La strana democrazia di 5 Stelle, La Repubblica e Montezemolo: chi comanda non è nel partito
Sta nascendo una strana democrazia in Italia. Mentre a destra ci si sta convincendo che forse è bene fare le primarie per eleggere un signore o una signora che prenda il posto di Berlusconi, e mentre a sinistra Bersani (che prese poco tempo fa qualche milionata di voti per diventare segretario di partito) dovrà sottoporsi a una nuova prova per diventare il candidato premier, c’è questo pullulare di nuovi movimenti, questo formicolio di società civile, questo insorgere di antipolitica che si svolge nell’ombra e tine al riparo i grandi burattinai, cioè i capi della nuova forma-partito, il partito-occulto. Mi viene da dire che è meglio il peggior partito, con regole democratiche vere, che il miglior movimento affidato nelle mani di uno o più guru che possono di soppiatto e senza controllo decidere le sorti della politica e con essa di milioni di cittadini.
Stiamo diventando quello strano paese in cui il massimo di virtù democratica viene riconosciuta a personalità e movimenti che non si sottopongono a congressi o a qualcosa di simile. Prendete quel democratico di Di Pietro: non ha mai fatto un congresso, ha selezionato una classe dirigente peggiore di quella della prima repubblica, i suoi parlamentari sono stati oggetto di attenzioni e di scambi per tenere in piedi il vecchio governo. Eppure Di Pietro, che non fa congressi né primarie, guida la lista di coloro che hanno qualcosa da insegnare ai partiti ed elogia Grillo sul ricambio generazionale dimenticando che sia lui sia Grillo sono, anagraficamente e non solo, abbastanza avanti con gli anni. La lista di Montezemolo, per parlare di un altro partito occulto, verrà fuori da un’associazione che è fatta di tante belle persone, la Tinagli è anche brava e carina, ma nessuno sa chi e come sono selezionati i suoi dirigenti, eppure anche loro criticano i partiti perché poco trasparenti. Il gruppo editoriale citato è il prototipo della struttura autoritaria, ben più di quanto lo sia necessariamente ogni giornale, e la sua eventuale lista sarà formata con un meccanismo di selezione arbitrario, senza alcun rapporto con una linea politica che è stata di una mutevolezza e anche di un opportunismo politico da lasciare interdetti.
L’unico che dovrà fare gli esami sarà Bersani e con lui i suoi contraddittori, si chiamino Renzi o Vendola o altri ancora. Nella Italia stanca dei partiti invece saremo pieni di movimenti di duri e puri che della democrazia non sanno che farsene, in cui comanderanno i nuovi ayatollah formati nei camerini dei teatri, nelle stanze di grandi aziende, nelle redazioni militarizzate. Sono tutti nipotini di Berlusconi, buonanima. Per questo, passando sopra a tutti i miei mal di pancia, guardo con affetto a Bersani e tifo per lui. So che se toccherà a lui comandare, a me e a tanti altri resterà la possibilità di criticare. Con quegli altri, duri e puri, movimentisti, espressione della società civile, eccetera e eccetera forse correrò qualche pericolo come capita nelle democrazie commissariate dai guru, dai para-guru, dalle strutture di comando occulte.
Lettera al Sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani
Gentile Sindaco Nicola
Nel porgerLe l’augurio di buon governo nel nostro capoluogo ciociaro, per la sua recente vittoria elettorale, a nome di tutta la Rete Indipendente “Nuove Idee nei territori” ci preme sottolineare quanto sia auspicabile incominciare da subito ad interagire con la cittadinanza attiva di Frosinone per una partecipazione democratica ed autentica nella nostra amministrazione comunale.
Noi della Rete di Indipendenti, all’interno di un contesto di puro civismo, restiamo a conferma e a garanzia che la sovranità di un territorio passa dal rispetto del patrimonio della sua gente. Continueremo la nostra opera di tutela sulla governance delle Istituzioni come sulle forze della opposizione affinché anche queste rimangano sempre costruttive, fuori dal frastuono o da artifici di stile comunicativo.
Siamo qui, a differenza dei tanti leaderini locali che si ostinano in questi giorni a chiedere visibilità e incarichi, per proporre un percorso che ci auguriamo sintonico con il Suo staff e per chiederLe quali aperture intenda dare alla base civile ma soprattutto quali gli spazi di azione e dialogo con i tanti giovani talenti che, meritevoli e disponibili al confronto, lottano perché “un’altra Italia” -quella che più ci piace- risorga. La democrazia diretta, figlia oggi di quella digitale, le consensus conference, i town meeting, le assemblee pubbliche, le ampie discussioni prima delle decisioni amministrative, la democrazia elettronica deliberativa, le giurie civiche, il voto cumulativo diventino una prassi oltre che una esigenza nella gestione dell’Ente.
Diamo pure a ciascuno un suo altarino, se questo servisse a rasserenare gli animi, ma non dimentichiamo che ora necessitiamo di un nuovo modo di stare insieme per riconquistare spazi comuni di eccellenza, quelli che anni di amministrazioni distratte e corrotte hanno devastato, sottraendoceli e derubandoci. Ritroviamo e rivalutiamo i luoghi deputati da sempre alla cultura del nostro entroterra, per il Bene Comune.
Si torni a dare voce e accesso alle minoranze e alle diversità nel nostro Comune, non si rimanga sordi alle sollecitazioni di cambiamento nella gestione dell’Ente come della qualità di vita arruolando anche quei ceti medi diffusi schiacciati dalla attuale crisi sistematica.
Si torni a dare un volto amico ai luoghi delle decisioni, si torni a decidere liberamente e autenticamente della ricchezza naturale del nostro territorio. Frosinone come l’Italia intera è un paese vulnerabile. Va protetta la sovranità del popolo e lo stato di diritto dei nostri concittadini, delle donne come dei bambini, delle fasce deboli come dei pensionati.
Noi continueremo con determinazione ad operare fuori dai partiti e dalle Istituzioni sorvegliando che queste non cadano nella inerzia delle proprie gerarchie costituite in potentati. Sorveglieremo che si ponga fine al malgoverno locale e truffaldino perché finalmente si ripristini la buona pratica della Res Pubblica rimanendo in uno spazio ideale quello tra rappresentanza e decisioni.
L’Istituzione intesa come un insieme armonico di canali, gradini, barriere, apparati collaudati può tornare ad essere avanguardia per chi compie il proprio dovere e non per chi trama contro l’innovazione della società.
Il nostro impegno continuerà a testimonianza che una alternativa riformista, sopra le parti e fuori dai conflitti di partiti lottizzati, è ancora possibile nella nostra provincia. Si può rimanere massa critica anche invertendo la marcia. Il dramma sociale ed economico che avvolge il Paese non ci consentirà di fare sconti a nessuno.
Coesione sociale vuol dire poter garantire a tutti i servizi
primari: noi proseguiremo su questa via. La nostra resistenza civile, quella posta in atto in questi anni contro strapoteri e faccendieri unti dal signore, dimostra che la trasformazione del sistema è in movimento.
Nessuna occasione sarà persa dunque per ricordare che “una testa vale un voto” e che quella testa e quel voto andranno sempre e comunque rispettati, interpellati ed interpretati in modo equo ed inclusivo.
Giuseppina Bonaviri
Rete Indipendente “Nuove Idee nei territori”
Quattro regolamenti per la Federazione del PD di Roma
di Paolo Di Battista
L’Assemblea cittadina del PD di Roma, riunita il 5 giugno 2012 presso la sede nazionale del Partito Democratico,
ha deliberato a larghissima maggioranza che:
* d’ora in poi il documento denominato Statuto, considerate le critiche per la mancanza di una esplicita autorizzazione,
sia trasformato in “regolamento attuativo dello Statuto regionale del PD Lazio”;
* l’Assemblea continuerà i lavori per l’esame e l’approvazione delle norme per il buon funzionamento del PD romano
nei giorni martedì 12, mercoledì 20, mercoledì 27 giugno e sabato 7 luglio;
* saranno consentiti emendamenti soltanto all’Esecutivo ed alla Commissione, che ha preparato i documenti normativi;
* gli emendamenti presentati potranno essere spiegati dal firmatario nel tempo di 2 minuti e sarà consentito un solo
intervento contrario di 2 minuti;
* i regolamenti saranno discussi iniziando dal regolamento attuativo dello Statuto regionale e di seguito regolamento
finanziario, regolamento organizzativo municipale, regolamento per l’elezione del Segretario cittadino e Coordinatore
municipale.
Infine l’Assemblea del PD romano ha dato mandato al Segretario ed all’Esecutivo di verificare presso gli organismi
competenti del Partito Democratico nazionale la possibilità di concedere formalmente alla Federazione del PD di
Roma, in ragione della sua specificità di Roma Capitale, la facoltà di dotarsi di un proprio Statuto (come, mesi addietro,
consentito verbalmente).
R-innovamenti nel Partito Democratico
di Massimo Preziuso su l’Unità
E finalmente il Partito Democratico – e con esso il Paese – sta per tornare a vivere una fase di innovazione politica e culturale.
Sono passati ormai più di 6 anni da quando tanti di noi si entusiasmarono con la discesa in campo di Romani Prodi da Brussels, sicuri che il Paese avrebbe finalmente svoltato. Iniziò da lì un biennio unico, in cui tanti normali cittadini scoprirono il piacere di mettere da parte almeno un po’ i propri interessi indivduali per condividere idee e progetti politici con sconosciuti, che poco dopo sarebbero diventati molto di più. Così ad esempio accadde – cito un’esperienza diretta – nelle Associazioni per il Partito Democratico e poi in Innovatori Europei.
E, con Prodi premier, furono proprio le primarie del Partito Democratico del 2007 il momentum in cui tutti gli italiani, direttamente coinvolti o indirettamente sollecitati, sentirono di vivere un periodo unico di partecipazione e dibattito. E, cosa più importante, questa energia si “sentì” per le strade di Italia.
Tutto finì rovinosamente nel 2008 con la caduta del Governo Prodi, e l’inizio di 4 anni di pesantissima crisi politica ed economica.
Prima la fase finale – la più brutta – di un berlusconismo auto – referente e auto – distruttivo, che ci ha incattivito, mentre già accusavamo i primi colpi della crisi internazionale.
Poi, in una tensione masochistica, la scelta di un governo “troppo tecnico” a guida Monti, che ha totalmente disintegrato la (già poca) progettualità e l’attivismo della società civile ed imprenditoriale nei territori italiani.
Infine, conseguenza di tutto questo, l’emergere prepotente – alle amministrative di maggio scorso – di una realtà come il Movimento 5 Stelle, che rappresenta a pieno lo svuotamento della proposta politica dei partiti e della loro quasi inesistente presa sull’intera popolazione, logorata pesantemente dalla coda finale di una crisi diventata troppo lunga e di dimensione europea.
Arrivati a questo punto il Partito Democratico doveva necessariamente cambiare passo, pena la sua scomparsa dalla scena politica, dopo quella del PDL, della Lega e del mai nato Terzo Polo. E all’ultimo momento lo ha fatto, nella direzione nazionale di venerdì scorso.
Con la r-innovata scelta delle Primarie per la selezione del candidato premier di centro-sinistra, il Segretario Bersani ha infatti messo finalmente un punto a questo brutto quadriennio e aperto un nuovo libro, che libererà energie in tutto il Paese.
E lo si è visto subito: nello stesso giorno, un PDL alla ricerca di un suo nuovo spazio di azione, seppure ridimensionato, ha annunciato anche’esso primarie per la leadership, seppure alla sua maniera (cioè senza alcuna discussione precedente).
E lo si continuerà a vedere sempre di più nei prossimi giorni e settimane. Il Paese tornerà presto ad attivarsi. La gente tornerà a crederci e a partecipare, ne sono convinto.
Ora c’è questo libro nuovo da scrivere a più mani. Il Partito Democratico – come era immaginabile ed auspicabile – ne sarà l’editore e questa è una bella notizia per tutti quelli che vi hanno dedicato energie in questi anni.
Adesso cominciano i 10 mesi più affascinanti e sfidanti per il Paese dal dopoguerra, al cui termine – con le elezioni di Aprile 2013 – dovremo ritrovarci in un’altra era con tante facce e tanti progetti nuovi, per tornare a crescere ed entusiasmarci.
Tocca a tutti noi: è tornato il momento della partecipazione, che è stavolta necessaria ancora di più che 5-6 anni fa.
Convegno “Spending review e crescita” domani a Milano
(Gli amici di) Fondazione Etica e la Fondazione Corriere della Sera
invitano al convegno:
SPENDING REVIEW E CRESCITA
Come tagliare gli sprechi per liberare risorse de investire
L’evento si terrà Lunedì 11 giugno alle ore 18.00 a Milano presso Fondazione Corriere della Sera.
Introducono:
Gregorio Gitti, Presidente Fondazione Etica
Piergaetano Marchetti, Presidente Fondazione Corriere della Sera
Interviene:
Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico
Ne discutono:
Paola Caporossi, Direttore Fondazione Etica
Ivanhoe Lo Bello, Vicepresidente Confindustria
Coordina:
Ferruccio De Bortoli, Direttore Corriere della Sera
Bersani: Patto progressisti e democratici per l’Italia. Primarie entro l’anno, mi candiderò
Bersani, un patto dei Democratici e Progressisti per l’Italia. “Lo propongo non solo ai partiti di un centrosinistra di governo ma ad associazioni, movimenti, liste civiche, sindaci e amministratori, singole personalita’. Un patto per la ricostruzione e il cambiamento. ..Si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Democratici e Progressisti alla guida del paese. Io mi candido.”
Se in un sommovimento così profondo, se in acque cosi mosse, qualcuno pensa che il compito nostro sia quello di giostrare sugli accorgimenti tattici o sui rapporti politici o perfino sui temi programmatici, si sbaglia. Sono cose che ci vogliono ma che da sole non arrivano a grande parte della popolazione. Il sommovimento è molto, molto profondo. “Tocca a noi” vuol di re tocca a noi giocarcela e investire il consenso che abbiamo sul punto principale della questione, il punto che sta fra politica e popolo, che sta nella faglia che si è aperta fra grande parte dei cittadini e il sistema e che nel profondo, secondo me, è un bisogno di sentirsi comunità e l’impossibilità di esserla: perché la grande traduttrice, colei che traduce l’individuo nella comunità, e cioè la politica, ha ormai un suono che tantissima gente non sente. Quindi noi non staremo fermi. Ci muoveremo. Non lasceremo erodere il consenso che abbiamo, lo investiremo rischiando qualcosa, come succede sempre per un investimento.
Ecco dunque il percorso che vi propongo e che è organizzato su tre punti.
Primo punto. Per intervenire su quella faglia, su quella frattura bisogna cominciare dalla legge elettorale.
Adesso basta. Districhiamo il nodo che si è avviluppato fra riforma elettorale e costituzionale. Il Semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del Governo e per una preziosa funzione di equilibrio del Presidente della Repubblica. Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura. Lo stesso PDL nei suoi emendamenti riconosce l’esigenza di leggi di attuazione non banali (a cominciare ad esempio dal conflitto d’interesse) e che non potrebbero essere lasciate fra le varie ed eventuali. E per favore, non si mostri di voler proseguire l’iter o far finta di proseguirlo con qualche voto a maggioranza. In una situazione come quella in cui siamo sarebbe ridicolo. Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo che per noi la prossima sarà una legislatura costituente. Siamo pronti a prenderci impegni su questo anche trovando assieme le vie ed eventualmente gli strumenti per formalizzare questo impegno. La legge elettorale sia quindi liberata da ogni condizionamento. Lo ripetiamo per noi (e non solo per noi!) il doppio turno di collegio ha una sua rinnovata attualità, dal punto di vista della percezione dei cittadini, della chiarezza politica, del contributo che può dare in termini di composizione e quindi di governabilità (questione che sta emergendo acutamente). Il doppio turno non è come è ovvio necessariamente connesso agli assetti costituzionali. Questa è la nostra proposta, che ribadiamo, sperando che si comprenda che non è per noi (noi avremmo più sicuri vantaggi da altre soluzioni) ma è per l’Italia. Detto questo, noi non aggiungiamo: o è così o ci teniamo il porcellum. Se qualcuno di noi lo pensasse (e non lo credo) dovrebbe avere la bontà di dichiararlo. Non possiamo permetterci che ad ogni passo di mediazione parta l’accusa di volerci vendere l’anima. Io ribadisco il no al porcellum che considero una causa principe del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità. Considero peraltro che i tempi ormai sono molto molto stretti. Alfano ha detto: tre settimane! Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto. I nostri paletti concettuali sono chiari:
1) basta liste bloccate. Per noi la strada maestra sono i collegi.
2) massima attenzione alla governabilità e quindi alla possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo. Ai primi di luglio dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione. Chiedo quindi mandato alla Direzione per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.
Il Secondo punto del percorso su cui ugualmente lavorare da domani è un UN PATTO DEI DEMOCRATICI E DEI PROGRESSISTI PER L’ITALIA.
E’una proposta che propongo di avanzare non solo ai Partiti di un centrosinistra di Governo ma ad Associazioni, Movimenti, Liste Civiche, Sindaci e Amministratori, Singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista. Un Patto, e cioè una Carta di intenti PER LA RICOSTRUZIONE E IL CAMBIAMENTO che delinei una idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste a cui l’Italia e l’Europa sono esposte. Una carta di intenti in cui possano riconoscersi le chiavi essenziali del nostro progetto (la legislatura costituente e la riforma delle istituzioni e della politica; il lavoro e la conoscenza, la loro centralità; l’equità, il civismo, la legalità).
Una carta di intenti che significhi per tutti una forte assunzione di responsabilità verso il Paese, verso la sua salvezza e le sue esigenze di cambiamento e di riforma e verso le speranze della nuova generazione. Quindi un passaggio non formale ma sostanziale che seguiremo assieme già dai prossimi giorni.
Terzo punto. Io credo che sia giusto ed utile che sulla scorta di questo fondamentale Patto si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Progressisti e dei Democratici italiani alla guida del Paese.
Io mi candiderò, ma mi candiderò dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione ma per ricavare governabilità dalla partecipazione, per riconnettere politica e società, per mettere in movimento la forza dei progressisti e non lasciarla spettatrice di acrobazie altrui, spesso senza capo né coda; perché alla fine la democrazia è guardare la gente negli occhi e farla scegliere liberamente. Si dimostrerà che questo lo facciamo solo noi. O vogliamo forse disperdere un punto di forza, un punto distintivo così grande e così vero?
So di chiedere al mio Partito un atto di generosità e il coraggio di una sfida. Conosco bene le contraddizioni, i problemi che dovremo affrontare. Ma io ho sempre pensato che metterci al servizio di un processo più grande di noi non riduce né il ruolo né la forza del nostro Partito. Le accresce, semmai. Facciamo questo percorso con fiducia e sicurezza. La strada che abbiamo compiuto assieme dal Lingotto ad oggi ha avuto inciampi, problemi, difficoltà. Ma ci siamo. Siamo il principale Partito del Paese; siamo un Partito centrale, ma non nella geometria politica; siamo centrali nel rapporto fra politica e Paese. E’ questa la responsabilità da prenderci per essere davvero utili all’Italia.
Invito Conferenza Internazionale “A un anno dalla primavera araba”: L’Italia e i Paesi Mediterranei della Sponda Sud
Invito Conferenza Internazionale
A UN ANNO DALLA PRIMAVERA ARABA: L’ITALIA E I PAESI MEDITERRANEI DELLA SPONDA SUD. CONFRONTO A PIU’ VOCI SU CULTURA SOCIETA’ E FORMAZIONE POLITICA
Ho il piacere di invitare la S.V. Martedì 19 giugno 2012 alle ore 9,00 alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Federico II presso il Complesso SS. Marcellino e Festo (Largo San Marcellino, 10 – 80138 Napoli) alla Conferenza internazionale ” A UN ANNO DALLA PRIMAVERA ARABA: L’ITALIA E I PAESI MEDITERRANEI DELLA SPONDA SUD. CONFRONTO A PIU’ VOCI SU CULTURA SOCIETA’ E FORMAZIONE POLITICA ” organizzata dalla Fondazione Mezzogiorno Europa e dal Ministero degli Affari Esteri, con la partecipazione di autorevoli studiosi e diplomatici italiani e stranieri.
L’iniziativa è realizzata sotto il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Parlamento Europeo, della Regione Campania, della Provincia e del Comune di Napoli, in collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche della Università Federico II di Napoli.
Augurandomi di fare cosa gradita, Il Presidente Umberto Ranieri
In occasione della Conferenza sarà allestita la mostra di documenti diplomatici, materiale cartografico ed audiovisivo “Cultura e formazione nel Mediterraneo: radici e sviluppo dell’impegno italiano” realizzata in collaborazione con la Società Geografica Italiana e con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
Grazie
Per info: Dr.ssa Luisa Pezone Responsabile Ufficio Studi, Ricerche e Progetti
Fondazione Mezzogiorno Europa Via Raffaele De Cesare 31 80132 Napoli Tel: +39 0812471196 Fax: +39 0812471168
Dall’oblio al risveglio
Da un lato ci sono i diritti dell’Uomo garantiti dalla Carta Costituzionale e dal diritto Comunitario: diritti umani e civili, diritto alla salute, diritto allo studio e al lavoro, diritto all’uguaglianza ed alla non discriminazione dall’altro la crisi che attanaglia il sistema coinvolgendo dimensione economica e sociale, interazione con l’ambiente, convivenza solidare, culturale, diritti e valori condivisi, esercizio democratico ed etico. Un deterioramento complessivo che vede nel tasso di disoccupazione il punto più drammatico e patologico dell’attuale processo metastatico nazionale (ultimo dato Istat 10,2% con un incremento del 2,2% su base annua di cui 35,9% giovani con un picco del 48,3% al sud e del 51,8% tra le giovani donne del Mezzogiorno ai quali vanno aggiunti i 3 milioni di inattivi disponibili).
Dunque necessitano nell’immediato nuove ricette per difendere e valorizzare collettività, sviluppo dei saperi, giustizia sociale, patrimonio industriale, sistema del welfare indebolito nelle tutele causa manovre finanziarie e speculative indiscriminate come del consumo-abuso delle risorse naturali.
Non quanto si produce ma come si produce, non cementificazione ma recupero, prevenzione e formazione nel sociale, lotta alla dispersione scolastica, sostenibilità, sburocratizzazione degli enti, servizi pubblici efficienti, etica della responsabilità, redistribuzione della ricchezza, dei diritti e dei poteri. Serve un modo nuovo di stare insieme per riconquistare spazi comuni e l’eccellenza nel nostro capoluogo come ovunque in Italia.
Le aggregazioni di volontariato possono diventare un trampolino di lancio per il recupero di stili di vita partecipativi nel tessuto comunitario e del welfare, di scelte volte ad un buon uso della politica dei territori dove il merito prevalga sui nepotismi e i localismi: in una parola il benessere. Questo anche tramite il protagonismo di tante donne finora rimaste ai margini, invisibili.
Si può operare fuori dalle istituzioni per stimolarle e non lasciarle cadere nell’inerzia delle proprie gerarchie costituite sapendo però che è all’interno di esse che lo stimolo deve trovare efficacia ed espressione. Il valore della Istituzione deve allora rimanere Alto in una visione progressista e moderna dell’agire che faccia prevalere il bene comune all’egoismo tattico o alle derive individualistiche così come libertà di pensiero civile prevalga ai “modellini” precostituiti e trasferiti mollemente in copia alla cittadinanza sempre più attonita.
Giuseppina Bonaviri
Rete Indipendente “Nuove idee nei territori”
Le liste civiche : dilemmi e opportunità
Quale reazione assumere davanti all’accresciuta popolarità del fenomeno delle liste civiche è assai difficile stabilire.
Le liste civiche non sono una novità nel nostro panorama politico ma mentre si può riconoscere l’utilità della loro funzione in ambito politico locale, oggi esse sono il sintomo del punto di crisi del modello organizzativo storicamente rappresentato dai partiti.
La lista civica adottata nelle elezioni locali è un valido surrogato della lista di partito. Esso è decisamente più permissivo di fronte a contaminazioni di programmi o di persone che, con elasticità più o meno accentuata, si rifanno a idee avallate dai partiti già da molto tempo.
In tale cornice la funzionalità delle liste civiche è facilmente comprensibile per l’ esistenza di problemi locali, difficilmente risolvibili con i criteri di rigidità connessi con i “fondamentali” delle posizioni di principio.
Il motivo principale della loro popolarità e del prevedibile prossimo accrescimento è senza dubbio enfatizzato dal successo imprevisto del movimento di Grillo nella recentissima competizione amministrativa : fenomeno che tuttavia è essenzialmente effetto più che causa della dilagante crisi di credibilità dei partiti.
La sfiducia generalizzata che investe il mondo politico tradizionale, in assenza di prospettive politiche convincenti ( anche il generoso ma disordinato tentativo di “Alba” stenta molto a decollare ) e manifestatosi nell’ elevato assenteismo, induce a individuare il ricorso alla lista civica come l’ unica possibile alternativa all’ ormai declinante “appeal “ di tutto l’ arco dei partiti politici in campo.
L’ ipotesi enunciata da Eugenio Scalfari, favorevole alla costituzione di una lista civica nazionale, da affiancare al Pd, è una implicita ammissione del suo stesso grado di crisi, e induce a ravvisare in essa l’unico antidoto, attualmente possibile, per allontanare un punto di precipitazione di tutto il sistema basato sulla pluralità dei partiti.
Ma forse non è dissociabile, nella teorizzazione di Scalfari, anche una seconda e più realistica considerazione.
Il Partito Democratico, almeno comparabilmente il più radicato nel territorio, ha nella sua struttura organizzativa la sua forza e la sua debolezza , per la naturale resistenza al cambiamento intrinseca ad ogni burocrazia, specie se di antiche origini e collaudate abitudini.
Molti cittadini, professionalmente affermati e politicamente sensibili allo stesso patrimonio storico e ideale ispiratore della sua fondazione, difficilmente trovano , nel Pd, accoglienza favorevole , senza il prezzo di una parziale rinuncia alla personale autonomia di pensiero e di azione.
Perchè dunque, pur nella consapevolezza del rischio di siffatta ipotesi, non osare e concepire proprio nelle liste cosiddette civiche una forma di sinergia competitiva di idee e programmi , felicemente convergenti e addizionabili, nel quadro della politica nazionale, e capaci di attrazione per quelle fasce di elettorato ora specificamente deluse dal Pd e dalla sua involuzione burocratica ?
Ma , è lecito obiettare, non significherebbe – tale scelta – il fallimento stesso della sua ragione originale ?