Il Pescatore digitale
Il vecchio Bill proprio non riesce a mandarla giù.
A metà degli anni ’90 la sua Microsoft, che mentre vendeva sistemi operativi in tutto il mondo non mostrava di soffrire per la diarrea dei bambini africani, imperava sul 92% dei computer di tutto il pianeta.
Oggi, dopo l’esplosione della rete e soprattutto dopo essere maturata in rete una percezione anti monopolista, a Windows si affacciano meno del 60%. Non solo ma per tutti i nuovi sistemi che si sono imposti nel frattempo, dagli smatphone ei tablet, Microsfot è uno dei tanti.
Non voglio cinicamente cancellare le motivazioni etiche che portano Gates a mettere in evidenza l’emergenza povertà nel mondo. Voglio solo capire le ragioni di perchè per farlo ritiene essenziale contrapporre la lotta contro la mortalità infantile alla connettività on line.
le sue dichiarazioni mi sembrano del tutto gratuite, pretestuose e anche sospette.E le adesioni che riceve da digitali pentiti mi suonano ancora più frustranti.
Intanto sarebbe interessante capire come mai nei due mila anni precedenti, quando la rete non c’era, perchè non si è fatto nulla, o pochissimo, anzi si è fatto peggio con lo sfruttamento colonialista di due terzi del mondo, da parte della componente ricca dell’umanità? cosa ha impedito di intervenire? oggi, che le rete permette di trasformare in evidenza e senso comune l’emergenza povertà, facendo toccare con mano, ora per ora, fotogramnmo per fotogrammo, il consumarsi della tragedia si trova utile usare quell’emergenza per frenare la diffusione della rete , ma sopratutto per deviare il tema dal cuore della questione: come lottare in rete per impedire che chi ha costruito potentati-Microsoft, Google, Facebook, Twitter – possano continuare a dominare la scena?
Siamo sempre alla vecchia metafora dell’affamato e il pescatore:regalrgli un pesce o insegnargli a pescare ? gates ritiene utile distribuire scatolette di tonno, io penso che la rete permetta a molti di imparare a pescare.Come già ha fatto, permettendo ad intere regione del mondo, dalla Cina all’India al Ghana al Brasile, di diventare protagonisti dell’economia mondiale e non assistiti della carità occidentale come erano prima della rete.
E’ evidente che quando si parla di rete non si intende l’accesso puro e semplice ad un meccanismo, ma, almeno per me è così, si intende una pratica sociale che vede uomini e donne collegarsi, connettersi, relazionarsi fra di loro per acquisire saperi e competenze e diventare competitivi. Questa è la rete che paventa Gates.
Il suo richiamo a più vaccini e meno terminali, suona davvero singolare. Sarebbe stato come se Dickens nella Londra del 19° secolo avere chiesto meno vapore e meno luce a gas per bonificare le fogne che spargevano il tifo. La città è stata bonificata quando con il maturarsi di nuovi rapporti sociali , grazie all’innovazione scientifica, classi e ceti sociali hanno lottato per imporre una civilizzazione delle condizioni di vita. Nessun mecenate ha risolto i problemi dei poveri, solo i pèoveri che diventano coscienti, insegnano all’università della vita, si emancipano.
E la rete ne è uno dei sistemi abilitanti proprio perchè è la conseguenza e non la causa di un processo sociale che vede intere popolazioni disintermediare i poteri tradizionali, come Al Cairo o a Tunisi, o a Madrid o perfino a New York ben hanno imparato.
Così come appare triste la battutaccia dell’ex golden boy del software che dice , polemizzando con Thomas Freedman, che sosteneva come il mondo con l’innovazione stia appiattendosi, osservando come in India a Bangalore la città avesse la stessa connettività di new York, che solo spostandosi di tre miglia fuori da Bangalore si vedono i bambini morire di inedia.
Quei bambini muoiono da secoli e nessuno alza un sopracciglia, solo grazie a fatto che da Bangalore si diffonde la capacità della rete di raccogliere il loro dolore ora sono un caso mondiale. Bisogna intervenire con urgenza ma sempre per insegnarli a pescare e non per farli mangiare occasionalmente alla mensa di Microsoft.
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