UNO SGUARDO SULL’ ITALIA
Osservazioni di Veronica
Cari Amici,
vi scrivo perchè vorrei condividere con voi delle sensazioni, legate sia all’idea della nascita del partito democratico, ma soprattutto alla profonda convinzione di continuare a credere che il nostro paese possa uscire da questa crisi nera, talora invisibile, sotterranea, camuffata, che da troppo tempo lo attanaglia.
Già perchè crisi.
Ma una crisi che come la vecchia donna di pirandelliana memoria cerca goffamente di travestirsi, truccarsi (farsi un lifting magari) per sembrare ancora avvenente, e continuare a sopravvivere.
Tanti, troppi sono i cartelli, le frecce luminose che ci indicano da tutte le parti che questo stato comatoso ormai agli sgoccioli.
Eppure tutti continuiamo a fluttuare in una realtà ovattata, fatta di volgare ricchezza agognata e che, come sottolinea Saviano nel suo libro “Gomorra” fa desiderare ai piccoli camorristi italiani, non di emulare Lucky Luciano o Al Capone (altrettanto osceni miti), ma la figura non meno violenta, non meno inquietante – proprio per la misera sete di potere farcita di intenti antidemocratici, e di scompaginamento dei valori della società civile che la caratterizza – di personaggi etichettati come “imprenditori”, della risma di Briatore.
Questa parola – imprenditore – si riempie nelle bocche di questi ragazzini, materiale umano della camorra, di inevitabili connotazioni malavitose, che sole consentono quell?ascesa vertiginosa dai contorni oscuri alla base dei miti opachi della nostra società.
Non è colpa di Napoli naturalmente, del luogo dove si vive, non è questione di determinismo territoriale.
Ma certamente colpa anche di ciò che vediamo, che ascoltiamo tutti i giorni intorno a noi.
E non si parla della vita quotidiana, quella che si trascorre guardandosi negli occhi a lavoro, a cena, sull’autobus, per strada, nelle pagine dei libri, nelle stanze d’ospedale, nelle aule di scuola.
E’ colpa delle false icone che fluttuano davanti ai nostri occhi, personaggi inesistenti, strumentalizzati da chi manovra il potere, per farci evitare di pensare.
Ma chi sono Lapo Elkan, Veronica Berlusconi?
Solo per citare le prime due che oggi mi riempiono, senza che io l’abbia richiesto, le orecchie, gli occhi, occupando tutte le televisioni, le prime pagine dei giornali: ma che razza di stampa abbiamo?
Chi sono queste persone che si permettono di disturbare il nostro tentativo di ascoltare, di capire ciò che accade nel nostro paese, ballandoci davanti agli occhi, al ritmo del gioco dei potenti?
Ieri sera ho visto la “Rosa bianca”, il film sulla storia di Sophie Scholl.
Il nome di questa ventunenne tedesca, condannata a morte, alla ghigliottina, dai nazisti nel ’43, perchè colpevole di aver usato le parole per tentare di diffondere idee diverse, per far tornare nel cuore dei tedeschi un principio di spinta alla presa di coscienza, alla voglia di libertà al diritto alla non sottomissione, durante un regime nazista che stava distruggendo vie umane, distruggendo la Germania, riecheggia ancora nella mia mente.
Ventuno anni. Si troppo giovanie forse non sapeva quello che faceva.
Ventuno anni. Forse è stata manipolata dal fratello Hans.
No.
Sophie Scholl era un’adulta, a ventuno anni, una donna piena della sua consapevolezza di cittadina tedesca, di essere umano, persino di cristiana.
Sophie Scholl era una donna, ma anche, ancora, una ragazza che amava la musica, il sola, il mare, sorridere, e che sapeva il senso delle parole coscienza, diritti umani, civili, libertà e amore per il prossimo, per la vita.
Cosa c’entra questa storia di tanti anni fa con la realtà di oggi?
Tutto.
Sentire una ragazza parlare con quella confidenza di parole come libertà , dignità , fa paura.
Di cosa parliamo oggi noi?
Di cosa parliamo in un paese che non ha alcuna cultura rispetto alle pari opportunità ?
Che contesta il velo e promette liposuzioni e facce gonfie?
Di cosa parliamo in questo paese microscopico e vecchio, in questo paese che ti entra negli occhi per l’incontrollabile bellezza – che non fa più figli?
Di cosa parliamo in questo paese dove, rispetto ad altri paesi, a molti altri paesi europei – come Francia o come la Repubblica Ceca – non c’è verso che un giovane possa trovare un lavoro anche minimamente adeguato, per competenze e retribuzione, al proprio percorso di studi?
E’ vergognoso.
E’ frustrante.
Sophie Scholl era maestra elementare, studiava psicologia, amava la letteratura, l’arte, Schubert.
Sapeva cosa è la libertà.
Grazie per l’attenzione
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