MANIFESTO SAPERE – INNOVAZIONE
MANIFESTO DEL GRUPPO “SAPERE E INNOVAZIONE”
L’Italia soffre di un male oscuro: l’assenza di meritocrazia, che crea stagnazione nella società, nell’economia, nella politica, negli stessi rapporti umani. Un paese che non premia il merito, che non premia il talento, è un Paese che non consente mobilità sociale e quindi non consente vera libertà.
Si è liberi quando si è in grado di avere le stesse opportunità e le stesse possibilità degli altri di accedere alle risorse, all’istruzione, e di liberarsi dalle condizioni di partenza (quelle dei propri genitori) attraverso il talento e l’impegno.
I principali Istituti di ricerca ci dicono, ad esempio, che tutt’oggi la possibilità di accedere agli studi universitari rimane, invece, appannaggio quasi esclusivo delle classi più abbienti: sono studenti universitari il 18,1% dei maggiorenni figli della borghesia contro il 4,1% dei figli della classe operaia. Questo vuol dire, per i figli più “sfortunati”, affrontare una serie di ostacoli preliminari anche solo per poter provare ad investire le proprie risorse e capacità in un’aspirazione di scalata sociale. E’ dimostrato, infatti, come soltanto con un elevato livello di istruzione il giovane può (ma difficilmente comunque ci riuscirà) evitare di rimanere ingessato nella stessa posizione sociale dei propri genitori.
Senza parlare poi delle difficoltà delle donne ad imporsi nella società odierna, nonostante tendano a studiare più e meglio degli uomini e più di questi debbano far fronte ad impegni extralavorativi. Il nostro Paese deve tornare finalmente a porre al centro della sua azione politica la donna, e vedere il lavoro femminile, come strumento per uno sviluppo più armonioso della sua economia e della sua società.
Una società che non premia il merito, che non premia le donne, è una società destinata ad avvitarsi su sé stessa, ad avviarsi al declino e all’invecchiamento. L’Italia è un paese senza natalità, che invecchia: siamo tra i Paesi meno fecondi al mondo! Se non invertiamo la rotta, dove troveremo le energie per crescere e prosperare? Il lavoro incerto e non garantito, l’enorme costo degli alloggi, sia di proprietà che in affitto, la carenza di servizi (asili nido) per le donne che lavorano, la rigidità degli orari di lavoro, la scarsa diffusione del part-time e del lavoro da casa sono ostacoli che devono essere abbattuti. Un Paese dove nascono pochi bambini non ha futuro! Non è pensabile rimanere fermi di fronte alla possibilità che fra qualche decennio 3 persone su 5 non saranno in età lavorativa, ma pensionati o bambini. Perché questo significa che più della metà della popolazione “non produttiva” peserà su meno della metà della popolazione “produttiva”.
Più merito vuol dire più mercato. L’Italia ha bisogno di una forte cultura riformista di mercato, oggi poco presente sia a sinistra che a destra. Se il mercato funziona, esso è democratico. Sono i conflitti d’interesse che ammazzano il mercato, creando rendite di posizione che a loro volta consentono ad alcuni di poter forzare le regole o addirittura farsele su misura. Un circolo vizioso che va spezzato.
Il progetto di Innovatori Europei punta a dare valore, dunque, ai seguenti aspetti: Ricerca e innovazione, Istruzione e capitale umano, Immigrazione, Competitività delle imprese, Rinnovamento generazionale, Parità di genere, Meritocrazia, Trasparenza e moralità delle Istituzioni saranno i nostri cavalli di battaglia, le tematiche che cercheremo di sviscerare, facendone nella circostanza battaglie culturali e politiche.
Ma da dove cominciare per cambiare la società italiana se non dalla sua classe dirigente, pubblica e privata?
Una società che non investe sul futuro e che non dà fiducia alle nuove generazioni non può dirsi veramente aperta e veramente libera. E’ una società destinata all’atrofizzazione. Una classe dirigente moderna dovrebbe avviare e governare l’atteso cambiamento della società civile e della politica del Paese, presentandosi come struttura “ponte” tra la società, la cosa pubblica e coloro che devono gestirla. Ma, purtroppo, chi si trova oggi in posizione di responsabilità nella direzione generale del Paese sembra non essere in grado di svolgere questa funzione, perché in generale manca di “visione comune” delle cose, di una condivisione forte di obiettivi per il futuro e di capacità di individuazione o di espressione di soggetti capaci di guidare l’innovazione. Insomma di capacità di assumersi il rischio del cambiamento. Una classe dirigente moderna dovrebbe possedere, invece, qualità come “visione strategica”, “senso morale, legalità, etica”, “capacità d’innovazione e creatività”, “capacità di attuare le decisioni” e “credibilità internazionale”.
E’ proprio su queste qualità che Innovatori Europei vuole crescere, attraverso un approccio “bottom up”.
Dal 2006, Innovatori Europei crede infatti che una società più giusta e meritocratica non possa trascendere dallo sviluppo di libertà quali Mobilità, Competitività, Etica, Talento, ovvero i veri nodi da sciogliere per ridare speranza e futuro a questo nostro Paese, lavorando con la base della Società.
POLITICHE UNIVERSITARIE IN ITALIA
Petitio principii delle politiche universitarie in Italia
di Luca Barbieri Viale
Nelle diverse e anche opposte ragioni della mobilitazione generale di studenti e docenti riconosco e ritengo costruttivo valorizzare un elemento, ben condivisibile, tra tutti: il desiderio che orienta a migliorare gli interventi, se necessari, proposti dall’attuale governo, desiderio di una addirittura maggior severità e serietà nell’applicazione di misure veramente selettive della spesa pubblica.
Il vero enorme problema, non solo delle nostre Università, ma del nostro bel paese: l’assenza imbarazzante del principio meritocratico. Mi sembra evidente che l’attuale governo stia applicando il principio anti-meritocratico per eccellenza: quello di punire tutti indiscriminatamente.
Il problema meritocratico riassume, se bene inteso, l’intera vicenda italiana. Alcuni detrattori del principio meritocratico lo vedono spesso come fondante di un intero modello di società lontano da quello espresso da una politica che garantisce i diritti dei deboli e che genera aberrante produttività non meglio motivata; altri, come un incontrollabile ascensore sociale, quindi inopportuno ai potentati e alle classi dominanti. L’unione di queste coincidenti (sic!) opposizioni lo ha reso inapplicabile in Italia, sia dalla sinistra che dalla destra. Ritengo che nessuna di queste opposte posizioni sia corretta, in generale, e certamente non pertinente al mondo dell’istruzione superiore.
Penso che ragionevolmente si possano evidenziare alcuni semplici assi portanti che riguardano un buon sistema universitario, che sia pubblico o meno.
1. Il principio, fondamentale, che gli studenti siano sostenuti agli studi superiori proporzionalmente al merito e in base alle loro condizioni economiche.
2. Il principio che le assunzioni, la durata dei contratti e la retribuzione dei docenti e dei ricercatori sia regolata e articolata in base al merito nella docenza e nella ricerca.
3. Il principio che vi sia reale autonomia del sistema universitario, nel complesso, e che le istituzioni universitarie si possano differenziare con leggi e funzionamenti propri e poi siano valutate e finanziate in base al merito.
Questi assunti, se ben applicati, permettono, a mio avviso, il ricambio sociale delle classi dirigenti, da una parte, e di ottimizzare il sistema dall’altra, permettono ai bravi di far carriera anche se provengono da situazioni sfavorevoli o disagiate, attingendo in questo modo ad un maggior numero di menti possibilmente eccellenti; permettono che il sistema sia dinamico, competitivo e sufficientemente aperto per favorire il ricambio generazionale e restare al passo con i rapidi scatti della ricerca attuale; permettono l’internazionalizzazione, con assunzioni di eccellenza, la creazione di incentivi a far bene, garantendo la estinzione del cancro degli automatismi e dei nepotismi.
A questo fine occorre sviluppare un sistema intelligente di valutazione dell’attività di studenti, docenti e ricercatori, dall’interno, e delle istituzioni universitarie, dall’esterno. Analogamente, i detrattori di tali principii, si appelllano all’impossibilità di operare valutazioni corrette: dall’estrema opposizione al voto – con lo storico “voto politico” – all’attuale stagnazione del processo di valutazione del sistema universitario. Nuovamente, due coincidenti opposizioni. Proprio qui si trova il “petitio prinpicii” della politica universitaria italiana ovvero il ragionamento secondo il quale si dà per scontato che non sia possibile fare una valutazione per concludere che è impossibile fare una valutazione, alcuni amano aggiungere: seriamente (sic!)
Segnalo dunque, a questo proposito, che contrariamente all’Italia, in Europa si stanno sviluppando, molto velocemente, sistemi per valutare il sistema universitario. Questi sono orientati a creare degli standards quale il Common European Research Information Format CERIF ed un sistema, il Current Research Information System EuroCRIS come ausilio nelle valutazioni: gli enti erogatori europei per la ricerca possono, per ora, devono, in futuro, riferirsi a questi standards nelle valutazioni. Il CERIF venne raccomandato agli stati membri come uno strumento per armonizzare i dati e confrontare le informazioni inerenti i progetti di ricerca nel lontano 1991 per arrivare, dopo varie versioni, alla versione 2008 già largamente utilizzata da eccellenti istituzioni in Europa. In Italia cosa stiamo aspettando ?
Luca Barbieri Viale
L’OCCASIONE PERDUTA, A PISA
Sabato, come Innovatori Europei, con Michele Cipolli e Mario Coviello, siamo intervenuti al convegno intitolato “Un’occasione perduta: la società della informazione e comunicazione in un Paese anormale” organizzato nella bellissima San Giuliano Terme (Pisa) dagli ottimi Flavia Marzano e Paolo Zocchi.
Una bella esperienza e un bel dibattito, ed una tavola rotonda di circa 20 associazioni e realtà operanti nell’area ICT, che hanno esposto le proprie idee ed iniziative.
Il problema è che tali iniziative sono nate tardi, oppure tardi si presentano in un settore (ICT) ormai maturo, in cui il nostro Paese è ormai fuori dai giochi.
Ahimè, ero uno dei pochi (con Michele) a pensarlo.
Tutti gli interventi hanno trattato, infatti, i temi attuali nell’agenda dell’innovazione mondiale (i Creative Commons, il Software libero e tante altre), ma nessuno invece, ha provato a definire, prima, un Framework nuovo in cui rivedere il ruolo delle ICT nel mondo cambiato di oggi.
Io ci ho provato (forse sbagliando) ed, in sintesi, qui lo descrivo:
“A mio avviso, è quello che ho detto nel mio intervento, l’occasione di creare innovazione e possibilmente trasformarla in risultato economico e di crescita per il sistema Paese, è una occasione perduta, in Italia, molti anni fa.
Negli ultimi 15 anni, infatti, mentre in molte e variegate realtà, varie intraprese ICT – driven sono nate e poi diventate guida dello sviluppo di economie, in Italia innovare è stato soprattutto inteso come una semplice immissione di capitali pubblici, focalizzati su aree e realtà già esistenti, con il principale risultato di ingrandire “giganti fragili”, che han poi continuato a soccombere sui mercati internazionali.
Oggi, dopo questa enorme occasione perduta, sarebbe giusto (a mio avviso) rivedere e ridefinire un NUOVO RUOLO POSSIBILE delle ICT per l’innovazione nel nostro Paese.
Una soluzione efficace potrebbe essere questa:
utilizzare le ICT nel loro modus naturale di “abilitatori” (mezzi) per una rinascita economica e culturale nel segno del concetto di “sostenibilità” (il fine).
E’ nella sostenibilità, invece, che l’Italia può provare a giocare un ruolo da protagonista.
A breve, dagli Stati Uniti e dal possibile Presidente Obama, potrebbe avviarsi un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile: è a quel ciclo che il Paese dovrà presto agganciarsi.
E’ lì che le ICT possono giocare l’importante ruolo di facilitatore per la costruzione di un nuovo “villaggio nazionale” (in Italia) all’interno del nuovo “villaggio globale” in cui tutti siano partecipi e protagonisti dello sviluppo armonico delle nostre economie: di una Clean Economy and Society, come più volte noi Innovatori Europei abbiamo scritto e detto.
E’ allora così che le politiche per l’innovazione potrebbero e dovrebbero ridefinirsi e orientarsi per “trasportare” il Sistema Italia verso un nuovo traguardo condiviso – assente da tempo: la nascita/riscoperta di un Clean Behaviour nei cittadini e nei soggetti pubblici e privati, che auto alimenti una crescita economica virtuosa”.
Troppo idealismo? Può darsi.
Massimo Preziuso
THANK YOU, PRESIDENT OBAMA
(di Massimo Preziuso)
Per fortuna, c’è Obama.
In poco tempo, un leader naturale, un giovane politico dei Democrats, è uscito alla ribalta ed è arrivato a conquistare il Potere Americano, e sta per essere nominato (i sondaggi ormai non lasciano dubbi, e bastava guarda la faccia di Mc Cain nel dibattito di ieri, per rendersene conto) Presidente degli Stati Uniti.
E’ evidente che nel trionfo di Obama vi è l’impostazione meritocratica della società americana: un Paese in cui giovani trentenni come Page e Brin (Google) o ventenni come Zuckerberg (Facebook) hanno una influenza pari o maggiore a quelle dei Clinton o dei Bush.
THAT IS AMERICA.
Con Obama il mondo può finalmente vedere una nuova fase di sviluppo sostenibile.
Negli ultimi dieci anni, i conservatori americani di Bush e Greenspan (ex numero uno della Fed) hanno creato un modello di crescita insostenibile, basato su concetti molto fragili: consumo a debito, assenza di welfare, centralità della finanza sull’economia.
L’effetto di questo modello perverso è sotto gli occhi di tutti: una serie di brutte notizie, che dalla finanza sta arrivando giorno dopo giorno all’economia reale, e così nelle case di tutti noi.
Questo modello perverso oggi si sta fortemente ridimensionando, e la vicinissima nomina di Obama a Presidente degli Stati Uniti è una grande opportunità per gli Stati Uniti ed il Mondo intero per cambiare radicalmente percorso.
Ecco alcune importanti novità dei prossimi mesi:
– il ritorno al potere dei Democrats sarà importante per ritrovare equilibri geopolitici nuovi, anche in Italia (ed il Partito Democratico avrà una grande possibilità di ripartire, se unito avvierà serie relazioni politiche con i Democrats)
– la presenza di un giovane alla Presidenza degli Stati Uniti darà “energia” e “motivazione” a quella generazione di 30-40 enni che ha avuto solo forti delusioni e sconfitte in questi ultimi 10 anni
– Obama rappresenta, per background e per leadership, il perfetto collante tra Stati Uniti, Europa e Mondo Mediterraneo
L’Italia e l’Europa cambieranno, e molto, con la presidenza Obama: a cominciare proprio dal modus operandi dei governi di Centro Destra al potere oggi – primo tra tutti il Governo Berlusconi.
E’ chiaro che la nuova ondata di sviluppo globale arriverà, ancora una volta, dagli Stati Uniti – rinnovato motore di uno sviluppo sostenibile – e toccherà a tutti, ancora una volta, seguire (e provare a modellare) l’innovazione americana.
THANK YOU, PRESIDENT OBAMA.
Massimo Preziuso
RESOCONTO ASSEMBLEA INNOVATORI EUROPEI
ROMA, 13 OTTOBRE 2008
RESOCONTO ASSEMBLEA DELL’ASSOCIAZIONE – CENTRO STUDI INNOVATORI EUROPEI
Sabato scorso, a Via dei Giubbonari in Roma, si è dato vita alla Associazione – Centro Studi Innovatori Europei, dopo più di due anni di attività del movimento.
Massimo Preziuso, fondatore e presidente, ha dato il via ai lavori, intorno alle 11, riassumendo le attività svolte finora, soffermandosi sulla realizzazione di dibattito su temi innovativi in varie città di Europa e di strutturazione dei 3 centri di competenza (su Sapere e Innovazione, Energia e Ambiente, Politiche Europee).
Completato questo avviamento, si evolve ora in un’Associazione – Centro Studi con circa 100 soci.
Come di consuetudine, l’incontro è poi proseguito con la descrizione del lavoro che si svolge nel Centro Studi, attraverso la presentazione dei Manifesti di attività dei tre gruppi.
La discussione è cominciata sul Tema “Europa e Mediterraneo” e ha visto Ainhoa Agullo, Giuliana Cacciapuoti e Mario Coviello descrivere le prime attività di realizzazione di un centro di competenza sulle politiche euro mediterranee, con focus sulla potenzialità delle energie rinnovabili quali “driver” di avvicinamento tra le due sponde del Mediterraneo.
Si è poi passati al secondo centro di competenza, quello su “Energia e Ambiente”, con Massimo Preziuso e Mario Sforza che hanno descritto il manifesto preparato dal Gruppo (con Alberto Zigoni, Stefano Casati e altri amici), incentrato sui temi del “Clean Behaviour ed Economy” e della necessità di formare al più presto una nuova generazione di studenti, ricercatori e professionisti dotati di una nuova visione dell’economia e dello sviluppo sostenibili.
Infine, il Gruppo Sapere e Innovazione ha presentato, attraverso una discussione corale coordinata da Massimo Preziuso, Franco D’Antonio, Vincenzo Girfatti e Paolo Madotto, il proprio manifesto incentrato sui concetti di “Merito, Opportunità, Talento e Competizione” e la loro diffusione attraverso attraverso studi e convegni.
Dopo una pausa pranzo, alle 15 Massimo Preziuso, Michele Mezza, Salvatore Viglia, Alberto Zigoni, Pierluigi Sorti ed altri amici hanno trattato il fondamentale tema dei Media e dell’importanza di “Innovare gli Innovatori Europei” (parole di Viglia), per evitare il rischio di rimanere vittime di slogan sull’innovazione, senza realmente praticarla.
Si è così discusso della necessità di spingere sui temi dell’innovazione, collocandosi su una frontiera evoluta del dibattito, cominciando a proporre progetti concreti nei territori in cui ne esiste la possibilità di realizzazione.
In tal senso si è guardato al dibattito internazionale sui temi dell’innovazione nel Web 2.0 e 3.0, come sempre guidato dagli Stati Uniti, e di come il nostro Paese si sia chiaramente schierato “contro” la apertura democratica insita nella Rete Internet, e si è concluso con la definizione di un incontro a breve in cui delineare il Gruppo di Redazione e Comunicazione, dal quale rilanciare il Giornale – Rivista Innovatori Europei.
Si è parlato poi delle esperienze territoriali di IE, con la testimonianza del lavoro di contestualizzazione del progetto in Calabria, coordinato da Francesco Augurusa.
Infine, alle 17 circa, Massimo Preziuso, ringraziando i presenti, ha concluso i lavori, definendo i prossimi passi di avviamento operativo del Centro Studi, con la delineazione della Struttura Organizzativa e l’apertura di Sedi territoriali in cui permettere ai Soci di incontrarsi e promuovere la mission di “Innovazione nella società, nell’economia e nella politica italiana ed europea”.
Hanno partecipato all’Assemblea:
1) Massimo Preziuso;
2) Mario Sforza;
3) Giuliana Cacciapuoti;
4) Salvatore Viglia;
5) Ainhoa Agullo
6) Vincenzo Girfatti;
7) Francesco Augurusa;
8) Pierluigi Sorti;
9) Alberto Zigoni;
10) Mario Coviello
11) Carmen Ruggieri
12) Alessia Centioni
13) Maria Rosa Colacchio
14) Mariana Telesa
15) Rossana Francavilla
16) Domenico Barbieri
17) Imane Barmaki
18) Paolo Madotto
19) Valentina Pinello
20) Michele Mezza
21) Giancarlo Giordano
22) Tommaso Visone
ed altri nuovi amici
Ulteriori adesioni alla Associazione – Centro Studi IE:
Riccardo Sani – Trento; Stefano Casati – Milano; Daniele Mocchi – Massa Carrara; Ivano Russo – Napoli; Davide Tiberti – Londra; Luigi Restaino – Avellino; Canio Smaldone – Potenza; Antoine Santoine – Belgio; Remo Pulcini – Messina; Mario Romanelli – Arezzo; On.Gianni Pittella – Brussels; On.Luigi Nicolais – Napoli; Massimo Micucci – Roma; On.Salvatore Margiotta – Roma; On.Alessia Mosca – Milano; On.Marianna Madia – Roma; Prof. Maurizio Decima – Milano; Roberto Race – Napoli; Ernestina Pellegrini – Livorno; David Ragazzoni – NY; Arnaldo De Porti – Belluno; Mauro Stefanelli – Roma; Gustavo Ghidini – Milano; Rosanna Oliva – Roma; Luca Lauro – Roma; Enrico Pistelli – Padova; Deo Fogliazza – Cremona; Michele Cipolli – Pisa; Carlalberto Sartor – Vicenza; Luca Neri – USA; Laura Tussi – Milano; Rocco Pellegrini – Roma; Peter J Bury – Bologna; Francesco Giustino – Roma; Silvia Simone – Roma; Daniele Preziuso – Potenza; Enzo Tripaldi – Potenza; Nancy Namia – Cosenza; Andrea Candelli – Amsterdam; Filippo Orlando – Brussels; Riccardo Viaggi – Brussels; Davide Prandi – Brussels; Luigi Della Bora – Brescia; Carmine Piacente – Milano; Francesco Zarrelli – Piacenza; Fabrizio Macrì – Zurigo; Luca Barbieri Viale – Milano; Salvo Lo Cascio – Palermo; Alessandro Massacesi – Marocco; Stefano Masullo – Milano; Gianluca Ustori – Arezzo; Nicola Pace – Miami; Aldo Perotti – Roma; Osvaldo Cammarota – Napoli; Carlo Cantore – Pisa; Angelo Polimeno – Amsterdam; Marco Bennici – Firenze; Flavia Marzano – Roma; Renato Botti; Davide Gionco – Asti;
Roma, 13 Ottobre 2008
Il Presidente – Massimo Preziuso
O.D.G. ASSEMBLEA INNOVATORI EUROPEI
ASSEMBLEA ASSOCIAZIONE – CENTRO STUDI INNOVATORI EUROPEI
ROMA, VIA DEI GIUBBONARI 38, ROMA
Ore 11 – 11.30
Introduzione: Chi siamo, dove andiamo e perché una Associazione – Centro Studi
Ore 11.30 – 12.30
Le attività dei Centri Studi attivi
Energia e Ambiente / Sapere e Innovazione/ Europa e Mediterraneo
Ore 12.30 – 13.30
La Rete territoriale: esperienze
Ore 13.30 – 14.30
Pausa Pranzo
Ore 14.30 – 15:00
Redazione, Comunicazione, Web e Tecnologie
Ore 15 – 15.30
Prossimi appuntamenti: i Convegni IE
Ore 15.30 – 17
Dibattito e Conclusioni
DIAMO VOCE AL FUTURO
www.innovatorieuropei.com
infoinnovatorieuropei@gmail.com
BARONI A ROMA
Cari amici,
vi scrivo dopo aver seguito con angoscia e costernazione le ultime mosse del governo Berlusconi per quanto riguarda i temi di Università e ricerca. L’elezione per la terza volta di un uomo cosi` discusso legittima definitivamente una tipologia comportamentale tipicamente italica, che vede nel bene pubblico una risorsa da spartire tra parenti ed amici. Questo atteggiamento e` ormai diventato una parte organica della vita pubblica di una fetta consistente della società italiana e la recente elezione del nuovo rettore dell’Università di Roma ne rappresenta un eloquente esempio.
Vi inoltro una lettera che insieme ad altri colleghi della Vrije Universiteit di Amsterdam abbiamo inviato alla rivista scientifica “Nature”, col fine di dare vita ad un dibattito a livello internazionale che abbia come come tema certe pratiche riprovevoli che hanno luogo in alcune Università italiane. Buona lettura
“Imagine if the dean of the Medicine faculty would appoint his wife, a former high school teacher of literature, full professor of History of Medicine in his own faculty. Imagine if the same dean would also appoint his own son associate professor in the same faculty. Imagine if the dean’s daughter, a law graduate, would become associate professor of Forensic Medicine, again in the same faculty. Imagine this dean to be elected Rector Magnificus of the whole University with an overwhelming majority of 1788 votes by his fellow professors. Imagine finally this University to be the largest of Europe in number of students, and you will have an idea of what happened last week, with the election of Luigi Frati as the new Rector of “La Sapienza” in Rome.
Unfortunately, this is only the tip of the iceberg of what happens every day in many Italian universities, with the tacit agreement of a relevant majority of the academic staff, as has been convincingly revealed in the recent book “L’Università truccata” of Roberto Perotti.
It is often said, and it is certainly true, that Italy does not invest enough in the R&D sector (only 1.1% of the GDP in 2006 compared to a European average of 1.84% for the same period). With this letter, however, we want to expose a problem of the Italian universities which is subtler, because endemic: the dramatic absence of meritocratic criteria in the selection of the academic staff, with the tacit complicity of those called to vote on these issues. It is in fact not surprising to find so few foreign scientists in a country where “territorial belonging” is more important than scientific soundness, where the rules of the concorsi (Italian public competitions) are tailored on the persons to be chosen, where the winner of a concorso is decided (and known) far in advance and where the best candidates are discouraged to bother the judging commission by competing. The problem is so radical that it paradoxically calls for simple solutions: e.g. allocating funds according to the department’s scientific productivity, making international committees mandatory for the evaluation of the research proposals, introducing a strict regulation of the appointing process to avoid conflicts of interest.
As Italian academicians, living abroad and experiencing how things might work differently, we see it as our moral duty to expose the poor status of our academic system and to trigger an open international debate on possible and reasonable solutions.”
Saluti da Amsterdam,
Andrea Candelli – IE Trieste/Amsterdam
MA E’ VERA DISOCCUPAZIONE?
di Daniele Mocchi
I recenti dati Istat sulle tendenze del mercato del lavoro italiano lanciano segnali di una preoccupante crisi occupazionale che nei prossimi mesi potrebbe ulteriormente acuirsi alla luce della piega che sta prendendo l’economia mondiale.
Il tasso di disoccupazione è infatti riaumentato, posizionandosi al 6,7%, e la fase di crescita dell’occupazione sta gradatamente rallentando. A parte il terziario, tutti gli altri settori, a cominciare dall’industria, denotano restringimenti della base occupazionale. I servizi reggono a questo urto, facendo però ricorso in dosi sempre più massicce ai contratti atipici che vengono utilizzati soprattutto per impiegare lavoro femminile.
Tant’è che nel giro di dodici mesi, l’incidenza degli occupati che lavorano oltre le 30 ore è scesa di un punto percentuale (dal 74,6% al 73,5% attuale), riversandosi quasi totalmente nella fascia più bassa, quella che lavora dalle 10 alle 30 ore (dal 18,8% al 19,9%).
In generale le indicazioni che provengono da questi dati sono quelle che si tende a lavorare meno tempo, si lavora con meno sicurezze e diritti, e si trova lavoro soprattutto nei servizi.
Inoltre, a differenza di ciò che comunemente si può pensare, l’incremento della disoccupazione non è figlia soltanto di una espulsione della forza lavoro, ma anche di ex inattivi, soprattutto donne, che hanno deciso finalmente di mettersi attivamente alla ricerca di un’occupazione.
Questo fatto deve indurre a pensare, perché se da un lato è positivo, visto l’auspicio che l’occupazione (ma anche l’occupabilità) femminile aumenti, avendo la capacità di trascinarsi dietro lo sviluppo economico e sociale di un Paese, dall’altro questo nuovo attivismo deve fare riflettere alla luce anche della difficile condizione che vivono oggi le famiglie monoreddito. E’ evidente infatti, che oggi la famiglia ha problemi a sbarcare il lunario quando vi è una sola entrata, per cui anche quelle donne che fino a ieri potevano permettersi di stare fuori dal mondo del lavoro, oggi sono costrette ad entrarvi, anche accettando condizioni meno tutelanti da un punto di vista occupazionale e retributivo, ancora meglio laddove l’unico percettore di reddito è un working poor o un lavoratore atipico.
In genere questi nuovi lavori femminili del terziario sono spesso di basso profilo e abbastanza dequalificanti.
Questo non vuol dire che di punto in bianco sia sparita completamente quella che gli addetti ai lavori chiamano “la zona grigia”, ossia quell’area che sta a cavallo tra l’essere forza lavoro e il non esserlo.
Esiste purtroppo ancora un circa 5% di persone che per un motivo o per l’altro (disponibilità o ricerca) è in questa zona: è quello che viene definito segmento potenziale. E’costituito soprattutto da scoraggiati (sono circa un milione e mezzo ed in aumento del 17% rispetto a 12 mesi fa), donne in particolare, che anche per vincoli oggettivi legati all’ingresso e al contesto familiare, non sono riuscite a trovare in questi anni uno straccio di lavoro che risponda minimamente alle proprie esigenze/studi.
Sono convinto che su questi segmenti lo Stato debba mettere in campo azioni di policy, che oltre a favorirne un loro ingresso nel mercato del lavoro e/o a stimolarne le capacità imprenditoriali, mirino ad aumentarne il grado di autostima o la consapevolezza delle loro potenzialità
NASCE IL CENTRO STUDI INNOVATORI EUROPEI
Il giorno 11 Ottobre a Roma, a Via Dei Giubbonari 38 diamo il via ufficiale al Centro Studi Innovatori Europei, con inizio dei lavori alle ore 10.30
Il Movimento Innovatori Europei – dopo due anni di attività trova la sua naturale evoluzione nel trasformarsi in un centro studi politico culturale dal nome “Innovatori Europei”, quale luogo per continuare la costruzione di idee e progetti in tema di innovazione nell’economia, nella società e nella politica italiana ed europea.
Ad oggi Innovatori Europei conta già su:
– circa 600 collaboratori interessati a partecipare attivamente al Movimento Innovatori Europei a livello europeo
– 3 Centri Studi già attivi (Energia ed Ambiente, Europa e Mediterraneo, Sapere ed Innovazione
– Una Redazione composta de decine di persone
– Una Rete di Gruppi Territoriali
Il giorno 11 Ottobre a Roma, a Via Dei Giubbonari 38 diamo il via ufficiale, con inizio dei lavori alle ore 10.30
Per chi fosse interessato a saperne di più, infoinnovatorieuropei@gmail.com
Grazie
Innovatori Europei