L’Italia c’è: la Consulta boccia il Lodo Alfano perchè incostituzionale
18:11 Consulta: serviva legge costituzionale
La Consulta – secondo quanto appreso dall’Ansa – ha bocciato il ‘lodo Alfano’ per violazione dell’art.138 della Costituzione, vale a dire l’obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal ‘lodo’ per sospendere i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato). Il ‘lodo’ è stato bocciato anche per violazione dell’art.3 (principio di uguaglianza). L’effetto della decisione della Consulta sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.
Un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile per la Green Economy and Society in Italia
Se si vuole essere protagonisti nella nuova epoca della Sostenibilità, questo è il tempo delle grandi innovazioni, soprattutto in Italia.
Tante sono le cose da fare, nel settore pubblico ed in quello privato, nei mondi della scuola, della ricerca, dell’industria, dei media, della finanza ed altri ancora.
Ma la prima cosa di cui un Paese come il nostro ha bisogno oggi è la nascita di una struttura di Governo che attui e coordini tutto il complesso di “politiche pubbliche” necessarie all’avvio di un percorso che ci porti ad una Green Economy and Society.
Una soluzione in tal senso è la nascita di un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile (MISS), che accorpi in sé il Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).
In tal modo, il MISS si doterebbe della forte capacità di impatto sul mondo industriale dell’attuale MSE (che è l’amministrazione di riferimento per i settori portanti dell’economia italiana) e dell’esperienza e competenza in tema ambientale del MATTM (che è l’amministrazione preposta all’attuazione della politica ambientale), migliorando efficacia e efficienza della spesa pubblica.
Il Ministero per lo Sviluppo Sostenibile diverrebbe così, insieme al Ministero dell’Economia, il motore delle politiche di sviluppo (sostenibile) dei prossimi decenni in Italia.
Una proposta come questa, oggi, è chiaramente una provocazione, ma un Paese moderno, perché possa cambiare davvero, ha il dovere di discutere anche di provocazioni.
Massimo Preziuso
La pesante partita di Obama
di Rocco Pellegrini
Obama sta giocando tutto il suo prestigio e la sua influenza per far passare la riforma sanitaria e la riforma dei mercati finanziari ma il Congresso, spinto dalle forti resistenze del paese reale, gli sta mettendo i bastoni tra le ruote. Cerchiamo di capire perché e cosa c’è in gioco.
Così si legge in un articolo del Corriere della Sera che racconta gli ultimi accadimenti del progetto di riforma sanitaria in discussione nelle assemblee elettive negli USA. Obama ha impegnato in questa partita, che è un cavallo di battaglia storico per i democratici anericani, tutta la sua autorevolezza come si capisce dall’intervento al Congresso del 10 settembre 2009.
A noi europei, e soprattutto a noi italiani abituati al sistema sanitario nazionale che garantisce assistenza pubblica gratuita per tutti, tanta resistenza ed avversità ad una legge che ci sembra naturale e che dovrebbe dare a 45 milioni di americani (oggi esclusi da qualsiasi forma di assistenza) la copertura sanitaria, appare largamente incomprensibile.
Bisogna, però, calarsi nella realtà americana e, soprattutto, nella cultura americana per capire le ragioni di uno scontro così duro, rispetto al quale anche una personalità carismatica e popolare, come è Barack Obama, appare in grande difficoltà.
Sono voltate parole grosse, le solite accuse di socialismo, addirittura ci sono state campagne televisive ed in rete che hanno pargonato Obama ad Hitler perché, tramite la riforma sanitaria, lo Stato avrebbe voluto controllare la vita e la morte dei cittadini americani.
Il primo valore rappresenta la capitalizzazione complessiva del mercato. L’ordine dei settori è per importanza quantitativa. Il settore Healthcare rappresenta le case farmaceutiche e tutti quelli che operano nel settore medicale in senso più vasto, comprese case di cura ed ospedali.
E’ chiaro che è fortemente interessato alla riforma sanitaria. La Technology è a lei avversa. Come vedete, rappresenta quasi il 13% di tutto il mucchio. Ma gli interessi non finiscono qui. Dalla tabella evinciamo che il settore più importante in assoluto con più del 21% del totale è il settore finanziario, all’interno del quale un ruolo non indifferente è giocato dal sistema assicurativo.
La sanità americana è fatta tutta dal sistema delle assicurazioni private, tranne qualche ramo marginale di assistenza agli anziani, e come racconta Obama nel suo intervento, rappresenta oltre un sesto della spesa complessiva del sistema America.
E’ un sistema pieno di corruzione e molto costoso che è totalmente avverso alla riforma democratica. Si tratta di una lobby che si è presentata col cappello in mano di fronte al consumatore americano quando, qualche mese fa, la crisi sembrò travolgere tutto ma che oggi ha riacquistato forza ed in buona parte ha restituito i prestiti ricevuti dallo stato per riacquistare iniziativa senza controllo.
Indizzi di questi comportamenti vengono da tutto il mondo. Si capisce, dunque, tornando al nostro ragionamento quanto sia grande l’interesse e quanto forti le lobby che Obama sta sfidando. Ma ciò non basterebbe se ad esse non si aggiungesse una consumata visione americana che è contro l’assistenza pubblica e che vede nell’intervento dello stato il peggiore di tutti i mali.
L’idea che chi ha poco deve soffrire è un’idea molto forte nelle comunità
Dunque la montagna che si para davanti ad Obama sembra assai difficile da scalare e tuttavia io penso che il presidente riuscirà ad avere un qualche risultato. In fondo questa ripresa economica è una ripresa senza occupazione ed i numeri staranno pur dalla parte della banche ma gli interessi delle persone? Forse, anzi sicuramente, non del tutto.
Olimpiadi 2016 e Green Revolution
Alcune piccole riflessioni sulla vittoria di Rio De Janeiro su Chicago (USA), Madrid (Europa), Tokyo (Giappone) nella designazione della città sede dei Giochi Olimpici del 2016.
Questo è un qualcosa che, chiaramente, va aldila’ dello Sport: è ormai chiaro a tutti quanto questi Eventi mondiali rappresentino soprattutto “equilibri e dinamiche politiche”.
La designazione di Rio de Janeiro è un ulteriore e chiaro messaggio sul fatto che Europa, Stati Uniti e Giappone hanno aperto, in pochi anni, la Leadership Mondiale ai Paesi BRIC.
Sebbene questa possa essere letta come una bella notizia, in termini di re-distribuzione di ricchezza e potere verso i “Paesi Emergenti-BRIC”, la stessa ci dice che i “cittadini” delle cosiddette “Aree sviluppate”, ovvero Stati Uniti, Giappone ed Europa rischiano difficili decenni di descrescita (economia, politica, demografica).
In questo nuovo contesto, il settore in cui le “Aree Sviluppate” potranno giocare ancora da protagonisti è quello della Ricerca e Innovazione scientifica.
Ed oggi il primario binario di ricerca e innovazione passa per la “Green Revolution”: su questo tema ci si gioca il futuro, da qui alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.
Di questo l’Europa deve fare presto tema prioritario per lo sviluppo.
Nasce il Comitato Bersani “Green Economy and Society”
Insieme ad alcuni amici di Innovatori Europei – sottoscrittori del documento “Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society” , ovvero Francesco Augurusa, Alessia Centioni, Stefano Casati e Alberto Zigoni, abbiamo dato il via al Comitato Bersani “Green Economy and Society” , che ha da oggi “sede” nel Blog
L’idea è quella di provare a dare qualche piccolo contributo al dibattito sul Tema da qui al 25 Ottobre, data delle Primarie per l’elezione del Segretario del PD, indagando su alcune delle infinite possibilità di azione e sensibilizzazione che ruotano attorno alla costruzione di una “Green Economy and Society”.
In questo modo, accompagneremo il Partito Democratico fino al 25 Ottobre, data in cui si conclude la lunga fase di “avviamento” cominciata nel 2006, a cui tutti noi abbiamo partecipato con entusiasmo.
Spero vorrete darci una mano nell’iniziativa.
Per chi fosse interessato, prego allora di scriverci in modo da aggiungerlo come Autore del Blog e/o poter contribuire alle nostre discussioni.
Grazie.
Massimo Preziuso
Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society
Il Partito Democratico e l’Innovazione nella Green Economy and Society
Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione per Pierluigi Bersani Segretario
La crisi mondiale nella quale ci troviamo ha messo in luce la debolezza del sistema produttivo nazionale e la sua incapacità di innovare.
La ragione primaria che determina questa incapacità è la mancata comprensione del cambio di paradigma che nel mondo occidentale si è determinato con il passaggio dalla società industriale alla società della conoscenza: si tratta non solo di una profonda variazione del sistema produttivo, nel quale assumono un rilievo inedito rispetto al passato le attività e i beni che includono quantità crescenti di conoscenza, innovazione e creatività ma, nel complesso, di un profondo cambiamento culturale e politico.
Un cambiamento che si esercita innanzitutto sull’idea stessa di progresso e benessere: se sino ad ora si è pensato che queste variabili obbedissero ad una crescita inarrestabile della produzione e del consumo, sostenuta dall’economia finanziaria, adesso gli effetti negativi di questa ideologia hanno reso evidenti e gravi gli errori commessi sino ad oggi. Dalla crisi di una finanza slegata dalla produzione reale, alla precarietà a cui stiamo consegnando il pianeta, sino alla esplosione degli equilibri tra diritti fondamentali nelle zone ricche a quelle più povere del mondo.
Il neoliberismo, con la sopraffazione dell’etica da parte del profitto e dei bisogni generali da parte dei particolarismi e interessi sempre più ristretti, è stato la dottrina economica che ha prodotto questo stato di cose.
Nella società sempre più globalizzata nella quale viviamo, innervata dai sistemi a rete – Internet in primis – i destini reciproci sono sempre più interdipendenti: questa è la variabile esogena più evidente che ci deve indurre a ripensare i nostri modelli di sviluppo, tenendo al contempo in conto la soddisfazione dei nostri bisogni e la ricaduta globale che le nostre azioni producono.
Tutti i principali paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo stanno facendo enormi investimenti e piani di intervento, sui settori dell’innovazione, sul sapere, sulla ricerca e sull’energia e ambiente, per cogliere le opportunità di questo nuovo scenario di interdipendenza internazionale e mutazione del sistema produttivo.
L’economia italiana sembra invece non aver compreso a sufficienza questo profondo mutamento di paradigma. Mentre tutti i paesi industrializzati investono in innovazione e ricerca per aumentare la quantità di conoscenza contenuta in ciò che producono, il nostro paese è asserragliato invece su produzioni a bassa e media specializzazione tecnologica che non consentono di competere con efficacia in un mondo sempre più globalizzato.
La crisi finanziaria che stiamo attraversando è crisi di un modello di crescita e di una impostazione economica “non sostenibile” ed ha semplicemente dato l’impulso ad un lento e continuo declino del nostro sistema economico, che rischia di protrarsi, e che va fermato, assumendo decisioni coraggiose in tempi brevi.
Tutto questo si accompagna alla necessità di un uso più attento delle limitate risorse del Pianeta: il clima sta cambiando sotto i nostri occhi, rischiando di compromettere in maniera irreversibile le “nostre” condizioni di vita sul pianeta.
Per questo, negli ultimi due anni, il tema del Cambiamento Climatico, da vincolo – costo per le economie e le società è diventato opportunità economica – culturale – politica, al punto che oggi dagli Stati Uniti alla Francia, passando per la Cina, si parla della necessità di una Green Economy and Society.
In questo nuovo contesto, l’obiettivo strategico di un Paese come l’Italia è quello di investire in innovazione e conoscenza, modernizzare l’apparato produttivo e contribuire all’affermazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Un modello che premia i processi di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi ad impatto zero, ovvero tali che qualunque costo ambientale derivante dalla pressione esercitata dalle attività umane sull’ecosistema Terra sia controbilanciato da un’azione uguale e contraria, evitando di contrarre “debiti ambientali” che ricadranno, inevitabilmente, sulle future generazioni.
Per arrivare ad una Green Economy and Society, occorre innanzitutto innescare un processo virtuoso che, sfruttando anche le leggi del mercato, determini l’emersione e l’affermazione di questo nuovo modello economico e culturale.
La vera sfida consiste, infatti, nel diffondere nella società civile una consapevolezza ambientale che si traduca in tecnologie, comportamenti e buone pratiche quotidiane che, nel loro insieme, possiamo definire Green Behaviour. Queste azioni vanno dagli accorgimenti per la riduzione dei consumi di energia ad interventi più strutturati di efficienza energetica degli edifici, installazione di impianti di generazione da fonti rinnovabili, progetti di energy management, trasporto sostenibile, produzione sostenibile etc.
Mentre le soluzioni sono ormai note e la tecnologia è in molti casi già disponibile, per diffondere il Green Behaviour ed accelerare la transizione verso una Green Economy and Society i fattori critici di successo sono:
1. Lo sfruttamento dell’attuale crisi energetica, divenuta, a tutti gli effetti, strutturale, quale opportunità offerta dal mercato per sensibilizzare tutti, cittadini e imprenditori, sui risparmi immediati che nascono da comportamenti eco-compatibili;
2. L’adozione di Internet come paradigma di processo bottom-up, autenticamente democratico e direttamente partecipativo. Il Web è esploso grazie alla sua configurazione di rete peer-to-peer in cui tutti collaborano alla creazione e diffusione dei contenuti: lo stesso modello va adottato per creare e condividere conoscenza sul tema del Green Behaviour. È importante notare, infatti, che la “rete intelligente” sarà anche il modello di generazione e distribuzione dell’energia del futuro, in cui ciascun utente – nodo della rete sarà potenzialmente produttore e consumatore di energia, esattamente come nel Web 2.0 il navigatore ha oggi un ruolo di creatore e fruitore di contenuti in Internet.
3. La creazione, a livello internazionale, delle condizioni di consolidamento di una massa critica di “politiche” che possa scatenare un processo irreversibile. Ciò può avvenire incentivando gli investimenti in iniziative “verdi” attraverso strumenti normativi (definizione di standards a livello europeo – internazionale) ed economici (sgravi fiscali, finanziamenti agevolati di livello sovra-nazionale), che accompagnino lo sviluppo ed il consolidamento di un mercato delle emissioni e di un carbon finance globali.
Nella definizione di Green Economy and Society si racchiude quindi un po’ tutto:
– una Nuova Società, basata sulla sostenibilità dello sviluppo economico e dei consumi, ovvero sul Green Behaviour
– una Nuova Economia, incentrata sulla sostenibilità e sull’etica dei comportamenti, una Green Economy appunto.
E’ da lì che bisogna partire per capire la portata di questo cambiamento: che non è quindi solo cambiamento di un paradigma economico-industriale (il passaggio da uno sviluppo basato su combustibili fossili ad uno basato su energie rinnovabili) ma anche e soprattutto una innovazione culturale e sociale, in cui l’uomo torna al centro della scena, con la sua carica di umanità, di socialità partecipata all’ambiente in cui vive.
E’ per questo che tale tema dovrà risultare come la sfida più rilevante del Partito Democratico: un Partito che deve e può guidare l’Italia, in un momento unico ed irripetibile, a rivedere il proprio modello di sviluppo culturale ed economico, mettendo al centro il tema della sostenibilità ambientale.
Questo noi chiediamo a Pierluigi Bersani, “nostro” candidato alla Segreteria al congresso di Ottobre, sicuri che, con l’esperienza e il pragmatismo dimostrati da Ministro dello Sviluppo Economico, potrà affrontare una sfida così complessa e nuova.
9 Settembre 2009 – Innovatori Europei e Rete dell’Innovazione
Massimo Preziuso, Paolino Madotto, Alberto Zigoni, Stefano Casati, David Ragazzoni, Alessia Centioni, Francesco Augurusa, Antonella Giulia Pizzaleo, Peter J. Bury
Per adesioni e/o info: infoinnovatorieuropei@gmail.com oppure info@larete-innovazione.it
L’importanza delle nuove Tribù
Modelli di Partito
di Luigi Agostini
Militante, Iscritto, Elettore.
In un testo ormai classico, così M.Duverger distingueva le figure-chiave del partito politico moderno. Schematizzando, in un organismo a cerchi concentrici, il militante rinvia alla scelta di una Causa (libertà, egalitè ecc.); l’iscritto di un Interesse (la terra a chi la lavora, ecc); l’elettore ad un Desiderio (non si interrompe un’emozione, ecc), elettore da conquistare con proposte convincenti o comunque accattivanti.
Continuando nella schematizzazione, alla dominanza della prima figura corrisponde il partito di quadri, alla dominanza dell’iscritto, nella stagione migliore, il partito di massa.L’elettore, più che soggetto, rappresenta l’oggetto del contendere nello scontro tra i vari partiti politici.Nella realtà storica l’intreccio tra le tre figure è ovviamente molto più complesso, trapassando spesso ogni figura nelle altre, determinando varie combinazioni.
Lo Statuto del partito politico rappresenta il luogo, in cui la combinazione trova il suo momento di definizione.La funzione dello Statuto sia come carta identitaria che come condensato strategico segna la storia delle organizzazioni politiche dell’ultimo secolo.La definizione dello Statuto ha sempre rappresentato un momento particolarmente significativo nella vita di una organizzazione politica, specie all’atto della fondazione.Memorabile la rottura che sullo statuto separò i bolscevichi dai menscevichi e che qualche influenza esercitò nella storia del secolo oppure il passaggio dal vecchio partito laburista al nuovo partito laburista.
Nella storia evolutiva del partito politico, il passaggio dal partito di quadri al partito di massa, -dal partito di militanti al partito di iscritti, pur definendo un nuovo equilibrio -non aveva mai cancellato la funzione del militante, aveva anzi messo la sua potenza e dedizione al servizio di una grande operazione di radicamento sociale e nazionale: la strana giraffa togliattiana, in fondo non era altro che un partito di quadri annidato in un partito di massa, partito che, con tale scelta, ha saputo trasformare con un lavoro molecolare vaste plebi in popolo.Il recente Statuto del Partito democratico rappresenta una novità assoluta: l’accento, tra le tre figure, viene spostato principalmente sull’elettore, operando un drastico declassamento non solo del militante ma anche dell’iscritto.
Il potere di decisione, nella sostanza, viene consegnato nelle mani dell’elettore.
All’elettore viene rimessa,infatti, la decisione, in ultima istanza, sulle funzioni fondamentali del partito, a partire dal segretario generale. Ma l’elettore, senza scomodare l’Io desiderante di J. Lacan, è certamente la più labile e manipolabile delle tre figure. Cosa resta di un partito politico, si chiede giustamente A.Reichlin, se il suo segretario non è eletto dai militanti del suo partito, ma dagli elettori, dai telespettatori, da cittadini qualsiasi, che senza nessun vero discrimine politico, passano davanti ad un gazebo? Cosa resta della dimensione culturale della politica?Come si formano e cosa contano i suoi dirigenti?
Si è parlato di uno statuto confezionato dal dottor Stranamore, quasi a sottolinearne l’architettura particolarmente burocratica, la macchinosità delle scelte; a me sembra che la questione di fondo sia invece lo spostamento di accento e di poteri, operata dallo Statuto, sulla figura dell’elettore e del modello di partito che ne deriva.
Poiché la dinamica delle cose è quasi sempre più forte della volontà degli uomini, qui non si tratta della solita querelle tra grado maggiore o minore di apertura del partito alla società, ma della facilissima penetrabilità, fino alla eterodirezione dello stesso partito, da parte di forze esterne ed interessate: molle cera, plasmata facilmente dagli interessi esterni, o comunque sottoposta a facili incursioni dall’esterno.
La vicenda Grillo d’altra parte è illuminante.
A ben vedere, lo spostamento del baricentro sulla figura dell’elettore, ha almeno quattro conseguenze difficilmente contestabili.
A) “Elettoralizza” di rimbalzo anche gli atteggiamenti degli iscritti e militanti, innescando comportamenti clientelari da” padroni delle tessere”; d’altra parte, come interpretare la corsa al tesseramento in occasione di momenti particolari come quello attuale del PD, mimando nel concreto,le esperienze istituzionali di un Paese con ben sei sistemi elettorali?
B) Spinge oltre misura verso la personalizzazione della politica, della costruzione del partito come partitodel leader, del partito personale ,per cui la partecipazione politica si esaurisce nella elezione del capo.
C) Alimenta,invece che contrastarla, l’idea del “partito elettorale-istituzionale”, traiettoria che già due autori come Kats e Mayr nei loro studi sulla evoluzione dei partiti politici, avevano individuato come caratteristica negativa: l’essere diventatati tali partiti, anche di sinistra, prevalentemente mediatori tra le risorse pubbliche e gruppi di interesse, esaurendo la loro vita in una attività semiparassitaria.Politici come faccendieri.
D)Alimenta una perenne competizione interna,da guerriglia di tutti contro tutti,in cui vengono bruciate gran parte delle sue risorse e, più frequentemente,le migliori,contribuendo in misura esponenziale a connotare la politica come intrigo,ed il chiacchiericcio come la verità più vera di quello che avviene.Una politica tutta cronaca e niente storia.
L’irrompere della grande crisi del capitalismo attuale,i suoi effetti di breve e lungo periodo, volenti o nolenti, costringe tutti a tornare ai fondamenti;ma il fondamento dei fondamenti è rappresentato dal modello di partito. D’altra parte,è su questo che si stà concentrando il confronto nel Partito Democratico,dopo la crisi della segreteria di V.Veltroni, che,è bene ricordarlo,aveva ricevuto poco tempo prima,una investitura personale senza pari. Non c’è niente al mondo,contrariamente a quello che si crede,di più abbondante delle idee;quello che manca invece,è spesso una organizzazione,un partito, capace di ordinare le idee in un pensiero,e fare di questo,materia di combattimento quotidiano.
Il culmine della crisi del partito personale come risposta alla crisi del partito di massa, perché questo ci dice, nell’essenza,la crisi della segreteria Veltroni, mette la sinistra di fronte ad un bivio:l’amplificazione di quella che viene definita l’antipolitica-l’antipolitica è l’altra faccia del partitito del leader- oppure il ritorno,mutatis mutandis, al modello classico di partito.L’esperienza della Lega è ricca di insegnamenti.
Al di là di tutti i sociologismi, verso la malattia montante dell’ antipolitica, l’unico rimedio conosciuto consiste nella costruzione,nella rinascita del partito politico,con i suoi militanti, i suoi iscritti,la sua rete organizzativa territoriale e sociale, i suoi congressi,la sua battaglia delle idee ,la sua fatica.
Perchè non riprendere allora l’intuizione di Don Sturzo di definire per legge, come in Germania, il modello di partito,declinando, nel concreto di oggi, l’indicazione della nostra Costituzione? Se non sai bene dove stai andando,recita un vecchio detto,fermati e chiediti da dove stai venendo.
E’ Online la Rivista “Estate 2009” di Innovatori Europei: Buone Vacanze!
La Rivista Estate 2009 di Innovatori Europei
A Settembre, in vista del Congresso del PD, un nostro documento sul Tema “Innovazione per la Green Economy e Society”
Buone Vacanze.
Massimo Preziuso
Il Partito Democratico e la Visione di una “Green Economy and Society”
Ieri ho partecipato al Convegno di presentazione della Candidatura di Pierluigi Bersani alla Segreteria del PD, ed andrò ad ascoltare Franceschini.
Ed ecco le mie prime e schiette riflessioni.
Bersani rappresenta, a mio avviso, il “giusto” Segretario del PD per questa Fase della politica italiana.
E’ politico preparato, di forte esperienza (in particolare è stato un serio Ministro dello Sviluppo economico), viene da esperienze politiche forti nei territori (Presidente della Regione Emilia Romagna).
Ha messo in piedi una squadra di altissimo livello, coordinata dall’ottimo Gianni Pittella, attorno alla quale si intravedono importanti figure di riferimento (come Massimo D’Alema, Enrico Letta, Rosy Bindi).
Ottimi i riferimenti all’esperienza Ulivista, ed ottima la volontà di rendere il PD un Partito Popolare, ed ottimo il riferimento alla necessità di dare spazio ad una intera generazione politica che “già esiste” e che “va riconosciuta”.
Non ho però sentito la definizione di un Tema Trainante che possa portare il PD ed il Paese fuori da questa lunga fase di stallo.
Mi sarei infatti aspettato da Bersani un forte accento sulla necessità di impostare una “Rivoluzione Economica e Sociale” in Italia, coinvolgendo le nuove Generazioni nella definizione dei Nuovi Contenuti programmatici del Partito Democratico, e avrei sognato che Bersani ponesse al centro di questa Rivoluzione il Tema della “Green Economy and Society”, tema su cui ci battiamo da qualche anno, ma che ancora non riesce a prendere piede nel panorama politico italiano.
Eppure, i tempi sarebbero più che maturi per parlare dei “temi ambientali”, e metterli al centro dell’Agenda Politica, quando: al G8 dell’Aquila tra qualche giorno si parlerà della piattaforma globale di lotta al cambiamento climatico che verrà fuori e decisa a Dicembre a Copenhagen, la Francia di Sarkozy (dopo il successo dei Verdi alle elezioni europee) sta per trasformarsi in “economia verde”, la Germania – ormai Leader mondiale sta coordinando in ambito europeo l’enorme progetto “Solare” Desertec nel Mediterraneo (in cui l’Italia avrebbe dovuto giocare un ruolo naturale maggiore), la Cina ha deciso di entrare nella partita da protagonista (intuendo che i costi da supportate nel breve periodo saranno più che compensati dai benefici nel Medio-Lungo periodo), e gli Stati Uniti di Obama stanno avviando una vera e propria trasformazione culturale ed economica orientata al tema della “sostenibilità”.
Ma intanto l’Italia continua a guardare, mentre avrebbe tutte le carte in regola per entrare in questa “partita epocale”, potendolo fare a costi bassissimi (si parla di un investimento di 0,2-0,3% di PIL annuo per raggiungere gli obiettivi di -30% di emissioni nel 2020) a fronte di enormi benefici (basta solo pensare alla possibilità di creare un milione di posti di lavoro “verdi” in pochi anni).
Senza parlare, poi, dell’importanza che un “cambiamento di paradigma”avrebbe sull’entusiasmo di noi tutti, dopo un decennio in cui il Paese ha vissuto un lento ma costante “declino culturale ed economico”, forse senza nemmeno accorgersene.
In questa situazione, io credo che i “giovani” del PD, e tutti i movimenti ad esso vicini (come Innovatori Europei) dovrebbero OGGI unirsi sulla definizione di questi ed altri “Nuovi Contenuti” invece che sul sostegno ad uno dei Candidati Segretari, perchè vicino o lontano da qualcuno o qualcosa.
E’ certo poi che sarebbe bello vedere Bersani o Franceschini lanciare una iniziativa politica incentrata sul Tema della “sostenibilità (ambientale)”, unico vero “motore” di una Rivoluzione culturale, economica e politica di cui l’Italia ha urgente bisogno.
Speriamo che qualcosa accada a riguardo.
Massimo Preziuso