Innovatori Europei

Significativamente Oltre

La Pallottola d’argento (di Paolino Madotto)

silver_bullet_gripsNelle storie di vampiri c’è il mito della pallottola d’argento che riesce ad uccidere definitivamente il vampiro. Il dibattito intorno al leader del PD mi da la stessa impressione. Si cerca il leader che possa essere la pallottola d’argento per sconfiggere un Berlusconi che disturba i sonni del PD.

Eppure, se fosse così, che bastasse un leader, potremmo mandare qualche brillante “giovane” a studiare all’estero, magari da Obama o da qualche altro mago della vittoria. Ma Obama non ha vinto perchè è un leader, è un leader perchè ha vinto. La sua leadership l’ha conquistata sul campo, il rispetto l’ha conquistato con la fatica di una storia personale unica. Il PD ce l’ha qualcuno così “abbronzato”?

Io credo che il leader emerge dal contesto nel momento in cui esiste un terreno fertile. Il grande lavoro del PD non deve essere quello di cercare un leader ma quello di cercare una missione, di comprendere le dinamiche di una società che cambia e che cambierà sempre più velocemente. Oggi le cose cambiano con una velocità molto più alta di appena dieci anni fa ed è necessario avere antenne ottime per recepire i segnali, togliere il rumore di fondo e raccogliere le sfide. Non è detto che tutta la realtà stia dentro le categorie in nostro possesso, è più facile che le categorie debbano cambiare, aprirsi e mettersi al passo con i tempi. La crisi della socialdemocrazia europea dovrebbe farci pensare qualcosa, perché sicuramente la prospettiva del PD è quella di stare in quell’area ma portando con sé la scommessa insita nella sua nascita.

Se pensiamo al momento attuale dell’economia mondiale ci troviamo di fronte alla più sonora sconfitta delle teorie neoliberiste degli ultimi trenta anni, eppure la risposta non sarà il keynesismo degli anni ‘30. Sarà probabilmente un modello che tenga conto di un nuovo ruolo dello Stato in un rapporto diverso e più ricco con il mercato, l’economia politica tradizionale e classica è ormai piena di eccezioni alla regola che forse sarà ora di pensare che le regole vanno cambiate, che c’è bisogno di una nuova economia legata ad una nuova società ormai sotto i nostri occhi.

Il PD dove è, di che discute? Di riforme istituzionali? La risposta alla bassa crescita italiana può venire dalla riforma delle pensioni o da meno deputati dopo che quelle precedenti non hanno prodotto un granchè. Alcune cose andranno fatte ma non vedo bacchette magiche. Può il PD semplicemente inseguire la corrente delle teorie neoliberiste o quella dello statalismo? In giro per il mondo, nei centri di elaborazione culturale più importanti, ci si chiede, per esempio, sul senso dell’indicatore “PIL” e la politica italiana sono quindici anni che parla delle stesse soluzioni a problemi che nel frattempo magari cambiano. Domande che meritano risposte e risposte fatte di azioni concrete.

Se bastasse un fuoriclasse che, smarcando la PDL, ci facesse vincere potremmo provare a cercarlo all’estero, magari un brasiliano pieno di estro (i brasiliani hanno sempre fatto bene nei nostri campionati).  Oppure ingaggiamo Lippi o Capello. Temo che non basti e tutta questa divisione tra tizio e caio è del tutto inutile e improduttiva. Rischia perfino di far “bruciare” persone in gamba buttandole nella mischia senza un obiettivo, una squadra, una missione solo per far scudo ad eserciti ormai stanchi e demotivati che dovrebbero decidere di mettersi nella “riserva” lasciando alle energie fresche il campo.

Temo che non esista un vampiro in circolazione ma sia la paura di dover cambiare veramente lo spettro che si agita nel PD. La paura di confrontarsi con la storia, con il Paese, con una prospettiva da darci da qui a dieci anni. Qualcosa che trascende la prossima lista da fare o il prossimo convegno da riempire. Il PD è il vampiro di se stesso perchè non ha saputo leggere adeguatamente ciò che accade nella società, talvolta è riuscito a sommare partiti e ad arrivare al governo per poi rimanere ingabbiato nella incapacità di articolare una stagione di riforme necessarie. Oppure ha deciso di concentrare tutto nel leader disperdendo le energie della squadra, una squadra diffusa nel territorio che è spesso una grande risorsa di competenza e capacità.

Il PD ha grandi energie e capacità, persone competenti che mettono la passione in quello che fanno. Certo persone competenti esistono anche dall’altra parte ma lì manca il coraggio di costruire una prospettiva progressiva. Lo schieramento moderato governa l’esistente, il PD, se vuole avere senso, deve andare oltre l’esistente deve costruire il futuro.

Forse per il PD c’è bisogno di un progetto e una visione condivisa, c’è bisogno di riorganizzare la macchina e motivare le persone riconoscendo impegno e merito, c’è bisogno di un CT autorevole in grado di raccogliere intorno i talenti e trasformarli in fuoriclasse. Il PD è un partito con molti brillanti giocatori, qualche “cassano” ma poco senso della squadra e poche idee su cosa significa un campionato.

Per cominciare bisogna partire da una proposta di visione da condividere con tutta la base. E’ su questa visione che deve ritrovarsi la base per sentire la voglia di misurarsi con la sfida, l’entusiasmo di un lavoro comune. Penso che la base capisca anche poco delle divisioni di vertice e del totonomi di questi giorni.

Poi, una pallottola d’argento, la troveremo e sarà più semplice di quello che sembra.

Il voto degli italiani del giugno 2009 (di Michele Mezza)

italiaL’esito dell’ultima consultazione elettorale offre numerosi spunti di riflessione. Soprattutto per chi si occupa di comunicazione e mira a decifrare le nuove identità sociali per meglio comprendere e prevedere le tendenze della comunicazione digitale.

Avviare questa discussione è ancora più importante per chi , come ad esempio la comunità di mediasenzamediatori.org si è impegnata in questi mesi in una articolata ricerca sul voto americano e sul fenomeno Obama.

Proprio dalla comparazione fra i due processi può venire una lettura innovativa.

Il voto italiano, del resto, è ricco di indizi per inquadrare la società italiana e il suo contesto europeo.

Il risultato non consente incertezze di giudizio. Se sulla titolarità della vittoria sono ammesse sfumature, sull’identità dello sconfitto non ci sono dubbi: il PD.

Trovo davvero incomprensibili le contorsioni di chi tenta di consolarsi con l’aglietto, come si dice a Roma.

La sconfitta non è nemmeno tanto determinata dai dati numerici, sebbene il regresso di oltre sette punti percentuali e tre milioni di voti in dati assoluti, sono di per sè una sentenza inappellabile.

Ma a dare al tutto un tono perentorio è soprattutto il quadro generale che emerge dal voto.

Un partito d’opposizione, quale è il PD, anzi il partito antagonistico per eccellenza rispetto al leader del governo, come si è qualificato il partito di Franceschini, tutto può ammettere e tutto potrebbe discutere ma non di segnare un calo di circa un quarto del suo valore nello stesso momento in cui il suo avversario registra la prima delusione elettorale degli ultimi dieci anni.

Ed è esattamente questo che è successo: l’opinione del paese ha chiaramente arricciato il naso sulle qualità di statista del suo presidente del consiglio, ma altrettanto chiaramente ha fatto intendere che non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello di guardare al nuovo partito formato da DS e Margherita per il futuro del paese.

Una sentenza senz’appello, che lascia davvero pochi spazi alla speranza.

Quali altre condizioni si devono auspicare per immaginare un’affermazione del PD? Quali terremoti devono scatenarsi per attendersi un’inversione di rotta? Il risultato delle europee, composto da voti espressi e astensioni, ci dice che il partito di centro sinistra non dispone di un’immagine autorevole e rassicurante per governare il paese. Soprattutto per il suo bacino elettorale potenziale.

Sono gli elettori di centro sinistra che hanno bocciato questo PD.

Nonostante che dall’altra parte ci sia un personaggio come il cavaliere.

La bocciatura è a prescindere, come diceva Totò. Una bocciatura che investe sia l’area d’opinione che il mosaico degli interessi materiali e delle rappresentanze sociali che danno corpo e identità ad un partito.

I flussi verranno letti dagli esperti e capiremo in dettaglio come si sono orientati i singoli segmenti.

Ma i grandi trend sono ormai riconoscibilissimi. Nel voto europeo si assistito intanto ad una severa astensione che ha colpito entrambi i campi.

Nel centro destra, Berlusconi ha cominciato, ed è la prima volta che capita dalla sua discesa in campo, a pagare le sue diciamo “eccentricità” sia di stile, Noemi e dintorni, sia di contenuto, le riserve di giudizio dell’opinione internazionale.

Io credo, lo dico assumendo tutti i rischi di un’affermazione apodittica e brusca, che siamo davvero in prossimità di un esaurirsi della spinta progressiva del fenomeno Berlusconi.

Il cavaliere sta visibilmente invecchiando, e le sue disinvolture diventano da scandalose grottesche.

Ma il dato che comincia ad incidere è che il cavaliere non parla più al paese. Non lo fa nemmeno fisicamente: mai come in questa campagna elettorale si è misurato il suo “silenzio”.

Al netto del caso Noemi, il premier non ha detto nulla e poco si è fatto vedere. A conferma che le polemiche sulle sue imprese, amicali o erotiche che siano, in realtà lo aiutano a mascherare la sua inadeguatezza politica.

Berlusconi si sta ritirando di fronte ad un quadro politico che si fa più complicato ed esigente.

Diciamo che il fenomeno Obama sta archiviando il folclore di Berlusconi. I numeri sono espliciti: il Popolo della Libertà ha perso in queste elezioni circa 4 milioni di voti, ha rovesciato i sondaggi che lo vedevano oltrepassare il 40%, ha portato il suo elettorato a non votare, e quando ha votato a non votare plebiscitariamente il capo.

Berlusconi ha molte ragioni per essere incupito, come dice Libero che ben lo conosce. Il premier, infatti, è dotato ancora di raffinatissime antenne ed ha ben compreso il senso del voto per lui: la ricreazione è finita.

Non bastano più le barzellette, la gente vuole strategie. Pretende politiche nuove, che non coincidano con gli interessi della fabbrichetta di famiglia, ma che conducano il paese nel mondo della post crisi.

Per questo Berlusconi ora si stringe a Bossi e cerca di succhiare da lui linfa vitale.

Sa bene che si profila un mondo nuovo, discontinuo, competitivo, diverso, per il quale non ha nulla da dire. Dove non basterà più galleggiare. Obama è stato eletto per questo dagli americani. I socialisti perdono per questo in Europa.: bisogna inventare un nuovo progetto di sviluppo.

Il Popolo della libertà non sfonda perché è ancora prigioniero nello scafandro del suo leader che non è più il valore aggiunto.

Quanto sta accadendo la Sicilia lo aveva già annunciato. Il Nord lo sta amplificando: con queste elezioni è iniziato il dopo Berlusconi.

Le fibrillazioni di Fini ne sono state un prodromo, le incursioni trasversali di Tremonti nel mondo delle partecipazioni statali, dove non a caso si incontra con Prodi, annunciano un possibile epilogo della destra italiana.

Insomma grande confusione sotto al cielo.

Ma, contrariamente a quanto diceva il Presidente Mao, la situazione non è eccellente, almeno per il PD.

Infatti mentre accade tutto questo pò pò di confusione il PD si inabissa. I risultati sono spietati: divelti dai territori amministrati nel sud, non considerati nemmeno al nord, in grave e progressivo logoramente nelle case matte del centro.

Questo come dato di opinione. Perchè poi il voto amministrativo è ancora più brutale: dove si governa si è scacciati, dove si fa opposizione si è rimpiccioliti.

Una sconfitta senz’appello.

Resa radicale dallo scenario politico: i voti persi non sono in libera uscita, come diceva Andreotti dei consensi democristiani che temporaneamente andavano a destra per protesta.

Sono voti che cercano riparo in formazioni senza speranza, ma che almeno danno identità: il laicismo dei radicali, l’essere di sinistra di Sinistra è Libertà, la falce e martello di Rifondazione. Voti sprecati ma almeno mi dicono cosa sono, o cosa vorrei essere. Oppure sono voti che entrano nel bingo di Di Pietro. Un gioco dove non si vincerà mai, ma siccome non costa nulla, anzi a partecipare si guadagna visibilità, allora diamoci dentro.

Ma volendo pure fare conto su questi voti, e immaginando, cosa del tutto irrealistica, di poterli sommare, comunque ci troveremmo condannati ad una marginalità permanente: 26% del PD + 8% di Di Pietro + 6% delle due formazioni di sinistra + 2% dei radicali = 42%.

Ma siamo davvero nel periodo ipotetico del terzo tipo, quello dell’irrealtà.

Il punto è che il PD è come un albero di natale trapiantato sulla spiaggia: un albero senza radici, collocato in un ambiente innaturale e senza simili, incapace di attecchire.

Come si è arrivati a tutto questo? La storia è troppo lunga.

Ma concentriamoci su un dato: perché in questi 15 anni non riusciamo, qualsiasi tentativo si faccia, qualsiasi leader incarni il progetto, a parlare al nord del paese. Un Nord che si mostra mobile, non arroccato, in grado di percepire proposte diverse.

Come dimostrano le oscillazioni a Milano, Bergamo, Brescia, Padova, il Piemonte, la Liguria, Venezia, il Friuli.

Una risposta ci viene dal laboratorio di Sesto San Giovanni, la vecchia Stalingrado D’Italia. In quel centro urbano, adiacente a Milano, dove 35 mila operai erano concentrati in sole 5 grandi fabbriche siderurgiche, oggi lavorano sempre 35 mila individui, in aziende che in media hanno non più di tre dipendenti, prevalentemente informatici.

Era la cittadella della CGIL, che aveva dato i natali a Giuseppe Pizzinato, il mitico capo operaio, divenuto negli anni 80 segretario generale della confederazione del lavoro, sostituendo Lama.

In quel centro, ad egemonia di sinistra da sempre, il Popolo della Libertà ha vinto le Europee e perso le amministrative.

Perchè? Nelle europee ha contato il richiamo ideologico di una base sociale ormai caratterizzata dalle proprie partite IVA, che ha votato il partito dell’impresa e l’ideologia no tasse prego.

Nelle amministrative invece, laicamente, gli stessi professionisti, piccoli imprenditori, tecnici e consulenti, hanno appoggiato il partito dello sviluppo e dell’agenzia delle infrastrutture telematiche, che è stata la provincia di Milano, guidata dal democratico Penati. Se c’è un modo per uscire dal guado è quello: riformulare un progetto politico realmente innovativo, che cominci a mutare il target di riferimento.

Fino ad oggi tutte le evoluzioni della sinistra riformista -PCI, PDS, DS, Ulivo, PD- hanno mutato nome e sede, lasciando intatti programma e gruppi dirigenti.

Proviamo a invertire il trend. Obama lo ha fatto in una congiuntura non dissimile: il dominio dei repubblicani sembrava eterno.

Certo li Bush si è suicidato con la guerra in Iraq, ma non bastava. C’è voluta la crisi economica a cambiare l’orizzonte, ad alimentare na nuova domanda politica, alla quale ha dato una risposta Barack Obama.

Anche in Europa la crisi ancora infuria. Bisogna ripartire da li. La destra sembra voler usare la crisi per riproporre una logica verticale, centralizzatrice, assistenziale.

I riformatori devono rovesciare l’assioma e assumere la rete come paradigma, esattamente come fecero con la fabbrica all’inizio del ‘900. Allora si disse pane e lavoro per civilizzare il capitalismo, oggi si può chiedere più saperi, più competizione, più accessi egualitari per rendere più funzionale e trasparente la nuova marca del mercato che si annuncia.

Ma per aprire questa riflessione bisogna avere chiaro che non si ha più nulla da perdere, che la sconfitta elettorale non lascia margini per formichine della continuità.

Altrimenti cambieremo ancora sigle e targhe davanti alle stesse sedi, ma i numeri saranno sempre gli stessi.

Auguri all’Innovatore Europeo On. Gianni Pittella, tra i primi Parlamentari Europei del Mezzogiorno

pittellaSono molto contento dell’ottimo risultato dell’ On. Gianni Pittella, che con circa 140,000 voti è risultato, alla pari con l’On.Cozzolino, il primo parlamentare europeo del Mezzogiorno (esclusi chiaramente i Voti per la candidatura – immagine del Presidente Berlusconi).
 
Essendo Pittella amico di Innovatori Europei dal 2006, e attualmente presente nel nostro Comitato Scientifico, ed avendo ricevuto il supporto dei nostri gruppi in Basilicata, Campania, Molise e Calabria, il suo successo è poi un po’ anche il nostro.
 
Al Parlamento Europeo aspetta un quinquennio fondamentale in cui l’Europa dovrà decidere di rafforzarsi per “parlare finalmente alla pari” con i Grandi (USA, Russia e Cina), e per “guardare finalmente” al Mediterraneo, luogo di sua evoluzione naturale.
 
Come Innovatori Europei contrinueremo a dare il nostro piccolo contributo in tal senso.
 
AUGURI GIANNI.
 
Massimo Preziuso

Votiamo Partito Democratico : e’ il momento di dimostrare che l’Italia puo’ essere diversa (di Romano Prodi)

romanoprodi
Dopo un ottimo Franceschini ieri a Porta Porta, con ottimo tempismo Romano Prodi invita oggi a votare Partito Democratico alle Europee.
Queste sono Elezioni cruciali per il Paese, forse più di quelle del 2008.

Votiamo Partito Democratico : e’ il momento di dimostrare che l’Italia puo’ essere diversa (di Romano Prodi)

Care amiche e cari amici,
nel momento in cui ribadisco la mia già provata volontà di rimanere al di fuori della politica del nostro Paese, sento il dovere, come semplice cittadino, di sottolineare l’importanza del voto a cui noi italiani siamo chiamati.
Anzitutto un voto per l’Europa . In questa linea richiamo la necessità di rafforzare il Partito Democratico ricordando come esso abbia sempre con convinzione sostenuto le grandi scelte europee quali l’euro e l’allargamento che , come si è dimostrato in questa fase di durissima crisi , sono la principale difesa per l’Europa e l’Italia.
La seconda ragione nasce dall’intensificarsi di numerosi segnali di allarme e di interrogativi da parte di tanti amici ed osservatori stranieri per la caduta di dignità e per la qualità democratica del nostro
paese, segnali che ho colto con sofferenza nella mia attività internazionale. Di fronte a questo il Partito Democratico, pur nel suo non facile cammino, è l’unica concreta risposta.
Non è tempo né di astensioni né di sofisticate distinzioni. È il momento di dimostrare che l’Italia può essere diversa , che ha profonde radici etiche e che è ancora capace di contribuire alla crescita democratica di una nuova Europa.

Con amicizia
Romano Prodi
Bologna 3 giugno 2009

Aspettando il Global Kyoto a Copenhagen

copenhagen

di Massimo Preziuso


Le prime forti aperture della Cina ( “Taglio gas serra, la Cina apre: -40% entro dieci anni “ ), dopo quelle degli Stati Uniti di Obama, ad una politica globale di contrasto al Cambiamento Climatico, danno ragione a chi sosteneva che il Tema dovesse essere affrontato e regolato da una “regia” mondiale, ovvero che non potesse essere semplicemente regolata dalle forze di mercato.
Ne sono personalmente molto felice. Spiego perché.
Nel 2007, dopo i primi studi sul tema del Cambiamento Climatico, scrissi un piccolo articolo presso Peking University dal Titolo “Globalization and Climate Change: need of a Global Governance System”, contenente le premesse del mio lavoro di Tesi di Ph.D., che aveva avuto forti stimoli dal confronto con la realtà cinese.
A Settembre, tornato dalla Cina, fui invitato ad un incontro in LUISS, e comunicai la mia visione delle cose al Ministro degli Esteri inglese David Miliband: nemmeno lui, un politico – innovatore, prese sul serio quella mia osservazione, non considerando forse, a quel tempo, il Cambiamento Climatico quale problema di Governance.
Da quel Paper iniziai a fare ricerca di Ph.D. sulla necessità di un “Global Kyoto” che rimettesse in piedi un sistema energetico, culturale, geopolitico, ambientale ed economico, ormai in totale declino, grazie proprio alla “minaccia-opportunità” rappresentata dal Cambiamento Climatico.
Vivendo in quel periodo (2007-2008) a Londra ebbi la fortuna di vivere di persona la fase di prima euforia per la Green Economy, cominciata con l’assegnazione, ad Ottobre, del Premio Nobel per la Pace ad Al Gore ed al Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici.
Ricordo le prime iniziative imprenditoriali e finanziarie promosse nella City (la nascita dei primi Fondi di Investimento Green, i primi Green Clubs, etc.), che nascevano in contemporanea all’ improvvisa e forte crisi delle Borse.
Nel giro di pochi mesi, nascevano a Londra le prime importanti iniziative istituzionali, come il Centro di Ricerca istituito in LSE da Sir Nicholas Stern, che aveva pubblicato lo “Stern Review on Climate Change” (su commissione del Governo Inglese), e le importanti iniziative di importanti banche d’affari, fino a poco prima lontane dalle tematiche ambientali.
Da Londra il dibattito “ambientale” si è poi rapidamente diffuso in tutto il mondo (dagli Stati Uniti all’Europa tutta, per poi passare al Sud America, ed infine alla Cina).
Nel Luglio-Agosto 2008, al Summit del G8 di Hokkaido, in Giappone (a cui ero stato invitato ad andare con il “G8 Research Group on Climate Change Oxford – LSE”) il Cambiamento Climatico è finalmente stato riconosciuto quale “global issue”.
Da quel momento si sta attendendo Novembre 2009, quando al vertice delle Nazioni Unite di Copenaghen si dovrebbe sancire la nascita del Global Kyoto, ovvero di una politica globale di contrasto al cambiamento climatico. E la Cina, insieme agli Stati Uniti, sarà il principale “protagonista” di quella scelta.
Intanto, ancora oggi alcune importanti personalità pubbliche (italiane) criticano la scelta della Green Economy come se fosse qualcosa su cui si può scegliere se e quando aderirvi. Ancora non si vuole capire che su temi così complessi non vi è da scegliere, ma solo da ascoltare e rispondere a quelle che sono le evoluzioni naturali del sistema economico, culturale e politico del Pianeta.
Oggi è evidente che quella traiettoria naturale porta il nome di sostenibilità (ambientale), che vuol dire rispetto dell’ambiente, ma anche molto di più.
Speriamo che non si aspetti ancora troppo (in Italia), per capirlo e rispondere alla realtà.
Massimo Preziuso

E’ cominciata la parabola discendente di Berlusconi?

berlusconiCiao a tutti.

Vi scrivo, perchè oggi, da italiano, son rimasto davvero impressionato dalle novità del caso Berlusconi – Noemi Letizia, con l’intervista al suo ex fidanzato Gino http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-2/parla-gino/parla-gino.html che racconta come è nata l’amicizia (diretta) tra il Premier e la giovane, allora minorenne, ragazza napoletana, delle feste nelle ville sarde del Premier con decine di giovanissime invitate non si capisce perchè.

Non posso tacerlo, proprio perchè qui si parla di fatti riguardanti il nostro potentissimo Presidente del Consiglio, e non di Mario Rossi.

Un Presidente che, non si può negarlo, ha stordito il Paese con quel mix di “enorme carisma” e di “simpatia italica” unico.

Ebbene, dopo aver visto con i miei occhi, e subito sulla mia pelle di giovane, come la “sua” Politica (mediatica e politica) ha danneggiato, forse irreparabilmente, il nostro Bel Paese, ormai diventato senza voce e senza voglia-forza di cambiare, non posso ora restare in silenzio davanti a questi fatti che, se veri – come sembra, ne squalificano pienamente, ed in maniera irreparabile, il modo di intendere un ruolo istituzionale così importante.

Ora, siccome non riesco nemmeno lontanamente ad immaginare un “complotto di qualsiasi tipo” a riguardo, in una situazione del genere, in qualunque Paese Moderno e Democratico, prima l’opposizione e poi il cittadino-elettore naturalmente reagirebbero “voltando le spalle” al politico in questione.

Ma in quest’ Italia, così “stordita” da decenni di mala politica e di mala comunicazione, sembra che questo non accadrà, quanto meno non nel modo dovuto.

E su questo vi è stato, vi è e vi sarà continuamente da riflettere, in particolare su come l’Italia sia un Paese governato, a tutti i livelli (da Sud a Nord, nell’economia e nella politica) da persone legate l’una con le altre, in maniera a volte indissolubile, in Oligopoli-collusivi.

Questo è anche chiaramente evidente nella Politica e nel Parlamento italiano.

I grandi Partiti – PD, UDC e IdV – continuano da tempo a fare solo “propaganda anti – berlusconiana” senza “voler” trovare la forza per impostare una seria e giusta strategia politica di opposizione contro un Governo che, se da un lato fa solo propaganda Politica senza affrontare nessuno dei tanti problemi reali che affliggono il Paese (si veda la necessità, in primis, di una nuova politica industriale e salariale, di una seria Politica contro l’Evasione, e le tante riforme incompiute), e da un altro continua a promuovere politiche personalistiche con il puro scopo di rafforzare la Figura del Leader-Premier (si veda il Lodo Alfano, e la continua volontà di depotenziare e “silenziare” la Magistratura, e come è cambiata drasticamente la RAI in poco tempo).

Date queste serie “atipicità italiane”, rincuora oggi il fatto di poter tornare finalmente ad “ascoltare e leggere” qualche voce (soprattutto intellettuali e membri della società civile organizzata, come IE, che erano stati completamente “silenziati” nell’ultimo anno, forse dall’inaspettato strapotere Berlusconiano) parlare della possibilità che questo stranissimo ed unico Ciclo Politico – Berlusconiano stia lentamente iniziando ad esaurirsi.

Vi consiglio, a proposito, la breve lettura del bravo Gad Lerner http://www.gadlerner.it/2009/05/24/scommettiamo-berlusconi-e-agli-sgoccioli.html che parla proprio di una parabola discendente di Berlusconi, distrutto da quei stessi Media che lo hanno reso così potente.

Se questo sarà vero, come io credo, ne vedremo i primi “timidi” segnali tra pochi giorni alle Europee o comunque subito dopo (ovvero prima dell’Estate).

Che dire, speriamo davvero di poter riprendere presto almeno a “sognare” un’ Italia “normale”.

Speriamo che l’opposizione, PD in testa, trovi finalmente la forza e la voglia di opporsi, con ritrovata energia, a questa situazione inaccettabile.

Ma di certo, ne sono sicuro, questo dipenderà da un ritrovato e rinnovato impegno di tutti noi.

Non possiamo permetterci di stare ancora a guardare.

Massimo Preziuso

Il Re è Nudo (di Rocco Pellegrini su Agoravox)

berlusconiMa possibile che non si capisca quanto è rilevante questa storia di Berlusconi e della moglie?
Voi, sapete, che ho sempre detto che prendersela con Berlusconi per qualsiasi cosa è un atteggiamento che detesto perchè lo favorisce.
Ma questa volta è diverso e vorrei spiegare perchè.

Quest’uomo ha fatto del privato uno dei punti più forti del suo imporsi in quanto leader.
Lui ha i soldi, lui è il grande imprenditore, lui lavora come un matto, ha una moglie magnifica, i figli lo amano come nessun altro, lui è sempre il primo ed è sempre vincente.
E’ un pò patetico per chiunque abbia un minimo di cervello però bisogna riconoscere che questa cosa ha convinto il paese.
Ora, per la prima volta come un’inaspettata oportunità che viene dal cielo, questo comportamento gli ricade come un boomerang addosso.
Uno dei pilasti essenziali della sua pantomima la moglie devota e sempre lontana dai riflettori che incarna i valori italici della donna che sopporta in silenzio gli casca addosso e lo sputtana con parole di una pesentezza senza precedenti.

Riassumendo la Lario dice:
1) Mio marito va con le minorenni. Questo è un reato grave per il codice civile che sconfina nella pedoilia. Sia chiaro nopn è una prova ma il fatto che lo dica la moglie senz’altro costituisce un indizio.
2) Ho cercato di aiutarlo ma mio marito è malato. Questa è un’accettata che peggio non si può. Ma come il più forte di tutti è un povero malato?
Guardate è un vulnus persantissmo. Ieri sera davanti al suo valletto Vespa dava la sensazione di un malato, di logorrea innanzitutto ma anche di senso della misura, di presenza mentale adulta.
3) C’è una corte dove si permettono di tutto: ho sopportato ma ora devo dissociarmi.
Se ci fosse una mente politica che ha concepito questo disengo, come lo stesso B dice, bisognerebbe dargli il Nobel per la politica.
Lasciate stare, vi prego, le considerazioni di gusto o di morale. Lo so che questa storia puzza e, per molti versi, investe un piano inclinato, ma non dipende dal mondo dipende proprio dal costume di Berlusconi che ha privatizzato tutto e tutti.

Ho visto Ballarò ed i difensori di Berlusconi stavano annaspando, lui stesso è andato da Vespa dopo aver detto che trattavasi di cosa privata..
Franceschini ha capito che bisogna menare ed ha posto la questione che ho messo nel mio primo punto.

Insomma il grande seduttore sembra vicino ad una pesante crisi seduttiva.
Aiutiamo gli italiani a capire chi hanno davanti.
Fu la voce di un bambino nella favola di Andersen che fece capire a tutti quanto fosse nudo il re.
 
Rocco Pellegrini

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