Parliamo di identità
di Giuseppina Bonaviri – Rete civica indipendente Frosinone
“La cultura in senso lato può essere considerata come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze” dunque parlando di identità si interagisce direttamente anche con coloro che ci governano.
Ma, è inutile negarlo, il pensiero strategico della attuale classe politica locale e, indiscutibilmente, dei suoi logori uomini di partito scarseggia e avvilisce. Una buona narrazione in politica intende raccontare la storia coerente di un progetto politico altrettanto coerente e si propone di spiegare gli obiettivi da raggiungere su cui si dovrà chiedere anche il parere e dunque un voto agli elettori.
Attualmente vige in Ciociaria- culla di antica cultura umanistica da troppi anni ormai sbiadita nella sua identità politica- un regime mediatico e politico dove continua a prevalere la “territorializzazione del consenso ” quale gabbia del tradizionale voto di appartenenza. Siamo lontanissimi qui dall’approdare al voto di opinione in cui la decisione non è più dettata dall’obbligo derivante dal proprio gruppo di riferimento perché base di favoritismi ricevuti ma diviene una decisione libera e pragmatica, legata a proposte programmatiche ed innovative messe in campo e tali da potere originare una mobilità elettorale intelligente e fuori dalle logiche spartitorie dei soli avvoltoi famelici incancreniti e logori di malaffare.
In un momento poi politicamente scorretto, tra ruberie e disastro finanziario, come quello che la Regione Lazio (grazie ai suoi parenti ciociari) sta registrando tutti sarebbero obbligati a una riflessione e ad azioni di seria protesta costruttiva e invece la nebbia si fa più fitta tra scuse e dimissioni revocate, tra non curanza di una opposizione collusa e demotivazioni di una base stanca e appiattita.
Noi della Rete Indipendente “ Nuove Idee con Giuseppina Bonaviri” non intendiamo tacere. Chiediamo a chi siede e amministra dai banchi regionali e nei territori laziali di procedere con atti formali e ufficiali contro coloro che hanno macchiato e disonorato la nostra terra. Chiediamo un intervento urgente dell’opposizione che definisca nell’immediato una manovra correttiva anche sugli incarichi dei Sottogoverni ciociari e delle partecipate ora popolati da loro complici travestiti da presidenti, commissari, direttori tutti, invece, niente altro che compari di merenda sistemati in quei posti con accordi e manovre congiurate. Chiediamo inoltre che il patrimonio economico rubatoci da questa classe di amministratori corrotti ( a partire dalla attuale disgustosa vicenda regionale) torni indietro e venga utilizzato dunque per un fondo comune sociale locale così come i loro beni immobili necessariamente da confiscare per destinarli- come d’uso nelle confische mafiose- a luoghi di attività integrativa e di volontariato.
In un momento ancora così politicamente scorretto è doveroso ricordare che nella nostra provincia è stato, in questi ultimi anni, solo l’operato e dunque la narrazione politica coerente, trasparente, coraggiosa e non allineata della Prof.ssa Bonaviri a rendere onore alla concretizzazione di un progetto nuovo, alternativo in discontinuità con la marchettopoli locale che le va pienamente riconosciuto.
Incontro sulla Sanità della Rete “Nuove idee nei territori con Giuseppina Bonaviri”
La Consulta Provinciale della Rete Indipendente nell’ambito della programmazione della macro-aree provinciali che sono in costituzione nella Rete ha inteso sottolineare l’urgenza di un dibattito sulla Sanità datato 27 agosto 2012 presso la sede dell’ex comitato elettorale di Giuseppina Bonaviri in Vicolo Moccia- allargato a rappresentanti sociali, sindacali, associazioni di settore, esperti di area, rappresentanti ed informatori farmaceutici .
Al di là delle criticità sempre più evidenti e incongrue della sanità provinciale ( disagi quotidiani della utenza in PS, sprechi dovuti alle consulenze esterne, art. 18, riduzione drammatica della prestazioni da parte del servizio sanitario locale in ambito territoriale e riabilitativo, debolezza di posizioni della Conferenza dei Sindaci, carenze strutturali e di personale nei nosocomi della Provincia ) è emersa la necessità di un adeguamento locale rispetto alle azioni prioritarie previste dal Piano Nazionale.
La Prof.ssa Giuseppina Bonaviri ha sottolineato l’urgenza di un raggiungimento di obiettivi primari come richiesti nel Patto Nazionale alla salute 2013-2015 in tempi veloci. “La determinazione del fabbisogno, il riordino delle cure primarie- tutta l’Europa ne discute e se ne parlerà all’European Forum for Primary care il 3 e 4 settembre a Goteborg- , il piano di adeguamento locale per le cure ambulatoriali a gestione infermieristica, la continuità infermieristica, la medicina penitenziaria, la pediatria di libera scelta da garantire in modo uniforme su tutto il livello nazionale, la lunga assistenza, l’importanza di un piano di contrasto per i soggetti non autosufficienti . Quale obiettivo concreto immediato, inoltre, mettere a valore le risorse umane associative e informali per creare il nuovo welfare. Nei prossimi 5 anni si prevedono tagli in sanità di 5 miliardi di euro, un dato allarmante che viola i precedenti accordi sottoscritti tra Stato e Regioni. Non si possono accettare ragionieristicamente solo tagli lineari imposti per il 2013 -2014. Sarà necessario da subito invece aderire alla Carta etica proposta dall’attuale Presidente delle Regioni Vasco Errani sui tipi di beni erogati e i diritti della persona malata a partire anche dai nostri territori . Investire nel SSN pubblico e universale quale motore di crescita ed equità senza rinunciare alla prospettiva di arrivare alla rimodulazione delle compartecipazioni (ticket), in un momento come questo, è obbligo per chi governa. Ribadiamo una priorità: in tempo di crisi investire nei servizi del territorio per aprire una rete diffusa ed omogenea appare fondamentale per garantire diritto alla salute e alle cure dei cittadini”. Questo il percorso individuato dalla Bonaviri per continuare a condividere, in un confronto con le forze sindacali, sociali e politiche, la formulazione di un protocollo d’intesa ciociaro da consegnare alle autorità responsabili .
BCE: Irreversibilità dell’ Euro, crisi di liquidità o pericoli di insolvenza ?
Il conflitto fra strategia di Draghi e netta opposizione della Bundesbank ,in tema di politica monetaria, ha una rappresentazione mediatica niente affatto convincente.
Il governatore della Bce è abile nel riassumere il suo pensiero con aforistiche espressioni , fra le quali “L’ euro è irreversibile “ profferisce un efficace richiamo a fatalistiche predestinazioni : particolarmente se enfatizzato dai caratteri cubitali della carta stampata e dai titoli televisivi in sovrimpressione.
Ma con l’ efficacia dello slogan, cresce il pericolo di coinvolgere menti e iniziative su un presupposto errato: la accresciuta disponibilità di liquido contrabbandata come panacea ella crisi monetaria europea. .
Riportandoci infatti al profilo delle modalità operative della Bce, sappiamo che a provvedere alla sua dotazione finanziaria, sono gli Stati dell’ eurozona e che essa è costituita per finalità stabilite dal suo statuto.
L’ uso che se ne è fatto per i recenti interventi , a favore di Grecia, Spagna Italia, destinati alla sottoscrizione dei titoli del loro rispettivo Debito Pubblico, discende solo “ indirettamente “ dallo Statuto ( come più volte gli stessi protagonisti della contesa hanno più volte ricordato ) e con ricorso obbligato alla funzione di tramite delle banche.
Sono queste ultime che, appena ricevuti i soldi dalla Bce ( al tasso dell’ 1% ), hanno acquistato i titoli di Stato ( a tassi oscillanti fra 5% e 6 % ) del rispettivo paese di appartenenza ricavandone , come è noto, notevoli plusvalenze per il differenziale dei tassi di interesse fra le due operazioni effettuate.
Ma tale cospicuo privilegio fruito dalle banche non esaurisce la serie dei vantaggi di cui esse possono beneficiare.
I titoli pubblici in portafoglio, vengono ovviamente inseriti nell’ attivo patrimoniale, e nella qualità di titoli di sicura esazione, sono legittimati ad essere classificati fra le voci di più sicuro rientro ( contante a parte naturalmente ) : in tal modo, per l’ implicito valore di garanzia , accrescono l’ ammontare dei prestiti che le banche stesse possono concedere agli investitori privati, ( per investimento o per credito commerciale) ai tassi variabili dl mercato secondo le quotazioni correnti.
Ma se la solvibilità degli investitori loro clienti viene meno ? Appunto per la perdurante crisi economica , la loro vulnerabilità, in termini di liquidità si è già ampiamente verificata , e tutto lascia presagire che proseguirà, dato il quadro geopolitico che esibisce presenze crescenti di nuovi possenti protagonisti, nell’ economia, nella finanza, nelle ricchezze di materie prime e nella forza militare.
Appare pertanto omissivo ( o illusorio ) l’ insistenza di Draghi a enfatizzare la sacralità dell’ euro mentre tace su un meccanismo che se, causa insolvenza degli operatori, si rompe in un punto , si propagherà con effetto domino, in tutti i paesi dell’ eurozona e oltre.
E’ dunque la crisi economica, non l’ euro, ad essere finora irreversibile. Nel silenzio, forse strategico, di Draghi a questo riguardo, sarebbe auspicabile che tale più consona profondità d’analisi facesse capolino più frequentemente nella opinione pubblica tutta .
Michelle Obama: first lady con un futuro da US President
Roma Capitale e Città Metropolitana : un delicato passaggio
Nell’ imperversare di una canicola che ha tormentato Roma, a memoria dei cittadini più anziani, con il più torrido e più lungo periodo estivo, si è formalmente concluso il processo parlamentare ( scaturito fondamentalmente dall’ art.119 della Costituzione ) in una complessa articolazione di decreti legislativi e decreti legge che hanno incardinato i presupposti del suo mutamento istituzionale e la scomparsa della sua provincia .
Roma, infatti, elevata al rango di Capitale , abbandona definitivamente il suo “status” di Ente comunale e designata, sempre da legge nazionale, Città metropolitana, con parallelo accrescimento di poteri, assorbe in tale nuova veste l’ area geografica e storica della sua Provincia, a sua volta istituzionalmente destinata a dismettere le sue funzioni.
Il mutamento è peraltro marcato ( sempre da legge parlamentare ) da una diminuzione dei Municipi : dal numero attuale di 19 a quello di 15, con riduzione del numero dei consiglieri capitolini al numero massimo di 48, e, per la giunta, al numero massimo di assessori pari a 12 ( un quarto dei consiglieri ) .
Di tutte queste novità il riscontro dell’ opinione pubblica non sembra effettivamente essere stato segnato da particolare attenzione, per una deludente passività dei partiti, dei consiglieri municipali e comunali attualmente in carica, e anche per un fervore mediatico ( giornalistico e radio televisivo ) di tenuissima evidenza, propiziato sicuramente dalla calura e dalla contemporaneità delle vacanze estive.
Ora tuttavia la pubblica opinione è chiamata a partecipare, almeno in sede testimoniale, all’ elaborazione dello Statuto da cui dipenderanno i poteri dei Municipi e specificamente alla scelta alternativa di accrescerne gli attuali ( assai modesti ) poteri oppure di comprimerli ulteriormente .
Corre obbligo di rilevare, al riguardo, che il potere complessivo del Sindaco che assumerà tale incarico dopo il previsto cimento elettorale della prossima primavera, risulterà elevatissimo se di fatto mancherà una vigorosa voce da parte dei restanti 15 Municipi ( tuttora non definiti nella nuova configurazione territoriale ) il cui rapporto, con i residenti e il mondo associazionistico, è comprensibilmente più intenso , se non addirittura esclusivo.
Considerando che i menzionati e numerosi dispositivi di legge, ispiratori di queste innovazioni istituzionali, hanno sempre definito i Municipi (o “circoscrizioni”, secondo la terminologia in uso presso altre Città metropolitane) come organi dotati di “ autonomia finanziaria e amministrativa” , sarebbe deducibile che l’ attenzione della cittadinanza e del mondo associazionistico in generale , possa cogliere l’ occasione propizia, in ogni dettaglio, grande o minuscolo che sia, per far sentire la propria voce.
Che le forze politiche, quali punti terminali e interessati contenitori, sappiano farne tesoro, è sicuramente un auspicio dei cittadini, ma è realisticamente dubitativo che siano provviste della necessaria sensibilità.
La Costituente nel 2014
R-innovamenti web per i partiti politici
Ci sono momenti nel dibattito politico in cui basta una parola e la tensione tra due parti esplode e rischia di trasformarsi in una guerra infinita.
E’ il caso di una frase del Segretario del PD Bersani che nelle 48 ore successive ha generato reazioni esagerate ma ipotizzabili da parte di Beppe Grillo e di molti utenti Internet, vicini al Movimento 5 stelle o comunque già critici rispetto al PD e più in generale verso la cosiddetta “casta”.
E allora quella frase diventa utile per riscoprire i limiti delle organizzazioni politiche nella comprensione di un fenomeno da anni dirompente come Internet e, soprattutto, della sua evoluzione.
Ovvero dell’incapacità dei principali partiti italiani di comprendere che cosa è la Rete oggi e da chi è popolata.
E invece la risposta è semplice: la Rete è fatta di normalissimi cittadini e rappresenta uno spaccato rappresentativo delle società contemporanee.
E un partito politico oggi più che mai deve impegnare enormi risorse nel rendere più normale e fluido possibile il rapporto di comunicazione con gli utenti di Internet fondamentalmente per un semplice motivo: per comprendere meglio quello che sta accadendo e quello che accadrà nella società in cui esso opera.
Sembrava che l’esperienza di Moveon.org nella campagna americana poi vinta – anche grazie a questa interazione forte con il web – dal Presidente Obama sarebbe stata importata in Italia.
Ma così non è stato e la politica tradizionale è tornata, sbagliando, a “snobbare” il web definendolo un fenomeno di nicchia, soprattutto in ragione della sua (presunta) modesta ”portata” elettorale.
La storia italiana degli ultimi anni ha detto tutt’altro, se è vero che un fenomeno 100% Internet come il M5S in pochi anni è diventato protagonista della scena politica, con il lavoro volontario di tanta gente normale messa in Rete.
Detto questo, non è ancora tardi per recuperare in tal senso.
I partiti politici dedichino risorse importanti a riguardo, studino in fondo le dinamiche del web, e vedranno risultati imponenti già alle prossime elezioni.
Prosegue il lavoro della consulta provinciale “Nuove idee nei territori” a Frosinone
“La nostra parola d’ordine- ha dichiarato la Dott.ssa Giuseppina Bonaviri nell’ultimo Direttivo provinciale della Consulta della Rete Indipendente Nuove Idee nei territori – che vede partecipi già 23 comuni ciociari – rimane quella di aprirsi a una platea sempre più vasta mettendo in atto una politica partecipativa a partire dai territori. La priorità è riallacciare i fili tra cittadini e democrazia accorciando le distanze tra società civile e politica rimettendo al centro i bisogni dei cittadini”.
Un approccio flessibile ed articolato a partire dalla Ciociaria dunque per superare la crisi dell’ attuale momento si impone a tutte le forze politiche e sociali nel rispetto della partecipazione popolare democratica alla gestione della cosa pubblica. Si tratta di ricredere che un popolo, rafforzato da fiducia comune, rimanga unito da uno stesso destino.
Nella nostra provincia al momento, a parte qualche piccolissimo spiraglio, i partiti sembrano aver rallentato la spinta a rilanciare una proposta programmatica avanzata e in contro tendenza con i fuochi d’artificio nazionali .
Noi della Rete Indipendente “Nuove Idee nei territori”, certi che sia possibile elevare gli standard politici locali per ora ancora in “difetto” di partecipazione, riteniamo che una rappresentanza politica non possa rimanere schiacciata da una regia unica- una sorta di colonizzazione mascherata- in attesa dei prossimi appuntamenti elettivi ma debba poter guardare prospetticamente avanti verso ciò che è fervore ed innovazione. “La attuale solitudine dei partiti- prosegue la Bonaviri- si combatte lavorando bene ed insieme ai cittadini sul territorio, senza insidie. Qui sta la nostra responsabilità: occorre allora, da subito, cominciare a costruire. La Consulta provinciale della Rete Indipendente “ Nuove idee nei territori” mette in campo una proposta politica di civismo puro chiedendo un confronto aperto a tutte quelle forze sociali che vorranno seriamente partecipare al processo di ristrutturazione nazionale in atto. La politica è tale se rimane un fatto collettivo e non individuale. Non possiamo indugiare oltre. Si chiedono ora risposte coinvolgenti e visionarie, distaccate dagli interessi personali e che necessitano di un abitato partecipato, di uno spazio pubblico “liberato” e comune in forma strutturata per la costituzione di fronti di convergenza collettiva.
Consulta provinciale Rete Indipendente “Nuove idee nei territori”
Per una carta di intenti a Frosinone
La Consulta provinciale, organismo di rappresentanza della Rete Indipendente “ Nuove idee nei territori” sta effettuando incontri nella realtà locale ciociara con lo spirito di attivare democraticamente la costruzione di un nuovo soggetto che garantisca il più ampio ascolto e confronto. Partiamo dall’ottimizzazione della filiera delle risorse sociali e delle idee presenti sul territorio locale per superare la dimensione della singola entità partitica paradigma, oggi, di sentimenti di indignazione e astensionismo da parte del popolo tradito da una cattiva politica impastata di abusi, malaffare e sopraffazione. La Rete nasce un anno fa e il suo progetto è in progress: “una testa un voto” base del principio di responsabilità individuale e contemporaneamente di un processo di partecipazione diffusa e collettiva dei cittadini ai processi decisionali locali, nazionali e transnazionali la caratterizza. La Rete Indipendente segue un percorso, imprescindibile ed alternativo, di democrazia partecipativa e di riconquista della cultura politica all’interno dei Comuni e dei quartieri, nei rioni e nelle piazze, per ridare voce al cittadino, alle donne, ai giovani, alle rappresentanze del lavoro e delle imprese artigianali e agricole, dei corpi intermedi, dell’associazionismo, del civismo puro nella vita delle amministrazioni e degli enti utili.
La Carta di Intenti è un primo documento di riferimenti, di principi e di valori, volutamente non programmatico. Democrazia – lavoro – beni comuni –uguaglianza sociale-diritti-partecipazione diffusa sono le tappe fondamentali nel processo di costruzione partecipato di questo nuovo soggetto. L’impegno a promuovere incontri, creare momenti partecipativi e occasioni di confronto fondate sul radicamento attivo nei territori per una mobilitazione diffusa e connessa, per la creazione di una mappa di bisogni che non imponga esclusività di appartenenze segmenta il percorso politico avviato.
Il tema della rappresentanza politica è parte fondante del programma della Rete. In questa dimensione è auspicabile la nascita di liste attive di cittadinanza politica a partire dai Comuni della Provincia ciociara e come avvenuto per le amministrative 2012 di Frosinone in affiancamento alla candidatura a Sindaco Indipendente della Prof.ssa Giuseppina Bonaviri riferimento politico di questo progetto di governance innovativa.
Una ricetta per uscire dalla crisi
di Francesco Grillo su Il Mattino
La tempesta perfetta che avrebbe dovuto seppellire definitivamente l’Euro è per il momento scongiurata. Persino, spread e mercati finanziari si sono presi una vacanza rispetto a mesi di turbolenze. Tuttavia, proprio mentre le nuvole più minacciose si sono in questi giorni allontanate, altre si stanno formando proprio in Germania: praticamente tutta la politica tedesca – dall’opposizione socialdemocratica alla CDU che guida la coalizione al governo – viene unita dalla preoccupazione per il costo eccessivo che il salvataggio dei Paesi più indebitati avrebbe sulle finanze tedesche e dalla diffidenza nei confronti di Mario Draghi, accusato di aver messo nella pancia della Banca Centrale Europea troppi titoli di Stato tossici.
La coperta dell’EURO continua ad essere corta: se la tiri per coprire una periferia in difficoltà, rischi di creare problemi ulteriori al centro. La sensazione è che se non inventiamo qualcosa per cambiare completamente le regole del gioco, ricominceremo subito dopo le vacanze a ballare tutti insieme sull’orlo del precipizio.
L’Estate sarebbe potuta servire proprio a questo: approfittare della pausa per far riunire in qualche eremo tutti i maggiori protagonisti politici della crisi e chiunque abbia idee sufficientemente ragionevoli ed ambiziose, per costruire un piano – non solo sull’EURO ma sull’Unione – che abbia una prospettiva di lungo periodo, ma che sia capace di indicare anche azioni in grado di ottenere risultati immediati. Ci vorrebbe visione e pragmatismo ed invece da troppo tempo viviamo di decisioni prese in emergenza i cui tempi sono costantemente troppo lunghi per convincere i mercati e troppo brevi per coinvolgere le opinioni pubbliche.
Le componenti del piano dovrebbero essere due.
Nel brevissimo periodo, bisognerà definire – in maniera molto chiara e definitiva – un patto complessivo che riesca a combinare l’esigenza di comprare tempo agli Stati in difficoltà senza imporgli ricette predefinite o punizioni che rischiano di aggravarne la malattia con la necessità di minimizzare il costo che il salvataggio ha sugli altri Stati.
Ciò significa stabilire diversi dettagli fondamentali che – tra un vertice ed un altro – devono essere sfuggiti ai capi di governo europei troppo impegnati a stabilire di chi fosse la colpa della situazione nella quale ci troviamo: Chi governa – deve essere uno solo e deve già averne oggi le competenze – il meccanismo di stabilizzazione? A quali condizioni si può accedere al supporto e che tipo di richieste possono essere fatte allo Stato salvato? Che tipo di aiuti si possono concedere, con quali risorse e fino a che limite? Va previsto un meccanismo di uscita o “espulsione” dall’Euro – a mio avviso, assolutamente sì altrimenti la nostra religiosa attitudine nei confronti della inviolabilità della moneta unica continuerà ad arricchire gli speculatori – se gli accordi non sono rispettati?
Tra i “dettagli” c’è anche quello di realizzare quanto più velocemente è possibile una omogeneizzazione dei criteri con i quali gli Stati contabilizzano il proprio debito ed i propri deficit, nascondendo spesso ingenti passività: succede non solo in Grecia, ma anche in Italia con i debiti commerciali della PA . Se non lo facciamo subito continueremo a lavorare su carte truccate.
Da lanciare subito, però, c’è anche una seconda azione di più lungo periodo che non è finanziaria ma completamente politica.
Invocare, oggi, che dall’alto qualcuno deliberi la nascita degli Stati Uniti d’Europa, laddove abbiamo perso dieci anni a scrivere un trattato di Lisbona che – secondo Giuliano Amato che ne fu uno dei alcuni dei principali ispiratori – è così complicato proprio per renderne impossibile la lettura da parte dei cittadini europei, significa davvero mettersi nella stessa pericolosissima situazione di una coppia in crisi che decide di fare un figlio per provare a risolvere il problema.
E, tuttavia, da subito se è vero che prima o poi ad una maggiore integrazione dobbiamo arrivare per rendere davvero “irreversibile” l’Euro, dovremmo cominciare a lavorare su progetti che rendano più europee opinioni pubbliche che, al contrario, si stanno sempre più ritirando nei propri enclave locali.
Per rendere più forte l’Euro e l’Europa, vale forse di più una proposta come quella di usare i soldi della politica agricola comune per rendere obbligatorio un semestre di studio all’estero per tutti gli studenti europei di scuola superiore e dell’Università, che l’istituzione di un unico rappresentante di una impossibile politica estera europea.
Visione per cominciare a pensare dove vogliamo essere tra dieci anni. E pragmatismo per riuscire però a dare risposte concrete in tempi brevi. Sono i due fattori che fanno, del resto, la leadership. Quella merce rarissima che ha consentito all’Europa di nascere dopo una guerra disastrosa e di cui l’Europa ha adesso un bisogno assoluto per poter sopravvivere rinnovando profondamente i propri caratteri.