Innovatori Europei

Significativamente Oltre

Messaggio del Consigliere Regionale della Basilicata Dr. Mario Polese – Convegno 21 Giugno a Roma su “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del Paese”

polese

Saluto i presenti e ringrazio per l’invito all’interessante convegno. Nonostante la mia assenza, a causa di motivi di salute, mi preme esprimere alcune considerazioni sull’importante e strategico ruolo che oggi il Mezzogiorno può e deve rivestire all’interno del processo di crescita e di sviluppo del nostro Paese.  

L’Italia sta attraversando un periodo di preminenti sfide e cambiamenti: accanto alle crescenti esigenze di Globalizzazione, Liberalizzazione dei mercati ed Internalizzazione delle imprese imposte dall’attuale logica di mercato, l’Unione Europea impone nuovi standard di sviluppo e di crescita al fine di innalzare il livello competitivo e la relativa capacità di risposta al nuovo fenomeno internazionale dell’espansione del mercato asiatico.

In un contesto di tal genere il nostro Paese e precipuamente il Mezzogiorno, considerata la strategica posizione geografica nell’area commerciale del Mediterraneo, deve necessariamente potenziare un efficace ed efficiente sistema logistico, diretto a sostenere le imprese e con esse l’intera economia, con l’obiettivo di innalzare la competitività imprenditoriale ed infrastrutturale al pari livello di quella nord-europea. Per far ciò occorrono politiche di sviluppo ed un sistema normativo che dia un impulso serio e reale alla realizzazione di un vero e proprio sistema logistico meridionale, che agirà in modo integrato e coeso.

A mio avviso, adottare una strategia di azione sinergica tra le Regioni del Mezzogiorno può contribuire, in tal senso, a rilanciare l’intero territorio.

E’ proprio questa la mia visione di Macroregione: non abbattimento di confini o soppressione di competenze, ma cooperazione e coesione interregionale attraverso la realizzazione di progetti comuni e condivisi, miranti al potenziamento delle relazioni e a rendere il Mezzogiorno una zona di prosperità condivisa che si consolidi come il cuore pulsante dell’intero Mediterraneo.

Tale strategia permetterà di poter utilizzare in modo sinergico ed integrato le risorse ancora disponibili della vecchia programmazione comunitaria 2007/2013 (circa 19 miliardi da spendere entro il 2015) offrendo, al contempo, l’opportunità di accedere ai fondi della nuova programmazione attraverso progetti di cooperazione interregionale miranti all’innalzamento quanti-qualitativo delle capacità competitive, della produzione e dell’offerta di lavoro.

Mario Polese

Messaggio del Vicesegretario del Partito Democratico On. Lorenzo Guerini per il convegno “Logistica e infrastrutture. Il contributo del Mezzogiorno alla crescita economica italiana” del 21 giugno 2014

guerini

Saluto a nome mio e di tutto il Partito Democratico questa iniziativa che ospitiamo con grande piacere. Si tratta di un importante momento di riflessione su di un settore strategico, quale quello della logistica e delle infrastrutture, per la crescita dell’Italia e ancora di più per il Mezzogiorno che sconta ritardi pesanti che penalizzano l’intero sistema Paese.

Purtroppo per impegni precedenti non potrò essere con voi ma l’attenzione del Partito Democratico nei confronti delle tematiche affrontate è altissima.  

Abbiamo imboccato la strada giusta per rilanciare l’economia: le riforme  messe in campo dal Governo puntano a creare le condizioni utili per ripartire. Dal taglio dell’Irap, alla riduzione dei costi dell’energia, dal decreto Poletti alla Legge delega,  dagli 80 euro per sempre in busta paga alla riforma della PA, passando per il riassetto istituzionale e il ridisegno del sistema fiscale. L’elenco completo è lungo e articolato proprio perché era necessario rispondere ai tanti elementi di criticità che presentava il Paese. Oggi abbiamo di fronte a noi sistemi  sempre più complessi, dove l’interazione tra i vari componenti è fondamentale al pari della qualità che è obbligatorio raggiungere per essere competitivi nello scenario europeo e internazionale. Strade, ferrovie, porti, aeroporti, reti digitali, sono assetti fondamentali per valorizzare  la qualità italiana, per dare ai cittadini servizi adeguati   che rispondano alle esigenze di un Paese moderno in movimento,  rendendoci così credibili nel contesto internazionale. Elementi decisivi anche per valorizzare  pienamente il tesoro paesaggistico e culturale che vanta l’Italia. Risorse che troppo spesso ci limitiamo a sfruttare ma che non valorizziamo adeguatamente, rinunciando  così a importantissime opportunità. In particolare, la crescita del sistema infrastrutturale del Sud, di cui si parla da decenni, può essere una delle leve su cui agire per  ridare competitività all’Italia e per creare nuovi posti di lavoro. Si tratta di una sfida difficile ma che dobbiamo saper cogliere nella consapevolezza dei tanti ostacoli che si frappongono alla creazione delle condizioni necessarie per poter operare.

In proposito, con la nomina di Raffaele Cantone, il Governo ha inteso dare un segnale chiaro: L’Italia fa sul serio anche sul fronte della corruzione che tanto pesa al pari della burocrazia sui ritardi che scontiamo nella realizzazione di infrastrutture fondamentali. Abbiamo  bisogno delle grandi  e piccole opere per crescere, abbiamo bisogno che si torni ad investire e vogliamo che si sappia che da noi lo si può fare senza pericoli per chi è tornato a credere nell’Italia.

Dobbiamo tornare ad essere il Paese delle opportunità, un’Italia moderna in grado di far valere in tutte le sedi le sue ragioni e le sue incomparabili capacità. Le ultime elezioni ci hanno consegnato un risultato importantissimo che non disperderemo e che faremo valere ovunque. Il lavoro che ci attende è lungo e complesso ma non ci spaventa. Siamo convinti che con il contributo di tutti potremo ottenere grandi risultati.

Vi auguro quindi buon lavoro nella certezza che oggi potranno emergere spunti utili per contribuire alla crescita del Paese.

Lorenzo Guerini

Messaggio del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Coesione Territoriale On. Graziano Delrio – Convegno 21 Giugno a Roma su “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del Paese”

Delrio

Roma, 20 giugno 2014

Gentile Presidente Preziuso,  gentili “Innovatori Europei”,

impegni precedentemente assunti non mi hanno consentito di raccogliere il Vostro invito.

Desidero comunque farvi giungere il mio apprezzamento per l’organizzazione dell’ evento di riflessione e approfondimento sui temi del Mezzogiorno.

Senza dubbio il gap infrastrutturale e logistico rappresenta, per le aree interessate, una delle più pesanti diseconomie e ingiustizie sociali perché il  sistema Paese possa realmente essere competitivo ed in grado di posizionarsi al centro di nuovi scambi che pure il processo di globalizzazione ha attivato, in particolare nell’area del Mediterraneo.  

Stanno progressivamente migliorando, in tempi recenti, i risultati legati all’utilizzo delle risorse europee, ma deve esser ancora compiuto quello scatto che consenta, attraverso  progetti e investimenti, di mettere in moto un meccanismo virtuoso di rilancio del Paese.

Di fronte a tale realtà, e all’obiettivo di Sbloccare l’Italia, è sostanziale che la Programmazione delle risorse della Politica di Coesione per il nuovo ciclo di spesa sia al massimo delle proprie possibilità di efficienza e raggiungimento degli obiettivi.

Certo che in futuro non mancheranno ulteriori occasioni di confronto, Vi formulo i miei più calorosi auguri per i Vostri lavori e Vi ringrazio per il contributo che darete.

 

Graziano Delrio

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Coesione Territoriale

Messaggio del Presidente del Consiglio On. Matteo Renzi – Convegno 21 Giugno a Roma su “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del Paese”

renzi

Gentile Dottor Preziuso,

il Presidente Renzi La ringrazia per il cortese invito. Purtroppo, a causa di impegni già in agenda, non potrà essere presente; desidera comunque far giungere a tutti i partecipanti i migliori auguri di buon lavoro e di pieno successo del Convegno.

Con i saluti più cordiali

La Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri

Innovatori europei: per il Sud una nuova fase da protagonista?

sud

Articolo pubblicato sul sito del Partito Democratico

L’associazione Innovatori europei ha organizzato per il 21 Giugno al Nazareno, presso la sala delle conferenze della sede nazionale PD a Roma un convegno fortemente caratterizzato fin dal titolo: “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del paese”, con uno sviluppo degli interventi che vuole dimostrare come la ripresa dell’Italia sia pura illusione se non si attribuisce, una volta per tutte, al Sud un nuovo ruolo: non più inerte beneficiario di provvidenze utili a consolidare rapporti clientelari ma parte orgogliosamente e consapevolmente integrata nel territorio nazionale, organica allo sviluppo dell’intero paese.

Certo, non è una tesi completamente nuova, ma è la prima volta – da quanto ci risulta – che il tema è trattato in maniera così approfondita.

La scaletta degli interventi è infatti estremamente ricca, tanto da costringere gli organizzatori a dividere l’evento in due sessioni, una più tecnica e politica al mattino e una al pomeriggio che si propone di mostrare come il mondo si muove così rapidamente da non lasciare scampo a chi non accetta le sfide del nuovo mondo globalizzato.

Ed è proprio qui che si tocca di nuovo con mano lo “spirito del cambiamento” in atto nel paese: come affermano gli Innovatori europei, appena è iniziata a circolare la voce che si stava organizzando al Nazareno un convegno su questo tema, sono arrivate da ogni parte d’Italia tantissime richieste per poter assistere o anche per dare il proprio contributo al successo della manifestazione.

È segno che sta per iniziare una nuova fase? O che forse è già iniziata?

Fonte, Europa Quotidiano

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Programma del convegno: Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del Paese

Innovatori europei: per il Sud una nuova fase da protagonista? (Articolo di Europa Quotidiano su convegno 21 giugno)

Il 21 giugno al Nazareno (sala delle conferenze del Pd) il convegno “Logistica e infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del paese”

L’associazione Innovatori europei ha organizzato per il 21 Giugno al Nazareno di Roma un convegno fortemente caratterizzato fin dal titolo: “Logistica e Infrastrutture. Il ruolo del Mezzogiorno e il suo contributo all’economia del paese”, con uno sviluppo degli interventi che vuole dimostrare come la ripresa dell’Italia sia pura illusione se non si attribuisce, una volta per tutte, al Sud un nuovo ruolo: non più inerte beneficiario di provvidenze utili a consolidare rapporti clientelari ma parte orgogliosamente e consapevolmente integrata nel territorio nazionale, organica allo sviluppo dell’intero paese. Certo, non è una tesi completamente nuova, ma è la prima volta – da quanto ci risulta – che il tema è trattato in maniera così approfondita.

La scaletta degli interventi è infatti estremamente ricca, tanto da costringere gli organizzatori a dividere l’evento in due sessioni, una più tecnica e politica al mattino e una al pomeriggio che si propone di mostrare come il mondo si muove così rapidamente da non lasciare scampo a chi non accetta le sfide del nuovo mondo globalizzato. Ed è proprio qui che si tocca di nuovo con mano lo “spirito del cambiamento” in atto nel paese: come affermano gli Innovatori europei, appena è iniziata a circolare la voce che si stava organizzando al Nazareno un convegno su questo tema, sono arrivate da ogni parte d’Italia tantissime richieste per poter assistere o anche per dare il proprio contributo al successo della manifestazione. È segno che sta per iniziare una nuova fase? O che forse è già iniziata?

Rai al bivio, senza canone o senza pubblicità

raiDi Francesco Grillo (su il Messaggero)

Una delle espressioni che più caratterizzano i discorsi di tanti politici capaci di parlare per ore senza dire assolutamente nulla, è “dobbiamo fare una sintesi”. Ed invece, come ha intuito Matteo Renzi, non è più il tempo delle sintesi ma delle scelte. Questo sembra decisamente essere il caso della RAI e aldilà dei tagli, delle cessioni e degli scioperi è arrivato il tempo di una scelta strategica netta. O abolisco il canone, oppure elimino la pubblicità.

O la RAI viene privatizzata, il canone scompare e essa vive, come le fondazioni americane alle quali è affidato il compito di trasmettere contenuti di rilevanza pubblica, di pubblicità e donazioni private che lo Stato facilita riconoscendone un favore fiscale. Oppure si adotta, fino in fondo, il modello che prevale in tutta Europa ed in maniera rigida nel Regno Unito che inventò nel 1920 il servizio pubblico: si abolisce, al contrario, la pubblicità e la principale azienda culturale del nostro Paese smette di inseguire Mediaset e si dedica a recuperare legittimità al canone, fornendo alla società italiana contenuti che le televisioni commerciali non si possono permettere.

In tutti e due casi, sia se si decidesse di rispondere alla società civile (come nel modello americano), sia se, invece, si scegliesse di voler fare i conti direttamente con i contribuenti (come in quello inglese), per la RAI dovrebbe finire – e per sempre – la dipendenza dalla politica che ha ridotto così drasticamente il prestigio e la sostenibilità economica di quella che ancora è la prima azienda culturale di un Paese che dovrebbe avere la cultura al centro di un qualsiasi progetto di rilancio.

L’impatto economico di decenni di lottizzazioni sistematiche – che, pure, non ha impedito di reclutare alcune grandi professionalità – sono noti: l’azienda di Stato ha, nel tempo, ingoiato talmente tanti collaboratori – aumentando peraltro nel tempo la quota di precari e consulenti – che, oggi, con la metà dei ricavi (2 miliardi e mezzo rispetto a più di cinque) della BBC, la RAI ha un costo per personale (un miliardo pari, cioè, ad un costo medio di centomila euro a dipendente) grossomodo simile a quello dell’emittente pubblica inglese. Del resto se la RAI mostra nell’ultimo esercizio certificato più di 200 milioni di euro di perdite, la BBC conferma un risultato positivo per circa 350 milioni di sterline.

Ma il problema più grosso non è tanto quello economico, ma di dipendenza “culturale” (grave per un’impresa che dovrebbe appunto produrre cultura) dalla politica.

Qualche anno fa, l’Osservatorio di Pavia provò a monitorare per due settimane i contenuti dei telegiornali pubblici dei cinque Paesi più grandi d’Europa: in 8 dei 14 giorni di svolgimento dell’esperimento, la percentuale più alta di tempo dedicata alla politica nazionale fu registrata dalla televisione italiana; e se in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra in almeno uno dei 14 giorni la politica del Paese risultava essere sparita dal palinsesto per mancanza di notizie, essa non occupava mai meno di un terzo del notiziario che entra nelle case di tutti gli italiani. Interessante anche il tipo di notizie politiche pubblicate: in Europa due terzi di esse ha a che fare con l’analisi e le reazioni a provvedimenti già adottati; in Italia per due terzi si riferiscono a esternazioni e risposte a tali annunci da parte di esponenti dei diversi partiti.

Ma la situazione è, persino, peggiore se si considera che i politici in Italia – e ciò rappresenta un caso davvero unico – dominano i talk shows anche laddove essi dovrebbero essere dedicati a approfondimenti che hanno bisogno di competenze specifiche, e sono presenti in maniera massiccia anche nei programmi di intrattenimento e persino quelli sportivi.

L’impressione è che essendo i politici quelli che governano l’emittenza pubblica, i giornalisti RAI li ricompensino – più per una forma di abitudine che sulla base di un calcolo razionale – chiamandoli come comparse dappertutto per soddisfarne la vanità. Peraltro tali metodi hanno una evidente capacità di contagio anche sulle televisioni private (e non solo quelle MEDIASET) con il risultato che la politica diventa una sorta di soap opera nella quale tutti – protagonisti e utenti – perdono un sacco di tempo, qualsiasi contatto con i problemi concreti ed il contenuto informativo che viene richiesto a chiunque voglia affrontarli.  

Cosa fare dunque? In qualsiasi caso, va sottratta alla politica la gestione di un giocattolo che, del resto, non conviene neanche controllare. Pochissimi lo notano, ma in tutte e sei le elezioni nazionali che si sono tenute nei vent’anni di seconda Repubblica, ha sempre perso chi governava e, dunque, aveva il controllo della televisione pubblica. Può essere un caso, ma forse neppure alla politica conviene più occupare la RAI e sacrificarne il potenziale umano e professionale: un dibattito serio, informato è fonte concreta di idee in altri Paesi normali dove da tempo si sono rassegnati all’idea che le elezioni politiche si vincono solo raggiungendo risultati.

Si abolisca, dunque, il canone consentendo alla RAI di guadagnarsi uno per uno i propri sponsor; o, al contrario, si abolisca la pubblicità riportando la RAI al suo mestiere originale che era fatto di invenzione di nuovi formati, produzione di contenuti originali che facciano leva sul patrimonio unico che questo Paese ancora detiene. In maniera da polverizzare i motivi per i quali a molti appare socialmente accettabile l’evasione del canone e facendo, anzi – questa è la proposta più innovativa e visionaria tra quelle che circolano – scegliere da chi paga i dirigenti della nuova RAI.

Senza però – come chiede Gubitosi – tagli lineari che prescindano da un piano industriale e, soprattutto, da una strategia di Paese e del ruolo che la RAI ha in tale progetto. Progetto da realizzare in tempi né troppo brevi da renderlo non realistico, né tanto lunghi dal non potervi legare carriere e remunerazioni. Senza mettere sullo stesso piano i risparmi possibili ed immediati e le cessioni di infrastrutture. Senza regali alla concorrenza che è stata essa stessa danneggiata dall’assenza di un competitore capace di sfidarla su un piano diverso di qualità.

In fondo, la politica (e la RAI) diventerà in Italia davvero migliore, solo quando se ne parlerà di meno: usciremo da una crisi che non è solo economica, solo quando il politico avrà finalmente tempo di riflettere su un quadro complessivo senza girare tra studi televisivi facendosi dettare l’agenda dall’ultima notizia, i giornalisti non saranno più costretti ad aspettare esternazioni che non sono notizie e i cittadini avranno scoperto che i cambiamenti non avvengono aspettandoli seduti comodamente su un divano di fronte alla televisione perché essi passano sempre attraverso la responsabilità di tutti.

 

 

 

Pittella, “Europeo” senza snobismi

PD - convention primariedi Massimo Micucci su Il Rottamatore

C’è una vittoria nella vittoria del Pd, quella di Gianni Pittella. Un politico del popolo, riformista da sempre pragmatico e popolare. Non nel senso cui sono abituati i fighetti della politica e dei media. Neanche questa volta il suo partito lo ha messo capolista, per una scelta di “genere” mentre di solito lo snobbava un per una scelta di “specie”. Gianni Pittella non ha infatti quarti di nobilità comunisti o democristiani e non è neppure un affabulante giornalista, di quelli che si prendono un seggio e poi passano la loro vita a parlar male del partito che li ha eletti. È un politico, anzi un lavoratore della politica che è partito dalla Basilicata, la regione in assoluto più isolata dell’Italia, ha origini nel Partito Socialista, che è stato a lungo il partito più vituperato a sinistra. Quando è andato a fare il parlamentare europeo, però, ha avuto sempre chiaro che non doveva mai “farsi fregare” da un comodo seggio, che non doveva smettere di pensare al Sud. Così ha coltivato instancabilmente una sua rete di contatti, di idee, di persone, di organizzazioni che non hanno mai coinciso con il “partito” esistente e ha messo al centro il riscatto del Sud, il ruolo politico dei suoi territori.

Una scelta fatta di attenzioni, di dialogo con gli elettori (anche quando non c’erano elezioni) di legami e di proposte. È stato, anni fa, il primo politico italiano che ho sentito parlare di eurobond. Ha fondato una associazione bipartisan sui temi del Mediterraneo. In un dibattito radiofonico ormai lontano, mi è capitato di definirlo un networker instancabile. Eppure un meridionale a Strasburgo non ha molto da distribuire in termini di vecchia politica e favori. Conosco giovani parlamentari di oggi che preferiscono fare il sindaco o il consigliere comunque nel loro paese. Gianni Pittella non ha mai smesso di lavorare in quel “teatro” della politica (che pur tornando “trendy” è rimasto spesso deserto) dove ci sono le persone. Non abbandona mai europarlamentari più sensibili ai temi della innovazione.

Non è un “uomo di comunicazione”, è un politico che comunica, e non si chiude ed ha avuto il coraggio di candidarsi segretario e poi però di allearsi con Renzi senza pretendere una “correntella”. Già godeva di stima e di simpatia diffusa sia in Parlamento che fuori. Con una campagna elettorale innovativa, fisica, stringente e faticosissima, ha abbracciato generosamente persino la capolista più “difficile” del quintetto, Pina Picierno, aiutandola con spirito di partito e portandosi a un record di preferenze oltre le duecentomila. Perché dico tutto questo? Perché Gianni Pittella oggi, in un voto che ha il segno di Matteo Renzi, è un anello di congiunzione tra popolo ed Europa, e abbiamo capito tutti quanti ce ne sia bisogno. Se dopo aver bene operato da vice-presidente, diventasse Presidente o altro, farebbe certamente bene all’Europa che va ricostruita innanzitutto in rapporto con i territori e con le persone.

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