertà pesa ancora oggi sull’approccio alle politiche di sviluppo del Mezzogiorno.
Quanto alla natalità, proprio l’anno scorso è stato lanciato l’allarme rispetto alla spirale demografica negativa nella quale il Mezzogiorno è entrato, dopo essere stato per decenni la riserva demografica dell’intero paese. Nel decennio 1995-2005 la quota percentuale delle nascite al Sud è passata dal 44,7% al 36%. Questo effetto negativo deriva dalla difficoltà di formare una famiglia, che ha conseguenze sul numero di figli che si riescono ad avere. Ed al Sud questo fenomeno è soprattutto legato alle difficoltà economiche, oltre che ad una ripresa decisa di fenomeni migratori di dimensioni preoccupanti. La Svimez ci ha ricordato non più di un mese fa un saldo negativo per il Mezzogiorno nei flussi Sud-Nord di 210.000 unità.
Ma la natalità è un concetto valido anche per esprimere la nascita e lo sviluppo di cose nuove, a partire dalle imprese per proseguire con le associazioni e il volontariato, e tutte quelle attività connesse alla crescita della società civile.
Esaltare tutte le positività connesse alla natalità è fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno.
In primo luogo facendo nascere nuove occasioni di mobilità, la terza parola chiave. La scarsissima mobilità sociale in Italia è ancora una volta accentuata nel Mezzogiorno. Il Censis ci ricorda che al Sud e nelle Isole, dove la disoccupazione costituisce un problema endemico, le classi più elevate mostrano di saper mettere in atto strategie difensive. Ma in generale già oggi una parte consistente di giovani meridionali è costretta a collocarsi in una posizione sottodimensionata rispetto al proprio titolo di studio. D’altra parte i figli delle fasce sociali più deboli vengono investiti in pieno dalla scarsezza di opportunità lavorative e dalle minori possibilità di elevare il proprio status.
L’istruzione è un veicolo molto importante per garantire una maggiore mobilità sociale soprattutto delle fasce meno abbienti. Le competenze acquisite sono l’unico strumento con il quale poter competere e migliorare la propria condizione di partenza.
L’allineamento dei blocchi di partenza è il principale elemento per lo svolgimento corretto di una competizione.
Ma anche la pista deve esserci. Perché se si passa dalla mobilità sociale a quella legata alle infrastrutture per la mobilità il Mezzogiorno presenta una situazione preoccupante che deve assumere nei fatti priorità strategica per la classe dirigente del Paese.
Anche qui la Svimez ci viene in soccorso con dati allarmanti. Fatto 100 il Centro-Nord, il Mezzogiorno si posiziona a 67,7 per la rete autostradale, a 59,4 per la rete ferroviaria elettrificata, a 0,7 per i centri intermodali, a 68,4 per gli aeroporti. La competizione non può essere giocata con le gambe legate.
Ecco perché libertà, natalità e mobilità esprimono una valenza politica generale, ma ancora più rilevante se declinata per il Mezzogiorno. Ecco perché Enrico Letta ha detto qualcosa in più di altri. Ecco perché la partecipazione a questo processo è un esercizio di libertà.
Eurodeputato DS – Coordinatore Nazionale della Campagna per le primarie di Enrico Letta
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