L’alta velocità ferroviaria per il rilancio della Basilicata
di Massimo Preziuso (su Il Quotidiano della Basilicata)
E’ un periodo davvero strano quello che stiamo vivendo, a tutti i livelli. Nel mondo continuano e si sommano crisi di vario tipo, che ci dicono che la abbuffata fatta negli ultimi dieci anni di globalizzazione ora va pagata. In Europa ormai da cinque anni, importando e accogliendo una crisi “molto” americana, siamo entrati dentro una nuova, quella dell’euro, che in pochissimi anni è diventata oggi la crisi di tutti noi. E in Italia, Paese in poco tempo diventato a “sovranità limitata”, le cose nella società e nell’economia vanno male, aldilà delle rappresentazioni che si vogliono dare ad una presunta recuperata “credibilità internazionale” sotto la guida di un governo di “illuminati”.
Ma nelle “crisi vivono le più grandi opportunità”. E questo potrebbe essere il caso della piccola Basilicata, che può proprio in questi tempi trasformare limiti strutturali in grandi opportunità. Infatti, proprio in questi anni così negativamente speciali la Lucania sta recuperando una potenziale centralità. Capita spesso di sentirsi dire: “La Basilicata è l’ultima Regione di Italia in cui si può investire e tanto”. “Ma scherzi, non abbiamo il contesto adatto per gli investimenti. Siamo scollegati. Non abbiamo cultura imprenditoriale” si risponde a caldo. Poi, riflettendoci bene, viene da aggiungere: “In effetti si potrebbe fare tanto in Basilicata. E’ un territorio pieno di risorse naturali (acqua, aria, sole, vento, di combustibili fossili (petrolio e gas), è geograficamente al centro del mezzogiorno, ha un enorme bacino di professionalità con cultura universitaria e molte volte scientifica, non è sede di criminalità diffusa. Ha una nuova classe dirigente giovane e preparata”.
E proprio in questi giorni anche lo SVIMEZ ha detto che “la Basilicata è la Regione più dinamica del Paese”, nonostante abbia i classici ed enormi problemi di una Regione del mezzogiorno di Italia. Ma allora cosa realmente manca in Basilicata per trasformare questo “dinamismo” in attrazione di investimenti, talenti e tecnologia? A mio avviso manca proprio quella cultura imprenditoriale che solitamente nasce attorno a grandi progetti infrastrutturali che facciano da volano allo sviluppo della Regione. Si obietterà che queste lacune regionali sono però dovute alla scarsa densità economica e di domanda aggregata che possa permettere la realizzazione di grandi progetti e investimenti. Ma, se è vero questo, nello stesso tempo è sempre in Lucania che le aziende petrolifere estraggono miliardi di euro l’anno di petrolio e gas naturale, lasciando ad oggi alla Regione nessun progetto di lungo periodo (forse perché non sollecitate in tal senso).
E allora si potrebbe provare a rilanciare proprio fissando lo sguardo più attentamente su questo tema. Si potrebbe per esempio decidere finalmente di investire parte delle risorse ricavate dall’estrazione e destinate come royalties alla Regione e ai comuni interessati – invece che in buoni benzina o in piccoli progetti locali disordinati e senza visione – nel project financing di una infrastruttura ferroviaria in alta velocità che colleghi la Basilicata con il corridoio europeo Sud – Nord, mettendola al centro del mezzogiorno e rendendola naturale calamita di risorse e progetti. Molti obietteranno che una tale infrastruttura non è fattibile economicamente per la solita “mancanza di domanda” (in questo caso di flussi di viaggiatori) o perché “il tracciato è inserito in una geomorfologia troppo complessa” (per troppa pendenza o cose simili). Ma, con volontà politica e con ingenti risorse pubbliche e private, l’alta velocità in Basilicata si potrebbe di certo fare. Ed ha senso investire oggi in un serio studio di fattibilità per poi eventualmente inserire tale infrastruttura nel gruppo delle grandi opere pubbliche europee da realizzare.
Qualcosa va assolutamente fatta – se non l’alta velocità un aeroporto – per connettere la Lucania con un mondo di persone e di risorse che la vogliono fortemente incontrare. Il momento è adesso.
Lascia un commento