8 suggerimenti alla classe dirigente italiana
di Massimo Preziuso, pubblicato sulla rivista generazionale Tr3nta
Tracciato un quadro generale della situazione giovanile in italia, Massimo Preziuso prova a elencare otto punti su cui la classe dirigente italiana dovrebbe investire a partire già dal prossimo anno.
Siamo alla fine di un altro anno (e di un decennio) difficile per la nostra cara Italia.
Il Paese lentamente continua nella sua fase declinante, e questo lo si vede nell’economia ma soprattutto nei fatti sociali.
Le iniziative del movimento studentesco e gli scontri a Roma di qualche giorno fa – malamente gestiti dalla classe dirigente italiana (professionisti, intellettuali, politici) come un qualcosa di strano, fastidioso e fuori luogo – sono una semplice cartina dello stato dell’arte del Paese.
Siamo giunti ad un momento cruciale.
Le nuove generazioni (gli studenti medi e universitari) unite alle ormai quasi – nuove (i trentenni e quarantenni dalla vita precaria) stanno finalmente dando segnali evidenti alla restante parte del Paese di una situazione che non va più bene nemmeno a loro, che la stanno vivendo da un decennio almeno da protagonisti negativi e passivi.
Va detto che, in questo contesto, vi sono anche altri segnali positivi provenienti dai giovani.
Aumenta ad esempio la spinta verso l’associazionismo e la imprenditorialità.
Mai come in questi anni si vedono ragazzi anche giovanissimi che tornano ad impegnarsi nel volontariato o nella politica, cosa che non accadeva solo dieci anni fa. E questo è un fatto che va colto e sostenuto.
Basta poi girare per LinkedIn e leggere i profili professionali dei trentenni di oggi per capire che rivoluzione silenziosa è in atto: da un lato si torna a scendere in piazza nell’età della formazione, dall’altro si rivede il modo di essere lavoratori nell’epoca della precarietà, ma anche delle variegate opportunità, e si ricercano nuove forme di soddisfazione personale al di fuori dei grandi involucri aziendali.
Tutto questo è semplicemente cambiamento, generato da un momento difficilissimo ancora mascherato dai media e dalla politica.
Ed è su questi germogli di “pacifica rivoluzione generazionale” che bisogna assolutamente e rapidamente fare leva per lasciarci alle spalle un decennio di crisi.
E devono farvi leva soprattutto le classi dirigenti che, risultate incapaci di svolgere il proprio ruolo – “dirigere” la società e la sua parte più energica, i giovani, verso il cambiamento – dovranno almeno ora riuscire ad assecondarne il moto spontaneo.
Ed allora cosa si può consigliare loro?
Scrivo qui una mia semplice “wish-list” in ordine casuale, sperando non risulti per questo banale.
Si può e si deve:
1) Immergersi nei luoghi in cui oggi si discute e si fa nuova cultura ed innovazione: il Web ed i social network;
2) Liberare sempre più l’accesso alla Rete, a cominciare da una seria diffusione libera del collegamento internet in luoghi pubblici, con il Wi-Fi;
3) Aiutare a sviluppare a pieno le iniziative associative di vario tipo che nascono nel Web, soprattutto nel passaggio al “mondo reale”, senza il quale Internet non esplica pienamente il suo enorme potenziale di driver culturale e di innovazione;
4) Sostenere la nascita e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali giovanili mettendo insieme risorse pubbliche e private;
5) Aiutare i giovani ad effettuare esperienze di formazione e lavoro nei paesi dell’Unione Europea, per formarli alla nuova cornice cultuale di riferimento;
6) Sostenere uno sforzo congiunto delle università italiane per avvicinare i giovani al mondo delle professioni fin dai periodi di studio superiore e universitario;
7) Favorire l’accesso dei giovani in politica, a partire dal livello locale, anche attraverso le così tanto vituperate “quote arancio”. Sono certo che la loro migliore conoscenza del mondo presente sia fondamentale nelle istituzioni più della (eventuale) minore esperienza;
8 ) Last but not least, tornare ad insegnare a scuola – rendendola centrale nella formazione del discente – la ormai lontana ma ancora più necessaria, in una società sempre più complessa, “educazione civica”;
Buon lavoro e buon 2011!
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