PITTELLA PER LETTA SEGRETARIO
Ho deciso di sostenere Enrico Letta nelle elezioni primarie per la leadership del PD del prossimo 14 ottobre.
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Il Partito Democratico ora esiste e, per quanto mi riguarda, le identità culturali e politiche che in esso hanno deciso di confluirvi non possono non subire un processo di reale e dinamica contaminazione, senza lasciar spazio a nessun malinteso vecchio spirito di appartenenza. Nessun “richiamo della foresta”, dunque, nessun volgersi all’indietro, nessun “serrate le fila” tra ex qualcosa, in una parola: nessuna ipocrisia tra ciò che predichiamo e le nostre conseguenti azioni politiche quotidiane. Animato da tale spirito affrontai il passaggio della mia personale adesione ai Ds, provenendo dal PSI, e così affronto oggi quest’altra avvincente e complessa tappa della mia politica.
In questi dieci anni ho condiviso un lungo percorso ideale e programmatico con personalità provenienti da storie e culture diverse dalla mia,conducendo con loro tante battaglie politiche senza che mai avvertissi lontananza preconcetta o pregiudiziale tra le rispettive posizioni. Questo è il mio modo di partecipare alla costruzione del nuovo partito, e così continuo a pensarla ma, soprattutto, a viverla.
E con questo approccio, mi ritrovo oggi a sottoscrivere la candidatura di Enrico.
Abbiamo bisogno di un partito nuovo che parli il linguaggio della modernità e della complessità, senza che ciò significhi la fuorviante semplificazione a colpi di slogan e sondaggi. Un partito liberale e riformista, giovane, amico di chi fa e ha voglia di fare. Un partito nemico della cooptazione e dei corporativismi, che si batte per premiare il merito, le capacità, per sostituire le competenze alle relazioni, per valorizzare una nuova cultura civica dei diritti del cittadino che purtroppo non siamo riusciti ancora ad alimentare con il dovuto vigore. Insomma, una forza politica laica e contendibile, nei propri confini e dentro il sistema politico più complessivo, libera dai pregiudizi, che sappia affrontare in maniera credibile e profonda i grandi nodi della realtà che siamo chiamati a vivere e che prima di definire le alleanze, definisca su quali contenuti voglia costruirle. Un grande partito del e per il Mezzogiorno, affinché la questione meridionale – nelle diverse forme in cui oggi essa si presenta – torni al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica nazionale ed europea.
E credo che il nuovo partito non possa non avere un rapporto di solidarietà e intensa condivisione con la grande forza dei socialisti e dei riformisti europei e delle grandi organizzazioni socialiste e democratiche del mondo.
Questo è il perimetro dentro il quale dobbiamo muoverci, nella consapevolezza che avere più candidati ci darà la possibilità di mobilitare un maggior numero di idee, istanze, esigenze di rappresentanza, passioni, culture. Ovviamente tutte complementari tra loro, e non potrebbe che essere così: si tratta di primarie dentro lo stesso campo, il nuovo partito riformista, non di primarie per indicare la guida della coalizione di governo e quindi tra profili e forze politiche, purtroppo, ancora assai diverse tra loro.
Discuteremo con diversi accenti e sensibilità, ci confronteremo forse sulla costruzione di una agenda di priorità, ma saremo oggi e dopo il 14 ottobre tutti dentro la stessa agorà culturale e politica.
In questi quasi dieci anni trascorsi al Parlamento Europeo ho potuto constatare quotidianamente quanto il Partito Democratico esistesse già, nei fatti.
Si sia trattato di difendere la moneta unica o il processo di allargamento, di esprimere giudizi sui dossier più delicati in discussione o sulla politica estera e di cooperazione dell’Unione, di parlare di Trattato Costituzionale o Politica di Coesione, si è sempre riscontrata una quasi totale assonanza tra le due delegazioni nazionali di Ds e Dl.
Per questa ragione, quando qualcuno ha sollevato il tema della collocazione europea della nuova forza quale elemento dirimente a discapito del processo di costruzione del nuovo soggetto, ho sostenuto la posizione esattamente opposta: forse mai come sulla politica europea i due maggiori partiti costituenti hanno dato prova di unità, affinità di vedute e di identità, condivisione delle posizioni.
Sogno la costruzione di un vero partito melting pot tra culture e storie, e trovo sia un grande valore il fatto di aderirvi con questo spirito, e con lo stesso spirito sostenere il candidato leader con il profilo più simile al proprio.
Se riusciremo a farlo tutti, avremo iniziato bene il nostro nuovo percorso comune.
Gianni Pittella
Eurodeputato DS/PSE
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