Domani è davvero un altro giorno
di Michele Mezza
Siamo alla fine di questo gioco degli specchi della fiducia. Renzi continua a distribuire segnali di discontinuità. L’opposizione chiede verifiche concrete. Ora vedremo. Vi propongo un criterio di valutazione per capire strutturalmente a chi e a cosa serve questo governo.
Siamo infatti in una fase di ripresa economica globale, europea e perfino nazionale. Non si tratta di risolvere l’emergenza e la disperazione. Quella è alle spalle. Si tratta di ricollocare il paese sul mercato mondiale, assicurandogli potenza, autonomia e sovranità. Questa è la partita. Chi parla di arrivare alla fine del mese distrae o abbaglia.
Allora qual è il tema e la materia in cui l’Italia si gioca il prima: è il sistema innovativo della comunicazione e della narrazione. O il made in Italy diventa senso comune della qualità e si conquista primati in settori portanti, come i linguaggi digitali, le infrastrutture relazionali e la suggestione dei marchi, oppure anche il mercato interno sprofonderà.
Allora vediamo cosa potrà accadere, a cominciare dai sottosegretari: a chi la responsabilità dell’innovazione? sarà unop capace, ne sono sicuro. Ma capace di fare che? di dare all’ Italia potere negoziale e controllo dei propri linguaggi o capace a subordinare il paese a logiche e culture esterne?
In tutti i lunghi interventi di Renzi non sono rintracciabili accenni alla politica dell’innovazione multimediale: che fare con Rai, Telecom, Finmeccanica, e sistemi di digitalizzazione? Si apre una partita autonoma o si consegna tutto a Google?
Noi abbiamo alle spalle già 3 esempi di internazionalizzazione passiva del paese: 62/64 con la vendita della divisione elettronica dell’Olivetti alla general Elettric82/86 con la strategia del costo contatto di Berlusconi che inflazionò il mercato pubblicitario consegnando i settori dei generi di consumo ai centri media esteri ( con lo spossessamento del 70% dell’industria dell’alimentazione, abbigliamento di massa, e arredamento)
96/2004 con l’abdicazione di ogni ambizione a governare il sistema delle telecomunicazioni, con le privatizzazioni senza liberalizzazioni di Telecom e del sistema della telefonia mobile.
In quei tre frangenti l’Italia viene svenduta al mercato globale. Il primo centro sinistra, Il Caf, e Berlusconi ne sono i responsabili
Oggi siamo al nuovo tornante: linguaggi digitali, con il primato delle app e il ruolo di paese beta testing del mercato social; il know how del gusto dell’ individualizzazione dei consumi, con moda ed enogastronomia; le trasformazioni di materiali e applicazioni biomedicali. Sono i tre settori prioritari del Sistema Italia. Il motore non è più la grande industria ma il pulviscolo artigianale.
Più inafferrabile da parte degli oligopoli. Qualcuno oggi mira a sfibrare l’artigianato italiano, mascherando con le nuove forme di produzione, la sostituzione dei Faber con i Makers. Questa è la partita.
Qui Renzi deve confermarsi statista di Firenze, figlio di Machiavelli e dei Medici, e non debuttante a Roma, ennesimo mascotte della subalternità a Franza o Spagna. Qui la sinistra deve riprendere in mano l’ambizione di un nuovo modo di fare economia. Qui si riapre la partita europea.
Da domani si fanno i conti. La Politica ricomincia e la talpa riprende a scavare
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