Brenno al Nazareno
di Michele Mezza
Come Brenno, Renzi ha buttato la sua spada sul tavolo della direzione del Pd gridando il suo Guai ai vinti. E come dargli torto: dopo 30 anni di moine, in un mese si mettono in movimento le riforme, si sblocca il bicameralismo, si da una scossa ai partiti, seppellendo gli apparati centrali e spostando lo scontro sul territorio e qualcuno si attacca all’estetismo di Berlusconi che viola il sacro Graal della sede del PD?
E’ proprio il segno che il partito erede evolutivo del PCI è ormai un guscio vuoto. E Renzi ne è l’ufficiale liquidatore che sta rapidamente celebrando le esequie della solenne salma, tra l’altro scegliendo come giorno data proprio la vigilia dell’anniversario della fondazione del PCI.
Due i totem attorno a cui si ballava oggi: primo, la storia della vergogna per l’incontro con Berlusconi al Nazzareno.Liquidata da Renzi con la feroce battuta per cui lui lo ha fatto entrare al Nazzareno mentre altri avevano fatto entrare Berlusconi a Palazzo Chigi, polemica chiusa.
Secondo il modo di decidere: Renzi ha spiegato che non tocca al partito , o a quello che ne rimane, ma al popolo delle primarie, che votandolo ha votato un programma che prevedeva la riforma elettorale e l’abolizione del Senato.
Dunque chi sta discutendo nella sala del Nazareno è solo un prestanome. Cuperlo ha capito bene che si trattava della lapide che chiudeva il sepolcro ed ha alzato la voce: che partito è mai questo dove tutto è deciso dalle primarie. Un altro partito, gli aveva già risposto Renzi, perchè altri sono i suoi valori e soprattutto altra la sua base sociale.
Siamo vicini al tema caldo della concezione del partito e della politica che ha sinistra ha sempre avviato i processi di scissione. E credo che con oggi la coazione a ripetere si sia messa in moto.
Sul merito poco da dire: il groviglio delle norme non lascia spazio a discussioni. Legge maggioritaria di fondo, con un doppio turno di coalizione e un diritti generoso di tribuna. Collegi plurinominali, con identificazione dei candidati e primarie per la loro selezione.
E’ una legge che scompiglierà i partiti, scomponendo ulteriormente la destra, ma anche il Pd, e seppellirà Grillo. Renzi oggi ha fatto le prove della campagna elettorale: sono io il guastatore del sistema tu sei un chiacchierone.
Infine il sugello che chiude la bocca a chiunque voglia storcere il naso: dopo 30 anni di noia e di impotenze interessate io in un mese cambio il sistema. Che dirgli?
Questa mano è tutta sua. Rimane unico sulla scena .Gli rimane solo da stabilire come mettere sotto tutela il governo, ma le chiacchierate con Alfano senza Letta hanno fatto capire anche quale sarà il metodo.
Ora rimane il problema di come tradurre questa vittoria in linea politica e in alleanze sociali. Renzi conquistato il partito deve riempirlo di nuove figure sociali eguali a lui, dopo aver rottamato i dirigente ex PCI deve rottamare gli elettori ex PCI.E la comparsa di Veltroni è apparsa come l’ultima minaccia: se non io tornano quelli là….
Lo strappo radicale però, come sempre, lascia aperta la strada a chi vorrà rimettere l’idea di sinistra sul mercato politico: o ripristinando l’eredità, con l’ennesima ritualità di una scissione per tradimento, o ripensando la cultura e l’ambizione di una sinistra che riprenda a competere con i centri di comando del capitale per civilizzare il sistema.
Magari ricominciando dall’unico minuto in cui la direzione del PD è apparsa in sintonia con il paese che corre e che cresce: con il ricordo del Maestro abbado. Ripartiamo dalla potenza del sapere dalla negoziazione delle sue forme diffusive dal contrasto dei poteri che ne vogliono limitare la corsa. Una sinistra che non pianga al ricordo del 21 gennaio, ma che riprovi ha dargli spessore nella storia del futuro del paese.
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