Attenzione al voto delle amministrative, che qui finiamo male
Agli elettori del PDL e a chi pensa sia possibile evitare di andare a votare in Italia! Attenzione che qui finiamo male! Solidarietà a Monteleone di LA 7! E facciamo girare questo bruttissimo video!
Giovedì 5 maggio, a Roma, la presentazione di “Precari”, il libro di Marianna Madia
Giovedì 5 maggio · 15.00 – 18.00
L’accesso in sala sarà consentito sino alle 14.45
in Via del seminario 76, Sala del Refettorio, Camera dei Deputati, Roma
ci sarà la presentazione di “Precari – storie di una Italia che lavora”, il libro della IE Marianna Madia.
Interverranno:
Susanna Camusso (che ha curato la prefazione del libro) e Giulio Tremonti
Modererà:
Lucia Annunziata
VeDrò nuove imprese @ Matera il 6 e il 7 maggio 2011
Il sistema del venture capital è un fattore importante per la competitività di un Paese. Eppure nel rapporto The Global Venture Capital and Private Equity Attractiveness Index 2009-10, realizzato dalla IESE Business School in collaborazione con Ernst Young, l’Italia è collocata al ventinovesimo posto nella classifica mondiale per attrattività del suo sistema economico nei confronti di tali forme di investimento.
A veDrò2010, la relazione finale del working group Investire sul business di domani. Venture capital e start up ha evidenziato diverse criticità: cultura avversa al rischio, struttura del mercato del lavoro, sistema fiscale, inefficacia di alcune forme di intervento pubblico, scottature storiche relative al crollo della new economy, etc. Quali sono le più rilevanti? Quali le possibili leve e soluzioni? Qual è il modello di finanziamento del venture capital più idoneo per l’Italia?
Affronteremo questi temi, in sessione plenaria e nei working group, secondo il classico schema di lavoro di veDrò, durante veDrò nuove imprese, che si terrà dal 5 al 7 maggio a Matera, in una delle regioni, la Basilicata, con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.
I risultati dei lavori di Matera e le proposte emerse saranno poi sottoposti all’attenzione di interlocutori istituzionali, politici, imprenditoriali, accademici in un tavolo di approfondimento e confronto a veDrò2011.
La partecipazione a veDrò nuove imprese è riservata a 100 tra imprenditori, venture capitalist, manager, docenti universitari di economia e finanza, giornalisti specializzati, parlamentari delle commissioni industria e bilancio, rappresentanti delle istituzioni, appartenenti al network di veDrò.
Scarica il programma e il background paper di veDrò nuove imprese
Se volete partecipare (alcuni IE ci saranno) e o volete informazioni sul programma potete anche scriverci a infoinnovatorieuropei@gmail.com
Gli autogoal del Governo sull’energia (e non solo)
di Massimo Preziuso
La situazione politica (e, di conseguenza, quella generale) peggiora di giorno in giorno in Italia.
L’ultima uscita pubblica brianzola del ministro Romani – che definisce “in malo modo” la sua collega ministra dell’ambiente e fa intendere che l’imprenditore medio italiano, eccetto quello lombardo, è “inaffidabile” – denota totale assenza di una linea di Governo sui temi legati allo sviluppo del Paese, a cominciare da quello delicato dell’energia (rinnovabile, in queste ore), a cui è legata la gestione della crisi libica.
Nel breve, vi è da sperare che il ministro Prestigiacomo (che, va detto, in varie occasioni pubbliche ha dimostrato – unica nel suo Governo – una vera sensibilità verso il tema rinnovabili) faccia ora pesare il suo ruolo di ministro dell’ ambiente nel CdM di martedì prossimo.
Ma più in generale questo approccio di Governo non può continuare ad andare avanti. Così stiamo irreversibilmente massacrando un Paese.
Fortuna che alle elezioni amministrative di Maggio questo molto probabilmente si tradurrà in una grande debacle del PDL (e forse anche della Lega nord) a cominciare da Milano (dove Pisapia e Palmieri possono e devono unirsi, al ballottaggio, e vincere) e Napoli (dove il centro destra, più che il suo candidato, è inguardabile).
Ma, aldilà di questi “desiderata” che molto probabilmente si tradurranno in “fatti” a breve, speriamo che questa serie di autogoal politici finisca e che, a cominciare dalla firma del Decreto attuativo sulle rinnovabili (anche grazie all’intervento del Berlusconi industriale ed imprenditore), si inizi a legiferare per il bene del Paese, e non per quello di pochi ma grandi interessi.
Questo fondamentalmente perchè (basta girare un po’ per Roma o Milano per capirlo) il Paese è seriamente impoverito e demotivato, e non merita di esserlo ulteriormente.
Ed infine, auspichiamo tutti che la giustizia amministrativa (attenzione anche qui a non permettersi il lusso di fare diversamente) ridia – dopo anni – la parola agli elettori per il voto referendario del 12 e 13 Giugno sul ritorno al nucleare (ma anche sulla privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento), affinchè noi tutti potremo avere di nuovo il diritto di dire cosa ne pensiamo su temi così importanti per la nostra e le future generazioni, e piu’ in generale sulla linea politica di un Governo che ci continua a fare affondare.
Abbiamo tutti bisogno di tornare presto ad un minimo di normalità.
Oggi il centro-sinistra è di fatto Partito di maggioranza
Ormai da alcune settimane quasi tutti i sondaggi danno le opposizioni a questo governo in discreto vantaggio rispetto al centro-destra che, se non fosse stato per lo sporco affare del “scilipotismo and co.”, molto probabilmente avrebbe dovuto certificare la sua incapacità a governare presentando le dimissioni al Capo dello Stato già in data 14 dicembre 2010.
Questo non è avvenuto, come tutti sappiamo, però tutti siamo consapevoli che esso si regge su numeri accalappiati con le leggi del mercato, mentre l’elettorato, impotente, la sta pensando in maniera diversa. Come dire: i numeri perché il governo stia in piedi ci sono, anche se risicati, mentre politicamente esso è già stato fortemente screditato dall’elettorato.
Paolo Flores d’Arcais, noto giornalista e direttore di Micromega, oggi conferma la necessità di votare qualsiasi cosa pur di far cadere questo governo, sloggiando il Narcisocrate da Palazzo Chigi (sue testuali parole). Lo stesso giornalista aggiunge che se tutte le opposizioni, avendone i numeri, non lo faranno, esse saranno complici di un regime criminale che sta attuando la devastazione civile.
Parole forti, ma condivisibili alla luce della esperienza politica che non cessa nella sola devastazione civile e morale, ma che – giocoforza, – come ho già detto in articoli precedenti – dovrà imporre a breve una manovra finanziaria da “lacrime e sangue” a cui, nel breve termine, ne dovrebbe seguire altra dello stesso ammontare (circa 40 miliardi di Euro ?)
Senza fare il “Pierino”, vorrei aggiungermi a Flores d’Arcais dicendogli che non si può non essere d’accordo con lui. Ma questo accordo non dovrebbe essere subordinato solo a detti numeri (che teoricamente dovrebbero esserci ed anche avanzare), ma al fatto che in questo percorso di liberazione da Berlusconi non si debba di nuovo incappare in soggetti irresponsabili (al pari dei responsabili di Scilipoti and co. quanto a decenza intellettuale, anche se si sono auto denominati responsabili), come è successo purtroppo attraverso i Mastella ed i Bertinotti che, a suo tempo, fecero cadere il governo. E ciò non già per motivazioni razionalmente politiche, ma per capricci legati a personalismi irresponsabili !
Le conseguenze che loro stanno pagando ora sono poca cosa rispetto a ciò che avrei comminato loro molto pesantemente, anche perché ciò accadeva proprio in un momento in cui l’Italia strava per diminuire il debito pubblico ed addirittura azzerando l’inflazione.
Gli Italiani dovrebbero ricordare questi vigliacchi avvenimenti o privilegeranno ancora questo governo che sta portando il debito pubblico alle stelle senza alcuna possibilità di ripianarlo, che sta devastando il clima sociale fino alla conflittualità civile, e fra poco alla fame ?
Il federalismo che già c’è (il libro di Paola Caporossi e Gregorio Gitti)
IL FEDERALISMO CHE GIA’ C’E’
Come vengono spesi i soldi dei cittadini nei Comuni italiani
Il Mulino
Il tema
I Comuni italiani vivono da tempo un paradosso: è stato loro riconosciuto un ampio decentramento di funzioni, ma non un’autonomia fiscale e finanziaria sufficiente. I continui tagli di risorse dal centro, i vincoli derivanti dal Patto di Stabilità e un quadro normativo in continua evoluzione, hanno finito per condizionare in misura sempre maggiore le scelte politiche locali con inevitabili ricadute sui cittadini. Il volume affronta il tema con un taglio interdisciplinare, partendo dall’analisi dei dati di bilancio di un campione di Comuni capoluogo di provincia, alcuni dei quali amministrati dal centrodestra (come Milano e Varese) e altri dal centrosinistra (come Torino e Salerno). La lettura dei numeri di bilancio mira a verificare se e come le decisioni politiche dei sindaci si differenzino sulla base della coalizione partitica di appartenenza. Ricorrendo anche a interviste a sindaci e assessori, l’indagine mette in relazione la contrazione delle entrate e la realizzazione dei programmi elettorali, per capire se l’Amministrazione in carica ha mantenuto le promesse nei confronti degli elettori. L’opinione di questi ultimi sull’operato dei propri amministratori è stata indagata con un sondaggio dai risultati interessanti. Da questo articolato percorso di ricerca, è emerso il quadro di un federalismo che già c’è, almeno nella maggioranza dei Comuni, nel convincimento di molti amministratori e cittadini. La ricerca vuole essere uno strumento a carattere divulgativo particolarmente rivolto ai cittadini chiamati al voto per il rinnovo della propria amministrazione comunale: ad essi vengono forniti dati e informazioni utili per esercitare in modo più consapevole il proprio diritto di elettori.
Gli autori
Paola Caporossi, politologa, ha svolto attività di ricerca per il Censis, il Cnr, l’Università di Firenze, Columbia University e altri Istituti di ricerca a carattere internazionale, ed è oggi direttore di Fondazione Etica. Ha curato diversi volumi in ambito sociale e politico.
Gregorio Gitti, giurista, è avvocato e professore ordinario di Diritto privato nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano. Autore di pubblicazioni in ambito giuridico, per il Mulino ha curato «L’autonomia privata e le autorità indipendenti. La metamorfosi del contratto» (2006) e «Il terzo contratto» (2008).
La Fondazione
Fondazione Etica è nata a Milano nel 2008 per iniziativa di alcuni cittadini (accademici, imprenditori, operatori sociali, professionisti, etc…) sulla base di una comune volontà: contribuire attivamente e in modo indipendente allo studio e all’elaborazione di proposte di riforma in ambito istituzionale, economico e sociale, fondate su una moderna etica pubblica. In particolare, Fondazione Etica si dedica a quelle attività di studio e ricerca che possano tradursi in progetti concreti e proposte attuabili, in un continuo confronto con interlocutori istituzionali.
Sabato 9 Aprile in piazza in tutta Italia contro il Precariato
Mentre la benzina vola verso i 1,6 Euro a litro, il Parlamento lavora giorno e notte attorno ai problemi giudiziari del Premier, la crisi libica e del mediterraneo diventano un mero problema di gestione “alla meglio” di flussi migratori, non esiste alcuna azione di politica economica ed industriale in corso e, nel contempo, gran parte delle ultime due generazioni di italiani vivono in assenza assoluta di certezze…
…domani, 9 Aprile, è proprio il caso che scendiamo in piazza in tutta Italia contro il Precariato.
Massimo Preziuso
Le 3 crisi
Le 3 crisi
di Massimo Preziuso (pubblicato su Tr3nta.com)
Le 3 crisi – nucleare, mediterranea e tedesca – ed un’unica opportunità per il nostro Paese: la creazione di un asse italo – tedesco.
Siamo in un periodo di cambiamenti epocali e, nel 2011, questi cambiamenti si sovrappongono rendendo ancora più difficile, per ragioni di complessità e di tempo, pensare a soluzioni. Ma è pur vero che proprio in periodi di grande complessità come questo possono trovarsi grandi e nuove opportunità. In questo caso per il nostro Paese.
Dico subito dove io ne vedo una: nella creazione di un asse italo – tedesco che, partendo da una proposta comune per una gestione “più diplomatica possibile” della situazione in Libia, possa poi diventare un asse di collaborazione in tutto il Mediterraneo, per gestirne uno sviluppo equilibrato e duraturo, avendo come baricentro delle iniziative il settore chiave dell’energia. E tre sono le crisi che mi fanno pensare a questo: quella del nucleare, quella del editerraneo e quella, appena cominciata, tedesca.
Nucleare: con la pesantissima complicatissima crisi creatasi in Giappone dove, passate due settimane da un devastante terremoto, la situazione è altamente seria a causa di danni in una delle centrali nucleari, l’opinione pubblica mondiale si è svegliata, comprendendo ancora meglio che la soluzione nucleare non è la scelta migliore di sostenibilità energetica, e che va quindi profondamente ripensata.
Mediterraneo: con le crisi egiziana, tunisina e libica – e la possibilità non così improbabile che tali situazioni si estendano a breve in altri paesi dell’area mediterranea – si è aperto un enorme ed inaspettato capitolo di politica estera, ed in particolare per l’Unione Europea, sia per motivi di dovuta solidarietà rispetto a paesi che ci sono molto vicini, sia per opportunità e ragionamenti di geopolitica e di interessi commerciali – in particolar modo legati all’approvigionamento energetico.
Germania: legata alle prime due crisi – nucleare e mediterranea – se ne vede una terza, appena cominciata, del colosso tedesco. Proprio oggi il cancelliere Merkel con la sua CDU perdono pesantemente alle regionali in un territorio opulento e fondamentale, il Baden-Wuerttemberg, dove il nuovo governatore sarà espresso – e non è un caso – dal Partito dei verdi. Tutto questo nonostante la Merkel avesse provato ad andare incontro – con una manovra chiaramente opportunista – alle aumentate esigenze ambientaliste del dopo Giappone, praticamente annullando i programmi tedeschi nel nucleare, e alla volontà della sua gente di tenersi fuori dalla guerra in Libia. Dopo oggi, il governo entra in chiara crisi- Tutto questo mentre, in queste settimane, si è formato un asse anglo – francese nel mediterraneo, che rischia di rosicchiare larghe fette di influenza all’attuale locomotore europeo. Ed un Paese che fino a oggi ha avuto un ruolo di leadership assoluta nelle politiche europee a questo vorrà e dovrà sicuramente reagire.
Ebbene, queste tre crisi – Nucleare, Mediterraneo, Germania – rappresentano una inaspettata opportunità per un Paese, l’Italia, in piena crisi di identità e di potere – in Europa e nel mondo – ed a forte rischio di un accentuato declino – proprio a causa della crisi mediterranea. Infatti, dopo essere stato assente dalla scena internazionale per troppo tempo, nelle prossime ore il nostro Paese potrebbe portare avanti – ed oggi il Ministro Frattini ha annunciato una proposta comune – un’iniziativa di recupero di forza sulla scena internazionale, appunto strutturando una azione politica (che poi diventi economica ed industriale) comune con la locomotiva tedesca, proprio a partire dalla gestione della crisi libica e mediterranea. E’ chiaro che la Germania ha oggi bisogno di un partner europeo con cui provare a rientrare nella gestione della crisi nell’area mediterranea, ed indirettamente confermare la propria leadership, e che questo può farlo solo con un alleato come l’Italia. Di contro è evidente che l’Italia – alleandosi con il colosso tedesco – potrebbe inaspettatamente trovarsi in ruolo di centralità politica, soprattutto nella auspicabile fase di sviluppo dell’area, successiva al periodo di crisi, che molto probabilmente sarà fortemente legato al tema energetico ed infrastrutturale e potrebbe fortemente basarsi sul paradigma della “green economy”. Ed Italia e Germania, con le loro aziende e capitali, sono già protagonisti nel settore (si veda, tra i tanti altri, il mega – progetto “Desertec”). Aldilà di questi fattori “opportunistici”, sembra altresì evidente che un asse italo – tedesco rappresenti la soluzione migliore per dialogare, in maniera diplomatica e commerciale, con il mondo libico, ma più in generale mediterraneo – per motivi culturali e per ragioni economiche – industriali.E visto che le due potenze europee condividono l’idea che la gestione di una crisi così grande e complicata non possa che incentrarsi sul tema della diplomazia, vi è da auspicare che Italia e Germania si rendano conto di questa opportunità unica, per loro stesse e per il mondo mediterraneo, ed agiscano subito, prima che la crisi da quelle parti si trasformi in un qualcosa di ingestibile ed incontrollato.
Riforma della giustizia. Cui prodest?
Ho dato un’occhiata a testo di riforma costituzionale sulla giustizia e ho cercato di capire queste innovazioni a chi giovano, chi è il beneficiario delle proposte del Governo. I cambiamenti in realtà pure cospicui non stravolgono l’impianto generale.
Iniziamo dalla divisione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante. Questa cosa in concreto non riguarda i cittadini ma solo i magistrati. Viene scorporata dalla magistratura come la conosciamo oggi tutta la pubblica accusa, la quale viene in qualche modo assoggettata ad un indirizzo politico ed ad un controllo disciplinare sempre prevalentemente politico. L’autogoverno è in parte” sterilizzato” attraverso un sistema di nomine che tende a far prevalere la parte politica (si parla di un sorteggio degli eleggibili per la parte scelta dai magistrati negli organi di governo e di disciplina.. cosa tutta da studiare). Inoltre i magistrati potranno essere più facilmente trasferiti. Questa parte evidentemente interessa esclusivamente i magistrati e il rapporto tra poteri dello stato spostando un pochino la bilancia verso il potere politico. Per il semplice cittadino non cambierà assolutamente nulla. Per semplice cittadino intendo la stragrande maggioranza degli italiani per i quali i rapporti con la giustizia si limitano a problemi di natura civile, di assicurazioni, di rimborsi, di lavoro, di appalti e, se passiamo nel penale, sono le vittime di furti e rapine ed in certi casi di violenza. Diciamo in breve “i buoni” per distinguerli dai “i cattivi” che sono quelli che compiono reati, gli approfittatori, i truffatori, insomma una ridottissima minoranza del paese.
Passiamo ora all’azione penale che verrà indirizzata dalla politica. In pratica a valle di un codice penale che continua a definire i reati l’indirizzo politico suggerirà ai Pubblici Ministeri di occuparsi prevalentemente di questo e tralasciare quello sulla base probabilmente dell’onda emotiva di fatti o episodi contingenti. I reati minori probabilmente verranno in concreto legalizzati perché considerati “poco rilevanti”. Già oggi scippi e furti spesso non vengono neanche denunciati per le note difficoltà delle forze dell’ordine che non arrivano a tutto. In futuro probabilmente non verranno neppure perseguiti (una resa a tutti gli effetti nei confronti della microcriminalità). Si tratta in questo caso, evidentemente, di una riforma a favore dei “cattivi”, alla faccia dei semplici cittadini sempre più costretti ad arrangiarsi. Il fatto di concentrarsi sui “fatti importanti” fa sorgere immediatamente la domanda “importanti per chi ?”.
Passiamo ora all’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Questa norma parte dall’assunto che chi viene sottoposto a processo sia tendenzialmente sempre innocente e quindi il processo è un incidente dovuto all’imperizia del PM cha va ad imputare sempre le persone sbagliate. Questa cosa fa inoltre il paio con la responsabilità personale del magistrato che in genere oltre ad accusare la persona sbagliata (per pura cattiveria) la condanna anche ingiustamente ad una ingiusta detenzione. Sappiamo tutti benissimo che le cose non stanno così ! Stiamo sempre a lamentarci che nel nostro paese non si condanna mai nessuno.. che nessuno va mai in galera… e se ci va, esce subito ! Appare chiaro che l’assunto non è la posizione del semplice cittadino ma è quella del “reo”, del colpevole, che ovviamente si ritene sempre innocente e perseguitato. Si tratta quindi di innovazioni che trovano ampio consenso nel mondo criminale dove un “riequilibrio in favore della difesa” è certo visto di buon occhio. In concreto con l’idea di tutelare il cittadino accusato ingiustamente si interviene a tutela e a vantaggio dei responsabili di reati che si ritrovano con qualche possibilità in più di passarla liscia (e di chiedere pure i danni !). D’altro canto i cittadini accusati ingiustamente, che per fortuna sono un numero limitatissimo, non avranno nessun particolare giovamento anzi, i loro indennizzo oggi regolato dalla legge e garantito dallo Stato rischia di dover passare attraverso le pastoie di una causa civile contro la società di assicurazione (loro si avranno del lavoro in più).
In sintesi:
Chi ci rimette: i magistrati principalmente, le vittime dei reati non di interesse politico.
Chi ci guadagna: chi commette reati in genere ed in particolare chi commette quelli ritenuti di minore interesse, le compagnie di assicurazione, il potere esecutivo che indirizzerà l’azione della pubblica accusa.
In dubbio: i cittadini accusati ingiustamente, se assolti, potrebbero godere dell’inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado. Va da se che se condannati ingiustamente nulla cambia potendosi arrivare (di errore in errore) a concludere sfavorevolmente tutti i gradi di giudizio. E questa è una riforma epocale della giustizia ?
Direbbe Totò : “Ma mi faccia il piacere !” Piuttosto è una vendetta, consumata a freddo a distanza di vent’anni, di una classe che, faticosamente sopravvissuta a tangentopoli, cerca oggi di affermare una superiorità ed una preminenza di un potere sugli altri, una visione medioevale del governo, un potere unitario – preferibilmente dinastico – che si perpetua in mano ad oligarchie economiche che aspirano a collocarsi al di sopra della legge.
Porca miseria, ci mancava solo il neo-feudalesimo …..
Presidente Napolitano: il Decreto Rinnovabili è incostituzionale!
(da inviare a presidenza.repubblica@Quirinale.it – segreteriasg@quirinale.it)
A Sua Eccellenza Ill.ma Sig. Presidente della Repubblica
Oggetto: Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE; e più precisamente in ordine al testo pubblicato sul sito del “Sole 24ore” del 3/03/2011 che sarebbe stato approvato dal Consiglio dei Ministri in data 3-3-2011. MANIFESTA INCOSTITUZIONALITA’.
Il sottoscritto in relazione al provvedimento indicato in oggetto evidenzia la sussistenza di profili di manifesta incostituzionalità dello stesso con particolare riguardo agli artt. 8 e 23 o altri diversi articoli che dovessero risultare dal testo definitivo, con sotto le rubriche rispettivamente: “requisiti e specifiche tecniche” e “disposizioni transitorie e abrogazioni”.
1) In ordine agli artt. 3 e 41 della Costituzione sotto il profilo della ragionevole discriminazione tra iniziative economiche che si trovano in fasi differenti; a tal fine si considera che la differenza nelle fasi di sviluppo degli impianti dipende da fattori non controllabili ed estranei alla volontà degli operatori, tra cui i ritardi negli iter burocratici dovuti all’inefficienza dei gestori e delle pubbliche amministrazioni competenti al rilascio dei titoli abilitativi; in altri termini, non potranno usufruire di incentivi quegli operatori che hanno avuto la sfortuna di avere a che fare con le amministrazioni e le agenzie degli operatori di rete più inefficienti;
2) Per violazione dell’art. 41 della Costituzione, stante che l’introduzione del limite temporale del 31/5/2011 avrà l’effetto di stroncare tutte le ingenti iniziative economiche che non potranno adeguarsi al predetto non congruo, originale e imprevedibile termine, con palese violazione della libertà di iniziativa economica privata;
3) Per contrasto con l’art. 76 della Costituzione, atteso che il Governo, delegato con legge Comunitaria 2009 (L. 4-6-2010 n. 96) all’attuazione delle direttive comunitarie in materia di PROMOZIONE DELL’USO DELLE ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI, invece di promuoverle ha decretato nella sostanza la FINE delle stesse, contraddicendo in maniera evidente la delega ricevuta e i successivi pareri formulati dai due rami del Parlamento. In altri termini, così facendo il Governo ha esercitato illegittimamente il potere legislativo, in carenza di delega, in contrasto con le indicazioni del Parlamento e degli indirizzi generali della legge di delegazione;
4) Per violazione dell’art. 117 della Costituzione: (i) in relazione al Protocollo di Kyoto, alla direttiva n.2009/28 del 23/4/2009 e non da ultima alla raccomandazione della Commissione Europea del 31 gennaio c.a., a seguito del citato incostituzionale Decreto Legislativo, l’Italia non raggiungerà gli obiettivi di cui ai predetti atti, violando così i trattati internazionali recepiti. (ii) in ordine all’art. 16 della Direttiva n. 2009/28 la quale impone che gli Stati membri assicurino che “siano adottate appropriate misure operative relative al mercato e alla rete affinchè vi siano meno limitazioni possibili dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili”; con l’introduzione dei limiti summenzionati lo Stato Italiano adotta un atto normativo diametralmente opposto agli obiettivi perseguiti col summenzionato articolo 16.
5) Violazione dell’art. 97 della Costituzione che fissa i principi di imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa. Infatti, con il Decreto Legislativo in questione non sono stati individuati gli strumenti e le misure più adeguati e congrui, efficienti ed efficaci al fine del perseguimento dell’interesse pubblico concreto della promozione delle energie rinnovabili. E’di tutta evidenza, invece, che il Governo ha perseguito l’obiettivo di porre fine in Italia alle energie rinnovabili.
Alla luce di quanto sopra, si chiede che Sua Eccellenza Sig. Presidente della Repubblica, nell’esercizio delle Sue prerogative e quale garante della Costituzione, voglia disporre il rinvio del superiore provvedimento per un suo riesame e una sua modifica al fine di renderlo coerente ai precetti costituzionali.