INTERVISTA ON. MIGLIORE SUL PD
Intervista all’on Gennaro Migliore sul Partito Democratico
di Salvatore Viglia
L’on. Migliore è capogruppo parlamentare di Rifondazione comunista-Sinistra europea. E’ componente della II Commissione Giustizia, della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, della Conferenza dei capi gruppo.
Il Partito Democratico è una malattia che deve fare il suo corso, un processo degenerativo, una conseguenza ineluttabile delle forze di sinistra, un giorno, anche lei passerà attraverso questo processo?
Il Partito Democratico, non è un partito di sinistra. E’, per sua stessa decisione, un partito che coinvolge le forze che in questo momento, e neanche tutte, si identificano come riformisti. La divisione che si è verificata all’interno dei DS con il distacco di Mussi ed ora di Angius, è consistente. Una parte della sinistra che non ha una collocazione internazionale.
Personalmente, credo invece che ci sia bisogno di sinistra in questo paese. Non c’è, quindi, nessuna contiguità tra i processi che si sono avviati tempo fa nel cantiere della Rifondazione ed oggi Sinistra europea con un processo
di formazione e di unificazione del PD, di gruppi dirigenti di partito che si sono già misurati alle elezioni con liste comuni.
Allora, questa è una necessità politica o una evoluzione di carattere ideologico? Fassino è stato comunista, uomo di sinistra ed ancora oggi si definisce tale, però, è l’artefice della formazione di un partito che lei definisce non di sinistra.
A me sembra che sia lo stesso partito democratico a non definirsi di sinistra. Per quanto mi riguarda, lo decideranno loro che cosa è. Io non credo che sia un percorso legittimo che viene scelto politicamente. Non è né un obbligo, né l’ultima spiaggia, è una scelta politica che fanno i gruppi dirigenti di Margherita e DS che, in questo momento, probabilmente, leggono la fase politica italiana, con questi occhi. In ogni caso, è sembrato chiaro che il processo sia stato molto difficoltoso. Gli stessi propugnatori, in fase d’avvio di questo partito, di questa idea, i Parisi, i prodiani in genere, erano in grande fermento. In alcune fasi, la polemica è stata anche molto vivace. A me sembra piuttosto che la preoccupazione sia stata soprattutto quella di confezionare il contenitore prima ancora dei contenuti.
In questo sodalizio, chi sarà penalizzato maggiormente dal punto di vista ideologico?
Non lo so, sinceramente. Non mi pare che questa unione sia stata impostata su base ideologica. E’ un partito molto pragmatico, non mi pare neanche che il carattere del manifesto che lo istituisce entusiasmasse granché gli stessi sostenitori, per cui sinceramente non so.
Da questo ulteriore frazionamento che i DS dovranno sopportare, lei auspica un ricompattamento a sinistra?
Credo che sia in campo una possibilità di ricomposizione importante del processo politico di sinistra in questo paese e che tutte le forze, da Rifondazione comunista a quelle della sinistra dei DS, si devono proporre questa ambizione, cioè quella di costruire una nuova soggettività politica.
Gli unici ad avere un vero vantaggio, sarà la sinistra?
La sinistra che aspetta da molto tempo un soggetto più ampio in cui vedere realmente rappresentata la sua ragion d’essere.
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