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Il summit di Copenaghen sul clima: too big to fail

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Il Summit sul clima in corso a Copenaghen non potrà fallire, perche’ è “too big to fail”.

Non si arriverà alla definizione puntuale di un nuovo Trattato internazionale, come è normale che sia, ma credo che la giornata di domani sarà cruciale per lo sviluppo delle prime vere politiche globali, quelle sul clima appunto, che, va detto, rappresenteranno il primo vero “test” sugli effetti della globalizzazione e sulla stabilità delle nuove relazioni economiche e politiche del pianeta, in un mondo totalmente cambiato in un decennio o forse meno.

Detto questo, sull’argomento “clima” l’Italia risulta ancora impreparata.

Spero allora che, a breve, si cominci a prenderlo sul serio, definendo e strutturando competenze nuove nel Paese.

Mi riferisco, in particolare, alla necessità delle nostre piccole e medie aziende, così come delle piccole e medie amministrationi pubbliche, di vedere il “fattore ambientale” per quello che è: la piu’ importante leva di cambiamento ed innovazione per aziende, territori e sistemi-paese.

Spero, poi, a proposito di tariffe incentivanti alla diffusione di tecnologie verdi (Conto Energia et alia), che se ne rivedano i criteri di attribuzione anche in base a parametri di localizzazione e di sviluppo di attività imprenditoriali (e di lavoro), perchè altrimenti si rischia, come già oggi appare evidente, di trasformare una industria “labour intensive” – quella delle rinnovabili – in una industria “puramente finanziaria”, e questo sarebbe il più grave errore possibile.

Spero, infine, che anche i Partiti politici (in particolare il PD ) approfittino di questo “cambiamento di paradigma” per ripensare il modello “leggero” su cui stanno derivando (mi riferisco in particolare al nuovo PD di Bersani – che può e deve essere il Partito dell’ambiente e dell’ innovazione in Italia – che ha appena lanciato, in sostituzione dei classici “dipartimenti”, una serie di “forum tematici” su questi temi, denunciando una certa disattenzione) e trovare un nuovo baricentro di azione proprio attorno al nuovo corso della “sostenibilità”, ambientale e non solo, che sta inesorabilmente prendendo il centro della scena nel dibattito pubblico mondiale.

Ancora 24 ore e sapremo come va a finire – a Copenaghen – ma io sono ottimista, soprattutto per il dopo.

Massimo Preziuso

Innovatori Europei sostiene 100 piazze per il clima – Sabato 12 Dicembre per Copenaghen

Innovatori Europei sostiene 100 piazze per il clima – Sabato 12 Dicembre per Copenaghen
 
Per l’adesione individuale all’iniziativa: http://www.100piazze.it/
 
Per inserire il banner dell’iniziativa nel vostro blog – facebook – etc, http://www.100piazze.it/banner.php
 
Diffondiamo questa bella iniziativa!

 Massimo

PS: Per informazioni sulla interessante iniziativa chiamata “Pendolaria” (sulla necessità di migliorare il sistema ferroviario italiano per  decongestionare il traffico delle città, diminuire le emissioni di gas serra, etc): http://www.legambiente.eu/documenti/2009/0911_pendolaria09/index.php

Considerazioni sulla lettera del direttore Celli

pierluigicelli
Dopo aver “digerito” la lettera del Direttore della Luiss, Celli (che esorta -provocatoriamente – il figlio (ovvero i tanti giovani laureati italiani) a lasciare il nostro Paese, alla ricerca della normalità), ecco alcune mie considerazioni a riguardo.
 
– Vi è poco da dubitarne, e lo dico per esperienze che conosco, oggi un giovane italiano di medio talento (e lo sono in tanti), quando va all’estero (in Uk, Germania, Usa..) cresce e fa bene, e questo per almeno due ragioni:
 
1) il nostro Paese ha un sistema universitario che, mediamente, prepara i giovani con una seria impostazione “teorica”, che alla fine paga molto di piu’ della sommatoria di “Business cases” di cui oggi si articolano tanti corsi universitari d’oltralpe (e questa “teoria” diverrà un di piu’, soprattutto ora che è finita l’era della “rapidità delle decisioni” e si va verso quella della “sostenibilità delle azioni”)
 
2) in Italia i giovani continuano a crescere in un “contesto” che è sicuramente piu’ “sociale” che in molti altri Paesi, e questo si riflette in una innata capacità di “stare con gli altri” (che sarà un altro asset fondamentale per i prossimi anni) anche quando ci si trova all’Estero
 
(sebbene questi due “importanti vantaggi comparati”, in questi anni, abbiano subito un serio declino, che fortunatamente la crisi in atto dovrebbe automaticamente fermare).
 
– Vero anche il fatto che è arrivato seriamente il momento (si veda l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona) di pensare all’Italia come una Regione di Europa, e che quindi per molti giovani debba essere oggi naturale pensare di andare a vivere o studiare (anche solo per un anno o due) in Inghilterra o in Francia, anche perche’, rispetto a soli 10 anni fa, oggi è molto piu’ facile (soprattutto grazie ad Internet, va detto) farlo.
 
– Vero anche che bisogna lavorare per provare a riportare in Italia i tanti giovani che sono riusciti a fare cose buone all’estero.
 
– E’, pero’, altrettanto fondamentale riflettere, per  il bene della maggioranza di giovani che restano (a soffrire) in Italia, sul fatto che in questo Paese, nella maggioranza dei casi, nella selezione di un candidato (e, poi, nella selezione di un progetto, etc. etc.), il “merito” e il “talento” vengano (da sempre?) spazzati via da “appartenenza” e “discrezionalità”.
 
E’ arrivato forse il momento di concentrarsi sul “collo di bottiglia”, il momento della selezione del lavoratore, definendone una nuova modalità, che assicuri trasparenza al momento decisionale?
O vogliamo continuare a sperare che le classi dirigenti si auto-riformino ed aprano improvvisamente al merito e al talento, trasformando di incanto tutta la società?
 
Non è piu’ pensabile che un Paese come il nostro continui a distruggere il proprio futuro attraverso la selezione di persone incompetenti.
 
Perche’, allora, non pensare a definire insieme, pubblico e privato, un NUOVO MODELLO DI SELEZIONE DEL LAVORATORE?
 
Che ne pensate?
 
Massimo Preziuso

Trattato di Lisbona, per un’Europa più efficiente

Lisbona

Un’ Unione Europea piu’ efficiente e piu’ partecipata dai cittadini nelle sue decisioni e piu’ forte sulla scena mondiale: e’ questa la visione della nuova Europa contenuta nel trattato di Lisbona che entrera’ in vigore dal primo dicembre.

L’iter lungo e travagliato dell’adesione al trattato, per la comprensibile resistenza di molti Stati a cedere sovranita’ e a rinunciare a diritti di veto a favore delle istituzioni europee, e’ probabilmente la migliore testimonianza a favore della profondita’ dei cambiamenti che il nuovo patto porta con se’. Avvicinare la Ue ai cittadini e i cittadini alla Ue rafforzando, accanto all’intermediazione dei governi nazionali che sono stati finora i veri ‘’signori’’ dell’Unione politica, il ruolo dei parlamenti, e’ il primo obiettivo della riforma istituzionale che sta ridisegnando la governance di Bruxelles.

L’adozione di tutta la normativa europea, da cui deriva, e’ bene ricordarlo, il 75% del nostro corpus legislativo, sara’ soggetta d’ora in poi a un livello di controllo parlamentare che non ha riscontri in nessun’altra struttura sovranazionale o internazionale. Infatti tutta la legislazione europea richiedera’, con poche eccezioni, la duplice approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo. Inoltre scatta un importante coinvolgimento dei parlamentari nazionali nel processo decisionale. Ciascuno di essi infatti ricevera’ infatti tutte le proposte legislative dell’Unione, in tempo utile per discuterle con i suoi ministri prima che il Consiglio europeo adotti una posizione e avra’ anche il diritto di proporre un nuovo esame se ritiene che non sia rispettato il principio di sussidiarieta’, per il quale ogni decisione va presa al livello di governo piu’ vicino possibile al territorio.

Ma i cittadini stessi conteranno di piu’, perche’ avranno la possibilita’ di presentare direttamente iniziative legislative alle istituzioni europee. Secondo questa nuova disposizione di democrazia partecipativa, un milione di cittadini appartenenti a un numero significativo di Stati membri, puo’ invitare la Commissione a presentare una proposta su questioni per le quali ritiene necessario un atto giuridico ai fini dell’attuazione del trattato di Lisbona.

Anche la voce dell’Europa sulla scena mondiale potra’ essere piu’ forte se sara’ politicamente colta una delle principali novita’ del trattato. A rappresentare l’unicita’ della politica ‘’estera’’ dell’Ue sara’ una nuova carica istituzionale, nominata per la prima volta nei giorni scorsi dal Consiglio. La carta di Lisbona stabilisce principi e obiettivi comuni per l’azione esterna dell’Unione: democrazia, Stato di diritto, universalita’ ed inscindibilita’ dei diritti dell’uomo e delle liberta’ fondamentali, rispetto della dignita’ umana e dei principi di uguaglianza e solidarieta’.

Un’importante novita’ riguarda anche l’organismo di rappresentanza dei governi: la durata del mandato del presidente del Consiglio e’ stata prolungata, in modo da rafforzarne il suo potere di coordinamento. Inoltre il trattato estende il voto a maggioranza qualificata a nuovi ambiti politici per arrivare a processi decisionali piu’ snelli su questioni cruciali come il clima, la sicurezza energetica, gli aiuti umanitari, ambiti per i quali la carta prevede per la prima volta apposite sezioni. L’unanimita’ e’ stata mantenuta solo per la politica fiscale, estera, la difesa e la sicurezza sociale. Si chiude davvero un’epoca, spetta a tutti noi europei pretendere che se ne apra una nuova, forti del trattato di Lisbona.
Di Roberta Angelilli e Gianni Pittella
Vicepresidenti del Parlamento europeo

Da Copenaghen, a Dicembre, una grande spinta verso un futuro Low Carbon

Dope la forte apertura di Obama, appena comunicata dalla stampa (“Taglio alle emissioni di gas inquinanti del 17% dai livelli del 2005 entro il 2020, 30% entro il 2025 e 42% entro il 2030. Sono queste le cifre della proposta americana che il presidente Barack Obama porterà alla Conferenza Onu sul clima di Copenaghen”), perde forza la tesi dei tanti “scettici” che da qualche settimana dichiarano che il COP15 di Copenaghen sarà un fiasco.

Perche’ invece certamente non andrà cosi’, sebbene non ne uscirà un accordo globale vincolante, per il quale ci sarà tempo nel 2010.

La preparazione di questo appuntamento ha infatti permesso una seria ed approfondita riflessione sul tema “cambiamento climatico” al di fuori dell’Unione Europea, e i Paesi in via di sviluppo, la Cina e gli Stati Uniti hanno lavorato seriamente per trovare un compromesso tra le propie esigenze di crescita (aumentate da una crisi che ha segnato le economie mondiali) e sviluppo sostenibile.

L’annuncio di Obama ne è una prima prova chiara, e fa ben sperare che il “dopo Kyoto” comporterà, come previsto da tempo dagli “ottimisti”, la nascita di quell’auspicato Carbon Market globale che andrà lentamente ma certamente a ridisegnare lo sviluppo economico del pianeta e ad alleggerire quelle serie tensioni geopolitiche che arriveranno a breve dal mercato dei combustibili fossili – Petrolio e Gas, risolvendo insieme il problema ambientale e quello della sicurezza degli approvigionamenti energetici.

In questo percorso vi sarà poi la possibilità di cambiare, in meglio, quei modelli di consumo e culturali che hanno imperato negli ultimi 20 anni almeno, e che han fatto dimenticare a molti l’importanza di avere le radici nella cosiddetta economia reale.

In questo contesto rimane pero’ una nota dolente, e viene dall’Italia.

Nel nostro Paese, in questa legislatura, si continua ad osteggiare (e alla fine si resterà da soli in questo) questo cammino virtuoso di cambiamento: a proposito vi consiglio di leggere questo articolo dal titolo “Alla faccia di Copenaghen” che parla di alcuni emendamenti alla Finanziaria 2010 che cercano di azzoppare il mercato delle rinnovabili (proprio in una fase cosi’ delicata).

Massimo

Pd: la nuova segreteria e i presidenti dei forum

Ecco i nomi della nuova segreteria, e di alcuni dei presidenti dei forum del Partito Democratico

Coordinatore della Segreteria: Maurizio Migliavacca

Roberta Agostini
Stella Bianchi
Cecilia Carmassi
Stefano Fassina
Catiuscia Marini
Matteo Mauri
Marco Meloni
Matteo Orfini
Anna Maria Parente
Francesca Puglisi
Nico Stumpo
Davide Zoggia.

E’ una squadra di sei donne e sei uomini, età media 41 anni, che sarà coordinata da Maurizio Migliavacca. Una segreteria di “giovani sperimentati” che hanno fatto esperienza sul territorio come amministratori o con l’attività politica.

Presidenti Forum

Economia Paolo Guerrieri

Università Saperi e Ricerca Maria Chiara Carrozza

Giustizia Andrea Orlando

Esteri Piero Fassino

Politiche agricole Enzo Lavarra

Progetto Mezzogiorno Umberto Ranieri

Politiche Locali Claudio Martini

Welfare Coordinatore Giuseppe Fioroni

Lavoro Emilio Gabaglio

Politiche sociali e immigrazione Livia Turco

Politiche dell’Istruzione Giovanni Bachelet

Politiche ambientali Laura Puppato

ICT Paolo Gentiloni

Riforma sistema radiotelevisivo Carlo Rognoni

Riforma dello Stato Luciano Violante

Centro Studi Gianni Cuperlo

Un interessante studio del CNR, pubblicato sul Corriere di ieri, sulla distribuzione di (domini) Internet in Italia

internet

Se non lo avete letto, vi riporto in sintesi i risultati di uno studio CNR sulla distribuzione dei domini internet registrati in Italia:

un dato che secondo molti è una buona proxy per leggere una maggiore o minore propensione all’innovazione e allo sviluppo, ma anche il tasso di “alfabetizzazione digitale” dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni locali, il tasso di diffusione di “connettività veloce”, ed altre.

NUMERO DOMINI TOTALI (.IT) : 1.429.009

di cui:

NORD: 776.677 (54,35%) ovvero 340 domini su 10,000 abitanti

 CENTRO: 347.863 (24,34%) ovvero 354 domini su 10.000 abitanti

 SUD: 304.469 (21,31%) ovvero 180 domini su 10.000 abitanti

Una delle cose che viene fuori dallo studio è, ad esempio, il fatto che il “Web è piu’ diffuso dove reddito pro capite e tasso di scolarizzazione sono piu’ alti: la Rete dunque amplifica le differenze”?

Sarebbe interessante avviare una discussione insieme su questi dati, che sono sì sintetici, ma racchiudono tante realtà del nostro Paese su cui la Rete potrebbe incidere.

 Massimo Preziuso

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