RIFORMA PENSIONI E INNOVAZIONE
di Luca Lauro
La riforma delle pensioni sta generando discussioni animate già ampiamente previste in cui si contrappongono non solo forze politiche schierate nei poli opposti ma le persone che in qualche modo sono gli attori principali del sistema previdenziale, i contribuenti e lavoratori attivi di ieri, oggi e domani e i beneficiari delle erogazioni di oggi e di domani.
Non è facile entrare correttamente nel merito della questione, ci sono troppi rischi di essere, con una sola parola o con un semplice numero, attratti o respinti da questa, quella corrente;
ma perchè si arriva a questo?
siamo sicuri che tutti i passaggi da fare siano stati rispettati?
il dilemma di fondo potrebbe non essere in effetti il valore della ‘quota’ che il lavoratore deve raggiungere per ottenere il diritto alla pensione, semplicemente sommando anni di età e anni di lavoro effettuato.
In effetti, voglio dire, il problema potrebbe essere alla base della scelta più che nella scelta.
Si parte infatti dall’idea che si debba riformare un sistema, quello previdenziale, senza pensare di riformare tutto il resto.
Dunque, facciamo per dire, se tutte le altre voci di spesa sono un ‘colabrodo’, si dice sostanzialmente, ‘fermo restando il colabrodo’ cominciamo a riformare la previdenza.
Mi sembra naturale che allora le risorse a disposizione della riforma siano e saranno sempre molto limitate e questa non può essere una colpa nè dei giovani nè dei pensionandi o dei lavoratori in generale;
in questi termini, per salvare la pelle a qualcuno è inevitabile farla a qualche altro e questo, di per sè, è comunque non equo, a prescindere dal merito e dalle evoluzioni che avranno le dicisioni finali.
Ma se il problema della riforma delle pensioni ricevesse (senza fare torto alla realtà economica) un inquadramento più ampio del tipo:
cominciamo a vedere per ognuno delle centinaia di settori della spesa pubblica quali risparmi si possono ottenere anche subito in un’ottica di efficienza, e così facendo ci sarà un settore dove si risparmia un euro, un altro dove in un anno nè risparmi diecimila e un altro ancora dove nello stesso tempo metti nel salvadanaio 10 milioni di euro, e mettiamo quindi tutti questi risparmi a disposizione del sistema previdenziale, certamente quelle risorse aiuterebbero una riforma più equa al di là del valore della quota, perchè dietro quel valore c’è ‘capienza economica’ o semplicemente la capacità del sistema di dare a tutti il giusto.
Questo modo di inquadrare le questioni economiche non più a comparti stagni assieme all’impiego dell’efficienza, anche come criterio di valutazione dell’operato politico, potrebbe essere la principale innovazione economica dei prossimi anni.
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