Reddito minimo garantito. Una proposta popolare da Frosinone
La proposta di una legge di iniziativa popolare per l’istituzione anche in Italia di un provvedimento sul Reddito Minimo Garantito portata avanti in questi mesi dalla Rete Indipendente che ha sostenuto la candidatura a sindaco indipendente di Giuseppina Bonaviri a Frosinone sta riscuotendo grande successo di adesioni da parte dei cittadini nelle piazze e nei mercati rionali dei 91 comuni ciociari. “Noi della RETE- sostiene la Bonaviri- sentiamo l’urgenza di fare entrare questo tema nell’agenda politica parlamentare visto che nonostante tutto fino ad oggi i partiti hanno mostrato grande indifferenza per le fasce più deboli e sempre più colpite dalle manovre di un governo tecnico apparso poco sensibile ai problemi dell’equità, inclusione sociale e lavoro. Aprire questo dibattito nel mondo politico e nel corpo sociale è fondamentale per tutelare e promuovere misure di sostegno rivolte a tutti i soggetti senza lavoro, a basso reddito e senza patrimoni individuali di rilievo. Non si può rimanere muti davanti ad una cultura politica che sceglie il terreno della precarietà”. La tutela che si articola in una parte monetaria, di 600 euro, prevede anche una serie di servizi da gestire sul territorio con il coinvolgimento delle Regioni che ne hanno competenza per Costituzione. Inoltre si conviene che la conferenza Stato/Regioni ne delinei le guide. I dati sulla povertà attuali secondo l’Istat parlano di 11% delle famiglie in condizioni di necessità di tutela, per un totale di circa 8 milioni di individui. I rischi sociali della non introduzione di questa misura in termini di disoccupazione, di demoralizzazione della popolazione, di accettazione di condizioni di lavoro nero, di illegalità, di deriva sono enormi: una sorta di vessazione di Stato i cui effetti hanno altresì prodotto soprattutto per le giovani generazioni un circuito di istigazione alla devianza sociale e alla microcriminalità. “Contrastare la marginalità e garantire dignità alla persona: questo è al centro della nostra agenda politica da indipendenti” proseguono dall’organo della Rete.
Costruire una Italia libera dalla indigenza e dagli stenti è un dovere morale che riguarda ricchi e poveri, tutti. Per una Italia solidale che abbia i caratteri sostanziali di uno Stato democratico e umanitario l’introduzione del “Reddito minimo garantito” è diventata una variabile inesorabile
Con la conferma di Obama, il vento democratico bussa prepotentemente alle nostre porte.
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Sono passati quattro anni e, nonostante la crisi, il democratico Obama vince di nuovo.
Tutto questo avviene per questioni che riguardano una personalità e un’umanità uniche al mondo, da cui si dovrebbe imparare, ma poco si è fatto qui da noi.
Ma molto anche perché dagli Stati Uniti, a cominciare dal 2008, si è avviata un’onda democratica che pian piano sta contaminando l’Europa ed il mondo intero.
Quest’anno lo abbiamo già riscontrato in Francia con Hollande che si afferma con un chiaro progetto progressista. E lo iniziamo a notare in Germania con la Merkel, sempre più condizionata dai socialisti e dai verdi tedeschi, e che difficilmente può vedersi riconfermata.
In Italia, dopo un’ubriacatura collettiva per un modello individualista – liberista, gradualmente le cose stanno cambiando, anche grazie e come conseguenza alla “politica” di questo governo “tecnico”.
Si guardi, per esempio, un attimo ai sondaggi delle ultime ore. Basta mettere insieme l’elettorato classico di centro sinistra e quello del M5S per arrivare ad oltre il 60% di elettorato che chiede una svolta verso un modello politico e di sviluppo più solidale e sostenibile.
E’ arrivato, dunque, anche se in grande ritardo, il tempo di una svolta che dia l’avvio ad un nuovo paradigma democratico anche in Italia.
Tocca al Partito Democratico realizzare questa “rivoluzione dolce”. Infatti con più del 30% di elettorato e con la possibilità di arrivare tranquillamente, nel caso fosse necessario, anche al 42,5% (che, in queste ore, un centro – destra arrivato al capolinea prova ad imporre al Paese quale soglia minima per poter governare) con gli alleati storici e una “lista civica nazionale” in cui far convergere i movimenti “arancioni” presenti in tutta Italia, il PD è oggi in piena condizione di mostrare la propria forza al Paese e, se necessario, al Governo Monti.
E’ anche il momento di rendere chiaro a tutti che, pur rispettando il Governo, per altri versi, ci sono “temi” che questo Esecutivo ha realizzato che andranno rivisti: a partire dal Fiscal Compact, che, senza prevedere azioni pan-europee per la crescita economica e lo sviluppo di nuova occupazione, oggi è una ghigliottina posta sulla testa di tutto il Sud Europa.
Non è più tempo di attese. Dopo anni di opposizione seria e rispettosa al governo Berlusconi ed un anno di “responsabilità” con Monti, il segretario democratico Premier Pierluigi Bersani deve ora dire più forte che il suo Partito vuole (e deve) governare, perché è il Paese a chiederglielo. E da oggi, col vento democratico americano, la richiesta si fa ancora più forte.
Comitato Innovatori Europei Lazio per Bersani
Si è costituito il Comitato Innovatori Europei Lazio per Bersani.
L’azione politica di innovatori Europei nell’ambito ed in linea col Partito Democratico prosegue con la costituzione del comitato laziale pro Bersani primarie 2012 che va ad aggiungersi agli altri comitati IE già operativi sul territorio. A darne comunicazione ufficiale il Presidente di IE Massimo Preziuso: «Stiamo radicando la nostra azione politica sul territorio nazionale dove, peraltro, siamo presenti da anni proponendo le alternative di innovazione delle quali ci sentiamo i primi interpreti. E’ chiaro –ha concluso- che il nostro interesse verte soprattutto al cambiamento del paese e della politica italiana avvinta ormai da consuetudini malsane.»
ll Nucleo promotore:
Paolo Di Battista, Massimo Preziuso, Salvatore Viglia, Luigi Restaino, Elvira Gaeta, Rainero Schembri
Roma, 2 novembre 2012
Comitato Innovatori Europei Campania per Bersani
Oggi si è costituito il Comitato Innovatori Europei Campania per Bersani.
Solo la buona politica, intorno a Bersani, può arginare il dominio dell’economia selvaggia sulla società.
Il tema sul quale vogliamo contribuire è:
“Mezzogiorno attivo nell’area Mediterranea. Nuove istituzioni locali in una nuova Europa.
Sviluppo sostenibile orientato ai luoghi. Welfare comunitario e sicurezza sociale”.
Il giusto dimensionamento dei costi della politica non deve ridurre la funzione democratica delle Autonomie Locali. Va preservato, e meglio esercitato, il diritto costituzionale dei cittadini e delle comunità a partecipare alle decisioni e ai programmi di sviluppo che riguardano il proprio territorio e le opportunità per svolgere un ruolo di raccordo tra Europa e Paesi del Mediterraneo.
Il centralismo dirigista non favorisce l’economia, è dannoso alla società e alla democrazia.
La crisi dell’economia di carta si supera con lo sviluppo di un’economia reale-territoriale, fondata sulla promozione delle risorse (umane, culturali, naturali, produttive, sociali, economiche, …) tipiche ed esclusive in ciascun Sistema Territoriale della Campania e del Sud. La tutela dell’ambiente e della salute è, dunque, precondizione per lo sviluppo. La vicenda di Bagnoli è un caso emblematico.
Il welfare assistenziale è inefficace e insostenibile. Serve praticare una strategia di sviluppo inclusivo, fondato sul protagonismo e la partecipazione attiva dei soggetti ritenuti “deboli”.
Lo Stato deve diventare “produttore di socialità” e contrastare così la pervasività della malavita.
Su questi temi il Comitato IE Campania per Bersani svilupperà il confronto su COSA fare e COME fare, intende portare al “cielo della politica” le istanze di innovazione che da troppo tempo la politica trascura.
Il Comitato è aperto a tutti coloro che vogliono agire per una profonda innovazione della politica, dal leaderismo dirigista-populista che ha contaminato anche il Centrosinistra negli ultimi vent’anni, a forme più evolute, efficaci e organizzate di democrazia partecipativa. (… “siamo giovani già da tempo”).
Il Nucleo promotore:
Osvaldo Cammarota, Massimo Preziuso, Antonio Donato, Bruno Esposito,
Sergio Vellante, Claudio Luongo, Andrea Sabatino, Teresa Luisa Scherillo
Napoli, 31 ottobre 2012
Ecco i primi comitati regionali Innovatori Europei per Bersani
In questi giorni, in varie Regioni di Italia, stanno nascendo i nostri Comitati Regionali per le Primarie del centro sinistra in supporto a Pierlugi Bersani.
In questi luoghi, fisicamente e sulla “rete”, discuteremo di progetti di sviluppo locali per l’Italia 2013.
I primi Comitati sono nati in Lazio e Campania. A breve al via il Comitato Piemonte e Calabria. Sono in discussione altri.
Nei prossimi mesi svilupperemo iniziative in Basilicata, Umbria, Molise, Lombardia, Liguria e Puglia.
A metà Novembre intanto ci incontriamo a Roma per discutere del futuro di Innovatori Europei e delle nostre proposte politiche per il Paese al candidato Pierluigi Bersani.
Progetti di fattibilità pronti da presentare
L’impegno formale che gli Innovatori Europei prendono è quello di dedicarsi allo studio di Progetti di Fattibilità Territoriali che propongano soluzioni d’avanguardia secondo i principi di sostenibilità e convenienza. A partire dalle piccole realtà locali già predisposte ad accogliere innovazioni e miglioramenti, Innovatori Europei dimostrerà sul campo la qualità dei suoi componenti e delle migliori menti disponibili tra le proprie file. Le intenzioni di IE vanno nella direzione dello studio sistematico e propositivo delle soluzioni. Studio propedeutico agli interventi governativi al cospetto del quale il soccorso in termini economici per incrementarne la ricerca, diventerebbe inderogabile. Al contempo, IE si impegna a sostenere lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado per avvicinare gli studenti a problematiche del tutto ignorate ma che rappresentano l’orientamento irrinunciabile del futuro prossimo. In questa attività pedagogica e di studio si servirà dell’ausilio di professori di fama autori e relatori di proposte teorico pratiche atte a rendere la vita degli uomini meno difficoltosa e più salutare al tempo stesso. L’insieme di queste lezioni potranno divenire oggetto di pubblicazioni il cui ricavato sarà destinato al prosieguo delle attività di ricerca e studio. In tal senso si decideranno, in collaborazione con i direttori didattici, un piano ed un organigramma diviso per temi così da esaurire la gamma di interesse tuttora oggetto di discussione in tutto il pianeta. Non solo di tecnologia ma anche di filosofia di vita si parlerà in questi consessi programmati in linea con le necessità dell’essere umano quale cittadino del mondo e consone ai principi fondamentali di Innovatori Europei.
L’Italia è a rischio ingovernabilità
di Arnaldo De Porti
Improvvisamente, distratto da occupazioni personali prioritarie rispetto alla situazione politica dell’Italia, e ciò per l’arco di tempo di una sola settimana, mi sono trovato in forte difficoltà nel riprendere il filo degli eventi che in soli sette-otto giorni si sono succeduti a livello politico. Ormai dall’ex leader del berlusconismo eravamo già stati abituati al suo continuo fa e disfa, alle sue continue esternazioni regolarmente smentite il giorno dopo, al suo modo di pronunciarsi non certo da uomo di stato, realtà tutte a cui gli Italiani seri ci avevano fatto il callo contro volontà. Oggi però c’è un fatto nuovo che preoccupa l’Italia: si è invertito il quadro nel senso che, se fino all’anno scorso l’arcoriano faceva di tutto per non far cadere il suo governo, oggi invece egli minaccia di farlo cadere malgrado l’abbia sin da ieri sostenuto, non dimenticando che da allora nulla è cambiato in peggio anche se il rigorismo di Monti ha impresso un clima fiscalmente soffocante. Non sono in grado di prevedere uno scenario futuro, ma se l’attacco verso le istituzioni dell’ex primo ministro dovesse materializzarsi nella caduta del governo attraverso i numeri che ancora possiede (?) sino al nuovo appuntamento elettorale, allora saremo-saremmo alla fine: ingovernabilità, caos politico, e si precipiterebbe in quel baratro che era stato evitato per un filo dal cosiddetto governo tecnico. Se questo dovesse accadere, sarebbero in serio pericolo molti stipendi, le pensioni attualmente in essere, la concordia sociale (posto che ancora esista), eventi tutti calamitosi che potrebbero sfociare in una vera e propria conflittualità civile, che troverebbe humus molto fertile in una situazione socio-politico-economica come l’attuale. Non è che sia meglio nell’altro fronte politico, anche se più forzatamente razionale. Infatti, le guerre intestine al partito democratico non promettono bene: se vincerà Renzi, Massimo D’Alema gli si metterà contro mentre, se dovesse vincere Bersani, è molto probabile che Renzi, contrariamente alle sue affermazioni di collaborare con il vincitore, finirà umanamente per manifestare freddezza. realtà che certamente non potrebbe giovare al nuovo governo. Che dire dei Grillo, dei Vendola, dei Di Pietro ? Si tratta di un rebus che non avrà una soluzione e che finirà per turbare sia la destra che la sinistra. A questo punto, se è vero che le elezioni siciliane in corso di spoglio mentre sto scrivendo, esprimeranno il nuovo quadro politico nazionale, allora è molto probabile che, pur ipotizzando un grande caos politico iniziale, gli Italiani avranno la fortuna di non vedere più quelle facce torbide, illegali, false (sia di destra che di sinistra) che sin qui hanno monopolizzato tutti i telegiornali, i mass-media in generale, turbando la serenità delle persone oneste e per bene. Un monito agli Italiani: sciogliete il torpore mentale ed abbiate il coraggio di credere che è possibile cambiare, perché altrimenti continueremo ad essere permeati dalla testa ai piedi di un inaccettabile masochismo, non avulso da ignoranza politica. Che ciascuno pagherà di tasca propria, anche in termini di salute.
Ciò che Renzi non avrebbe fatto: “rottamare” Beppe Grillo
Ciò di cui si ha bisogno è una visione chiara dello scenario politico attuale sul quale lavorare. L’area “adulta” del PD, ha commesso l’errore peraltro cosciente di sottovalutare la protesta cavalcata da Beppe Grillo. Ciò che più meraviglia, infatti, è la mancanza di determinazioni conseguenti che tengano a correggere quella posizione. Il vero rottamato in tutta questa storia di contrapposizioni è proprio l’attore genoano. Ma è un errore strategico e sostanziale che, se rettificato in tempo, potrebbe aprire soluzioni definitive anche decisamente stabili nel lungo periodo. Gli “adulti” si sa, dall’alto della loro saggezza non sempre moderatamente giustificata, finiscono con l’ignorare sia le novità, sia i linguaggi relazionali che propongono prospettive e innovazione. Essi hanno bisogno di maturare nel tempo per acquisire ed accettare il nuovo quando però altro non si fa che parlare di rinnovamento. Attenzione di rinnovamento, cioè una posizione parecchi step lontana dall’innovazione. Ci riferiamo alla volontà non solo di passare a riconoscere come politica ciò che conveniva chiosare, d’acchito, antipolitica tout court. Lo vediamo, lo abbiamo visto che ciò accade in politica come nella vita pensiamo alla ostinazione ancora di alcuni che restano abbracciati alla loro olivetti 22 con la quale si son pur scritte pagine memorabili di storia e di giornalismo. Il punto cruciale è il passaggio consapevole dell’atteggiamento “maturo” ad una disponibilità di comprensione e di adeguamento necessario al nuovo. Ciò che è obiettivamente vecchio ed in disuso ancora tra queste file, non sono i suoi uomini che pure rappresentano un patrimonio immenso di esperienza e reputazioni anche di caratura internazionale, quanto l’atteggiamento severo ed anacronistico delle idee all’impatto con i fatti contemporanei. Una serie di errori sono stati commessi, alcuni di questi veramente gravi ed incomprensibili ad una mente aperta e disponibile. Manca ancora il coraggio, senza rinnegare né sventolare rese incondizionate, di accogliere e valutare. Manca la presenza e l’ardire dei giovani innovatori quale testa di ponte intrepida e ferrata pronta a “sfruttare” l’esperienza dei padri nel vigore dei figli senza paure e remore. Tutto ciò, però, solo a condizione che esista incontrovertibilmente la volontà di realizzare i propositi.
Monti ministro dell’economia in un governo di sinistra: nulla di innovativo
Pur riconoscendo cinicamente e politicamente parlando, che l’ intervento poco “igienico” del Presidente Mario Monti sia stato decisivo non fosse altro che per serietà e rigore, non possiamo che dirci contrari ad una ipotesi che vedrebbe il professore ministro dell’ economia in un governo di sinistra.
L’ottica di innovazione dalla quale siamo di vedetta, ci fa guardare a tutt’altri lidi e ci impedisce, ci impedirebbe comunque, di accettare un tale compromesso incomprensibile in una prossima nuova ed eventuale compagine. Il governo del paese deve ritornare nell’egida della politica e nella sua piena disponibilità e responsabilità.
Di veramente innovativo sarebbe da riconsiderare la politica economica nel suo complesso magari con la compromissione di tutte le compagini, di destra e di sinistra presenti nel paese. D’altronde, uno strano ma probabilmente sanissimo impulso innovativo sembra essersi realizzato spontaneamente nel paese nel rifiutare le ideologie come mezzo di separazione e di scontro dal momento che la politica economica decisa dai governi risponde ormai a logiche globali.
L’economia di un paese non è più, a nostro parere, il metro e la connotazione di una politica di destra oppure di sinistra ma il pretesto sul quale porre poi le basi di una discussione politica serena che si occupi dei problemi della gente senza ansie.
Da senatore a vita Mario Monti potrà essere utile al paese meglio di quanto non potrebbe essere utile da ministro dell’economia. E’ il momento di dimostrare fiducia nel cambiamento. Ci sentiamo pronti, dobbiamo sentirci pronti, in prima persona ad accollarci le più onerose responsabilità per il bene comune.
Non di rottamazione certo ci sentiamo di parlare ma di ricambio anche generazionale privo di riserve mentali pur se nelle differenze di posizioni politiche.
I giovani, i migliori, quelli che sono fuori dalle chiose e dagli aggettivi di Schioppa e della Fornero, sono pronti ad assumersi l’onere di incidere sul serio ed in maniera determinante per decidere del proprio stesso destino.
Non possiamo né dobbiamo aspettare placet incomprensibili. Cambiare si può e si deve nell’ottica di innovazione auspicata per il futuro del paese.
Torno a Viggiano per una “Basilicata Sostenibile”
di Massimo Preziuso (pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata)
Ci sono periodi della vita in cui è naturale aumentare il dialogo e sostenere la propria terra di origine.
Questo accade in momenti della vita che – diversi da persona a persona – sono molto condizionati dal contesto storico in cui si vive.
Per la mia generazione, quella di chi ha oggi intorno ai trent’anni, quel momento è questo, in un’Italia che si avvicina stanca al suo Annozero2013.
Sarà infatti il 2013 l’anno in cui il Paese, simbolicamente dopo le elezioni politiche nazionali, potrà dare il via, con un lavoro collettivo e partecipato da tutti, ad una ricostruzione culturale, sociale ed economica, simile a quella che ci fu nel secondo dopoguerra.
Noi trentenni, ci siamo preparati sul campo a questo Annozero2013 in avvicinamento, percependolo fin dall’inizio del nuovo millennio, vivendolo e soffrendolo nello scorso decennio che ci ha portati in molti casi a dover emigrare intellettualmente e fisicamente per poter esprimere almeno parte dei nostri talenti.
Gli ultimi dieci, sono stati anni di incredibili cambiamenti – lenti ma radicali – giudicati da molti “negativi” nel momento in cui li vivevamo, ma che poi ci han fatto comprendere che la “precarietà” in cui oggi viviamo è anche “opportunità” in potenza, di scoprire e capire luoghi e cose fino ad allora davvero lontani da noi.
In questo tempo, tutti noi abbiamo seguito – da vicino o da lontano – la nostra amata Basilicata, da cui andammo via negli anni novanta, perché comprendemmo che non avrebbe potuto darci, per motivi vari ed oggettivi, quello che volevamo: l’opportunità di una completa crescita intellettuale ed umana.
Una regione così differente dalle realtà che siamo andati a visitare: piccola ed isolata dalla globalizzazione, ma anche piena di valori condivisi, di quel “capitale sociale” che oggi rischia di svanire sotto i colpi di una modernità mal vissuta, di “beni comuni” unici ed irripetibili che oggi rischiamo di perdere in una guerra senza confini per le risorse, materiali ed immateriali.
Abbiamo tutti sempre pensato che – una volta completato almeno in parte il nostro percorso – avremmo dovuto dare un contributo ad avvicinare questa bella Regione alle opportunità del nuovo mondo che abbiamo visto e vissuto, in alcuni casi più di molta classe dirigente locale, aiutandola a dirigersi verso un nuovo percorso di “sviluppo sostenibile”.
Poi negli ultimi anni è “capitato” di sapere che nella nostra Regione si trova un grande rischio/opportunità, di cui pian piano si parla nei media e per le strade: quello di essere chiamato il “Texas italiano”, per via delle enormi estrazioni di combustibili fossili che vi avvengono in maniera crescente. E nello stesso tempo verificare che questo “Texas” lo hanno visto in pochi.
Ebbene, da quel “momento” tanti di noi hanno iniziato naturalmente ad interessarsi e studiare questa grande opportunità di crescita che è anche luogo di rischio ambientale e sociale.
Ci siamo chiesti se e come si potesse, analizzando i casi di successo e di insuccesso dei tanti “Texas” esistenti attorno al mediterraneo, fare della Basilicata luogo di sviluppo sociale ed economico sostenibile ed avanzato, proprio facendo leva sulla risorsa petrolifera, ancora di più ora che ci avviamo all’Annozero2013 italiano.
E’ per questo motivo che, in circa 50 ricercatori e professionisti, dal 25 al 28 Ottobre prossimi parteciperemo alla Viggiano Sustainable Development School, iniziativa che nasce dal lavoro di tanti lucani: per dare il via ad un dibattito sullo sviluppo sostenibile della Basilicata.
Questo “think tank” può infatti aiutare la Regione ad indirizzare risorse economiche e tecnologiche presenti nelle aree petrolifere per definire una nuova visione ed un nuovo modello di crescita, sostenibile appunto.
La Basilicata ha infatti oggi la necessità e possibilità di delineare una nuova strategia – chiamiamola qui “Basilicata sostenibile” – che stimoli le menti ed i cuori di tutta la Lucania, dia il via a collaborazioni strategiche con altre aree del mezzogiorno e del mediterraneo, e diventi esempio concreto di sviluppo sostenibile nella nuova Italia e nella nuova Europa dei popoli, che vanno ri-costruite a partire da subito.
Allora, uniamoci attorno a questa iniziativa. Incontriamoci a Viggiano e cominciamo da lì. Questo il mio auspicio.