L’estrema destra ha rotto l’argine
di Gianni Pittella – “L’Unità”, 23 maggio 2016
A prescindere dall’esito finale e della tenuta del blocco europeista, l’argine si è rotto e per la prima volta dal 1945 una estrema destra che proviene direttamente dal nazismo ha sfondato. A prescindere dai decimali di differenza. È un terremoto.
Un dato forse non così sorprendente e che conferma una tendenza ormai consolidata in praticamente tutto il vecchio continente: una crescente marginalizzazione delle forze conservatrici e socialdemocratiche tradizionali a favore di partiti o movimenti che di volta in volta assumono le sembianze di populisti, radicali, estremisti di destra o sinistra, antiglobalisti o xenophobi, comunque anti-sistema.
Le ragioni dell’avanzamento delle forze anti-sistema ovviamente variano da Paese a Paese ma si possono sintetizzare nell’incapacità o nell’esaurirsi della forza propulsiva delle forze tradizionali di riformare e riformarsi a livello nazionale e europeo, rendendosi così incapaci quando non corresponsabili delle gravi crisi del nostro tempo, dalla sfida migratoria alla minaccia del terrorismo, dalla stagnazione economica alla fine di un certo mondo produttivo e sociale sotto i colpi della globalizzazione.
Ecco perché, prendendo a termine di paragone il complicato contesto europeo, l’opera riformatrice e innovatrice del Governo Renzi (riforma costituzionale, Jobs Act e i patti d’investimento per il Sud per citare solo qualche esempio) rappresenta una manna dal cielo per contrastare e frenare l’avanzata dei vari Salvini o Grillo.
Ecco perché anche le proposte lanciate dal premier Renzi a livello europeo (migration compact, il superministro delle Finanze dell’Eurozona, una garanzia comune per i depositi bancari, un fondo europeo contro la disoccupazione, il completamento dell’Unione bancaria) sono la giusta strada da seguire per rinnovare l’Unione europea e renderla finalmente capace di dare risposte efficaci alla grave crisi attuale.
L’esito del voto in Austria, dove per la prima volta nel dopoguerra la destra e sinistra storica sono rimaste fuori dal ballottaggio, avrà immediate ripercussioni per l’Italia e nel lungo periodo anche per l’Europa.
Per l’Italia è facile immaginarsi che sull’onda della falsa paura sugli immigrati, Vienna radicalizzerà la sua posizione arrivando forse anche alla completa chiusura del Brennero, contro ogni regola di Schengen e contro ogni ragionevolezza a livello economico e commerciale. L’Italia dovrà essere intransigente nel richiedere a livello bilaterale e comunitario il comune rispetto delle regole.
A livello europeo, in prospettiva, lo sfondamento della destra estrema austriaca potrebbe dare ulteriore spinta ai movimenti radicali nel resto dell’Ue. Possibilità alquanto preoccupante in vista del voto in Francia, Germania e Spagna.
Il rischio è che da subito si rafforzi in seno al Consiglio europeo il fronte populista/estremista rendendo de facto impossibile prendere decisioni comuni a sfide comuni.
Ecco perché l’Italia di Renzi rappresenta oggi un baluardo per l’Europa intera, ecco perché nel Parlamento europeo noi Socialisti e Democratici continueremo a lottare non solo per difendere l’Europa comunitaria ma per riformarla ed innovarla. Perché senza riforme, senza rinnovo, in Italia come in Europa, forse non oggi ma di certo domani rischiamo di consegnare le chiavi del nostro futuro agli Hofer di turno
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