E adesso PD e M5S eleggano Romano Prodi Presidente della Repubblica
Mediocrità, maschilismo ed autoritarismo nel comitato dei “saggi” di Napolitano
Oggi il Paese vive un passaggio fortemente negativo.
Nel provare a gestire una crisi politica che sembra non avere soluzioni il Presidente della Repubblica Napolitano ha dato vita, in poche ore, al Comitato dei “saggi” che dovrebbe governare questo vuoto di potere.
La politica, i partiti politici, i cittadini sembrano sempre più relegati nel ruolo di spettatori passivi ed invisibili.
Nonostante la gestione negativa del governo tecnico Monti, il Presidente Napolitano continua sulla strada del “presidenzialismo”, questa volta nominando un “governo” misto, tutto al maschile e anche un po’ “mediocre” per la presenza di molti normali profili burocratici-istituzionali.
Non si vede poi la presenza di donne, e questa è una disattenzione grave.
Una democratica indignazione ci assale nel constatare questa inedita quanto impensabile “soluzione governativa”.
Denunciamo apertamente questa visione maschilista ed autoritaria che appare una esplicita provocazione della gestione più obsoleta del potere maschio e connivente.
Ci appelliamo al Partito Democratico: si fermi la deriva iper – presidenziale, si blocchino questi stanchi rituali di palazzo voluti o il rischio di omicidio di quei pochi partiti rimasti in vita sul proscenio italiano sarà imminente.
Casaleggio ad Aspen?
di Michele Mezza
Sono davvero inquietato. Capisco che la situazione sia difficile. Ma proprio per questo non vedo perchè abbassare l’attenzione e la sensibilità. Questa mattina nell’indifferenza generale ho segnalato con più post sia su facebook che su Twitter una delle mie news on the road davvero inquietanti. So bene che la gente abbia altro da fare alla vigilia delle vacanze di Pasqua che inseguire le mie paturnie, ma non mi sembrava di parlare di vacuità. Ripropongo il tema. A pag 19 del Corriere della sera di oggi, in una spalletta di due colonnine, appare un articolo che annuncia copn il tono di suggerire la dieta per le vacenze pasquali, un accordo, siglato ad Aspen, fra grandi gruppi industriali e le centrali dei servizi segreti dei principali paesi occidentali. E già questo in altri tempi avrebbe fatto rizzare le orecchie anche ai cani. Altro che inseguire i fantasmi del gruppo di Bildeberg, qui è scritto tutto papale papale. Il tema dell’accordo è ancora più stupefacente della notizia in sè: grandi gruppi e servizi segreti si sarebbero coordinati per lo scambio e la produzione di dati sui comportamenti in rete, ossia sul data mining individuale. E qui siamo oltre ogni fumisteria del grande fratello. Immaginate Google e Facebbok che si intrattengono in seminari cooperativi con i servizi russi , o tedeschi o anche solo con quegli straccioni degli italiani. Invece silenzio totale. Perchè? distrazione? ignoranza? miopia? Ma tutti quei trombettieri che si scaldano i polmoni sulla libertà di stampa dove sono? tipo Articolo 21, 22, 23, fino alla fine dei numeri. E Le testate che insorgono appena un vigile urbano rileva una contravvenzione ad un extracomunitario, che ne è? IUn altri tempi la stessa notizia sarebbe stata così formulata: Accordo fra l’amministratore delegato della Fiat e il comandante dei Carabinieri per scambiarsi dati e collaborare nella reciproca informazione. Che sarebbe accaduto? Avremmo bruciato il paese. Invece al massimo bruciamo una sigaretta dopo il caffè. Ma l’altro tema che sollevavo riguarda anche un aspetto di lotta politica. Bersani potrebbe ignorare l’enormità del caso perchè ancora pensa che la rete sia un attrezzo da pesca. Monti per complicità con gli spettri della Trilateral. Vendola perchè nelle sue liriche data mining non c’è perchè non fa rima con niente. Ma Casaleggio perchè tace? Come può un guru della rete non sapere. Sarebbe davvero segno di insipienza e mancanza di professionalità. O, peggio, se sa perchè non inveisce come è uso fare contro il più oscuro funzionario di un’azienda tranviaria municipale che usa una tessera di servizio per tornare a casa in tram? Lui sicuramente lavora con le grandi aziende che sono in rete. E forse qualcosa sa persino di come la rete sia usata da alcuni signori in marsina e bombetta dei servizi. Allora perchè quei menestrelli della rete tacciono? Non sarebbe utile porre il quesito? anzi i quesiti? Almeno per non continuare a prendere schiaffoni in cambio di nulla. O la pratica piace?
Comunicato Stampa: Il seminario su imprenditorialità innovativa Europa – Usa
Si è tenuto ieri, presso la sede italiana del Parlamento Europeo a Roma, il primo seminario tecnico del Dipartimento “Progetti” di Innovatori Europei.
Il tema del dibattito, imprenditorialità innovativa Europa – USA, ci ha permesso di mettere insieme vari punti programmatici che fanno parte da sempre del nostro progetto associativo.
Alla presenza d’importanti professionisti italo-americani come l’Ing. Paolo Marenco, l’Avv. Marco Rossi e l’Avv. Mark Santo, e a una platea di circa 60 persone, per lo più composta da giovani ricercatori, imprenditori dell’innovazione ed Innovatori Europei, abbiamo discusso a tutto tondo di come tradurre innovazione in imprenditorialità e sviluppo.
Abbiamo messo a fuoco concrete opportunità d’interazione tra Italia, Europa e Stati Uniti, entrando in contatto con nuovi amici e stakeholders. Sebbene i contesti siano fortemente diversi – da un punto di vista burocratico, economico, culturale – le possibili sinergie tra questi mondi sono infatti enormi.
Durante la mattinata abbiamo analizzato le opportunità di come mettere in rete Italia ed USA attraverso programmi come il Silicon Valley Study Tour dell’Ing. Marenco; di come lanciare una società italiana nel mercato statunitense, di come incubare imprenditorialità innovativa in Italia, tramite il progetto di InnovactionLab del Prof. Carlo Alberto Pratesi; di come finanziare start-up con capitale di rischio e dei problemi fiscali e legali legati a chi intenda sbarcare negli USA, attraverso il sostegno dello studio legale di New York, Marco Q. Rossi & Associati.
Innovatori Europei rafforza il proprio capitale intellettuale e relazionale nel settore Impresa e Innovazione e lancia un osservatorio sui tempi della imprenditorialità innovativa, dando il via a nuove relazioni con gli Stati Uniti, grazie al supporto di tante spiccate professionalità ed esperienze.
Rimandiamo tutti gli amici e sostenitori agli Stati Generali degli Innovatori Europei, in fase di organizzazione, che si terranno a Roma a Maggio prossimo. In quella occasione metteremo insieme “tecnica e politica”, provando a definire un percorso di innovazione politica per il nostro Paese.
Seminario Italia – Usa 27 Marzo, Roma: Intervista sul Network Reasat
Matteo Renzi nel Movimento 5 stelle
di Salvatore Viglia su Politicamente Corretto
La vera sterzata agli andazzi sconfortanti degli ultimi tempi che appaiono evidenti da un Bersani affranto, battuto e pessimista, la potrebbe dare Matteo Renzi passando al movimento 5 stelle. Quella che non sarebbe solo una notizia per eccellenza, diventerebbe presto una scopa che spazzerebbe via il vecchiume ideologico e le abitudini contrattualistiche dei partiti vecchio stampo. Il fatidico “Colpo di scena”. Quello destinato a cambiare e lavare, sino a renderla linda, la pagina sulla quale scrivere una nuova storia, un nuovo “Progetto Progressista” senza fronzoli. Sarebbe questa una mossa veramente definitiva che, nel lungo periodo, permetterebbe alla popolazione di adeguarsi ad un sistema inconsueto di fare politica ma efficiente. Il parossismo col quale si chiede con forza la costituzione di un governo, è più che altro, una becera retorica che poggia su deduzioni scontate. Ma questo paese pur avendo avuto governi in questi ultimi venti anni, non ha inciso né risolto i suoi problemi dimostrando che “il governo” inteso in questa guisa, non serve e non è necessario. La mossa di Renzi a lui fondamentalmente congeniale, può voler dire pensare al lungo periodo ed alla costituzione di un esecutivo deciso, snello, veloce e con una maggioranza insuperabile. Con Matteo Renzi ed il suo seguito che passasse al M5S, si aprirebbe un mondo intero di riposizionamenti politici significativi sturando quei condotti per troppo tempo chiusi dall’immobilismo più assoluto. Prima di bruciarsi con un partito democratico alla frutta, prima di rendersi compartecipe di una disfatta sacrosanta, Matteo ci pensi seriamente. Egli ha l’opportunità di scrivere una pagina di storia politica di primissimo piano. Oggi.
Seminario: Opportunità per le imprese innovative europee negli USA
OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE INNOVATIVE EUROPEE NEGLI USA
27 marzo 2013, Roma – ore 10.30 – 13.00
Ufficio di Rappresentanza del Parlamento europeo a Roma
Via IV Novembre 149, Roma – Sala delle Bandiere
PROGRAMMA
10.30 – INTRO
Massimo Preziuso, Innovatori Europei: “Le attività del nostro Think Tank per lo sviluppo europeo”
10.45 – INTERVENTI
Ing. Paolo Marenco, Direttore AIZOON, Silicon valley Study Tour, Rappresentante in Italia di Silicon Valley Italian Executive Council: “Fare impresa innovativa con gli USA: il bridge tra Italia e Silicon Valley”
Avv. Marco Rossi, avvocato internazionale, managing partner di Marco Q Rossi & Associati PLLC, studio legale e fiscale internazionale Italia-USA: “Sbarcare negli USA: pratiche legali, societarie e fiscali”
Avv. Mark Santo, socio, Marco Q. Rossi & Associati, studio legale e fiscale internazionale Italia-USA: “Accesso ai mercati di capitali e modalità di finanziamento di start up innovative negli USA”
Prof. Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla facoltà di Economia dell’Università Roma Tre, fondatore di InnovAction Lab: “Come nascono le idee di business: l’esperienza di InnovAction Lab”
Altri interventi
12.00 – DIBATTITO APERTO CON I PRESENTI
“Quali sinergie tra creatività e finanza di rischio per fare impresa innovativa?”
Con Massimo Preziuso, Paolo Marenco, Marco Rossi, Mark Santo, Carlo Alberto Pratesi, Luisa Pezone, Ruggero Arico, Salvatore Viglia, Susi Billingsley, Mario Sforza, Giuseppe Spanto e altri.
Modera: Giuseppina Bonaviri, Innovatori Europei
Evento su Facebook: https://www.facebook.com/events/153459321484420/
Per informazioni: infoinnovatorieuropei@gmail.com o eprincipato@lawrossi.com
I poteri della Repubblica
Di Giuseppe Mazzella
“La crisi politica che l’ Italia sta vivendo non è paragonabile ad una semplice crisi di governo. C’è qualcosa di più. Emergono fattori che le pur travagliate esperienze della Prima e delle Seconda Repubblica non avevano mai registrato. Ci sono elementi in grado di spostare gli eventi verso una vera e propria crisi di sistema”. Lo ha scritto in prima pagina Claudio Tito su “ La Repubblica” di sabato 23 marzo 2013 nella sua “ analisi” del pre-incarico all’ on. Bersani di formare il governo ricevuto dal Presidente Giorgio Napolitano. Credo che soltanto per evitare allarmismi Merlo non afferma chiaramente che questa è una crisi di sistema, del sistema politico italiano che è ancora un parlamentarismo con due Camere che hanno gli stessi poteri e questa “ Repubblica parlamentare” delineata dalla Costituzione del 1948 che ricalcava quella della IV Repubblica francese del 1946 è rimasta la stessa ed è quindi improprio ricorrere alla “ numerazione francese delle Repubbliche” perché ogni nuovo sistema politico della Repubblica veniva segnato con una nuova Carta Costituzionale – ecco perché in Francia le “ Repubbliche” sono cinque. Siamo in piena crisi della “ Repubblica parlamentare” con due Camere con gli stessi poteri – qualcosa che hanno solo nel piccolo Belgio e non a caso è stata richiamata la lunga crisi del “ plat pays” come chiamava Jacques Brel il suo Paese che nella lingua “ francofona” è femminile e non maschile.
A questa crisi del parlamentarismo – che dura da almeno 30 anni con un dibattito infinito sull’opportunità di cambiare questa parte della Costituzione fatto di Commissioni Bicamerali e di innumerevoli proposte avanzate da costituzionalisti famosi come Giovanni Sartori – si è cercato di porre rimedio modificando le leggi elettorali dopo circa 40 anni di proporzionale pura fino ad arrivare alla “ porcata” in vigore che ha abolito le preferenze e dato un premio di maggioranza alla Camera ma non al Senato.
Avere due Camere con gli stessi poteri ed addirittura con due metodi di votazione ha partorito l’ assurdo di oggi costituito dal fatto che il centrosinistra ha una maggioranza alla Camera ma non l’ ha al Senato e poiché il voto di fiducia deve essere dato dai due “ rami del Parlamento” non c’è oggi nel parlamentarismo italiano una governabilità. Aggiungiamo ancora che il secondo o addirittura il primo partito italiano è un “ Movimento” trasversale che un altro commentatore de “ La Repubblica”, Michele Serra, chiama “ i superiori” perché il M5S non sta né a destra né a sinistra.
Questo “ Movimento” che ha il 25% dei voti con oltre 100 deputati ed oltre 50 senatori e con il quale il centrosinistra vorrebbe fare una larga maggioranza respinge sdegnosamente tutte le offerte di governo in modo offensivo e sprezzante.
Una “ grande coalizione” tra i due maggiori partiti alternativi – il PD ed il PDL – non è praticabile per le posizioni inconciliabili del padre-padrone del PDL, Silvio Berlusconi, con quelle ferme e decise di un centrosinistra che è già una coalizione tra il PD, SEL ed il PSI.
Di questa crisi di sistema credo che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ne abbia certezza tanto da conferire l’ incarico di formare il governo all’ on. Bersani non solo in modo atipico – è un pre-incarico nemmeno un incarico esplorativo – ma motivandolo con un ampio discorso che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica. Fino ad oggi il Presidente della Repubblica si limitava a conferire l’ incarico di formare il governo ad una personalità in grado di ottenere la fiducia nei due rami del Parlamento e non aggiungeva altro.
Il Presidente Napolitano ha già avviato, per quanto possibile, una “ Nuova Repubblica” che appare inevitabile per la salvezza della Democrazia che non può andare avanti in questo modo con due Camere con gli stessi poteri e con una porcata di legge elettorale. La prima riforma da fare è a mio parere la riforma costituzionale oltre naturalmente alla riforma di costume della severa moralizzazione della vita pubblica.
Questa crisi di sistema mi ha riportato alla mente la crisi del parlamentarismo della IV Repubblica del 1958. Il parlamentarismo fu avversato dal generale Charles de Gaulle ( 1880-1970), il salvatore della Patria durante la II Guerra Mondiale, che abbandonò il potere nel 1946 dopo la vittoria e si ritirò nella sua villa di Colombay-les-deux –églises e vi restò per 12 anni. Di fronte al pericolo di una guerra civile determinata dai rivoltosi di Algeria e della incapacità della IV Repubblica di formare un governo autorevole in grado di salvare il paese il Presidente della Repubblica, Renè Coty, un liberale conservatore, si rivolse “ al più illustre dei francesi” per formare il governo. De Gaulle non era neanche deputato e non era a capo di alcun partito. Già aveva 68 anni ed aveva già scritto le sue “ Memorie di guerra”.
De Gaulle il 15 maggio 1958 rilascia una dichiarazione di sette righe, rimasta famosa, dove si dichiara “ pronto ad assumere i poteri della Repubblica”. Il passaggio dei Poteri avvenne nell’ assoluto rispetto della legalità repubblicana. De Gaulle fece redigere una nuova Carta Costituzionale da un gruppo di esperti e la Carta della V Repubblica fu approvata da un Referendum deliberativo senza passare per una approvazione parlamentare. La Carta della V Repubblica rimarcava i valori fondanti della prima mai messi in discussione ma riformava sensibilmente il funzionamento introducendo un “ semipresidenzialismo” che è sopravvissuto a de Gaulle e che dura ancora oggi anche se quella Carta ha subito 13 modifiche e nessuno in Francia ha gridato allo scandalo.
Mi auguro che l’ Italia oggi non si trovi nella condizione della Francia del 1958 ,anche perché non abbiamo un de Gaulle, ma certamente abbiamo necessità di una svolta politica, istituzionale, morale, in un momento forse ancora più drammatico di quello francese del 1958 perché abbiamo la più terribile crisi economica e finanziaria che abbiamo mai vissuto nella nostra storia. Questo momento storico richiede una eccezionale Responsabilità da parte dei deputati e dei senatori eletti o nominati ciascuno dei quali dovrebbe sentirsi “ il più illustre degli italiani”.
Italia 2013: una rivoluzione alla ricerca di una leadership
di Francesco Grillo
Paura e speranza. C’è posto per entrambi i sentimenti. In Italia, fuori e dentro i Palazzi nei quali in queste ore, il Presidente della Repubblica sta cerca…ndo la mediazione più difficile della sua carriera per dare un Governo al Paese. E anche in Europa, a Londra dove ieri in una conferenza promossa dai think tank Vision e Demos, politici, giornalisti , accademici si sono interrogati su chi possa mai svegliare un’Italia e un’Europa che sembrano – entrambe, anche se per ragioni diverse – essere sprofondate da vent’anni un uno stato di coma profondo. Da dove può venire la leadership per realizzare il cambiamento che tutti ritengono indispensabile se a tutti e quattro i protagonisti – Bersani, Berlusconi, Monti e, per ultimo, Grillo – sembra mancare la forza o la volontà per assumere le scelte radicali che il cambiamento comporta?
Pessimismo della volontà e ottimismo della ragione, avrebbe detto Gramsci.
L’unica certezza che si respira a Londra è che il tempo del declino italiano, della stagnazione Europea è – dopo vent’anni – finito. Da questo momento in poi o la crisi si avvita verso un impoverimento che finirà con il compromettere il tenore di vita di una classe media assai estesa e verso un collasso che finirà con il mettere in ginocchio l’Europa stessa; oppure troveremo il modo di rimuovere i vincoli che impediscono alla Società italiana di usare un potenziale che è significativo proprio perché ampiamente sottoutilizzato.
Scelte: per evitare la catastrofe, l’Italia non potrà più rimandare quelle decisioni che il governo Monti ha solo sfiorato e che in campagna elettorale non sono state chiamate con il loro vero nome. Scelte che richiedono un capitale politico, una capacità di mobilitazione che nessuno ha.
Non ha futuro un Paese che spende in pensioni cinque volte di più di quanto investe in educazione. Non possiamo continuare ad abbaiare alla luna dei finanziamenti europei che le Regioni del Sud non riescono a usare, se non estendiamo (prima ancora di riformarlo) l’articolo 18 all’amministrazione pubblica rendendo licenziabili i dirigenti pubblici che sprecano risorse. Non possiamo mandare in giro Presidenti del Consiglio a fare attrazione di investimenti e di tecnologie che sono indispensabili per ricominciare a crescere, senza riformare in maniera completa il Fisco che è il punto di partenza di un qualsiasi Patto tra Stato e imprese, e la Giustizia che è la base di una qualsiasi relazione di fiducia tra imprese o tra individui.
Il problema che nessuno dei governi che si sono succeduti in questi ultimi vent’anni ha risolto (visto che chiunque ha vinto una elezione ha sempre perso quelle successive) è: come faccio a rendere popolari scelte che sembrano non digeribili? Come fa il leader di un Partito Politico ad andare contro agli interessi dei segmenti elettorali che rappresenta?
L’idea che circolava nella conferenza di ieri a Londra è che l’errore più grande che – collettivamente – gli Italiani hanno fatto negli ultimi vent’anni è stato proprio quello di aspettare un Principe azzurro che risvegliasse – con un qualche miracoloso bacio – l’economia italiana dal suo lungo letargo.
Il cambiamento di cui abbiamo bisogno non può che essere di modifica profonda degli assetti di potere e di distribuzione delle risorse. Avrà bisogno di mobilitare un’intera categoria sociale fatta di persone che hanno competenze sottoutilizzate e che, probabilmente, nelle ultime elezioni hanno votato per il Movimento a Cinque Stelle. Servirà quella che gli storici chiamano élite capace di fare l’elaborazione di un progetto e di coinvolgervi, persino, molti di quelli che sono privilegiati convincendoli che senza cambiamento anche i privilegi saranno presto spazzati via dalla mancanza di soldi. E potrebbe essere tra i tanti che hanno deciso di abbandonare l’Italia per studiare e lavorare tra Parigi, Londra e Bruxelles, un pezzo della classe dirigente del cambiamento.
Per riuscirci chi ha davvero talento dovrà, però, smetterla di lamentarsi, avanzare un’idea di trasformazione complessiva, pretendere di misurarsi sul piano del consenso e della democrazia , riconoscersi come gruppo, maturare una coscienza di quanto si ha in comune con altri.
La conclusione della conferenza di Londra sul futuro dell’Italia è allora stata più o meno questa: più che fare previsioni e aspettare principi azzurri, vale la pena cercare – in questo momento – di anticipare la storia mettendosi in gioco. Questo, in fin dei conti, è da sempre il senso dell’ottimismo della volontà da contrapporre al pessimismo della ragione.
Articolo pubblicato su Il Messaggero e Il Mattino del 22 Marzo
Innovatori Europei da una prospettiva lucana
di Massimo Preziuso per il Quotidiano di Basilicata
E’ bello poter raccontare di un progetto a cui si tiene molto alla Regione in cui si è nati e dove si è passata la propria adolescenza, ricevendo la primissima formazione.
Innovatori Europei è innanzitutto un Think Tank politico oggi presente in tutta Italia, che ha già varcato i confini nazionali, ma che sin dalla sua creazione ha risentito – nel bene e nel male – di un metodo e di un approccio “lucano”: caratterizzandosi con uno start-up “pigro”, una crescita iniziale molto controllata e una connaturata tendenza a lavorare – per anni – “sotto traccia”, quasi per non voler apparire troppo.
Innovatori Europei è nata dall’incontro di alcuni “amici per caso” nel 2006, a Roma, in una fase unica di creatività e di attivismo della società civile progressista italiana. Innovatori Europei è col tempo divenuto un innovativo e, a dir di molti, originale esperimento progettuale e politico, che ha coinvolto alcune migliaia di persone fino ad oggi.
Da protagonista della società civile ha contribuito alla costruzione del Partito Democratico [a cominciare dalle Associazioni per il PD], e di questo percorso porta le tracce dentro di sé nella forma della compresenza delle varie sfaccettature ideali del progetto politico originario.
Rimasta indipendente per scelta – ma vicina al Partito – in questi ultimi sei anni, Innovatori Europei ha continuato a sviluppare una sua peculiare capacità di analisi critica e propositiva, non esimendosi di profondere energie ed impegno nei territori, nel “fare politica” in modo attivo; non dimenticando la priorità delle sue origini, che è quella di contribuire a dare definizione e stimolo intellettuale a proposte progettuali innovative.
Innovatori Europei tende ad occuparsi di tematiche di frontiera – come quelle del mondo delle Radio e Televisioni locali, degli italiani all’estero o del rapporto tra l’Italia ed i paesi in tumultuosa evoluzione e sviluppo, come i BRICS, ma non solo. Elaborando, al contempo, idee e strategie su temi oggi divenuti centrali in tutte le agende politiche – quali la sostenibilità ambientale dello sviluppo, l’innovazione tecnologica e la necessaria evoluzione della politica per poter ritornare ad essere fattore di sviluppo dell’attività civile ed economica del paese e non un freno.
Possiamo essere orgogliosamente consapevoli di avere una originale visione del futuro degli Stati Uniti d’Europa – con un baricentro meno nordico di quanto oggi si percepisca ed un ruolo di capitale culturale per Roma.
Nell’ultimo anno ci siamo iniziati a spendere nell’ambito di iniziative civiche elettorali, impegnati nell’affermare i veri valori progressisti, con un approccio non ideologico: e su questa strada intendiamo continuare nei prossimi mesi.
Siamo presenti in molte Regioni di Italia ed in alcune capitali del mondo, dove incubiamo progetti e partecipiamo al lancio di iniziative progettuali e politiche.
Lo siamo anche in Basilicata, una terra che nei prossimi mesi ed anni, grazie al ritorno di tanti giovani e donne alla politica e alla cosa pubblica, potrà ridiventare un ambiente naturale per un modo di vivere la politica positivamente, ispirandosi ad una sana creatività orientata al cambiamento.
Per informazioni: www.innovatorieuropei.com