Antonio Caruso, Canada, è candidato al Senato per “INSIEME per gli italiani” nella circoscrizione estero
Antonio Caruso, un italiano vero, grande esempio della migliore italianità all’estero, ha deciso di aderire ad “Insieme” ed ha firmato l’accettazione della candidatura al Senato per il centro e nord America.
Ne dà notizia il Presidente Melo Cicala dichiarando che è un grande onore per tutto il Movimento godere della preziosa collaborazione di una tale personalità dai grandi principi cristiani e dai valori assoluti, artista di fama internazionale. Egli ha deciso da uomo libero e con grande convinzione.
Antonio Caruso è un italiano emerito residente all’estero che, nel mondo dell’arte, rappresenta la migliore espressione universale dell’estro e della tecnica italiana. Vive in Canada ma è cittadino del mondo da sempre immerso ed impegnato per e nelle comunità italiane di cui egli è orgoglioso di far parte.
Il suo profilo e la su biografia sono facilmente consultabili su www.antoniocaruso.com , per la sua reputazione ed il modo suo di relazionarsi basta rivolgersi ai connazionali che lo conoscono dentro e fuori i confini nazionali.
Antonio Caruso non poteva che aderire ad un movimento libero ed indipendente come “INSIEME per gli italiani” data la sua storia e la sua indole. Uomo puro, onesto e leale. Caruso interpreta l’impegno politico e sociale nell’accezione più nobile praticando tutto ciò che di lodevole esso rappresenta in termini di servizio e di abnegazione disinteressata.
Uomo della comunità che conosce e vive le difficoltà e le esigenze che si impongono all’ attenzione delle istituzioni. Generoso ed altruista non legato alle cose bensì all’essere, caratteristica della migliore espressione dell’uomo, indispensabile alla vita parlamentare, dedicherebbe le sue attenzioni verso tutte le organizzazioni ed associazioni che puntano a realizzare fini sociali innovativi per il bene della collettività.
Con Antonio Caruso il movimento “Insieme” inizia una nuova era del proprio radioso cammino.
In Toscana vogliamo un listino composto in base a “riconoscibili criteri di competenza ed apertura alla società”
Riceviamo dagli amici toscani e condividiamo:
Al Segretario Nazionale del PD, Pierluigi Bersani
Al Segretario del PD della Toscana, Andrea Manciulli
Al Segretario del PD Metropolitano di Firenze, Patrizio Mecacci
Abbiamo apprezzato molto la decisione del nostro partito di effettuare le primarie per le candidature per il parlamento: prova di partecipazione e di democrazia indispensabile per le prossime scadenze elettorali, che vedranno i cittadini italiani scegliere i componenti del parlamento col famigerato “Porcellum”.
Le primarie del 30 dicembre hanno registrato un grande successo di partecipazione, considerando anche che si sono svolte nel pieno delle festività natalizie, ed hanno determinato in particolare l’affermazione di donne e di giovani, costituendo motivo di ottimismo e di grande orgoglio per il Partito Democratico.
Tuttavia, il partito si è riservato una quota di candidati da inserire nelle liste, in posizioni “sicure”.
Riteniamo che questa scelta risulterà comprensibile ed accettabile da parte di tutti – a cominciare da chi ha rinunciato a rendite di posizione sottoponendosi alla prova delle primarie – soltanto se sarà effettuata in base a “riconoscibili criteri di competenza ed apertura alla società”, così come previsto dal Regolamento del PD nazionale per le candidature al Parlamento.
Da alcuni giorni, invece, arrivano notizie secondo le quali i listini verrebbero composti solo in piccola parte da personalità provenienti dalla società civile, mentre risulterebbero prevalenti nomi di esponenti del partito. Ed anche in Toscana sembra affermarsi questo indirizzo.
Se ciò avvenisse, sarebbe un brutto esempio che delegittimerebbe il buon risultato realizzato con le recenti primarie.
Ci rivolgiamo quindi alla direzione regionale e nazionale: le primarie consegnano al Partito Democratico la responsabilità di dare un nuovo slancio al Paese riavvicinando i partiti e la politica ai cittadini, anche attraverso la scelta dei nostri rappresentanti. Dover spiegare equilibri e tatticismi renderebbe più difficile il lavoro di chi, come tutti noi, nelle prossime settimane sarà impegnato nella campagna elettorale per arrivare al governo del Paese.
Se invece saremo aperti e coraggiosi, i cittadini continueranno a fidarsi di noi!
Bosi Sara e Sanquerin Camilla
Baldi Alessandro
Boreaniz Luciano
Bosi Anna
Bosi Manuela
Canzani Arrigo
Cella teresa
Ciullini Lorenzo
Ciullini Leonardo
Conti Gloria
Costantini Edoardo
Dalidi Marisa
Daly Alessandra
D’Aguì Angelo
Falorni Massimo
Guarducci Andrea
Labanca Massimo
Lenzi Gloria
Mannini Antonella
Margheri Andrea
Matulli Giuseppe
Mayer Marco
Melani Carlo
Neri Giuliano
Ossadi Giacomo
Papi Elena
Puggelli Francesco
Quercioli Maria
Soldi Luca
Soldi Martina
Surace Marco
Toccafondi Maurizio
Tucci Massimo
Vanni Gianfranco
Zecchi Stefano
All’estero in atto tentativi intimidatori nei riguardi del movimento “INSIEME per gli italiani”
« In qualità di Presidente del movimento “INSIEME per gli italiani” sono costretto a denunciare che sono stati posti in essere atteggiamenti che tranquillamente possono essere definiti intimidatori nei riguardi di uomini appartenenti al nostro schieramento».
Questa la dichiarazione di Carmelo Cicala a proposito di pressioni perpetrate da sconosciuti per scoraggiare presenze forti alle prossime elezioni politiche di febbraio nelle file di “INSIEME per gli italiani.”
Si sappia, ha continuato, che tutto quanto doveva essere fatto per tutelare il movimento è oggetto di studio da parte dei nostri legali. Le leggi americane sono assai severe in questi casi e, dato che non solo non è giusto subire pressioni indebite, tali atteggiamenti configurano anche reati federali molto gravi.
Diciamo che, ha continuato Cicala, prendiamo assai sul serio questi tentativi fraudolenti ma allo stesso tempo siamo determinati a denunciarli e a combatterli ad ogni costo e con ogni mezzo.
Avvisiamo comunque che non staremo a guardare e che se scandalo pubblico dovrà esserci con nomi e cognomi di uomini e partiti, assicuro che ci sarà e prima dell’appuntamento elettorale.
Staremo a vedere sino anche punto la sfrontatezza e la temerarietà di certi personaggi si spingerà. Noi siamo pronti a farvi fronte, senza timori per nessun Paperone dei Paperoni ha concluso Cicala.
Mali e Monti
…improvvisamente ci troviamo al cospetto di Monti-Diabolik senza la maschera del burocrate integerrimo.
Allora, mettiamo un po’ in ordine i fatti adottando il criterio deduttivo: il paese, da buffone e bananaro è divenuto serio ed integerrimo; da irresponsabile è divenuto responsabile.
Tutto ciò perché il governo presieduto dal prof. Monti è entrato come fa un aspirapolvere in una stanza sporca di farina. Chiunque avrebbe potuto, usando una maschera ben congegnata, aspirare quella farina dando subito la sensazione della pulizia.
Accigliato, triste, impermeabile ad ogni smitizzazione od enfasi, il prof. Monti ha afflitto gli italiani con il suo eloquio mortale per un anno e passa nelle vesti di Presidente del consiglio.
Oggi, che le sue dimissioni lo rendono “libero”, sorride spesso, cammina spedito, si ferma a battibeccare con i giornalisti, si concede qualche lusso.
Il prof. Monti ha tolto la maschera e con le labbra ancora sporche di melassa corre a comprarne barattoli e barattoli. Sorride il professore finalmente a mo’ di “ghiglia” come diceva Totò preferendola al ghigno.
Egli conosce la soluzione delle soluzioni: per favore toglietevi dai piedi e lasciatemi lavorare riferendosi ai partiti.
In un colpo solo, mister professore, offende la storia di tutti giusta o sbagliata che fosse e se ne crea una sua, tutta sua, improvvisamente.
La competizione elettorale personalizzata
Spero che non si pensi di commettere lo stesso errore fatto in passato, quello di concentrare l’attenzione sulla competizione personalizzata, prima con Berlusconi, ora con Monti, sarebbe grave, sbagliare può essere umano ma perseverare credo veramente sia da “incapaci politici”.
Temo però che stia fatalmente accadendo, accodandoci passivamente alle esigenze delle trasmissioni televisive e radiofoniche delle reti Mediaset e Rai che, notoriamente devono parteggiare per il possibile vincitore per ottenerne dei vantaggi successivi, e alle esigenze giornalistiche che hanno interesse a alimentare commenti da gossip per vendere qualche copia in più piuttosto che gestire correttamente la condizione politica e il futuro economico, ma ancor di più quello sociale di questo, sempre più sgangherato, paese.
La verità è che non stiamo parlando ai cittadini del progetto futuro per l’Italia, di chi ad esempio indichiamo per la poltrona del Quirinale, per dare continuità alla Presidenza attuale di Napoletano, non stiamo parlando di come si intende uscire dalla situazione di disoccupazione sempre più pericolosa per la contrapposizione e conflitto sociale che rischia il paese, non stiamo parlando ai ceti sociali una volta considerati il “ceto medio” ipotizzando ad esempio le possibili soluzioni per ritornare ai piccoli esercizi commerciali evitando i grandi centri commerciali che, come si è visto sono gestiti spesso dalla malavita che dispone di ingenti somme economiche e che attraverso questi centri può disporre di ulteriori economie cash, non si capisce cosa stiamo proponendo per i piccoli artigiani che subiscono sempre più le condizioni capestro degli istituti di credito e sono costretti a pagare, per conservare il lavoro ad affermare che “senza il nero” non si sopravvive giustificando in questo modo l’evasione fiscale, non comprendendo che proprio questo è l’obiettivo dei poteri forti, ovvero, costringere tutti ad essere evasori per giustificare le proprie responsabilità.
Non capisco ad esempio perché nessuno apre bocca sull’unica capacità industriale del nostro paese di uscire dalla crisi mettendo a disposizione della cultura e del turismo somme di investimento che possano garantire al paese incassi di valuta estera proponendo soluzioni di intrattenimento ben programmate e di effetto nei nostri centri storici e nelle città d’arte che, nel nostro paese certamente non mancano.
E’ di destra questo ragionamento?
Forse, ma se questo discorso è di destra che si dica almeno qualcosa di sinistra, ovvero alla “classe operaia” come promettiamo di rilanciare il mercato dell’auto?
Di sostenere Marchionne e la famiglia Agnelli per investimenti in America o in Russia?
I russi nuovi ricchi stanno comprando il nostro paese come i cinesi stanno acquistando tutti i piccoli esercizi commerciali nelle nostre città, lungi da me il pensiero razzista, ben vengano investimenti stranieri in Italia, ma anche questo deve essere oggetto di programmazione e di organizzazione delle nostre città, altrimenti corriamo il rischio di veder espatriare i vecchi proprietari con i pochi fondi ricavati dalle cessioni degli esercizi stessi.
Un dibattito su queste questioni credo indispensabile ad evitare di contribuire alla pubblicità di Berlusconi e di Monti, errori del passato ma sempre a rischio presente.
E se avessero ragione Di Pietro, Vendola e la Lega in riferimento a Monti?
Ormai gli Italiani, per primo lo scrivente, non hanno più nemmeno il senso dello stupore: se dici loro che la neve è di color nero, ci credono perché non è il color della neve che interessa loro, ma il portar a casa la pagnotta.
Magari ho fatto una forzatura dicendo questo, ma se ricordo che i nostri parlamentari che rappresentano noi Italiani hanno votato “convinti” che una sgualdrinella fosse la nipotina di Mubarak, questa forzatura non è poi tanto tale.
Detto questo, mi pare che anche l’ex primo ministro Monti abbia completamente cambiato la sua faccia se è ben vero, come in effetti è, che ora ha abbracciato la politica in maniera viscerale, non solo, ma anche prendendo posizioni ben precise verso i centristi.
Allora, siccome io sono vicino agli 80 e, almeno credo, di non essere scemo, il mio pensiero va al consolidato atteggiamento di Pierferdinando Casini, il quale, indipendentemente dai fatti non sempre il linea con il momento socio-economico, anzi !., non ha fatto altro che osannare al nome di Monti. Che non ci fosse un nesso fra quest’ultimo e Casini, oggi mi è difficile non immaginarlo, del resto più volte io avevo scritto su questo giornale che il leader dell’UDC non stava facendo politica nell’interesse degli Italiani, ma stava auto-plasmandosi una nuova posizione decantando Monti ad ogni piè sospinto.
Ciò che ne verrà fuori è difficile a dirsi, anche perché le percentuali di voto si stanno sempre più frastagliando in piccoli rivoli, per cui è da supporre, molto malauguratamente, che alla fin fine ci troveremo di fronte a questo disgraziato connubio :
1) dispersione totale e quindi inutile dei sacrifici sin qui fatti dagli Italiani;
2) una nuova governabilità alla Berlusconi, ergo non governabilità.
Ed infine, se tanto mi da tanto, come si usa dire, l’Italia tornerà al panorama greco.
E’ bene dirle subito queste cose. A meno che, Bersani, con un forte e determinato supporto politico, non inventi qualcosa che, fino a questo momento però, ancora non vedo all’orizzonte, salvo una grande conflittualità civile, specie da parte dei giovani.
Una cosa la voglio dire di fronte all’evidenza dei fatti. Pur ritenendo che i Di Pietro, i Vendola e la Lega non avessero la sfera di cristallo, di certo hanno fatto centro.
Non quello di Pierferdinando Casini, ovviamente !
Un’agenda per il Sud
di Francesco Grillo (pubblicato su Il Mattino)
È verissimo che il Mezzogiorno è quasi scomparso dal confronto sugli “impegni per il governo del Paese”, come ha lamentato nel suo ultimo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica. È, tuttavia, altrettanto vero che, come dice lo stesso Napolitano, vale per un’Agenda per il Sud – ancora di più che per un programma di sviluppo dell’intero Paese – un presupposto di ordine non solo economico ma morale: la rinuncia a quel “assistenzialismo”, a quella dipendenza dal sussidio e dalla spesa pubblica che è la ragione ultima del sotto sviluppo civile, prima ancora che economico di una parte così grande del Paese.
Del resto, nella stessa agenda Monti manca una riflessione specifica sulle caratteristiche che fanno delle Regioni meridionali quelle che maggiormente stanno soffrendo la crisi ma anche quelle che, paradossalmente, proprio per questa ragione, potrebbero maggiormente contribuire a portare l’Italia fuori dalla recessione. E manca ancora all’”Agenda”, una strategia che dia una soluzione al puzzle – concretissimo, urgente – che chiunque voglia provare a governare l’Italia, si troverà a dover affrontare.
Come faccio nei prossimi sette anni a spendere ventidue miliardi di euro (dei trentacinque che la Commissione Europea alloca all’Italia) in progetti di innovazione tecnologica, risparmio energetico e ricerca in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria? Se ogni anno queste quattro Regioni – le ultime quattro per tasso di occupazione tra le duecentocinquanta regioni dei ventisette Stati dell’Unione Europea – perdono, come avverte ISTAT – centomila persone quasi tutte giovani, laureate o laureande? Come posso spendere così tanti soldi – praticamente quasi tutti quelli che Bersani e Monti invocano per innescare un processo di crescita Keynesiano, se ho il vincolo di doverli usare in territori che risultano desertificati da un’erosione del talento e dell’entusiasmo che sono il presupposto di qualsiasi scommessa imprenditoriale? L’aritmetica suggerisce che la risposta al paradosso può essere solo di due tipi: o provo a spostare le risorse per investimenti strutturali che spetterebbero al Mezzogiorno al Nord, dove ci sono imprese e lavoratori qualificati; oppure sposto invece al Sud capitale umano che possa assorbire gli investimenti. La prima strada è apparsa, spesso, l’unica, estrema possibilità da perseguire attraverso complessi negoziati con la Commissione per non perdere i finanziamenti; la seconda richiede, appunto, un’innovazione fortissima nelle scelte di governo e di politica economica di cui nei programmi elettorali non c’è traccia.
Invertire l’esodo di giovani che fa del Sud una sorta di clessidra anagrafica – con molti vecchi, tanti bambini e sempre meno persone in età di lavoro – comporta infatti scelte drastiche. Indubbiamente, può essere interessante la proposta – già avanzata da deputati appartenenti a diversi gruppi – di utilizzare l’arma dell’incentivo fiscale: una riduzione del livello di imposizione nazionale o locale per chi – lavoratori o imprese – decida di trasferirsi al Sud. Tuttavia, ancora più importante è che le Regioni del Sud facciano nei prossimi mesi scelte in termini di un numero limitato di settori produttivi, territori, ambiti accademici nei quali sia possibile sviluppare propri vantaggi competitivi difendibili a livello internazionale: aree specifiche nelle quali offrire opportunità mirate di inserimento e di valorizzazione del proprio patrimonio di conoscenza per giovani da attrarre da altre Regioni, ma anche per imprese, università del Nord (e di altri Paesi) che possano trovare nel Sud la convenienza ad investire e radicare tecnologie in territori meno congestionati.
Tali scelte dovranno essere estremamente focalizzate per avere qualche possibilità di essere prese in considerazione da chi ha il mondo come suo punto di riferimento. Ma potranno andare oltre i settori industriali che spesso associamo all’idea stessa di investimento tecnologico. Il turismo, ma anche il presidio del territorio per aumentarne la sicurezza, la sanità e la mobilità nelle città sono tutti ambiti nelle quali il Mezzogiorno potrebbe sperimentare innovazioni più avanzate in grado di cogliere opportunità di maggiori dimensioni e di affrontare problemi particolarmente gravi.
Il ruolo del Governo dovrà essere quello di assicurare due condizioni. Innanzitutto, regole stringenti – a partire dalla competizione tra amministrazioni di diverso livello per la titolarità delle risorse, nonché da un forte favore per chi riesca a coinvolgere i privati nel finanziamento e nella selezione dei progetti – che diano un forte peso ai risultati, assumendosi, se possibile un ruolo da protagonista nella definizione dei nuovi regolamenti comunitari; in secondo luogo le condizioni di contesto – a cominciare da quelle relative alla legalità e al funzionamento dei mercati – che sono indispensabili per la sostenibilità di un qualsiasi investimento in innovazione.
In questo senso, il Sud potrebbe, anzi, funzionare da piattaforma per sperimentare le riforme da molti invocate, prima che esse siano estese al resto del Paese. Sul fronte della legalità, nel Mezzogiorno andrebbero, ad esempio, anticipate modifiche nei meccanismi di confisca e valorizzazione dei beni sequestrati alla Mafia; ma anche forme di responsabilizzazione dei tribunali rispetto al servizio erogato ai cittadini e ai tempi dei processi, e innovazioni dell’organizzazione e della distribuzione sul territorio delle stesse forze dell’ordine e dell’esercito.
E lo stesso vale per modifiche – minori adempimenti burocratici per la valorizzazione di beni culturali, ad esempio; modifiche nelle regole del mercato del lavoro; semplificazioni nei meccanismi di determinazione delle imposte e di contrasto all’evasione fiscale – che possano dare agli innovatori la possibilità di concentrarsi sul proprio progetto nei territori nei quali le Regioni del Sud decidessero di concentrare gli investimenti.
Se è vero che è da Napoli, da Palermo, da Bari, dalla Calabria sono partite le scosse telluriche che hanno messo progressivamente in ginocchio l’intero sistema Italia, è altrettanto vero che è dal Sud che deve cominciare una strategia che riesca a smentire chi continua a pensare che rigore, crescita ed eguaglianza sono termini di un’equazione che costringe chi governa a fare scelte dolorose e, inevitabilmente, impopolari.
Del resto è in un Mezzogiorno – nel quale si è liquefatto (come hanno dimostrato le elezioni in Sicilia) il “voto di scambio” per esaurimento di risorse con le quali scambiare, appunto , consenso – che si gioca buona parte dell’esito della prossima campagna elettorale.
La vergine lasciva
Straordinario, il senatore prof. Monti! Per un anno intero ha recitato la parte della verginella ritrosa, prestata alla politica solo per un pochino, per dovere di patria e spirito di sacrificio, e ansioso di tornare ai suoi studi, alle sudate carte, alla sua Bocconi.
Nelle ultime settimane, però, la sua fermezza si è alquanto attenuata: forse sì, forse no, torno agli studi, resto in politica, ma sì, ma no, non so… insomma, alla fine, “sale” (parole sue) in politica per restarci!
E siccome non può farsi eleggere perché è senatore a vita (figura-scandalo italiana), si pone come capo di una coalizione, rifacendo sui media la tournée dell’orribile B.
Lui dice che la coalizione è solo per le riforme e aggiunge ovviamente che non è né di sinistra né di destra. Poi guardi bene e che vedi? Spuntano Casini, Riccardi (concorso a premi: 10.000 euro a chi indica una sola cosa che ha concluso come ministro…), e tanta altra gente dello stesso tipo. Si scopre perfino che le candidature le vaglia Bondi (quello della Parmalat: lo avevamo sempre considerato un manager; invece è un famiglio di Monti), che infatti sta riflettendo anche sui nomi della Binetti (Dio santo!), della Carlucci (primo conato), di Adornato (secondo conato: nato segretario della FGCI, redattore dell’Unità e capo servizio cultura dell’Espresso, scoprì Berlusconi e lo servì con ringhi, latrati e perfino un libro intitolato “La Nuova Via”, che dovreste andare a cercare; poi, arrabbiato perché la sua fedeltà da rottweiller non fu premiata neanche con uno osso ministeriale, passò all’UDC e ora ancora inziga!) e simili.
La pratica della Bongiorno (avvocata milionaria ex AN, ora migrata verso il democratico: non ha smesso per un sol giorno, presiedendo la commissione giustizia della camera, di fare l’avvocato: altro scandalo italiano) è allo studio: vorrebbe presiedere la regione Lazio (facendo ancora l’avvocato, si suppone).
In pratica, una zattera della medusa, piena di sorci che abbandonano altre navi affondanti e zompano su quella del virginale, ma astuto, prof. Monti, uomo di studi (non eccelsi, mi dicono amici esperti), di banche e di Bilderberg, salvatore della Patria e inarrestabile candidato alla presidenza della repubblica.
Sarebbe questo il partito delle riforme?
2006->2013: giovani e donne nel Partito Democratico
di Massimo Preziuso (su L’Unità)
Nel 2006, con alcuni amici romani fondammo un gruppo che si chiamava Giovani e donne per il Partito Democratico .
Ci battemmo, a cominciare dalle reti civiche uliviste romane, poi in tutta Italia, per il coinvolgimento di tanti giovani e donne in quello che sarebbe poi divenuto il più grande partito politico italiano.
Questo perché già da allora sapevamo che, senza giovani e senza donne, il PD non avrebbe mai potuto diventare quello che oggi sta per risultare: uno straordinario luogo di innovazione politica.
A giugno 2006, entrati da protagonisti nelle Associazioni per il Partito Democratico (APD), portammo il tema della partecipazione femminile e del coinvolgimento di giovani al primo incontro fondativo ufficiale del Partito Democratico, che si tenne all’hotel Radisson di Roma.
Ad ottobre 2006, avviato il coordinamento nazionale dei gruppi “giovani e donne” delle APD, che divenne poi la base per la nascita della associazione Innovatori Europei, scrivemmo un documento dal titolo “perché giovani, perché donne“, in cui spiegavamo il perché di quella scelta di voler rappresentare quelle che allora erano forti “minoranze”.
Da allora tante iniziative sono partite e finalmente, tra qualche mese, grazie a queste primarie, tanti giovani e donne entreranno nel Partito Democratico.
Sembrava un’utopia, rischia di diventare realtà.
Complimenti a tutti noi per questa volontà di rinnovamento.
Buon 2013.
Giovani e donne per il Partito Democratico: le quote Rosa e le quote Arancio nel 2006
A proposito del “voto di genere”: nel 2006, alcuni di noi fondarono un gruppo, poi entrato nelle APD ed infine divenuto Innovatori Europei, che si chiamava Giovani e Donne per il Partito Democratico .
A giugno 2006 portammo il tema della partecipazione femminile e della necessità di quote Rosa – ma anche del coinvolgimento necessario di Giovani – al primo incontro fondativo del PD, che si tenne all’allora hotel Radisson di Roma.
Se oggi il Partito Democratico è arrivato al minimo “33% di candidate donne” è anche un pochino grazie a noi.
Oggi e domani si giunge ad un importante risultato. Finalmente.