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LA CAMPANIA PER LETTA!

I democratici per Enrico Letta: appello degli intellettuali di Napoli e della Campania
Innovatori Europei partecipa anche in Campania
03/09/2007«Libertà, mobilità, natalità. Il paese è fermo, bisogna dargli una sterzata». Il Partito democratico nasce per questo. La Campania è doppiamente ferma. E in Campania il Partito Democratico ha un doppio lavoro da fare.
Candidandosi alla guida del PD, Enrico Letta ha segnalato la necessità, per rimettere in moto il Paese, per ridargli competitività, di una politica “competitiva”. E’ un punto ineludibile. Competitività in politica è capacità di ascolto e di dialogo con le istanze sociali, capacità di proposta, e capacità di decisione, capacità di dare risposte ai problemi. Ma competitività in politica è anche autorevolezza e credibilità. Una politica competitiva è moralità ed efficienza: la moralità dell’efficienza, l’efficienza della moralità. E’ di questa politica, che sia credibile nell’invitare i cittadini alla partecipazione democratica e che allontani la deriva pericolosa dell’antipolitica, che il Paese ha bisogno. E la Campania ne ha doppiamente bisogno.
Questa politica, questo partito non ha bisogno di ideologie che non sono più idee, o di un Pantheon di icone e citazioni buone per ogni discorso, in attesa che si decida cosa fare, ma di cose da fare, di idee da far camminare, di decisioni da prendere, e di interpreti credibili, uomini e donne, per realizzare tutto questo.
In Campania è forte il rischio che il confronto su idee e programmi per il territorio, per l’interpretazione campana della via al PD, pur necessario, si risolva nella liturgia dei manifesti programmatici, facendo passare in secondo piano un elemento programmatico altrettanto fondamentale, questo sì che interessa la gente: il bisogno di visibili elementi di quella discontinuità politica da tanti avvertita come prerequisito per ricostruire un clima di fiducia tra politica e cittadini. Un nuovo percorso e un nuovo patto con i cittadini, ha bisogno in Campania, in chi si candida a guidarlo e in chi lo firmi, di credibilità nella capacità di interpretare questo bisogno.
Il Paese ha bisogno di una nuova qualità della politica. Di una nuova qualità dell’amministrazione pubblica. Di una nuova qualità dello sviluppo socio-economico. Queste cose vanno insieme. La politica non può più essere percepita come un costo, ma come investimento sociale produttivo, che dia al paese sviluppo e coesione. Ridurre i costi della politica significa da un lato ridurre la lievitazione abnorme del ceto politico, e i costi istituzionali che vi sono connessi, dall’altro ridurre il costo percepito della politica da parte dei cittadini per la sua inefficienza amministrativa e per la sua incapacità di interpretarne i bisogni. Solo la capacità di individuare e sciogliere i nodi della stagnazione istituzionale, sociale e politica del Paese con gli strumenti della buona politica e dell’amministrazione efficiente può ridargli slancio. Il PD nasce per proporre al paese un nuovo modo di essere, un nuovo modo di pensare, un nuovo modo di gestire nella cosa pubblica, che riprenda il filo interrotto del meglio delle grandi tradizioni politiche che hanno deciso di dar vita a questo processo, a questa speranza, a questa necessità.
Non è indifferente a tutto questo, che la rappresentanza politica sia scelta con modalità che ridiano da un lato ai cittadini la possibilità di decidere chi debba rappresentarli, e dall’altro limitino il rischio di consegnarne ampi settori a zone ambigue, grigie, quando non peggio della politica. L’indifferibile impegno per una nuova legge elettorale dovrà farsi carico di entrambe queste essenziali esigenze.
In Campania questo significa l’impegno a costruire un partito aperto alla società e custode di un impegno nella cosa pubblica capace di contribuire ad affrontare e risolvere il nodo della questione del mezzogiorno: una modernizzazione senza sviluppo economico e civile, con la consapevolezza della necessità di ridare valore ai tempi, riducendo sostanzialmente la dicotomia tra le scelte e la loro realizzazione.
La Campania ed il mezzogiorno non saranno il problema del paese, ma il suo futuro, se la politica sarà capace di mettere in valore il capitale sociale che vi è presente, a cominciare dai suoi giovani, liberando meriti e competenze dai freni della dipendenza e delle inefficienze di sistema. Nella sua responsabilità di governo nelle istituzioni locali il PD dovrà mettere mano davvero alla riforma delle macchine amministrative a tutti livelli, anziché – come finora si è prevalentemente fatto – enunciarne il proposito e secondarne clientelarmente le inefficienze, aggiungendovi la beffa dell’implementazione di necessità di un abnorme ricorso allo strumento della consulenza per portare avanti le proprie politiche di spesa. Ed affrontare con decisione il nodo del ramificato sistema parapubblico di società, la cui finalità spesso non è stata quella di risolvere un problema o erogare un servizio, ma piuttosto di un sostegno improprio ed improduttivo all’occupazione, drenando risorse pubbliche e alimentando ulteriori clientele. Una politica di consenso senza governo, arenatasi nel discredito sul cumulo dei disagi e delle emergenze, sulle diseconomie del non governo. Solo un cambio di passo su questo terreno renderà possibile uscire dalle emergenze della regione a cominciare dai rifiuti e dalla criminalità, prerequisito di ogni politica di sviluppo e di rilancio del territorio; e un trasparente ed efficiente utilizzo dei fondi europei a sostegno delle politiche regionali e nazionali per il mezzogiorno: una finestra di opportunità che è aperta per l’ultima volta e che non possiamo continuare a sotto utilizzare o sprecare. Solo così sarà possibile immettere nel mezzogiorno ed in Campania una forte dose di mercato e competizione per scardinare la criminalità organizzata e il suo intreccio perverso con la politica, attirando imprese dal nord e liberando le energie migliori del territorio; ed offrire tutela sul versante delle politiche sociali a chi davvero ha diritto a tutele, e non ha a chi tutele improprie ha la forza di garantirsi.
Ambiente, reti infrastrutturali, scuola e formazione, università e ricerca, turismo, sicurezza del territorio, politiche di accompagnamento al rilancio produttivo, marketing territoriale, una buona sanità, politiche sociali virtuose nel sostegno ai più deboli e al ruolo delle donne nella famiglia e nella società, sono le filiere dello sviluppo cui la politica deve applicarsi. Con il Partito democratico possiamo cambiare. Con il Partito democratico dobbiamo cambiare il Paese e la Campania.
Eugenio Mazzarella
Raffaele Cananzi
Mario Raffa
Mario Rusciano
Erminia Agozzino
Pina Amarelli Mengano
Patrizia Boldoni
Alfredo Budillon
Fabio Ciaramelli
Roberto Defez
Umberto De Gregorio
Marinella De Nigris
Enrico De Simone
Paola De Vivo
Giuliana Di Fiore
Amedeo Di Maio
Linda Di Porzio
Giovanni Esposito
Amelia Filippelli
Adriano Giannola
Biagio Grasso
Annamaria Lamarra
Massimo Lo Cicero
Silvio Lugnano
Carlo Mamone Capria
Fabrizio Mangoni
Rosita Marchese
Gilberto Marselli
Gustavo Mita
Luigi Musella
Aurelio Musi
Fabbio Nupieri
Vincenzo Pavone
Antonio Principe
Aldo Schiassi
Goffredo Sciaudone
Vincenzo Sica
Norma Staiano
Valerio Tozzi

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