MA IL GOVERNO STA SVECCHIANDO
di Enrico Letta, “Corriere Economia”, 10 settembre 2007
Sì, ha ragione Dario Di Vico. L’Italia costituisce, per più di un motivo, un’anomalia in Europa. E senza dubbio sul ricambio generazionale il nostro Paese si distingue in negativo. Abbiamo, infatti, la classe dirigente meno giovane della media degli altri Paesi europei: è innegabile che oggi in Italia si è considerati “giovani” a 55-60 anni, mentre i quarantenni sono destinati ancora a un lungo tirocinio. Io stesso, che ero il più “giovane” quando, a 32 anni, sono diventato ministro per la prima volta, lo sono ancora oggi, che di anni ne ho 41. E’ anche per questo che ho scelto di mettermi in gioco. C’è resistenza all’idea che il ricambio generazionale sia prioritario e alla consapevolezza che la classe dirigente debba formarsi ed essere selezionata attraverso la competizione. E non attraverso la cooptazione. E’ in questo la nostra diversità, ciò che condanna l’Italia a non essere proiettata verso il futuro, imponendole invece di guardare solo al passato.
Di Vico, dunque, lunedì scorso su Corriere economia ha posto un tema chiave per la società italiana, sollecitando l’attenzione sul ricambio generazionale attraverso cui inevitabilmente passa la modernizzazione del paese. E’ vero, in molti settori, soprattutto là dove si seleziona la classe dirigente, non c’è competizione ma, al contrario, si risponde a logiche di cooptazione. Soprattutto nella politica, nel mondo accademico e in tanti campi della vita associata prevale l’idea che la competizione, lungi dall’essere un sano meccanismo di selezione, sia negativa e in alcuni casi addirittura distruttiva. Oggi chi lancia una sfida, chi si mette in gioco, chi vuole competere, difficilmente è cooptato. Il coraggio delle scelte, della competizione non è premiato. E questo perché la cooptazione premia la fedeltà e sposta inevitabilmente in là l’età della responsabilità, mentre la competizione premia il merito. Il paragone con l’economia appare naturale: il monopolio danneggia i consumatori, distorce la concorrenza, avvilisce gli stimoli a migliorarsi. Il mercato ha invece bisogno di regole certe, ma anche di aperture e di competizione. Eppure, chi è dentro il sistema vuole il monopolio, tutt’al più l’oligopolio. In economia, ma non solo.
Vorrei, però, che descrivendo un problema, non si generalizzasse. In questo anno di governo Prodi ci sono stati esempi virtuosi importanti. Ne ricordo due, potrei citarne altri. Riguardano due luoghi notoriamente “senior”, gli Esteri e i Servizi Segreti: il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, nominato dal governo Prodi, ha 52 anni ed è il più giovane funzionario scelto per quell’incarico; Franco Gabrielli, il nuovo Direttore del Sisde, è nato nel 1960. In organismi di diretta competenza del governo, dunque, è stata realizzata una rilevante inversione di tendenza.
E’ quello che occorre se si vuole modernizzare il paese. Le primarie e la realizzazione del Partito democratico costituiscono un’occasione straordinaria per rilanciare competizione e partecipazione, far prevalere il merito, promuovere il ringiovanimento e una più ampia presenza delle donne. A cominciare dalla politica. A patto, però, che si parta dall’idea che tutti sono contendibili e che la discussione deve essere vera, aperta, leale e non artificiosa. Tanto più che, per sua definizione, il sistema delle primarie punta a includere e non ad escludere.
Anche per questo ho deciso di candidarmi. Perché credo nella competizione e perché ritengo che la realizzazione del partito democratico sia un’occasione per dare una risposta alla domanda di buona politica che viene dalla società, e insieme per smuovere energie e competenze nuove nella partecipazione alla cosa pubblica.
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